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Economia

Perchè c’è un’altra causa legale contro Elon Musk?

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Alan Rosa, ex dirigente della sicurezza di Twitter, ha intentato una causa contro Elon Musk e X Corp., sostenendo di essere stato licenziato illegalmente per aver obiettato ai tagli di bilancio attuati poco dopo l’acquisto del social network da parte di Musk.

Dettagli della causa

Rosa, che è stato licenziato il 6 dicembre 2022, era il capo della Global Information Technology e Information Security di Twitter e lavorava principalmente da remoto dal New Jersey. Secondo la causa, presentata presso il Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto del New Jersey, Twitter ha rifiutato di pagare la sua parte delle spese di arbitrato nonostante fosse stato ordinato da JAMS (Judicial Arbitration and Mediation Services) di farlo.

Preoccupazioni per la Conformità FTC

Rosa era preoccupato che i tagli al personale di Twitter potessero influenzare la conformità dell’azienda con un decreto di consenso del 2022 emesso dalla Federal Trade Commission (FTC). La causa afferma che Musk era costantemente disinteressato al decreto di consenso FTC e alle obbligazioni di Twitter sotto di esso. La FTC sta attualmente indagando se il social network di proprietà di Musk, ora ufficialmente chiamato X, stia rispettando i requisiti di privacy e sicurezza del regolamento.

Allegazioni di Rosa

Rosa sostiene di essere stato licenziato in rappresaglia per aver obiettato alle attività dei difensori che riteneva illegali. Afferma inoltre che Twitter inizialmente gli aveva promesso un pacchetto di liquidazione insieme al suo bonus e alla compensazione azionaria, ma in seguito ha ritirato la promessa, sostenendo che il suo pacchetto di liquidazione era in attesa a causa di un’indagine sul suo comportamento durante l’impiego.

Richieste di Rosa

La causa di Rosa include accuse di violazione del contratto, licenziamento illegittimo, terminazione illegale secondo l’Atto di Protezione dei Dipendenti Coscienziosi del New Jersey, rappresaglia, violazioni delle leggi sul lavoro di New York e California e violazione del Worker Adjustment and Retraining Notification (WARN) Act. Rosa chiede un processo con giuria e cerca danni compensativi, punitivi e per sofferenza emotiva.

Economia

Trump minaccia Google: accuse di favoritismi nelle ricerche online

Tempo di lettura: 2 minuti. Donald Trump accusa Google di interferenza nelle elezioni favorendo Kamala Harris nelle ricerche online e minaccia azioni legali se sarà rieletto presidente.

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L’ex presidente degli Stati Uniti e attuale candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump, dichiara che se vincerà le prossime elezioni presidenziali intende incaricare il Dipartimento di Giustizia di avviare un’azione legale contro Google. Trump sostiene che il colosso tecnologico favorisca il suo avversario, il vicepresidente Kamala Harris, mostrando notizie negative su di lui e contenuti positivi su Harris nelle ricerche online. Secondo Trump, questa presunta manipolazione rappresenta un’interferenza illegale nelle elezioni.

Trump ha espresso il suo punto di vista tramite un post sulla sua piattaforma social, TruthSocial, nel quale afferma: “È stato determinato che Google ha illegalmente utilizzato un sistema di visualizzazione selettiva, rivelando solo notizie negative su Donald J. Trump, alcune inventate per tale scopo, mentre al contempo mostrano solo notizie positive su Kamala Harris.” Trump aggiunge che se avrà il potere, e il Dipartimento di Giustizia non interverrà, si occuperà personalmente di perseguire legalmente Google.

Accuse di interferenza elettorale

Secondo Trump, l’azione di Google costituisce un’attività illegale che richiede un intervento giudiziario. L’ex presidente sostiene che, qualora fosse rieletto, chiederà il massimo grado di condanna possibile per le azioni di Google, giudicate come un’interferenza nel processo elettorale. Questa posizione è in linea con altre accuse fatte in passato da Trump durante la sua presidenza: nel 2018, ad esempio, accusò Google di manipolare i risultati di ricerca per far emergere solo notizie critiche nei suoi confronti.

Al tempo, Trump dichiarò su Twitter che il 96% dei risultati di ricerca a lui collegati provenivano da quella che definì “la stampa nazionale di sinistra”. Tuttavia, queste affermazioni non furono supportate da evidenze concrete, e i tentativi di replicare i risultati di cui parlava Trump non portarono agli stessi dati. Nonostante le minacce di regolamentazione dei motori di ricerca, avanzate anche dall’allora consigliere economico della Casa Bianca Lawrence Kudlow, non ci fu alcuna iniziativa concreta da parte dell’amministrazione.

Conflitto in corso tra Google e il Dipartimento di Giustizia

In parallelo a queste dichiarazioni di Trump, Google sta già affrontando un conflitto legale con il Dipartimento di Giustizia per un’altra questione: il presunto abuso di posizione dominante nel settore pubblicitario, un’accusa di violazione delle leggi antitrust. Questo processo potrebbe portare a una richiesta da parte del Dipartimento di Giustizia per la scissione di Google in diverse aziende indipendenti, separando così le attività principali del gruppo Alphabet.

Se Trump dovesse essere rieletto, si prevede che potrebbe tentare di sfruttare ulteriormente il Dipartimento di Giustizia per portare avanti azioni legali contro Google come forma di rivalsa. Questa nuova offensiva contro il colosso tecnologico riflette l’attenzione dell’ex presidente verso presunte ingiustizie mediatiche a suo discapito e il suo obiettivo di correggerle attraverso mezzi legali.

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Economia

Apple: OpenAI, display a rischio e limiti nel WI-FI 7

Tempo di lettura: 3 minuti. Apple rinuncia a investire in OpenAI, potrebbe cambiare i fornitori di display per motivi di sicurezza e limita il Wi-Fi 7 su iPhone 16 Pro, influenzando le prestazioni.

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Apple si trova ad affrontare una serie di sfide strategiche in diversi ambiti, dalla potenziale decisione di investimento con OpenAI alle questioni di sicurezza nazionale che potrebbero costringerla a cambiare i fornitori di display per iPhone, fino alle limitazioni della connettività Wi-Fi 7 sui nuovi modelli di iPhone 16 Pro. Questi sviluppi evidenziano come Apple debba bilanciare le sue ambizioni tecnologiche con fattori esterni, come la geopolitica e i requisiti di performance dei suoi dispositivi di punta.

Apple decide di non investire in OpenAI e prosegue senza nuovi finanziamenti

Nonostante le aspettative, Apple ha deciso di non investire in OpenAI, secondo un recente rapporto del Wall Street Journal. L’azienda di Cupertino aveva avviato discussioni per una possibile partecipazione a un nuovo round di finanziamenti di 6,5 miliardi di dollari per OpenAI, ma ha interrotto le trattative all’ultimo momento. Sebbene non siano state rese note le ragioni del ritiro, è chiaro che questa decisione rappresenta un cambiamento di strategia per Apple, che raramente si impegna in investimenti esterni, specialmente nel settore tecnologico.

Apple OpenAI logo
Apple OpenAI logo

Microsoft, che già detiene una quota significativa in OpenAI, è pronta ad aumentare il suo coinvolgimento con un ulteriore investimento di 1 miliardo di dollari, sottolineando il suo ruolo centrale nello sviluppo e nell’evoluzione di OpenAI. La decisione di Apple di non investire arriva in un momento di cambiamenti interni a OpenAI, sia dal punto di vista della leadership che della struttura organizzativa. Inoltre, Jony Ive, ex capo del design di Apple, ha confermato una collaborazione con OpenAI per sviluppare un prodotto hardware legato all’intelligenza artificiale.

Tuttavia, è importante notare che Apple e OpenAI continuano la loro partnership tecnologica. Infatti, ChatGPT sarà integrato in iOS 18 per gestire richieste di conoscenza globale, lavorando in tandem con Siri. Questa collaborazione sembra essere più strategica che finanziaria, poiché né Apple né OpenAI hanno stabilito accordi economici per questa integrazione. La strategia di Apple sembra quindi concentrarsi sull’esposizione tecnologica piuttosto che sugli investimenti diretti in OpenAI.

Problemi di sicurezza nazionale cambiano fornitori di display?

Apple potrebbe dover riconsiderare i suoi fornitori di display LCD e OLED a causa di questioni legate alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Un memo del presidente della Commissione sulla Cina alla Camera dei Rappresentanti, John Moolenaar, suggerisce di inserire i produttori di schermi BOE Technology Group e Tianma Microelectronics nella lista nera per i legami con il governo cinese e potenziali rischi per la sicurezza. Questa decisione potrebbe influire significativamente sulla strategia di Apple per diversificare la propria catena di fornitura, con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione e i prezzi dei dispositivi.

Attualmente, BOE è uno dei principali fornitori di display per Apple, con un incarico significativo per produrre il 70% dei display dell’iPhone SE 4, il primo modello SE con schermo OLED. La possibile esclusione di BOE dalla supply chain di Apple potrebbe spingere l’azienda a rivolgersi a fornitori alternativi, come LG, per garantire la continuità della produzione. La strategia di Apple è quella di ottenere i display a un prezzo di 40 euro per unità, al fine di mantenere competitivo il prezzo di vendita dell’iPhone SE 4 a circa 499 euro. Tuttavia, la possibilità che BOE venga inserita nella lista nera potrebbe mettere a rischio questa strategia di riduzione dei costi, influenzando le scelte future di Apple.

L’impatto di queste potenziali restrizioni potrebbe estendersi non solo alla produzione di iPhone, ma anche alla capacità di Apple di gestire la propria supply chain in modo indipendente dalle tensioni geopolitiche. In caso di una limitazione nella disponibilità dei display da parte di BOE, Apple dovrà trovare soluzioni rapide e affidabili per garantire la produzione di dispositivi di alta qualità senza aumentare significativamente i costi.

I limiti del Wi-Fi 7 e l’impatto sulle prestazioni degli iPhone 16 Pro

Un altro sviluppo riguarda i nuovi iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max, che, nonostante siano dotati della più recente tecnologia Wi-Fi 7, sono attualmente limitati nel loro pieno potenziale. Questa limitazione deriva dal fatto che Apple ha deciso di capare la larghezza del canale Wi-Fi a 160 MHz, invece di utilizzare la larghezza standard di 320 MHz supportata dal Wi-Fi 7. Questa scelta riduce le prestazioni effettive della connessione Wi-Fi fino al 50%, impedendo ai dispositivi di raggiungere le velocità massime di download e upload previste dalla nuova tecnologia.

Non è ancora chiaro se questa limitazione sia risolvibile tramite un aggiornamento software o se sia dovuta a restrizioni hardware. Se fosse la prima opzione, un futuro aggiornamento di iOS potrebbe consentire ai dispositivi di sfruttare appieno le capacità del Wi-Fi 7. Tuttavia, se la limitazione fosse hardware, non ci sarebbe modo di ovviare a questo limite attraverso una semplice correzione software. Al momento, Apple non ha fornito dettagli ufficiali su questa scelta, lasciando gli utenti con la speranza di una possibile soluzione per sfruttare al meglio le nuove funzionalità di connettività offerte da Wi-Fi 7.

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Economia

Stati Uniti: presto divieto per i veicoli cinesi e russi

Tempo di lettura: 2 minuti. Gli Stati Uniti propongono un divieto su hardware e software cinesi e russi nei veicoli connessi e autonomi: implicazioni per la sicurezza e il commercio.

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Gli Stati Uniti stanno pianificando di imporre un divieto sull’uso di hardware e software prodotti da cinesi e russi nei veicoli dotati di sistemi di comunicazione esterna e guida autonoma. Questa decisione, che riflette crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale, mira a impedire potenziali minacce provenienti da tecnologie straniere. Il divieto riguarda i sistemi di connettività dei veicoli (VCS) e i sistemi di guida automatizzata (ADS), che consentono ai veicoli di collegarsi al cloud tramite Wi-Fi o Bluetooth e di eseguire la guida autonoma senza supervisione umana.

Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, l’obiettivo del divieto è evitare che paesi stranieri possano accedere e manipolare da remoto le auto presenti sulle strade americane. La preoccupazione principale riguarda la possibilità che governi stranieri, in particolare Cina e Russia, possano sfruttare queste tecnologie per raccogliere dati sensibili e compromettere la sicurezza nazionale.

Il divieto proposto prevede l’applicazione graduale: i sistemi software dovranno essere conformi entro il 2027, mentre i requisiti per l’hardware entreranno in vigore nel 2030. Tuttavia, i veicoli prodotti prima di queste date saranno esenti. La norma riguarda tutti i veicoli che operano su strade pubbliche, compresi auto, camion e autobus, mentre i veicoli fuori strada saranno esclusi.

Implicazioni del divieto

Il divieto proposto colpirebbe in modo significativo l’industria cinese della tecnologia automobilistica, che domina il mercato globale dei sensori lidar, una tecnologia cruciale per la guida autonoma. Aziende come RoboSense, Hesai Technology e Huawei, che attualmente controllano circa il 65% delle vendite globali di lidar, potrebbero essere pesantemente influenzate. Inoltre, anche veicoli prodotti in Cina da case automobilistiche statunitensi potrebbero essere colpiti.

Oltre al divieto tecnologico, il governo degli Stati Uniti ha già aumentato le tariffe sulle auto elettriche prodotte in Cina, portandole dal 25% al 100%. Questi sforzi fanno parte di una strategia più ampia per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti da fornitori stranieri in settori tecnologicamente sensibili e promuovere la produzione interna.

Questa mossa degli Stati Uniti segna un ulteriore passo nella crescente tensione commerciale con la Cina e la Russia. Sebbene il divieto sia ancora in fase di proposta, il suo impatto potenziale sull’industria automobilistica globale potrebbe essere significativo, costringendo cinesi e russi a riconsiderare le loro catene di fornitura e i mercati di esportazione per i propri veicoli.

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