Inchieste
Cozy Bear: l’APT29 con gli strumenti migliori al mondo al servizio della Russia

Da Fancy Bear a Cozy Bear. Continua la rubrica Guerra Cibernetica sulla potenza di fuoco made in Madre Russia. Nella scorsa puntata si è parlato del gruppo Fancy Bear, identificato con la sigla Apt28, che rappresenta il gruppo militare più anziano nell’ambito della guerra informatica. Oggi si parla di Cozy Bear, classificato dal governo federale degli Stati Uniti come minaccia persistente avanzata APT29 e considerato un gruppo di hacker russi associato a una o più agenzie di intelligence della Russia. A testimonianza di questa ipotesi ci sono testimonianze dei servizi di intelligence americani e olandesi che hanno associato il gruppo allo SRV che si occupa dei servizi esteri per conto di Putin.
Al gruppo sono stati dati vari soprannomi da altre società di sicurezza informatica, tra cui CozyCar, CozyDuke (di F-Secure), Dark Halo, The Dukes (di Volexity), NOBELIUM, Office Monkeys, StellarParticle, UNC2452 e YTTRIO che prendono spunto anche dalla moltitudine di malware sviluppati per effettuare attacchi.
Se le origini dei cugini di Fancy Bear risalgono al 2007 secondo alcune azioni storicamente accertate, sull’APT29 invece non c’è una linea comune. Secondo Kaspersky Lab, i primi campioni del malware MiniDuke, scritto in linguaggio assembly ed attribuito alle azioni militari del gruppo, risalgono al 2008. Symantec ritiene che Cozy Bear abbia compromesso organizzazioni diplomatiche e governi almeno dal 2010. Il malware CozyDuke utilizza una backdoor e un dropper che serve ad installare il file malevolo. Il malware esfiltra i dati in un server di comando e di controllo che consente agli aggressori di poter adattare il codice malevolo all’ambiente. I componenti backdoor del malware di Cozy Bear vengono aggiornati in tempo reale con modifiche alla crittografia ed alla funzionalità dei trojan utilizzati, dando massima priorità alle capacità di anti-rilevamento. La velocità con cui Cozy Bear sviluppa e distribuisce i suoi componenti ricorda il set di strumenti di Fancy Bear, che utilizza anche gli strumenti CHOPSTICK e CORESHELL.
Il set di strumenti malware CozyDuke di Cozy Bear è strutturalmente e funzionalmente simile ai componenti di seconda fase utilizzati nelle prime operazioni Miniduke, Cosmicduke e OnionDuke. Un secondo modulo del malware CozyDuke, Show.dll, sembra essere stato costruito sulla stessa piattaforma di OnionDuke, il che suggerisce che gli autori vi hanno lavorato insieme o addirittura sono le stesse persone. Le campagne e i set di strumenti malware utilizzati sono denominati Dukes, inclusi Cosmicduke, Cozyduke e Miniduke. CozyDuke e sono collegati alle campagne MiniDuke e CosmicDuke, nonché alla campagna di cyberspionaggio OnionDuke. Ciascun gruppo di minacce tiene traccia dei propri obiettivi e utilizza set di strumenti che sono stati probabilmente creati e aggiornati da persone di lingua russa. Dopo l’esposizione del MiniDuke nel 2013, gli aggiornamenti al malware sono stati scritti in C/C++ ed dotandolo di un nuovo offuscatore.
Si sospetta che Cozy Bear sia dietro lo strumento di accesso remoto “HAMMERTOSS” che utilizza siti Web comunemente visitati come Twitter e GitHub per trasmettere i dati dei comandi. Seaduke, invece, è un Trojan altamente configurabile e di basso profilo utilizzato esclusivamente per un piccolo insieme di obiettivi di alto valore. In genere, Seaduke viene installato su sistemi già infettati da CozyDuke, molto più diffuso. Cozy Bear sembra avere progetti in comune con diversi gruppi come nel caso di “Nemesis Gemina” (anno 2013-2014) dove ad essere colpiti sono stati i settori militare, governativo, energetico, diplomatico e delle telecomunicazioni. Secondo più sospetti, che vengono considerati al pari di prove, gli obiettivi degli attori APT29 hanno incluso entità commerciali e organizzazioni governative in Germania, Uzbekistan, Corea del Sud e Stati Uniti, inclusi il Dipartimento di Stato USA e la Casa Bianca nel 2014.
Prima dei gattini, le scimmie
Nel marzo 2014, è stato scoperto che un istituto di ricerca privato con sede a Washington aveva Cozy Duke (Trojan.Cozer) sulla propria rete grazie ad una campagna e-mail che aveva lo scopo di indurre le vittime a fare clic su un video flash di scimmie da ufficio, includendo anche eseguibili dannosi. A luglio il gruppo aveva compromesso anche reti governative e aveva ordinato ai sistemi infettati da CozyDuke di installare Miniduke su una rete compromessa.
Partito Democratico e Repubblicano Statunitense non fanno differenza
Nell’estate del 2014, agenti al servizio dell’intelligence olandese si sono infiltrati in Cozy Bear ed hanno scoperto che stavano prendendo di mira il Partito Democratico degli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca. Le loro prove hanno influenzato la decisione dell’FBI di aprire un’indagine.
Come previsto, nel giugno 2016, Cozy Bear è risultato implicato insieme al gruppo di hacker Fancy Bear negli attacchi informatici del Democratic National Committee, l’organo più importante del partito che ha dato i natali a Biden, Obama e Clinton. Sebbene i due gruppi fossero entrambi presenti contemporaneamente nei server del Comitato nazionale democratico, sembravano non essere a conoscenza di essere impegnati nella sottrazione delle stesse password, intralciandosi a vicenda con l’arrivo di Fancy Bear dopo un anno di presidio da parte dei cugini dell’APT29. La metodica di spionaggio a lungo termine e le strumentazioni impiegate hanno stabilito che gli attori provenivano da un’agenzia di intelligence russa separata da quella dei veterani dell’APT28. Nel luglio 2021, anche il Comitato Nazionale Repubblicano è stato violato da Cozy Bear. I funzionari hanno ritenuto che l’attacco sia stato condotto tramite Synnex e che sia avvenuto contestualmente all’attacco ransomware diffuso attraverso la compromissione del software Kaseya VSA.
Spear Phishing, una passione militare
Nell’agosto 2015 Cozy Bear è stato collegato a un attacco informatico di spear-phishing contro il sistema di e-mail del Pentagono che ha causato la chiusura sia dell’intero ambiente di posta elettronica non classificato del Joint Staff sia di Internet durante l’indagine. L’attività di invio di mail fraudolente mirata a determinati soggetti istituzionali è continuata dopo la campagna elettorale delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016. Cozy Bear è stato collegato a una serie di campagne di spear phishing coordinate e ben pianificate contro i think tank statunitensi e le organizzazioni non governative (ONG).
Governi sotto attacco, realtà o finzione?
Nel febbraio 2017, il Servizio di sicurezza della polizia norvegese (PST) ha riferito che qualcuno aveva tentato di rubare gli account di posta elettronica di nove persone nel Ministero della Difesa, nel Ministero degli Affari Esteri e nel Partito Laburista. Gli atti sono stati attribuiti a Cozy Bear, i cui obiettivi includevano l’Autorità norvegese per la protezione dalle radiazioni, il capo del PST e un collega senza nome. Gli attacchi sarebbero stati condotti nel gennaio 2017 quando parallelamente, nel febbraio 2017, è stato rivelato che Cozy Bear e Fancy Bear avevano fatto diversi tentativi di hackerare i ministeri olandesi, incluso il Ministero degli Affari Generali, nei sei mesi precedenti. Dall’AIVD hanno fatto sapere che gli hacker erano russi e avevano cercato di ottenere l’accesso a documenti segreti del governo. La percezione di eventuali rischi di compromissione scaturita da questi eventi, ha indotto il governo a contare a mano i voti dell’elezione generale olandese del marzo 2017.
Operazione Fantasma: la guerra cibernetica fatta per bene
Apparentemente, il 2018 è sembrato essere tranquillo sul fronte APT29, ma così non è stato per via di tre nuove famiglie di malware attribuite a Cozy Bear: PolyglotDuke, RegDuke e FatDuke. Il gruppo militare non ha cessato le operazioni, ma ha piuttosto sviluppato nuovi strumenti più difficili da rilevare ed è per questo che l’attività del biennio 2018-2019 è stata battezzato come Operazione Fantasma (Ghost).
COVID19
Nel luglio 2020 Cozy Bear è stato accusato da NSA, NCSC e CSE di aver tentato di rubare dati sui vaccini e sui trattamenti per il COVID-19 in fase di sviluppo nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Canada.
Inchieste
XLoader/FormBook: analisi in esclusiva della crittografia e decrittografia del malware
Tempo di lettura: 6 minuti. La società ha fornito in esclusiva per l’italia, l’analisi di un malware “stealer” utilizzato di frequente nell’ultimo periodo.

Gli analisti di malware di ANY.RUN sono felici di discutere gli algoritmi di crittografia di XLoader, noto anche come FormBook con la redazione di Matrice Digitale. Insieme decifreremo le stringhe dello stealer e dei server C2.

Xloader è uno Stealer, successore di FormBook. Tuttavia, oltre alle funzionalità di base, sono interessanti anche gli approcci insoliti alla crittografia e all’offuscamento delle strutture interne, del codice e delle stringhe utilizzate in XLoader. Diamo uno sguardo dettagliato alla crittografia di stringhe, funzioni e richiami C2.
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Crittografia in XLoader
Innanzitutto, dovremmo ricercare 3 principali algoritmi crittografici utilizzati in XLoader. Questi sono gli algoritmi modificati: RC4, SHA1 e l’algoritmo di Xloader basato su una macchina virtuale.
L’algoritmo RC4 modificato
L’algoritmo RC4 modificato è un normale RC4 con livelli aggiuntivi di sottrazione sequenziale prima e dopo la chiamata RC4. Nel codice uno strato di sottrazioni ha questo aspetto:
# transform 1 for i in range(len(encbuf) – 1, 0, -1): encbuf[i-1] -= encbuf[i] # transform 2 for i in range(0, len(encbuf) -1): encbuf[i] -= encbuf[i+1] |
I byte del testo cifrato vengono sottratti l’uno dall’altro in sequenza da destra a sinistra. E poi vanno da sinistra a destra. Nel codice di XLoader appare così:

Funzione che esegue la crittografia RC4
L’algoritmo SHA1 modificato
La modifica SHA1 è una SHA1 regolare, ma ogni 4 byte viene invertita:

L’algoritmo della macchina virtuale di Xloader
L’ultimo algoritmo è una macchina virtuale che genera da uno a quattro byte di testo in chiaro, a seconda del byte corrente del testo cifrato. Di solito, questo algoritmo viene utilizzato come livello di crittografia aggiuntivo, che verrà discusso in seguito. La voce della routine di decrittografia della VM è simile alla seguente:

Un esempio di trasformazioni nella routine di decrittazione di una macchina virtuale
Decrittazione delle stringhe XLoader
Successivamente, esaminiamo come funziona la crittografia delle stringhe in XLoader. Tutti gli array di byte contenenti stringhe crittografate o informazioni sulla chiave si trovano in tipi speciali di BLOB.

Un esempio di trasformazioni nella routine di decrittazione di una macchina virtuale
Decrittazione delle stringhe XLoader
Successivamente, esaminiamo come funziona la crittografia delle stringhe in XLoader. Tutti gli array di byte contenenti stringhe crittografate o informazioni sulla chiave si trovano in tipi speciali di BLOB.

Funzione di generazione della chiave per decifrare le stringhe
Qui K1_blob, K2_blob e K3_blob sono funzioni che restituiscono dati dai blocchi descritti sopra e la lunghezza della stringa è un argomento per esse.
Le funzioni VM_Decrypt, RC4_with_sub_Layer e sha1_* sono algoritmi modificati che abbiamo discusso in precedenza.
Schematicamente, l’algoritmo di generazione della chiave può essere rappresentato dal seguente diagramma.
Qui E e K sono i dati e la chiave che viene alimentata all’input della funzione RC4, rispettivamente, e K1, K2 e K3 sono i dati ottenuti dalle funzioni K1_blob, K2_blob e K3_blob.

schema di generazione delle chiavi per decifrare le stringhe
Anche le stringhe stesse vengono archiviate come blob e sono coperte da due livelli di crittografia:
VM_decrypt
RC4 che utilizza la chiave ottenuta sopra.
Allo stesso tempo, RC4 non viene utilizzato per l’intero blob in una volta.
Dopo aver rimosso il primo livello, le stesse stringhe crittografate vengono memorizzate nel formato:
lunghezza stringa crittografata – stringa crittografata
Di conseguenza, per decrittografare le stringhe, dobbiamo eseguire un ciclo di questa struttura e decrittografare in modo coerente tutte le stringhe.

Funzione per decifrare le stringhe
Di seguito è riportato un esempio dei dati crittografati dopo aver rimosso il primo livello. Le coppie lunghezza/stringa per le prime 3 stringhe crittografate sono evidenziate in rosso.

Le prime 3 stringhe crittografate
Le stesse stringhe dopo la decrittazione:

Le prime 3 righe dopo la decodifica
Insieme alle stringhe crittografate, vengono memorizzate anche le esche C2. Si trovano sempre alla fine di tutte le stringhe decifrate, iniziando e terminando con le stringhe f-start e f-end.
Decrittazione dei server C2 di XLoader
Successivamente, vediamo come funziona la crittografia C2 principale. Il C2 principale si trova altrove nel codice, quindi puoi ottenerlo separatamente dalle esche C2.

Frammento di codice che dimostra la decrittazione C2.
Per decrittografarlo, oltre che per decrittografare le stringhe, vengono utilizzate 3 chiavi. Lo schema di decrittazione C2 è mostrato di seguito:
- EC2 è il C2 crittografato
- DC2 è il C2 decifrato
L’algoritmo stesso è un’applicazione sequenziale 3 volte dell’algoritmo RC4 con 3 chiavi diverse.

Schema di decrittazione delle esche C2
Inoltre, nelle versioni più recenti delle esche XLoader C2, che di solito si trovano insieme a tutte le altre stringhe, risultano essere coperte da un ulteriore livello di crittografia e, a prima vista, non è del tutto chiaro dove avvenga esattamente la decrittazione di queste stringhe .
Poiché XLoader ha diversi punti di ingresso, ciascuno responsabile di diverse funzionalità non intersecanti, con molte funzioni che risultano essere crittografate.
Le esche C2 vengono decifrate all’interno di XLoader iniettato in Explorer.exe. E in questo caso, viene passato a netsh.exe, che contiene anche XLoader tramite iniezione APC.

Il ciclo di vita C2 in diversi moduli XLoader
Per capire come viene crittografato un esca C2, prima di tutto è necessario capire come vengono crittografate le funzioni.
In realtà è abbastanza semplice. RC4 viene utilizzato come algoritmo di crittografia. Questa volta, la chiave è hardcoded e scritta direttamente nel codice e poi xored con la gamma a 4 byte.
Successivamente, dovresti trovare i puntatori all’inizio e alla fine della funzione. Ecco come si fa: un valore univoco di 4 byte viene inserito all’inizio e alla fine di ogni funzione crittografata. XLoader cerca questi valori e ottiene i puntatori desiderati.

Frammento di codice che dimostra la decrittazione della funzione
Quindi la funzione viene decrittografata, le viene dato il controllo e allo stesso modo cerca e decrittografa la funzione successiva. Ciò accade fino a quando la funzione con la funzionalità principale non viene decifrata ed eseguita. Quindi, le funzioni dovrebbero essere decifrate in modo ricorsivo.
La chiave per decrittografare le esche C2 è composta da 2 parti e viene raccolta separatamente in due diversi punti di uscita. Un punto di uscita ottiene la chiave protetta da 20 byte e il secondo ottiene la gamma da 4 byte per decrittografare la chiave.
Esempio di configurazione del malware XLoader estratto
Applicando gli algoritmi di cui sopra possiamo estrarre la configurazione da Xloader, inclusi C2, esche C2 e stringhe. Per tua comodità, abbiamo integrato l’estrazione automatica della configurazione di Xloader nella sandbox interattiva ANY.RUN: basta eseguire l’esempio e ottenere tutti gli IOC in pochi secondi.


Configurazione del malware estratta in ANY.RUN
Esempi di campioni eseguiti con successo:
Riassumi
In questo articolo abbiamo discusso la crittografia in xLoader stealer. Si basa sia su componenti aggiuntivi di algoritmi esistenti sia su algoritmi scritti da sé.
La parte principale e complicata del processo di decrittazione è la generazione della chiave e il fatto che la funzionalità di XLoader è suddivisa in moduli che possono essere eseguiti in diversi processi. Per questo motivo, per estrarre le stringhe, dobbiamo decifrare il codice eseguibile, tra le altre cose.
Fortunatamente, ANY.RUN è già impostato per rilevare automaticamente questo malware, rendendo i relativi dettagli di configurazione a portata di clic.
Appendice
File analizzati
Campione con la nuova crittografia dei richiami C2
Title | Description |
Name | MT10320221808-004. pdf.exe |
MD5 | b7127b3281dbd5f1ae76ea500db1ce6a |
SHA1 | 6e7b8bdc554fe91eac7eef5b299158e6b2287c40 |
SHA256 | 726fd095c55cdab5860f8252050ebd2f3c3d8eace480f8422e52b3d4773b0d1c |
Campione senza crittografia esche C2
Title | Description |
Name | Transfer slip.exe |
MD5 | 1b5393505847dcd181ebbc23def363ca |
SHA1 | 830edb007222442aa5c0883b5a2368f8da32acd1 |
SHA256 | 27b2b539c061e496c1baa6ff071e6ce1042ae4d77d398fd954ae1a62f9ad3885 |
Inchieste
Meta vuole sottopagare la Musica italiana, ma va difesa perchè la SIAE è il male
Tempo di lettura: 3 minuti. Il paradosso italiano: firmare i contratti perchè c’è chi paga poco, ma paga. Anche se sottopaga pur avendo bisogno degli artisti del Bel Paese

La scomparsa della musica italiana da Instagram e Facebook ha causato grande sconcerto tra gli utenti. Questo è avvenuto a seguito del mancato accordo tra il colosso dei social media, Meta, e la SIAE, l’ente che tutela i diritti d’autore degli artisti italiani. La licenza per l’utilizzo delle canzoni italiane è scaduta a gennaio, e Meta ha cercato di negoziare senza concedere alcun margine di compromesso, chiedendo sostanzialmente alla SIAE di accettare le loro condizioni senza garanzie.
Il governo italiano ha cercato di intervenire nella disputa, ma finora non è stata raggiunta alcuna soluzione concreta. Nel frattempo, gli utenti italiani sono impossibilitati dall’utilizzare la musica italiana nelle loro storie e reel su Instagram e Facebook. Questa situazione potrebbe indurre molti a passare al concorrente cinese TikTok, che ha già guadagnato una quota significativa del mercato nel 2022.
L’industria musicale italiana è gravemente danneggiata da questa situazione, in quanto il mercato digitale rappresenta l’83% dei suoi ricavi. Gli utenti italiani si trovano ora senza la possibilità di condividere la colonna sonora delle loro vite attraverso i social media, e ciò potrebbe portare a un calo dell’interesse per la musica italiana sia a livello nazionale che internazionale.
In sintesi, il mancato accordo tra Meta e SIAE ha creato una situazione difficile per l’industria musicale italiana e per gli utenti dei social media nel paese. Se non verrà raggiunta una soluzione, il settore musicale italiano e la sua presenza sulle piattaforme digitali potrebbero risentirne notevolmente, con possibili ripercussioni negative sulla promozione e la diffusione della musica italiana nel mondo.
Fino a qui, la ragione sembra trovarsi dalla parte della piattaforma statunitense che “offre” una opportunità di visibilità per quegli artisti che non hanno successo e nemmeno i soldi per promuoversi. La domanda è però un’altra: il patrimonio artistico culturale del nostro paese è più importante di una piattaforma commerciale statunitense?
La verità da parte di SIAE, che rappresenta molti artisti locali ma non tutti, è che l’offerta economica del social era stata già decisa a tavolino e non aveva margini di trattativa ulteriori. Il muro contro muro è una strategia che fa comprendere alla piattaforma come sarebbe il social senza la musica italiana.
Premesso che gli effetti sono visibili solo ed esclusivamente su testi italiani, su cantanti che appartengono a SoundReef, un’alternativa per gli artisti alla SIAE, o altre etichette e che questo giochi a sfavore non solo dei “deboli”, ma anche a grossi nome come la Pausini, c’è però da fare una considerazione sul perchè Soundreef sia migliore di Siae: solo perchè è presente su Facebook?
Contenuti senza musica o senza musica il nulla politico?
C’è poi il dettaglio dei contenuti: Facebook nasce come social di “foto” e “testo”, la musica è arrivata dopo con i video, ma è chiaro senza la musica, i contenuti della piattaforma perderebbero molto in termini di valore, qualità e gradimento. Questo dovrebbe far riflettere quante più persone sull’abbandonare la piattaforma senza maledire la SIAE che invece sta rappresentando un intero settore “sottopagato” come da anni avviene nel mondo della globalizzazione, diventata gigaeconomy, e che sta facendo emergere la vera realtà di un social che ospitava pensieri profondi ed idee politiche per essere diventato poi il modello perfetto di censura, controllo e manipolazione del pensiero occidentale.
Stesso discorso per Instagram, dove alle foto hanno fatto spazio video per lo più televendite di profili pornografici di Onlyfans, ma “Meta non era contro il porno?”, che avvicinano minori a profili a luci rosse e foto dove la musica non è richiesta per forza. Chi ha interesse affinché la SIAE svenda la musica al dandy americano? Solo chi non comprende che i social vivono di contenuti e dell’intelletto altrui ed è per questo che TikTok, paga tutti i creator a differenza di Facebook che ha una lista di influencer favoriti decisi anche dalla politica globalista e regole di ingaggio poco chiare e spesso rivelatesi scorrete per il mercato.
Azienda, piattaforma social o comitato d’affari?
Perchè il Governo dovrebbe intervenire? Per favorire gli americani di Zuckerberg a discapito dei cinesi per via di TikTok e della sciurezza del nostro paese?
E perchè non invece essere più sodale con YouTube che oramai, insieme a Spotify, è il metro preferito dall’industria musicale globale?
Sarebbe forse il caso di iniziare a valutare realtà come Meta per quello che sono, aziende presenti sul mercato che non hanno nè più nè meno di diverso rispetto alle altre e proprio per questo non meritano attenzioni particolari e possono tranquillamente gestirsi da sole senza troppi aiuti di figure governative comprensivi, fin troppo, forse al limite della connivenza.
Inchieste
Killnet assalta gli ospedali e Phoenix colpisce missione EOSDIS della NASA
Tempo di lettura: 4 minuti. Hanno monitorato tutti gli attacchi dal 18 novembre 2022 al 17 febbraio 2023, osservando un aumento da 10-20 attacchi giornalieri a novembre a 40-60 attacchi ogni giorno a febbraio

Killnet è tornato ed ha hackerato la NASA dopo un periodo di silenzio a causa del grande successo avuto dei cugini di NoName057. Il collettivo di hacktivisti russi ha pubblicato dettagli e dati sulla missione spaziale della NASA prevista sul satellite della terra.
🤴 Il gruppo di hacker russi PHOENIX si assume la piena responsabilità di aver violato alcuni dei vostri sistemi.
Lo dico in modalità 🔴 in quanto ho fiducia in me stesso e nei vostri professionisti IT.
✔️На al momento abbiamo accesso a (i dati saranno aggiornati):
⚡️Данные dai satelliti della missione MMS
⚡️Учетные record degli utenti/specialisti di EOSDIS
⚡️Нескольо terabyte di dati di ricerca, schemi di veicoli spaziali, rapporti e documenti aziendali
⚡️SOON…

Nonostante Killnet si sia da sempre contraddistinta per gli attacchi di DDoS, questa volta invece ha giocato un ruolo diverso dal solito entrando nei server della NASA: l’ente di aviazione spaziale americana famosissima anche per i suoi sistemi di sicurezza informatici avanzati e a prova di intrusioni non solo di hacker bensì anche militari da parte di altri paesi. Un’attività a questa che dovrà essere smentita dall’ente statunitense oppure confermata, ma attualmente sono stati pubblicati i dati con relative password delle persone impegnate nel progetto e quindi si può affermare che danno permanente è stato fatto salvo smentite sulal qualità dei contenuti
Cosa è la missione EOSDIS?
EOSDIS, acronimo di Earth Observing System Data and Information System, è un sistema gestito dalla NASA per raccogliere, archiviare e distribuire i dati provenienti dai satelliti di osservazione terrestre e dalle missioni scientifiche aeree. L’obiettivo principale di EOSDIS è fornire un accesso semplice e veloce a una vasta gamma di dati e informazioni relative all’ambiente terrestre, all’atmosfera, all’oceano e alle aree glaciali e polari.

EOSDIS fa parte del programma Earth Science Data Systems (ESDS) della NASA e utilizza diversi centri di elaborazione e distribuzione dei dati, chiamati Distributed Active Archive Centers (DAACs), per archiviare e distribuire i dati a ricercatori, scienziati e altre parti interessate in tutto il mondo.
Tra i principali servizi offerti da EOSDIS vi sono la possibilità di cercare e scaricare dati e immagini, visualizzare mappe e grafici e accedere a strumenti di analisi per comprendere meglio le tendenze e i fenomeni legati all’ambiente terrestre e ai cambiamenti climatici.
L’allarme dagli USA: Killnet colpisce gli ospedali
Questa settimana, i ricercatori nel campo della cybersecurity hanno osservato che il gruppo di hacker pro-Russia noto come Killnet sta intensificando gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) contro le organizzazioni sanitarie a partire dal novembre scorso.
Killnet è stato creato in seguito all’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio 2022 e ha trascorso gran parte dell’ultimo anno lanciando attacchi DDoS contro governi e aziende di tutto il mondo. Sebbene gli attacchi siano per lo più un fastidio – mettendo offline i siti web per circa un’ora nella maggior parte dei casi – hanno suscitato preoccupazione all’interno del governo degli Stati Uniti, in particolare quando vengono lanciati contro infrastrutture critiche come aeroporti e ospedali.
Nei mesi recenti, il gruppo ha concentrato la sua attenzione sui siti web delle organizzazioni sanitarie, lanciando una campagna a febbraio che ha preso di mira ospedali in oltre 25 stati. La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) ha affermato che meno della metà di questi attacchi – che prevedevano l’invio di un’enorme quantità di richieste di pagina ai siti web presi di mira – ha avuto successo nel mettere offline i siti.
Venerdì, i membri del Microsoft Azure Network Security Team, Amir Dahan e Syed Pasha, hanno pubblicato un’analisi degli attacchi DDoS alle organizzazioni sanitarie utilizzando i loro strumenti di sicurezza.
“Le tipologie di organizzazioni sanitarie attaccate comprendevano il settore farmaceutico e delle scienze della vita con il 31% di tutti gli attacchi, gli ospedali con il 26%, le assicurazioni sanitarie con il 16% e i servizi e le cure sanitarie anch’esse con il 16%”, hanno dichiarato. Killnet ha solitamente provato due metodi diversi: creare molte connessioni diverse e cercare di mantenerle attive il più a lungo possibile per rendere inutilizzabile un sito web, oppure stabilire quante più nuove connessioni possibili in un breve lasso di tempo per esaurire le risorse.
“Killnet e i suoi avversari affiliati utilizzano gli attacchi DDoS come tattica più comune. Utilizzando script DDoS e stressor, reclutando botnet e utilizzando fonti di attacco contraffatte, KillNet può facilmente interrompere la presenza online di siti web e app”, hanno affermato i ricercatori. Servizi di protezione DDoS come Cloudflare hanno segnalato tendenze simili. Akamai, un’altra azienda che offre strumenti simili, ha pubblicato un rapporto il mese scorso che evidenziava un aumento significativo degli incidenti DDoS in Europa nel 2022, con un numero crescente di campagne che ora coinvolgono tattiche di estorsione. L’azienda ha anche avvertito che gli attacchi DDoS vengono ora sempre più utilizzati come copertura per vere e proprie intrusioni che coinvolgono ransomware e furto di dati.
Omer Yoachimik di Cloudflare ha riferito a The Record che la loro ricerca sulla campagna DDoS di Killnet nel settore sanitario indica che gli attacchi venivano “crowdsourced”, ovvero gli operatori di Killnet si rivolgevano ad altri gruppi e individui che utilizzano più botnet o metodi di attacco diversi. Anche la CISA ha dichiarato a The Record che gli incidenti DDoS sono diventati una questione prioritaria per l’agenzia, poiché cercano di proteggere le infrastrutture critiche.
“Il nostro personale regionale sta lavorando a stretto contatto con i nostri partner sul territorio e incoraggiamo tutte le organizzazioni, compresi gli enti statali e locali, a rimanere vigili e ad adottare misure per proteggersi”, ha detto il portavoce, facendo riferimento a una guida pubblicata insieme all’FBI a ottobre su come le organizzazioni possono ridurre la probabilità e l’impatto degli attacchi DDoS. Il portavoce ha aggiunto che per gran parte dell’ultimo anno, la CISA ha aiutato le organizzazioni a mitigare gli attacchi DDoS, in particolare quelli lanciati da Killnet. L’agenzia ha anche collaborato con diverse aziende tecnologiche per fornire risorse gratuite alle organizzazioni con finanziamenti limitati, al fine di aiutarle a ridurre l’impatto degli attacchi DDoS.
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