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Il futuro di Chiara Ferragni: tra debiti, rendite e Borsa

Tempo di lettura: 4 minuti.

Chiara Ferragni cede quote della sua azienda e lo fa attraverso la Gruppo Paribas. Una notizia interessante e soprattutto positiva dal punto di vista delle entrate e del prestigio dell’influencer presentata in modo diverso da testate specializzate nel settore della moda e dell’economia.

Chiara Ferragni nell’ultimo periodo si è mostrata al pubblico come non mai, sarà la sua immagine oramai da donna adulta disinibita, sarà per il fatto che i riferimenti per molte ragazzine sono cambiati ed il suo pubblico è cresciuto. Perché il problema principale è che anche gli influencer invecchiano e questo significa sistematicamente o che ci si adatta ad un pubblico più giovane o si accompagna il pubblico di sempre verso quella che è la sua naturale trasformazione generazionale.

La strategia della Ferragni sembrerebbe non attecchire più alla sua massa che non solo ha altri influencer come paragone, ma non ha in gran parte la capacità di acquisto dei prodotti che ella stessa pubblicizza. Il fatto che ci troviamo dinanzi ad una testimonial del lusso che partecipa alle sfilate di Parigi come se fosse una star, rende il personaggio ancora più inarrivabile rispetto alla massa che lo segue. C’è ovviamente anche da settorializzare la geolocalizzazione dell’attività di Chiara Ferragni, che ha visibilità globale dove raccoglie più consensi, seppur l’Italia resti sempre il suo zoccolo duro, consentendola di essere regina. Purtroppo per noi italiani, nel resto del mondo vi sono altri numeri che fanno la differenza e premiano influencer che parlano la stessa lingua del pubblico che li segue.

Uno dei primi dettagli che ha portato alla caduta di forza dell’immagine della Ferragni è stato quello sicuramente di aprirsi una linea sua personale sulla qualunque. Dalla linea per bambino agli astucci di scuola, la Ferragni ha iniziato a disperdere il suo brand tentando appunto di racimolare rendite dalla cessione del suo marchio su prodotti di ogni genere.  Questa attività, se svolta in modo intelligente, potrebbe garantire una rendita, e le previsioni di incamerare 5 milioni di ricavi in questo anno dicono questo, ma allo stesso tempo può far perdere il valore al brand perché effettivamente ci troviamo dinanzi ad una inflazione del marchio che viene impresso su prodotti di gadget.

La scelta di massimizzare lo sfruttamento del suo marchio è sicuramente mirata ad aumentare le entrate magari sfruttando i suoi propri canali social seppur gli ultimi dati sulla considerazione mondiale che i consumatori ripongono sull’universo degli influencer è di appena il 22% della popolazione. Un altro aspetto che ha denotato la caduta di stile della Ferragni è stato certamente quello di vederla promuovere tante località turistiche particolari, così come locali esclusivi, abbinandosi a capi di moda. E’ il suo mestiere, certo, ma è anche chiaro che la diversificazione da rappresentante della moda ad ambasciatore del lusso non sempre è un qualcosa che va di pari passo, anzi, il lusso non ha bisogno di televendite ed è questo molto probabilmente un altro motivo per il quale registriamo un potenziale declino della Ferragni.

Un’altra lettura che viene data alla volontà della Ferragni di cedere le sue quote può non essere un colpo di coda, bensì una capitalizzazione su un prodotto la cui funzione non è più quella di generare semplici entrate, bensì rendite, e non più sul brand affisso prodotti, ma sullo stesso proprietario.

Quindi Chiara Ferragni cosa farà? Sarà la dipendente di un gruppo di investimento?

Non è chiaro per il momento quello che comporterà un eventuale cessione, ma è certo che la necessità di vendere per trovare nuovi investitori è sicuramente una strategia per trovare maggiore liquidità, che potrebbe essere sicuramente reinvestita, ma che a quanto si legge serve anche a ripianare una situazione debitoria non eccessiva.

No, state tranquilli, Chiara Ferragni non la vedremo certamente sotto i ponti, ma è chiaro che il suo potere sembrerebbe essere in declino alla luce anche degli attacchi gratuiti che le vengono mosse puntualmente quando prova a cambiare placement come nel caso della sua provocatoria apparizione alle sfilate di Parigi con le calze a rete e un cappotto che aveva anche il compito di fungere da reggiseno.

Effettivamente, la svolta sexy della Ferragni non sembrerebbe essere riuscita, ma questa volta è palese notare come i media che hanno per molto incensato e difeso perché ne sfruttano i clic, quindi gli introiti pubblicitari sulle notizie della più grande influencer italiana, non hanno mostrato tutti la stessa e solita omogeneità di acclamazione. Se il do ut des, tra notizia data in cambio di pubblicità indiretta e forse anche diretta tramite l’agenzia di comunicazione che segue la Ferragni, non ha portato i suoi frutti, anzi, a dire il vero ha fatto scatenare delle critiche al limite del body shaming significa che c’è qualcosa che è cambiato tra la Ferragni e la stampa.

Quale sarà il futuro della Ferragni?

Dai sospetti delle sue grandi partecipazione all’interno dei marchi quotati in borsa, che hanno guadagnato diversi punti di crescita nel corso dei primi giorni decorsi dall’annuncio della notizia, che hanno fatto maturare dei forti sospetti di aggiotaggio bancario dove secondo l’Espresso gli investitori, sapendo che il titolo sarebbe cresciuto in borsa e avrebbe garantito nel breve periodo una percentuale di guadagno tra il 3 e il 5%, l’hanno utilizzata come leva per avere delle rendite veloci ed indolori.

Questo aspetto ci fa comprendere che l’imprenditrice digitale sarà sicuramente impegnata nei prossimi anni a rifondare la sua attività e non possiamo escludere che avrà certamente le capacità di innovarsi e riuscire ad affrontare il cambio generazionale aziendale superando quella soglia temporale che vede gli influecer essere dimenticati all’improvviso perché l’attenzione su di loro cala.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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