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Editoriali

ESCLUSIVA – Matrice digitale intervista CISCO

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La sicurezza informatica sta vivendo dei grossi cambiamenti negli ultimi anni per via di una trasformazione digitale nel mondo che non procede secondo uno standard internazionale. Sono tanti, troppi, gli attacchi hacker che mettono a rischio la sicurezza dei dispositivi tecnologici sempre più numerosi e sempre più connessi al world wide web.

Sono tanti i problemi che si evincono dalla cronaca, molte le truffe che scaturiscono da infezioni silenziose perché il “miglior modo per ascoltare è quello di restare in silenzio” recita il motto della distro Linux Kali sviluppata per il pentesting, ma in dotazione a molti Hacker che invece offendono quotidianamente reti informatiche alla ricerca di una opportunità per compiere reati con un fine prevalentemente economico.

Inutile aggiungere altro se non che questi attacchi minano non solo alla incolumità delle persone, bensì anche alla Sicurezza Nazionale degli Stati coinvolti. Ed è qui che nasce l’esigenza di capire come si muovono le multinazionali nel contrasto alle attività criminali sempre più sofisticate ed in piena attività di implementazione di Malware software spia che hanno un unico scopo: delinquere.

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Fabio PanadaConsulting Systems Engineer Security Cisco Italia, azienda leader nel settore della produzione di apparati tecnologici per la gestione e la tutela delle infrastrutture di rete. Perché è proprio nelle reti che si annidano i software malevoli di ogni genere che poi generano grossi problemi nel breve termine, ma soprattutto nel lungo quando tracciano le informazioni sensibili, e le modificano, creando problemi di grossa entità che possono letteralmente distruggere le aziende che li affrontano.

Prima di iniziare la conversazione, si deve precisare che Cisco è davvero all’avanguardia nel settore della prevenzione degli attacchi informatici ed è per questo motivo che ha fondato Talos: dipartimento di Intelligence sulle minacce informatiche e laboratorio di ricerca sulla sicurezza informatica che ha al suo attivo dei Media Alert sui gruppi illegali di Facebook dove si vendono prodotti vietati dietro pagamento di criptovaluta, Alert Sea Turtle nel contrasto al famoso malware che intercetta le informazioni sensibili delle reti per potervi accedere senza autorizzazione e del malware loader Jasper Loader che consente lo sniffing dei dati bancari di utenti ignari colpiti direttamente nei loro portafogli virtuali.

Altra nota di merito è la fondazione della Cisco Academy nell’innovativo complesso di San Giovanni, Napoli, in accordo con la Facoltà di Ingegneria della Federico Secondo Napoli, contribuendo a formare un centro di formazione d’eccellenza insieme a Deloitte ed Apple.

“collaborare con le università, scommettendo su di loro, ci aiuta a formare intere generazioni di tecnici specializzati nel nostro campo che attualmente mancano nel settore di nostra competenza”.

Quali sono gli obiettivi della vostra società nel campo della Cybersecurity?

“Implementare soluzioni e progetti che possono essere utili a contrastare le minacce provenienti da qualsiasi direzione. Siamo in italia da molti anni e offriamo soluzioni in ambito pubblico e privato per aziende di ogni dimensione e siamo di supporto non solo per il privato, ma anche per il pubblico.”

In questo momento in Europa c’è l’ingresso di nuove entità vostre competitor di altre nazioni che si prefiggono di essere di supporto agli Stati nel settore della Cybersecurity, qual è la vostra posizione?

“Il mercato libero sicuramente prevede ed i nostri rapporti con le pubbliche amministrazioni sono sia a livello locale, nazionale ed internazionale. Quello che portiamo a nostro vantaggio sono i gruppi di ricerca che abbiamo dislocati nel mondo che comunque rappresentano un unico soggetto nella ricerca di nuove minacce. Vantiamo una rete di informazioni basata sui nostri clienti, sui nostri apparati e su una moltitudine di sensori”

In virtù di un concetto di sicurezza, se la Sicurezza nazionale viene spacchettata tra la competenza di una società e di un’altra, non si rischia di indebolire la Sicurezza del paese stesso?

“Probabilmente sì, se immaginiamo che la testa non sia unica. Noi forniamo informazioni e rappresentiamo una parte di quella che può essere una strategia di monitoraggio e di difesa dello spazio cibernetico Nazionale. L’insieme delle collaborazioni va gestito e noi non siamo a conoscenza di tutto il piano.”

Questo sta avvenendo nel nostro paese secondo lei?

“Non metto in dubbio questo, ma ribadisco che non abbiamo una visione complessiva perché siamo partner.”

Oggi c’è un problema che riguarda internet. Tanti, troppi gli scandali che dimostrano molteplici falle nei sistemi informatici di ogni genere, sarebbe il caso a questo punto di riflettere su una limitazione della rete internet?

“Una domanda molto interessante quanto complicata se consideriamo che nessuno attualmente ha una risposta. Ci sono i presupposti giusti affinché si inizi una riflessione sul problema e posso comunque dire che la libertà di cui abbiamo goduto fino ad ora è stata gestita superficialmente. Però bisogna dire che è proprio grazie alla condizione attuale di internet, che nasce una maggiore consapevolezza dei rischi presenti e futuri su cui confermo che la problematica si trovi sospesa su diversi tavoli.”

Passando al livello inferiore di internet, il dark web, dove attualmente si risiedono tanti laboratori di prodotti malevoli che proprio su questo canale trovano una facile vendita e distribuzione. Che approccio avete nei confronti del lato più oscuro di internet?

Noi monitoriamo il dark web con l’obiettivo di monitorare costantemente qualsiasi rischio risiede lì con il fine di poter migliorare le difese dei nostri clienti. Siamo consci del fatto che monitorare la parte più oscura di internet. E’ certamente una esigenza per comprendere al meglio una delle molteplici origini degli attacchi che interessano i nostri clienti.

Editoriali

Perchè l’arresto di Durov è giusto e perchè dobbiamo avere paura?

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Pavel Durov, fondatore di Telegram, è in stato di arresto in una prigione francese dopo essere stato bloccato all’aeroporto di Parigi. Le motivazioni dell’arresto riguardano la responsabilità oggettiva del proprietario di una piattaforma di messaggistica “che fino ad oggi ha consentito una marea di reati indeterminata” e Telegram ha da tempo un grande problema con i principi basilari dei codici internazionali.

Perchè l’arresto è tecnicamente giusto?

Telegram è un programma di messaggistica che si è evoluto nel tempo con più servizi che l’hanno proiettato in una dimensione fittizia di piattaforma di Social Media. Telegram è l’evoluzione del Dark Web che si annida nella rete Tor, anzi, lo ha sostituito. La rete nascosta di Internet è famosa per ospitare tutto ciò che non è consentito ed è di conseguenza filtrato dai motori di ricerca e Telegram ad oggi è il luogo preferito dalla massa per accedere a contenuti vietati e servizi illegali.

E’ su Telegram che Matrice Digitale ha scoperto in esclusiva nazionale i Greenpass distribuiti gratuitamente ed è su Telegram che si articolano quotidianamente i canali che vendono droga, sottoscrizioni al pezzotto per non pagare abbonamenti salati legittimi e questo può essere anche un male minore.

E’ su Telegram che si è massimizzata la distribuzione dei Contenuti di Abuso su Minore e se prima questi contenuti erano relegati alle riservate community del Dark Web, è dalla piattaforma di Durov che sono stati diffusi contenuti di questo tipo su una scala maggiore di utenti. Quando si parla di armi e CSAM, si passa su un livello di attenzione superiore e Durov mai si è mostrato disponibile come tutti gli altri suoi colleghi che sulla moderazione dei contenuti sono stati sempre attenti a garantire il minimo essenziale ed è per questo motivo che difendere Durov dall’arresto risulta difficile mentre Musk si è protetto sulla moderazione dei contenuti illegali ed ha orientato la difesa della sua piattaforma sul dibattito della libertà di espressione. Proprio qui che iniziano le paure su un arresto che poteva essere evitato.

L’arresto di Durov mina la libertà di espressione?

L’arresto di Durov è un colpo alla libertà di espressione che dai tempi della rete combatte con la sicurezza OnLine e la domanda ricorre costantemente:

Più libertà di espressione o più sicurezza e meno free speech?

Il caso di Durov va analizzato in un contesto più ampio che parte dal Covid ed arriva fino alla guerra in Ucraina: banco di prova del mondo dell’informazione e delle prime censure ufficiali da parte dei governi e delle istituzioni. Durov è il titolare di una piattaforma che ha ospitato tutti coloro che costantemente venivano censurati dagli algoritmi di Facebook e Instagram oppure che venivano messi in shadow ban da Twitter prima dell’arrivo di Musk ed allo stesso tempo Telegram è stato il ponte tra l’informazione Russia e quella occidentale dopo che l’Europa ha comminato il primo pacchetto di sanzioni a Mosca che prevedeva l’oscuramento delle fonti vicine al Cremlino. Grazie a Telegram sono girate notizie false e propagandistiche, ma anche informazioni che si sono dimostrate corrette a differenza di quanto raccontato dai media ordinari.

L’arresto di Durov in Francia evidenzia la particolare attenzione che Macron e soci hanno nei confronti delle multinazionali tecnologiche, in virtù anche del fatto che quando ci fu l’incidente di Marsiglia, dove un giovane fu sparato dalla polizia, il presidente francese riuscì a limitare la diffusione del filmato su tutte le piattaforme social, tranne che su Telegram tanto da invocare il Digital Services act prima che entrasse in vigore.

Nel conflitto russo ucraino, Durov non si è schierato, così come non si è voluto assumere la responsabilità dei contenuti che vengono diffusi sulla sua piattaforma, ma in questo momento Telegram è la piattaforma più vicina alle fonti russe che diventano sempre più nemiche visto il coinvolgimento diretto dell’Europa nella guerra e questa può essere la causa ufficiale dell’arresto, ma c’è il forte sospetto che il motivo sia quello di ospitare le diverse propagande che si articolano quotidianamente sulla piattaforma dando vita ad una guerra simmetrica.

Durov è russo anche se ha studiato a Torino. Prima di Telegram aveva creato VK, il social russo. Nel 2011 e nel 2014 ha rifiutato di dare alle autorità russe i dati dei contestatori e di bloccare la pagina di Navalny. Putin non gli ha fatto nulla, anche se lui ha cambiato la sede dei suoi affari nel Medio Oriente, Macron, invece, l’ha sbattuto in carcere confermando la propensione ai metodi fascisti del presidente francese. In virtù delle ultime voci sugli investitori russi di X vicini al Cremlino, matura il sospetto che il prossimo ad essere colpito sia Elon Musk, già allontanato da brasile e Venezuela, perchè considerabile tecnicamente raggiungibile dalle sanzioni europee comminate alla Russia.

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Editoriali

Robot viventi: interveniamo prima che sia troppo tardi

Tempo di lettura: 2 minuti. Lo sviluppo dei robot viventi richiede regolamentazione e dibattito pubblico per garantirne un uso etico e sicuro: potenzialità e sfide di questa tecnologia.

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Lo sviluppo di robot viventi, una fusione tra biotecnologia e robotica, rappresenta una delle frontiere più avanzate e controverse della scienza moderna. Questi “xenobot”, come vengono spesso chiamati, sono organismi programmabili creati a partire da cellule viventi. Mentre le potenzialità di questa tecnologia sono immense, sollevano anche numerose questioni etiche e legali che necessitano di un dibattito pubblico e di una regolamentazione adeguata.

Il potenziale dei Robot Viventi

I robot viventi hanno il potenziale di rivoluzionare diversi settori, dalla medicina all’ambiente. Possono essere programmati per svolgere compiti specifici, come riparare tessuti danneggiati, rimuovere microplastiche dagli oceani o trasportare farmaci all’interno del corpo umano. Questi organismi biologici possono auto-ripararsi e adattarsi a diversi ambienti, offrendo soluzioni innovative a problemi complessi.

Questioni Etiche e Legali

Nonostante le loro promettenti applicazioni, i robot viventi sollevano importanti questioni etiche. La capacità di creare e programmare esseri viventi introduce dilemmi morali su cosa significhi “vivente” e fino a che punto possiamo spingerci nel controllo della vita biologica. La mancanza di una regolamentazione chiara potrebbe portare a usi impropri o pericolosi di questa tecnologia.

La regolamentazione è fondamentale per garantire che lo sviluppo e l’uso dei robot viventi avvengano in modo etico e sicuro. Ciò include la definizione di linee guida su come devono essere creati, utilizzati e smaltiti. Inoltre, è essenziale stabilire chi è responsabile in caso di malfunzionamenti o danni causati da questi organismi.

La necessità di un dibattito pubblico

Oltre alla regolamentazione, è cruciale coinvolgere il pubblico nel dibattito su questa tecnologia. La trasparenza e l’educazione sono chiavi per garantire che la società comprenda i benefici e i rischi associati ai robot viventi. Un dibattito pubblico inclusivo può aiutare a formare un consenso sulle direzioni etiche e pratiche per l’uso di questa tecnologia.

Lo sviluppo nel campo rappresenta una straordinaria opportunità scientifica, ma richiede un approccio attento e responsabile. La regolamentazione e il dibattito pubblico sono essenziali per assicurare che questa tecnologia venga utilizzata in modo sicuro ed etico, proteggendo sia gli individui che l’ambiente. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sfruttare pienamente il potenziale dei robot viventi, minimizzando al contempo i rischi.

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Julian Assange patteggia ed è libero. L’Italia deve vergognarsi

Tempo di lettura: 3 minuti. Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è stato liberato dal Regno Unito dopo un accordo di patteggiamento con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

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Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è libero ed è stato rilasciato dal Regno Unito dopo aver scontato più di cinque anni in una prigione di massima sicurezza a Belmarsh. Questo evento conclude una saga legale durata 14 anni.

Assange lascia il Regno Unito

Assange, 52 anni, è stato liberato dopo aver accettato di dichiararsi colpevole di un solo conteggio di cospirazione per ottenere e divulgare informazioni sulla difesa nazionale degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva precedentemente presentato oltre una dozzina di accuse contro di lui. Dopo essere stato rilasciato, Assange è salito su un volo per l’Australia, sua patria natale.

L’accordo è stato raggiunto per evitare ulteriori tempi di prigionia, dato che Assange aveva già scontato una pena più lunga rispetto alla maggior parte delle persone accusate di reati simili. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accettato di non infliggere ulteriore pena detentiva poiché Assange aveva già trascorso abbastanza tempo in prigione.

Processo e patteggiamento

Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, l’accordo di patteggiamento con Assange è stato raggiunto anche grazie a una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader politici di vari schieramenti, oltre che le Nazioni Unite.

Il patteggiamento prevede che Assange compaia davanti a un giudice federale nelle isole Marianne Settentrionali, un territorio statunitense nel Pacifico, per dichiararsi colpevole. Dopo la dichiarazione di colpevolezza, Assange potrà tornare in Australia come uomo libero. Le autorità statunitensi, britanniche e australiane non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sul perché e come sia stato raggiunto questo accordo.

Storia di WikiLeaks

Fondata nel 2006, WikiLeaks ha pubblicato oltre 10 milioni di documenti riguardanti guerre, spionaggio e corruzione. Tra le rivelazioni più note vi sono i registri di guerra dall’Afghanistan e dall’Iraq, i cablogrammi diplomatici degli Stati Uniti (noti come Cablegate) e informazioni sui detenuti nel campo di prigionia di Guantanamo Bay. Inoltre, WikiLeaks ha pubblicato una serie di strumenti di cyber-guerra e sorveglianza presumibilmente creati dalla CIA, conosciuti come Vault 7 e Vault 8.

Assange ha trascorso circa sette anni in esilio volontario nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione in Svezia, dove era indagato per accuse di stupro e aggressione sessuale, che ha sempre negato. Nel 2019, è stato arrestato dalla polizia britannica dopo che l’Ecuador ha revocato il suo asilo.

Implicazioni e futuro di Assange

L’accordo di patteggiamento segna un momento cruciale nella lunga battaglia legale di Assange contro le accuse statunitensi. Sebbene l’accordo riduca le accuse a un solo conteggio di cospirazione, l’impatto delle azioni di Assange sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti è stato significativo, come dichiarato dal Dipartimento di Giustizia. Il futuro di Assange sembra ora indirizzato verso un ritorno in Australia, dove potrà finalmente godere della libertà dopo anni di battaglie legali e detenzione.

L’Italia che lo voleva negli USA

Sebbene l’Italia sia stata attraverso l’Espresso negli anni di WikiLeaks una nazione che ha coperto le inchieste internazionali pubblicate su tutti i giornali, negli ultimi anni si è aperto un fronte della stampa contro la libertà di Assange da parte del direttore della scuola di giornalismo della Luiss, Gianni Riotta, ed il suo collega Maurizio Molinari direttore del gruppo Gedi. Dopo il cambio di guardia che ha previsto la vendita de L’Espresso dal gruppo di Repubblica ed il passaggio di Gedi ad Agnelli, la giornalista Stefania Maurizi, conoscente diretta di Assange, è stata licenziata in tronco ed è passata al Fatto Quotidiano. Il gruppo di Repubblica è stato l’unico tra le testate internazionali a non rinnovare la richiesta pubblica al governo USA di cedere e mostrare clemenza verso il capo di Wikileaks.

Anche la politica italiana si è mostrata sempre distante dalle posizioni di Assange salvo il Sindacato Unitario dei Giornalisti che ha ottenuto nella città di Napoli il riconoscimento della cittadinanza Onoraria. La posizione del giornalismo e dei politici su Assange ha descritto ancora una volta il posizionamento della società di potere italiana e per fortuna che il promotore si sia trovato al di fuori dei confini italici, altrimenti sarebbe stato consegnato e mai stato libero come oggi.

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