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Editoriali

Ok allo Smart Working: le imprese dividono le bollette e l’inflazione con i dipendenti

Tempo di lettura: 2 minuti. Dopo mesi di accuse allo strumento del lavoro agile, gli imprenditori per risparmiare nel momento di crisi si affidano ai “lavativi” ed ai “svuotabar del centro storico”

Tempo di lettura: 2 minuti.

Adesso lo Smart Working è “buono”. Dopo mesi di polemiche sul lavoro agile che premia i lavativi e svuota i bar del centro storico, le aziende stanno spingendo per trasferire quante più risorse a casa a causa del caro bollette. Sono finiti i tempi, e per fortuna, dove l’incapace Ministro Brunetta metteva in discussione la nuova forma di lavoro del futuro, in molte nazioni considerata invece del presente, individuata dall’Unione Europea come strumentale al risparmio energetico ed alla ottimizzazione degli indici di inquinamento.

Dietro quest’ultimo passaggio c’è proprio da sollevare il dito contro il fatto che lo smart working è l’ancora di salvezza per tutte quelle imprese che hanno esigenza in questo momento di risparmiare soldi e denaro richiesti dalle loro strutture energivore. Non solo grandi aziende, ma anche singoli uffici e datori di lavoro che chiedono di fatto ai loro dipendenti “di entrare in società condividendo i costi sempre più elevati dell’energia consentendone un abbattimento con quella di casa”. Nel caso in cui le bollette aumentano anche a casa, oltre all’inflazione, sullo stipendio netto mensile inciderà anche un elevato consumo energetico.

Una scelta che potrebbe essere accettata senza troppi problemi se il costo dell’energia elettrica e del gas non superi quello sostenuto dalle spese di trasporto mensili e che consentirebbero al lavoratore di guadagnare tempo, all’incirca due ore, rallentando il suo stile di vita ed ottimizzandolo verso altri interessi. Dinanzi l’esigenza c’è quindi un ravvedimento sullo Smart Working e se questo serve a far cambiare idea agli imprenditori ed ai politicanti settantenni che hanno come priorità quella di andare al bar sotto l’ufficio, può essere un’occasione per rivalutare al meglio la riorganizzazione in pianta stabile dell’evoluzione sociologica del ben più noto “telelavoro”, altrimenti, se non dovesse poi confermarsi in pianta stabile a livello normativo, dopo i tempi bui di questo periodo, il danno ai lavoratori sarebbe sicuramente confermato.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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