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Economia

Google vs Epic Games: svolta legale minacciagli App Store

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La recente sconfitta legale di Google contro Epic Games Inc., il creatore di Fortnite, minaccia di sconvolgere il duopolio degli app store con Apple Inc., un’industria che genera quasi 200 miliardi di dollari all’anno e detta le regole su come miliardi di consumatori utilizzano i dispositivi mobili. La decisione di una giuria di San Francisco rappresenta un duro colpo per il modello di business delle due aziende nel settore delle app, dove impongono commissioni fino al 30% agli sviluppatori di software, che spesso hanno poche alternative.

Epic ha combattuto per anni contro questa pratica e ha ottenuto il consenso di una giuria federale che ha ritenuto Google colpevole di comportamento monopolistico. Questo caso potrebbe accelerare l’indebolimento delle regole degli app store, già sotto il fuoco incrociato di regolatori e legislatori in tutto il mondo. Tim Sweeney, CEO di Epic, ha dichiarato: “Le tessere del domino inizieranno a cadere. La fine del 30% è in vista.”

Sebbene Apple abbia vinto un caso simile contro Epic nel 2021, quella decisione è stata presa da un singolo giudice. La natura del caso contro Google — dove una giuria ha unanimemente preso le parti di Epic — ha permesso ai consumatori reali di esprimersi sul mondo delle app per smartphone. In meno di quattro ore di deliberazioni, hanno stabilito che Google si è impegnato in condotte anticoncorrenziali, danneggiando Epic e imponendo illegalmente il proprio sistema di fatturazione agli sviluppatori.

La battaglia è iniziata nel 2020, quando Fortnite è stato rimosso dagli app store di Apple e Google Play perché lo sviluppatore del gioco aveva installato segretamente il proprio sistema di pagamento per aggirare la quota di revenue share fino al 30% che i due giganti tecnologici prelevano dagli acquisti in-app e dalle sottoscrizioni sulle loro piattaforme. In risposta, Epic ha fatto causa a entrambe le aziende.

Google è stata anche criticato per aver stipulato accordi laterali con grandi sviluppatori come Spotify Technology SA, offrendo commissioni più basse. La decisione di lunedì stabilisce che Google non dovrebbe richiedere agli sviluppatori di app Android di utilizzare il suo sistema di fatturazione per il software venduto tramite il suo store e che non dovrebbe offrire accordi personalizzati a certi sviluppatori.

Paul Swanson, partner di Holland & Hart specializzato in diritto tecnologico e antitrust, ha commentato: “L’immediata conseguenza sarà un cambiamento nel mercato, dove le grandi aziende tecnologiche dovranno fare concessioni — che si tratti di maggiore accesso, termini migliori, più opzioni per gli sviluppatori — per evitare esposizioni legali.”

La spesa in-app è prevista raggiungere 182 miliardi di dollari il prossimo anno e 207 miliardi nel 2025, secondo Sensor Tower. Già, l’Atto sui Mercati Digitali dell’Unione Europea porterà cambiamenti. Per la prima volta, Apple dovrà consentire app store di terze parti e sistemi di fatturazione nella regione.

Anche prima che questa legge entri in vigore l’anno prossimo, le due aziende hanno apportato modifiche. Apple ora consente alle cosiddette app di lettura di collegarsi a siti esterni per consentire agli utenti di pagare, aggirando la quota di revenue di Apple.

Il verdetto a favore di Epic contro Google potrebbe portare a cambiamenti significativi nei paesi di origine delle aziende, spostando il software Internet verso un ambiente più aperto, piuttosto che gli ecosistemi chiusi degli app store, secondo Mark Lemley, professore di diritto alla Stanford Law School.

Economia

GFI Software si affida a CoreTech per il canale in UK

Tempo di lettura: 3 minuti. GFI Software sceglie CoreTech per potenziare il canale in UK e Irlanda, puntando sui prodotti KerioControl e KerioConnect.

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CoreTech, azienda protagonista del mercato IT, dove opera come provider di infrastrutture Cloud White Label dedicate al Canale, è entrata a far parte dei partner di canale di UK e Irlanda (UK&I) di GFI Software, azienda USA specializzata nella realizzazione e fornitura di software dedicato alle Piccole e Medie Imprese per gestire reti, sicurezza e comunicazioni.

La scelta di GFI Software di ingaggiare CoreTech per gestire la propria rete di rivenditori e MSP (Managed Service Provider) in UK e Irlanda (UK&I), per un totale di circa 150 imprese, è stata dettata dalla volontà dell’Azienda di operare all’interno della compagine di distributori locali per “energizzare” il canale in UK&I, seguendo la strategia di distribuzione decisa da GFI.

Il business che GFI intende sviluppare tramite CoreTech ruota attorno ai propri prodotti KerioControl e KerioConnect, da cui l’azienda si attende un fatturato annuo di circa 500.000 sterline e ai quali si aggiunge GFI AppManager, una piattaforma open basata su Cloud progettata per offrire gratuitamente agli MSP la capacità di gestire tutti i loro prodotti e account da una singola postazione. La collaborazione tra GFI Software e CoreTech è già stata sperimentata con successo in Italia e viene ora replicata in UK&I, per realizzare gli stessi risultati positivi anche in questa regione.

Jozef Kacala – GFI

Josef Kacala, VP of Global Sales Engineering di GFI, ha dichiarato: “Accogliendo CoreTech come nuovo distributore, intendiamo energizzare il mercato UK. Il loro marketing agirà, come ha già fatto in Italia, per garantire che il nostro canale sia informato su tutte le soluzioni che siamo in grado di offrire. Grazie alla loro efficienza, siamo certi che avremo grande successo anche in UK e Irlanda”.

Marino Vigliotti

Questo accordo è molto importante per CoreTech”, ha affermato Marino Vigliotti, Country Manager di CoreTech UK. “GFI attualmente non viene promossa nel modo migliore, ecco il motivo per cui occorre ravvivare, energizzare ed espandere il mercato per loro. GFI potrà far leva sull’offerta infrastrutturale Cloud white-label di CoreTech, che è praticamente un unicum sul mercato della distribuzione oggi”.

Per saperne di più, scoprire le soluzioni disponibili di GFI e rimanere aggiornato sulle novità, diventa partner CoreTech

GFI Software

Anziché progettare prodotti per le grandi aziende e adattarli alle esigenze di quelle più piccole, GFI Software sviluppa soluzioni di qualità specificamente progettate per le piccole e medie imprese (PMI). Oltre 80.000 clienti hanno già scelto le soluzioni GFI per le applicazioni di sicurezza, collaborazione e gestione della rete. I nostri prodotti forniscono le funzionalità necessarie per affrontare i problemi IT di tutti i giorni. Il nostro software è facile da scaricare, installare e configurare. I prodotti GFI Software sono disponibili attraverso migliaia di partner dedicati a servire Paesi e regioni specifiche in tutto il mondo (https://gfi.ai/it).

CoreTech

CoreTech, protagonista del mercato IT che opera in modalità B2B2B e si rivolge esclusivamente al canale, nasce nel 2000 e si afferma come una delle realtà più innovative del mercato Italiano arrivando a contare oltre 1.000 partner come clienti. CoreTech vanta collaboratori specializzati di grande competenza e fornisce soluzioni innovative dedicate a risolvere le esigenze specifiche degli MSP, che a loro volta  possono offrire alle aziende clienti soluzioni con caratteristiche Enterprise per sicurezza e performance ma allo stesso tempo facili da usare e convenienti. (https://www.coretech.it)

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Economia

Rapporto Draghi: impulso per l’innovazione e la ricerca in Europa?

Tempo di lettura: 3 minuti. Mario Draghi propone un’agenzia ARPA per l’innovazione in Europa e un aumento dei fondi per l’FP10, con l’obiettivo di migliorare la competitività dell’UE.

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L’Unione Europea si trova di fronte a una sfida cruciale per migliorare la propria competitività globale, specialmente nel settore della ricerca e innovazione. Il recente rapporto di Mario Draghi, ex primo ministro italiano, offre una serie di raccomandazioni fondamentali per superare le attuali difficoltà create dallo stesso ex premier italiano, ex presidente della BCE, e dall’establishment che oggi lo invoca per un salvataggio di un Europa che rischia di soccombere. Tra le proposte più rilevanti, Draghi sottolinea l’importanza di investire in un’agenzia di innovazione in stile ARPA, simile al modello americano della DARPA, e di aumentare il budget per il prossimo programma quadro di ricerca e innovazione, l’FP10. Queste proposte mirano a colmare il divario tecnologico che separa l’Europa da altre potenze mondiali, incoraggiando lo sviluppo di tecnologie dirompenti e un miglior coordinamento a livello europeo.

La proposta di un’agenzia ARPA per l’UE: innovazione radicale e autonomia

Il rapporto di Draghi suggerisce la creazione di un’agenzia ARPA europea, modellata sull’americana DARPA, per promuovere l’innovazione radicale e tecnologica. L’attuale struttura dell’European Innovation Council (EIC), secondo Draghi, non è sufficientemente indipendente né ben finanziata per sostenere adeguatamente progetti di innovazione dirompente. La creazione di un’agenzia ARPA porterebbe maggiore flessibilità, permettendo di concentrare gli sforzi su obiettivi specifici con la libertà di sperimentare tecnologie che, attualmente, faticano a trovare spazio nei programmi dell’Unione.

Un esempio positivo a cui Draghi fa riferimento è l’agenzia tedesca Sprin-D, che utilizza un modello di sfide competitive per finanziare progetti innovativi. Questo sistema potrebbe essere replicato a livello europeo, garantendo maggiore efficienza e risultati concreti nel campo della ricerca avanzata. Tuttavia, la proposta potrebbe incontrare resistenze da parte degli Stati membri, preoccupati per una possibile concorrenza con le loro agenzie nazionali.

Inoltre, il rapporto mette in luce che uno dei principali problemi attuali dell’EIC è la sua lentezza burocratica e la mancanza di potere decisionale da parte dei manager di programma, figure fondamentali nel modello ARPA. Draghi auspica una riforma radicale dell’EIC, con l’obiettivo di renderlo più agile e orientato ai risultati, specialmente nel campo della tecnologia di frontiera.

Aumento dei fondi per la ricerca e l’innovazione: la visione per l’FP10

Oltre alla creazione di un’agenzia ARPA, il rapporto di Draghi propone un significativo aumento del budget destinato al prossimo programma quadro di ricerca e innovazione, l’FP10, che dovrebbe prendere il posto di Horizon Europe a partire dal 2028. Draghi suggerisce uno stanziamento di 200 miliardi di euro per il nuovo programma, con l’obiettivo di supportare sia la ricerca di base che quella applicata, assicurando che l’Europa rimanga competitiva a livello globale.

Le università e le istituzioni di ricerca europee hanno accolto favorevolmente questa proposta. La European University Association (EUA) ha espresso il proprio sostegno, sottolineando come l’aumento dei finanziamenti permetterebbe di migliorare l’accesso ai fondi per i ricercatori e semplificare le procedure di applicazione. Tuttavia, alcune preoccupazioni riguardano l’eventualità che l’FP10 si concentri troppo su priorità politiche del momento, a scapito di progetti scientifici di lungo termine.

Draghi ha inoltre suggerito l’introduzione di un programma chiamato “ERC per Istituzioni”, che mirerebbe a finanziare direttamente le università europee di eccellenza. Questo piano, seppur ambizioso, ha suscitato alcune critiche, con esperti che lo considerano un approccio troppo incentrato su singoli enti, invece che promuovere una collaborazione transnazionale tra diverse istituzioni, come avviene attualmente nei programmi europei.

Necessità di riforme strutturali e nuovi finanziamenti

Il rapporto di Draghi rappresenta una visione scontata e tardiva da applicare al futuro dell’innovazione e della ricerca in Europa, proponendo riforme strutturali come la creazione di un’agenzia ARPA e un aumento significativo dei fondi per l’FP10. Entrambe le proposte puntano a rafforzare la competitività europea in un contesto globale sempre più dinamico, affrontando allo stesso tempo le sfide legate alla lentezza burocratica e alla frammentazione delle risorse a livello continentale. Tuttavia, la loro attuazione richiederà un forte impegno politico e finanziario da parte degli Stati membri e della Commissione europea.

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Economia

iPhone 16: Vantaggi negli Stati Uniti e delusione in Cina

Tempo di lettura: 2 minuti. Gli iPhone 16 negli USA offrono velocità e sicurezza superiori con il 5G mmWave. In Cina, l’assenza di AI ha deluso gli utenti.

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Il lancio dell’iPhone 16 ha portato a reazioni diverse in diverse parti del mondo: negli Stati Uniti, i modelli di iPhone 16 si distinguono per il supporto esclusivo al 5G mmWave e l’assenza di un vano SIM, offrendo così prestazioni avanzate e maggiore sicurezza mentre, in Cina, il nuovo iPhone ha generato critiche a causa della mancanza di funzionalità di intelligenza artificiale (AI) nella versione locale. Queste divergenze sottolineano l’importanza delle differenze regionali nelle caratteristiche tecnologiche e nel modo in cui i consumatori reagiscono alle novità.

iPhone 16 negli Stati Uniti supportano solo 5G mmWave e non hanno il vano SIM

Gli utenti dell’iPhone 16 negli Stati Uniti godono di un’esperienza esclusiva, poiché i modelli venduti sul mercato americano supportano solo il 5G mmWave e non dispongono di un vano per la SIM fisica. Invece, gli iPhone negli Stati Uniti utilizzano esclusivamente eSIM, attivata in modo remoto, aumentando la sicurezza del dispositivo. Questo elimina la preoccupazione che qualcuno possa rubare la scheda SIM e ottenere accesso ai codici di autenticazione a due fattori, mettendo a rischio la sicurezza dell’utente.

Il 5G mmWave, che garantisce velocità di connessione elevatissime fino a 3Gbps, è un’esclusiva per i modelli di iPhone venduti negli Stati Uniti. Tuttavia, a causa della limitata diffusione di questa tecnologia, utilizzata principalmente nelle grandi città come New York, è difficile trovarla fuori dai centri urbani principali. Questo rende i modelli di iPhone 16 negli Stati Uniti tra i più veloci e sicuri disponibili nel 2024.

Delusione in Cina per la mancanza di funzionalità AI sull’iPhone 16

In Cina, il lancio dell’iPhone 16 ha suscitato grande discussione, ma non nel modo che Apple sperava. Mentre il nuovo smartphone è stato lanciato con funzionalità di intelligenza artificiale (AI) avanzate, queste non sono ancora disponibili nella versione cinese del dispositivo. L’assenza di queste funzionalità ha generato frustrazione tra gli utenti cinesi, che si sono rivolti ai social media per esprimere il loro malcontento.

Il principale problema sollevato è la mancanza dell’integrazione dell’Apple Intelligence, la nuova funzione di AI che migliora Siri e la fotocamera. Gli utenti cinesi dovranno attendere fino al 2025 per poter accedere a queste funzionalità. Questa mancanza, unita alla crescente concorrenza di Huawei, ha messo Apple in una posizione di svantaggio nel mercato cinese.

In particolare, su Weibo, tre dei dieci argomenti più discussi riguardavano l’iPhone 16, con l’hashtag “iPhone 16 versione cinese non supporta ancora l’AI” che ha raggiunto oltre 11 milioni di visualizzazioni. Questo ritardo nell’implementazione dell’AI potrebbe influenzare ulteriormente le vendite di Apple in Cina, dove Huawei ha già superato Apple nella classifica dei principali venditori di smartphone pieghevoli.

Gli iPhone 16 venduti negli Stati Uniti offrono la migliore combinazione di velocità di connessione e sicurezza grazie al supporto del 5G mmWave e all’uso dell’eSIM ed in Cina, il lancio non ha soddisfatto le aspettative degli utenti, a causa della mancanza di funzionalità AI e della crescente concorrenza di Huawei. Questo mette Apple in una posizione difficile nel mercato cinese, dove dovrà recuperare terreno nei confronti dei produttori locali.

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