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OpenAI e Microsoft accusate di furto di dati. Ancora una volta

Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri i dettagli della recente class action contro OpenAI e Microsoft, accusate di furto di dati per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale.

Tempo di lettura: 2 minuti.

OpenAI e Microsoft si trovano nuovamente al centro di una class action per il presunto uso di tecniche di web scraping per ottenere dati presumibilmente privati utilizzati nella formazione di ChatGPT e altri modelli di intelligenza artificiale (IA). Ecco tutto quello che devi sapere su questa recente controversia.

Dettagli della Class Action

La più recente class action è stata depositata il 5 settembre a San Francisco da uno studio legale che rappresenta una coppia di ingegneri non nominati. Secondo l’atto di citazione registrato presso il Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Settentrionale della California, i querelanti accusano OpenAI e Microsoft di “condotta illecita e dannosa” nello sviluppo, marketing e funzionamento dei loro prodotti IA, inclusi ChatGPT-3.5, ChatGPT-4.0, Dall-E e Vall-E.

I prodotti in questione, secondo la denuncia, utilizzerebbero “informazioni private rubate, incluse informazioni personali identificabili, da centinaia di milioni di utenti internet, inclusi bambini di tutte le età, senza il loro consenso informato o conoscenza”. La causa sostiene che OpenAI, dopo una ristrutturazione nel 2019, ha adottato una strategia per “raccogliere segretamente enormi quantità di dati personali da internet”.

I querelanti sostengono che senza “questo furto senza precedenti di informazioni private e protette da copyright appartenenti a persone reali”, i prodotti non sarebbero diventati l’attività multimiliardaria che sono oggi. Chiedono al tribunale di assegnare danni a loro e a tutti i membri delle classi proposte, che potrebbero teoricamente includere chiunque le cui informazioni siano state presumibilmente raccolte.

Richieste della Class Action

La causa chiede inoltre ai tribunali di ordinare agli imputati di condurre una “disgorgement non restitutoria” dei profitti ottenuti come risultato della presunta raccolta illegale di dati. Il “scraping” è una pratica che implica l’uso di un bot automatizzato, spesso chiamato “crawler”, per raccogliere dati da internet. Quest’ultima causa sostiene che OpenAI e Microsoft abbiano consapevolmente partecipato a attività di “scraping” illegali.

Vale la pena notare che una precedente class action con rivendicazioni quasi identiche contro OpenAI e Microsoft è stata depositata nello stesso distretto giudiziario il 28 giugno. Al momento non è chiaro se il tribunale o gli imputati nei casi separati considereranno l’idea di unire le cause.

Contesto Legale Precedente

Non è la prima volta che Microsoft è coinvolta in una causa legale per presunto scraping. Nel 2019, l’azienda, a nome del suo marchio LinkedIn, aveva emesso un ordine di cessazione e desistenza alla società di analisi dei dati HiQ per le sue pratiche ammesse di scraping dei dati. In quel caso, Microsoft e LinkedIn sostenevano che HiQ avesse violato i termini di servizio necessari per accedere al sito web di LinkedIn e quindi avere accesso ai dati degli utenti. Inizialmente, il tribunale di primo grado aveva dato ragione a HiQ, ma dopo gli appelli di Microsoft, la Corte Suprema aveva annullato la sentenza.

Il caso era quindi tornato al tribunale di primo grado, dove Microsoft si era trovata dalla parte vincente. HiQ aveva accettato un accordo con Microsoft per un importo non divulgato ed era stata ordinata di cessare le sue attività di scraping.

Al momento, né Microsoft né OpenAI hanno risposto immediatamente alle richieste di commento.

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