Economia
Google e il futuro della pubblicità: l’IA al centro della strategia
Tempo di lettura: 2 minuti. Sean Downey, presidente di Google per le Americhe e i partner mondiali, parla del ruolo dell’IA nella progettazione delle future tecnologie pubblicitarie di Google.
Sean Downey, presidente di Google per le Americhe e i partner mondiali, non teme il cambiamento. Con due decenni di esperienza nel mercato della pubblicità, ha visto di tutto, dal boom del dot-com alla stretta sulla privacy digitale. Mentre l’IA generativa sta rivoluzionando l’industria, Google si trova ad affrontare nuove sfide nella progettazione delle future tecnologie pubblicitarie. Downey, tuttavia, mantiene la calma.
Il ruolo di Sean Downey nella pubblicità digitale
Downey si è unito a Google nel 2008, in un momento critico nella storia dell’azienda. Internet stava inaugurando una nuova era di social media e commercio online, e la tecnologia stava evolvendo per permettere agli inserzionisti di raggiungere un pubblico globale. Durante questi cambiamenti, Google ha fatto mosse strategiche come il lancio di Google Chrome, la monetizzazione di YouTube e l’acquisizione di DoubleClick, una società di marketing per la pubblicità online. Downey ha contribuito a fondere gli annunci pubblicitari di DoubleClick con Google, semplificando le cose e creando nuove soluzioni pubblicitarie per molti clienti.
Google e l’IA nella pubblicità digitale
Google ha svelato i suoi annunci pubblicitari digitali alimentati da IA durante la sua conferenza annuale degli sviluppatori I/O. Combina l’IA generativa nella ricerca e negli annunci pubblicitari al dettaglio. L’Esperienza Generativa di Ricerca (SGE) mostra annunci personalizzati e pertinenti per ogni fase del percorso dell’utente. Allo stesso tempo, Google pone la trasparenza al primo posto. Quindi chiunque può vedere quali risultati di ricerca sono annunci e quali sono organici.
Google sfrutterà l’IA generativa
Google sta reinventando il suo prodotto principale, la ricerca, utilizzando le ultime tecnologie IA. Sundar Pichai, CEO di Alphabet, sottolinea l’evoluzione continua della Ricerca, aggiungendo l’IA per rendere l’esperienza più naturale e intuitiva. Con snapshot generate più velocemente dall’IA, la SGE fornisce rapidi riassunti di argomenti e collegamenti per ricerche più approfondite. Gli annunci giocano un ruolo vitale in questa nuova esperienza di ricerca. Google sta sperimentando vari posizionamenti e formati di annunci utilizzando l’IA generativa.
Economia
Google e Apple: mazzate miliardarie in Europa
Tempo di lettura: 3 minuti. Google perde la causa antitrust da 2,7 miliardi di dollari in UE. Apple deve pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate all’Irlanda.
Google e Apple sono state entrambe coinvolte in due delle più grandi dispute legali in Europa, con decisioni recenti che hanno visto la conferma di sanzioni miliardarie contro entrambe le aziende. Mentre Google ha perso la sua battaglia contro una multa da 2,7 miliardi di dollari per pratiche anticoncorrenziali imposte dall’Unione Europea, Apple dovrà restituire 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese, dopo una lunga disputa fiscale. Questi eventi sottolineano l’impatto crescente della regolamentazione europea sulle grandi multinazionali tecnologiche, portando a sanzioni che potrebbero modificare il modo in cui operano in futuro.
Google perde una battaglia antitrust da 2,7 miliardi di dollari in UE dopo sette anni
Nel 2017, Google è stata colpita da una multa senza precedenti da parte delle autorità dell’Unione Europea per pratiche anticoncorrenziali. Dopo anni di battaglie legali, l’azienda ha ufficialmente perso l’appello.
La sentenza originaria del 2017 ha imposto a Google una multa di 2,42 miliardi di euro per aver favorito i propri strumenti di confronto prezzi nel servizio Google Shopping, a discapito delle opzioni di terze parti nei risultati di ricerca. Google ha cercato di ribaltare questa decisione presentando ricorso nel 2021, ma la recente sentenza conferma la validità della multa.
Secondo un rapporto di Reuters, il tribunale dell’UE ha rigettato l’appello di Google, confermando così la multa di 2,42 miliardi di euro (circa 2,7 miliardi di dollari). Questa decisione rappresenta una delle tre sanzioni significative imposte a Google dalle autorità europee per pratiche anticoncorrenziali.
Oltre a questa multa, Google è attualmente coinvolta in ulteriori controversie antitrust nell’Unione Europea. Tra queste ci sono le indagini riguardanti il sistema operativo Android e la gestione della pubblicità online tramite AdSense. In totale, l’azienda rischia ulteriori sanzioni per un totale potenziale di oltre 8 miliardi di euro, ma si attendono ancora sentenze definitive in questi casi.
Apple deve pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese
Apple è stata condannata a pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese, a seguito di una sentenza definitiva della Corte di giustizia dell’Unione Europea. Questa decisione segna la fine di una disputa legale durata otto anni tra Apple, il governo irlandese e l’Unione Europea.
Il nodo centrale della questione riguarda gli accordi fiscali di Apple in Irlanda, che sono stati giudicati come “aiuti di stato illegali” dall’UE. Apple ha indirizzato i propri ricavi europei attraverso la sede centrale irlandese, approfittando del basso tasso di imposta sulle società del Paese. Nel 2016, l’Unione Europea ha dichiarato questi accordi illegittimi, affermando che Apple doveva pagare le tasse dovute. Nonostante Apple e il governo irlandese avessero inizialmente vinto un ricorso, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha ribaltato la decisione.
Apple ha espresso delusione per la sentenza, ribadendo di aver sempre pagato le imposte dovute e di non aver mai ricevuto trattamenti fiscali di favore. L’azienda ha inoltre sostenuto che la Commissione Europea stesse tentando di cambiare retroattivamente le regole e ignorare le leggi fiscali internazionali.
Ora, il governo irlandese trasferirà i 13 miliardi di euro, attualmente bloccati in un conto escrow, nelle proprie casse. Si spera che, in futuro, l’introduzione di regole globali per la tassazione delle multinazionali possa evitare simili controversie.
Le recenti decisioni contro Google e Apple in Europa mostrano come le autorità stiano intensificando i loro sforzi per regolamentare le pratiche delle grandi aziende tecnologiche. Google ha visto confermata una sanzione antitrust da 2,7 miliardi di dollari, mentre Apple è stata obbligata a restituire 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese. Questi eventi potrebbero segnare un precedente per future azioni regolatorie e spingere le multinazionali a rivedere le loro strategie fiscali e commerciali all’interno del mercato europeo.
Economia
IdentifAI chiude un round di investimento da 2,2 milioni di euro
Tempo di lettura: 2 minuti. Con l’espansione del mercato delle intelligenze artificiali generative, che vale già 45 miliardi di dollari nel 2023, aumenterà anche la domanda di soluzioni de-generative. Si prevede che le dimensioni del mercato del rilevamento di immagini false cresceranno da 0,6 miliardi di dollari nel 2024 a 3,9 miliardi di dollari entro il 2029, con un tasso di crescita del 41,6% durante il periodo di riferimento.
IdentifAI, startup innovativa con sede a Milano, specializzata nella definizione e nel training di modelli (de)generativi per identificare l’origine di contenuti potenzialmente generati da sistemi di intelligenza artificiale, annuncia un finanziamento Seed da 2,2 milioni di euro guidato da United Ventures, gestore di venture capital focalizzato in investimenti in startup tecnologiche. Questo investimento evidenzia un impegno condiviso per sviluppare tecnologie di contrasto all’uso malevolo dei deepfake e la promozione di un ambiente informativo trasparente e sicuro. Partecipano al round in qualità di business angels anche Edoardo Alessandri di Wellness Holding, Matteo Fago, co-founder di Venere.com (ora Expedia) e Umberto Paolucci di UP Invest.
IdentifAI intende fornire ad ogni individuo, cittadino, consumatore, decisore politico o aziendale, il potere di distinguere con chiarezza se ciò che osserva è frutto di un’intelligenza artificiale o di creatività umana. In tal modo vuole garantire che le tecnologie emergenti servano il bene comune e non diventino strumenti di destabilizzazione, anche grazie a tecnologie altrettanto efficaci in grado di limitare questi rischi.
“L’avanzamento tecnologico in ambito generative AI causerà un avvicinamento tra il mondo fisico e quello digitale rendendoli indistinguibili ad occhio umano. Credo sia nostro diritto essere informati, in ogni momento, su ciò che utilizziamo per alimentare la nostra mente, che a sua volta dirige la nostra opinione”, dichiara Marco Ramilli, fondatore di IdentifAI. Aggiungendo poi: “Questo finanziamento ci consentirà di fare ulteriori passi in avanti nella messa a punto dei nostri modelli degenerativi, in grado di distinguere i contenuti naturali da quelli artificiali, prodotti in molti casi da un’intelligenza artificiale avversaria”.
La potenzialità della tecnologia di IdentifAI ha attirato l’attenzione dei principali attori del settore. Sono in corso negoziazioni e accordi preliminari per convalidare ed espandere la portata di mercato dei suoi prodotti innovativi.
“L’investimento in IdentifAI è coerente con la nostra tesi di investimento, che prevede la selezione di iniziative in grado di fornire soluzioni innovative a problemi complessi, come ad esempio la mitigazione degli impatti collaterali e potenzialmente negativi legati alla diffusione delle intelligenze artificiali”, dichiara Massimiliano Magrini, managing partner & co-founder di United Ventures. “Distinguere se un contenuto è stato creato da un essere umano o meno sta diventando sempre più cruciale, e IdentifAI è ben posizionata per sfruttare le opportunità emergenti in questo settore. Marco Ramilli, un imprenditore alla sua seconda esperienza, porta un solido track record, competenza tecnologica e visione strategica, rendendo IdentifAI pronta a giocare un ruolo di primo piano nell’industria del rilevamento dei deepfake”.
Per modello degenerativo IdentifAI intende un proprio modello generativo addestrato per identificare un artefatto (immagine, video, suono o testo) realizzato da una intelligenza artificiale. Un sistema decostruttore basato sulla probabilità dell’accadimento di ogni singolo pixel.
Economia
Cina investe nei chip e Taiwan è in tensione con gli Stati Uniti
Tempo di lettura: 3 minuti. La Cina investe 25 miliardi di dollari nella produzione di chip, mentre Taiwan risponde alle accuse degli Stati Uniti di aver “rubato” l’industria dei semiconduttori.
Il settore dei semiconduttori continua a essere un campo di battaglia cruciale per le superpotenze globali, con Cina e Taiwan al centro di investimenti e controversie politiche nel settore dei chip.
Cina: investimenti record nella produzione di Chip
Nel primo semestre del 2024, la Cina è diventata il maggiore investitore mondiale in attrezzature per la produzione di chip, con un investimento totale di 25 miliardi di dollari. Questo importo supera la somma degli investimenti effettuati da Corea del Sud, Taiwan e Stati Uniti nello stesso periodo, segnalando l’intento aggressivo della Cina di localizzare la produzione di chip e ridurre la dipendenza dai fornitori esteri, soprattutto in vista di possibili restrizioni commerciali occidentali.
L’investimento cinese è motivato dalla necessità di garantire una fornitura stabile di chip critici per vari settori. Più di una dozzina di nuove fabbriche di chip in Cina dovrebbero essere operative tra il 2024 e il 2025. La maggior parte di queste fabbriche si concentra su tecnologie di processo meno avanzate, poiché le aziende cinesi trovano difficile ottenere gli strumenti avanzati necessari per produrre chip con tecnologie di processo all’avanguardia. Tuttavia, la Cina è l’unico grande mercato ad aver aumentato la spesa per le attrezzature per fabbriche rispetto all’anno precedente, nonostante il rallentamento economico globale.
Taiwan: risposta alle accuse degli Stati Uniti
Nel frattempo, Taiwan ha risposto alle dichiarazioni del candidato presidenziale statunitense Donald Trump, che ha accusato l’isola di “aver rubato l’industria dei chip agli Stati Uniti”. Il ministro dell’economia di Taiwan, Kuo Jyh-huei, ha dichiarato che le affermazioni di Trump sono basate su un malinteso, sottolineando che i chip prodotti da Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) sono commissionati da aziende statunitensi, che mantengono margini di profitto elevati.
Taiwan è preoccupata che, se Trump dovesse tornare alla presidenza, potrebbe adottare un approccio meno favorevole verso la difesa dell’isola contro un attacco cinese, a meno che Taiwan non paghi per la protezione. TSMC, la più grande fonderia di semiconduttori al mondo, ha già iniziato la costruzione di tre fabbriche negli Stati Uniti, in Arizona, per rafforzare la produzione di chip sul suolo americano.
Cina, Taiwan e settore dei Chip
Mentre la Cina aumenta gli investimenti nella produzione di chip per assicurare la propria indipendenza tecnologica, Taiwan continua a rafforzare i suoi legami con le aziende statunitensi, pur difendendosi dalle accuse politiche. Il panorama dei semiconduttori rimane altamente competitivo e politicamente carico, con implicazioni significative per l’economia globale e la sicurezza internazionale.
Cina minaccia ritorsioni contro il Giappone per Restrizioni sui Chip
La Cina ha anche minacciato di attuare ritorsioni economiche contro il Giappone se quest’ultimo dovesse imporre ulteriori restrizioni alla vendita e alla manutenzione di apparecchiature per la produzione di chip destinate alle aziende cinesi. Secondo le fonti, la Cina potrebbe rispondere tagliando l’accesso del Giappone a minerali essenziali per la produzione automobilistica, un settore di fondamentale importanza per l’economia giapponese.
Implicazioni per l’industria Giapponese
Le auto rappresentano una delle principali esportazioni del Giappone, e aziende come Toyota, che ha investito significativamente nel produttore di chip taiwanese TSMC, potrebbero essere tra le più colpite dalle possibili restrizioni all’esportazione giapponesi. Questa situazione si sviluppa mentre gli Stati Uniti stanno esercitando pressione sul Giappone affinché si allinei più strettamente ai suoi sforzi per limitare il potere tecnologico della Cina, in particolare nel settore dei semiconduttori.
Contesto della guerra dei chip
L’industria cinese non è ancora in grado di produrre i chip tecnologicamente più avanzati, necessari per alcune delle tecnologie in cui eccelle, come l’intelligenza artificiale. Tuttavia, la Cina è riuscita ad aggirare alcune delle restrizioni statunitensi utilizzando servizi di cloud computing. Gli Stati Uniti hanno recentemente finanziato un programma per stabilire la produzione di chip sul suolo americano, ma attualmente Taiwan rappresenta il 68% del mercato dei semiconduttori.
Toyota e il produttore di chip Tokyo Electron sono tra le aziende più a rischio se le esportazioni verranno limitate, con le azioni di Tokyo Electron che hanno già registrato un calo del 2% in seguito alle notizie delle tensioni tra Giappone e Cina.
Futuri sviluppi
Non è ancora chiaro se il Giappone cederà alle richieste degli Stati Uniti e introdurrà restrizioni all’esportazione, né quali specifiche ripercussioni ciò potrebbe avere sull’industria giapponese. Il presidente Biden si è detto fiducioso che un accordo verrà raggiunto entro la fine dell’anno.
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