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Editoriali

Buon compleanno Internet: prigione dell’umanità che tutti sapevano, facendo finta di non vedere

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Qual è l’impatto ambientale di un mondo prevalentemente digitale?

Chi e come fermerà l’emorragia dei posti di lavoro sempre meno necessari nel mondo digitale?

Dove inizia e dove finisce lo spazio cibernetico di un paese?

Qual è il concetto di sicurezza nazionale nell’epoca dell’Europa Unita?

Avere un mondo internet aperto oppure chiuso?

Esiste ancora il concetto di Privacy?

L’intelligenza artificiale è un business o una questione di Stato?

50 anni di internet una rivoluzione che ha cambiato l’umanità. Tutti i media italiani sono pronti per i festeggiamenti di una invenzione che ha trasformato la vita di ognuno di noi in positivo. Dicono che sia così, ma ogni giorno la cronaca è piena dei rischi e delle azioni malevoli che si consumano nella rete. Se ne stanno accorgendo adesso, i media, che internet è un campo di battaglia, dove russi, iraniani, cinesi e americani si sfidano a colpi di pirateria informatica e di assalti alla privacy finalizzati alla manipolazione dell’opinione globale utile al controllo delle masse.

Ci sono voluti 50 anni per accorgersene? Oppure, come al solito, la narrazione di internet è data dal mainstream che racconta quello che si deve comunicare nei modi e nei tempi previsti dal dettato universale? Si parla di etica, quando l’etica è assente proprio perché non è un concetto universale e la morale incide diversamente in base ad aree geografiche. Fare l’Italia prima degli Italiani non è servito, così come non è servito costituire l’Europa prima dei suoi cittadini. Oggi si commette lo stesso errore, si vuole creare una cittadinanza digitale a margine della tecnologia sviluppata da privati, stranieri, che già hanno inciso negativamente sul gap tecnologico di intere comunità occidentali nel settore della sicurezza informatica e della tecnologia. Adesso gli stati rincorrono la tecnologia altrui già esistente con l’intento di normarla, quando si dovrebbe permettere a nessuno di interferire su attività strategiche come potrebbe essere quella dell’intelligenza artificiale. Esistono modelli statali pericolosi, ma coerenti, che vedono internet come un affare di stato e non un mercato delle vacche plasmato da interessi economici e malavitosi. Si discute costantemente di privacy, ma tutti sanno che Internet nasce non per tutelare la nostra sfera privata, bensì per controllarla costantemente.

E’ stato creato un canale, la rete che da anni definisco un universo parallelo, dove la vita reale si è infilata man mano dentro un circuito elettrico di fili e si è nascosto il concetto che il mondo globale, senza barriere architettoniche, senza distanze, fosse in verità un labirinto di criceti sempre sotto osservazione. Guai però a dire questo nei momenti opportuni, altrimenti l’agenda militare non può andare avanti.

Oggi è chiaro ed evidente che il castello dorato creato addosso ad internet sta crollando nell’immaginario della collettività. Emergono sempre più scandali sulla sicurezza informatica del nostro paese e dell’intero Globo, ma questo lo si sapeva da prima, e chi lo dice oggi non solo ha scoperto l’acqua calda ed ha manifestato una grande impreparazione , ma, se consapevole, dimostra connivenza con un sistema marcio e malato che applica uno schema di inganno costante fatto di depistaggi, avvalendosi di persone che omettono di informare. Sì, perché basta fare un paio di domande a coloro che vanno parlando in giro dei benefici informatici per metterli in crisi sulle questioni strategiche attinenti all’impatto ambientale, sociale e politico che la tecnologia sta portando avanti.

Chi non ha mai sollevato il problema nel mondo dell’informazione in questi anni è già responsabile della crisi dell’editoria, della libertà di espressione fino ad arrivare all’aver avallato le più grandi evasioni fiscali che hanno messo in ginocchio lo stato sociale europeo.

Per amore della verità e dei lettori di questo portale libero, dopo 50 anni non posso parlarvi dei lati positivi e celebrare i benefici di internet, ma solo sollevare preoccupazioni e avvertimenti su come internet stia rovinando le nostre vite e su come possiamo fare per cambiarne il passo. Di certo non è con slogan da cattocomunisti del tipo “riprendiamoci la rete”, “noi siamo la rete”, “internet è di tutti” che sarà possibile risolvere la questione spinosa, che non nasce all’interno di un centro sociale trasformato in Rotary, ma nelle basi militari di mezzo mondo.

Già, perché il nocciolo della questione è proprio questo, ideologico, fatto di considerazioni umanistiche che anticipino la tecnologia senza subirla con dei quesiti sul futuro della razza umana, arrivata all’ennesima svolta epocale. Interrogativi che si antepongono a tutto il resto, ma in un mondo dove ogni giorno si mietono vittime per fame e guerra, questo aspetto pare interessare poco a chi invece cerca di instaurare l’ennesima dittatura, democratica o autoritaria che sia, per raggiungere il controllo globale unito alla concentrazione delle ricchezze su una manciata di soggetti.

Internet è il mio mondo, è la mia vita quotidiana, ma non sarò mai entusiasta di uno strumento che sta trasformando il nostro modo di essere umani e non parlatemi di evoluzione, perché i benefici sono gli stessi delle grandi rivoluzioni industriali che ciclicamente hanno prodotto diseguaglianze, inquinamento e restrizione dei diritti sociali.

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Editoriali

Esperti sollecitano la consapevolezza cyber in risposta all’abuso e alla manipolazione crescente dell’IA

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Tempo di lettura: 2 minuti. Gli esperti sottolineano l’importanza della consapevolezza cyber per contrastare l’abuso e la manipolazione dell’Intelligenza Artificiale.

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Auditoria.AI: rivoluzionare le funzioni finanziarie attraverso l'Intelligenza Artificiale
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I progressi tecnologici hanno permeato ogni aspetto della vita umana, vegetale e animale. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e della robotica, è possibile determinare la crescita e l’età degli alberi, aiutare le persone con disabilità a riguadagnare l’uso delle loro parti del corpo disabili e rintracciare e trovare animali vaganti. Nonostante i progressi e i progressi realizzati dall’IA, sono stati registrati diversi incidenti di manipolazione, abuso e disinformazione dell’IA.

Incidenti dell’IA

Il database degli incidenti dell’IA ha mostrato che il primo incidente risale al 2015, quando l’app YouTube Kids di Google ha esposto i bambini a contenuti inquietanti. Un altro incidente registrato nel febbraio 2023 riguardava Mohammed Khadeer, 35 anni, in India, le cui caratteristiche di riconoscimento facciale corrispondevano a quelle di un sospetto rapinatore di catene. Khadeer è stato presumibilmente torturato e ucciso in custodia di polizia a causa di questo errore. Nel maggio dello stesso anno, un avvocato, in un caso tra Mata vs Avianca Inc, si è affidato a ChatGPT per la ricerca in tribunale. L’IA ha portato alla luce casi giudiziari, che quando l’avvocato ha presentato, il tribunale ha stabilito che non esistevano e le citazioni erano false. Questo ha portato alla punizione dell’avvocato per aver citato casi falsi.

Chiamata all’azione

Di fronte a questi incidenti, uno dei “padrini” dell’IA, il premio Nobel per l’informatica, il professor Yoshua Benigo, ha dichiarato di sentirsi “perso nel suo lavoro di vita”. Benigo, insieme ad altri scienziati, ha firmato una lettera scritta dal Centre for AI Safety che avverte che l’IA potrebbe portare all’estinzione dell’umanità e causare eventi catastrofici come guerre nucleari e pandemie. Lo scienziato ha inoltre chiamato alla registrazione e alla formazione etica dei costruttori di IA.

Consigli per la sicurezza

Con la vulnerabilità degli strumenti di IA e robotica, gli esperti consigliano agli utenti di essere vigili per prevenire l’alimentazione di informazioni a coloro che potrebbero generare un prototipo. È importante la vigilanza e la consapevolezza nelle interazioni sui social media per prevenire la suscettibilità ai truffatori. Se non si fa nulla, gli impatti negativi dell’IA aumenteranno e supereranno i positivi.

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Editoriali

Per uno spot da 4 soldi, il Garante Privacy ha escluso l’Italia dal tour Europeo di Chat GPT

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Tempo di lettura: 3 minuti. Oltre al danno tecnico, la beffa istituzionale. Unico paese democratico al mondo ad aver preso le distanza dall’azienda di Altman. Che ha ricambiato subito

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chat gtp garante privacy italiano
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Sam Altman di OpenAI ha viaggiato per tutta l’Europa dimenticandosi di fare tappa nella splendida Italia che risulta tra le sue nazioni preferite come egli stesso ha dichiarato in occasione del contenzioso con il Garante Privacy.

Il capo di ChatGPT ha avviato una serie di lunghi viaggi in giro per il mondo incontrando i diversi governi saltando però il Bel Paese. Le riflessioni potrebbero anche essere molteplici, e la scelta di saltare il duo Italia e Vaticano ha indignato molti tecnici ed analisti del settore tra cui giornalisti che timidamente hanno ha avuto il coraggio di parlare delle presunte responsabilità sulla mancata visita nello stivale del nuovo Tycoon del mondo Big Tech.

Non c’è da stupirsi se però si considera che l’Italia sia stata l’unica nazione “democratica” a bloccare ChatGPT per un mese e questo assunto è stato più svolte smentito dall’Autorità Garante per la Protezione dei Dati del nostro paese nonostante la stampa internazionale ha sempre parlato di un blocco nei confronti dell’attività dell’intelligenza artificiale più famosa del mondo. Solo in Italia c’è stato chi da analista, da professionista e da giornalista ha spesso portato avanti la tesi che Chat GPT si fosse autoesclusa dal mercato perché in difetto.

Dopo un confronto tra le parti, a cui avrebbe partecipato addirittura lo stesso Altman come dichiarato dal comunicato vittorioso del Garante Privacy a suo tempo, oltre a stabilire quali fossero le richieste tecniche per conformare OpenAI al GDPR, la società doveva avviare una campagna informativa con lo stesso Garante su tutti i media per sensibilizzare le persone al trattamento dei dati in occasione dei nuovi quanto sconosciuti applicativi di intelligenza artificiale che stanno spopolando anche tra la massa. Ad oggi, a distanza di 15 giorni da quando sarebbe dovuta partire la campagna informativa, il 15 maggio 2023, non vi è traccia di pubblicità istituzionale su alcun media, ed oltre al clamore che più volte si è ritagliata l’Autorità Garante in giro per il mondo, quello che resta dell’evento è l’assenza di una tappa italiana dal tour di Sam Altman, ospitato in giro perl ‘Europa non di certo per parlare del GDPR.

I soldi della pubblicità valgono più delle visite Istituzionali

Quanto occorso in questi giorni non va assolutamente nella direzione di un buon lavoro svolto nei confronti di una nuova tecnologia da parte dell’unico organismo al mondo che ha da subito bloccato un applicativo con una inusitata velocità scaturita da un provvedimento urgente sottoscritto dal presidente del collegio, chiedendo tra l’altro in cambio dei soldi sottoforma di sanzione un investimento sotto forma di pubblicità istituzionale su cui non è stato nemmeno emesso un bando per la selezione dell’agenzia pubblicitaria nè tantomeno per la diffusione.

Una gestione politica di un evento che ha favorito i nostri competitor

Una gestione politica che può essere abbondantemente giudicata negativamente e che ha recato un danno di immagine al paese messo in secondo piano rispetto a Portogallo, Spagna, Germania, e Francia. Nonostante l’Italia sia una delle mete preferite dal CEO di OpenAI, Sam Altman ha fatto intendere che la sede europea del colosso chat GPT verrà aperta proprio in sotto la Torre Effeil. Se così fosse, l’attività del Garante della Privacy è stata utile a rafforzare la posizione concorrenziale di un paese estero con l’ingresso di nuovi investimenti di una delle società più solide al mondo dal punto di vista della crescita del proprio valore che avrebbe portato nuovi posti di lavoro.

Garante dei cittadini francesi?

Considerando che questo tipo di attività spesso ricorre all’interno del nostro paese , urge considerevolmente una posizione da parte del Governo di stabilire quelle che sono materie di interesse nazionale su cui dovrebbe scattare, magari con un provvedimento urgente, la verifica da parte di chi ha a cuore gli interessi nazionali nel settore strategico dell’economia globale. Forse solo così sarà chiaro a chi ricopre incarichi pubblici di onorare al meglio il proprio stipendio possibile grazie ai fondi dei contribuenti che individuano nella classe politica e nella classe dirigente da lei indicata, uno stakeholder delle proprie economie.

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Editoriali

Robot e Diritti: il Confucianesimo Come Alternativa?”

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Tempo di lettura: 2 minuti. Mentre i robot assumono ruoli sempre più importanti nel mondo, una nuova analisi propone una prospettiva diversa sui diritti dei robot, suggerendo un approccio confuciano.

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La crescente presenza di robot nella nostra società ha aperto dibattiti significativi sulla loro condizione morale e legale. Tuttavia, concedere diritti ai robot potrebbe non essere l’idea più corretta. Un’analisi recente propone invece una prospettiva diversa, basata sul Confucianesimo.

Perché concedere Diritti ai Robot potrebbe non essere la soluzione

La ricerca, condotta da Tae Wan Kim, professore associato di Etica Aziendale alla Tepper School of Business dell’Università Carnegie Mellon (CMU), è stata pubblicata su Communications of the ACM, una rivista dell’Association for Computing Machinery. “Le persone sono preoccupate per i rischi legati alla concessione di diritti ai robot”, osserva Kim. “Ma riconoscere diritti non è l’unico modo per affrontare la questione morale dei robot. Potrebbe essere più efficace considerare i robot come portatori di riti, non di diritti.”

Confucianesimo come alternativa

Nonostante molti ritengano che rispettare i robot debba portare alla concessione di diritti, Kim sostiene un approccio diverso. Il Confucianesimo, un antico sistema di credenze cinese, si concentra sul valore sociale dell’armonia; gli individui diventano distintamente umani attraverso la capacità di concepire gli interessi non solo in termini di interesse personale, ma includendo anche una dimensione relazionale e comunitaria.

Considerando i robot, Kim suggerisce che l’alternativa confuciana di assegnare riti – o ciò che lui chiama “obblighi di ruolo” – ai robot sia più appropriata rispetto alla concessione di diritti. Il concetto di diritti è spesso avverso e competitivo, e un potenziale conflitto tra esseri umani e robot è preoccupante.

“Attribuire obblighi di ruolo ai robot favorisce il lavoro di squadra, stimolando la comprensione che questi obblighi debbano essere adempiuti in modo armonioso”, spiega Kim. “L’intelligenza artificiale (IA) imita l’intelligenza umana, quindi, perché i robot si sviluppino come portatori di riti, devono essere alimentati da un tipo di IA che può imitare la capacità umana di riconoscere ed eseguire attività di squadra. E una macchina può apprendere questa abilità in vari modi.”

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