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Chiara, pensati libera. Napoli, l’Italia, hanno Geolier e le sue ombre

Tempo di lettura: 6 minuti. Ferragni in disgrazia social mentre Napoli e l’Italia festeggiano Geolier che, secondo gli esperti, ha appena iniziato ad avere successo.

Tempo di lettura: 6 minuti.

Napoli è pazza di Geolier. Il rapper napoletano di Secondigliano ha sbancato al televoto del festival di Sanremo tra mille polemiche, arrivando secondo classificato, tra cui quella di aver partecipato al Festival con un testo in dialetto grazie ad una deroga di Amadeus al regolamento.

L’idolo delle nuove generazioni di tutto lo Stivale con con tantissimi successi collezionati nelle migliori classifiche internazionali, è diventato un mito nella sua città di origine per lo stile con cui ha respinto le accuse alla sua musica ed alle insinuazioni che in alcuni casi puzzavano dell’unico razzismo concesso nell’Italia progressista: quello contro i napoletani. Motivo ha voluto anche che Geolier sia andato a Sanremo: per rappresentare la Napoli della riscossa, a suo dire, ed è stato osteggiato in casa dai puristi della lingua partenopea e da coloro che ne hanno sindacato le origini del successo artistico.

L’attuale idolo di Napoli più volte ha raccontato attraverso le sue musiche ed i suoi video quella Napoli criminale, presentandosi al grande pubblico con AK47 d’oro e mostrando comportamenti non proprio civili come quello di impennare su un motorino senza casco. Questi campanelli d’allarme non sono bastati a far scattare pareri cautelativi da parte della borghesia napoletana e soprattutto da coloro che ne dirigono i fili delle Pubbliche Amministrazioni, compresi i contesti accademici illuminati. Dopo il successo sanremese, Geolier è stato premiato dal sindaco di Napoli ed è stato accolto con un invito formale all’università Federico Secondo per parlare della sua storia fatta di riscatto da una periferia nota alle cronache del mondo per essere terra di Gomorra.

Perchè Geolier è la nuova Ferragni

L’esplosione di Geolier accade in un momento storico ben preciso nel mondo dei social network e precisamente durante la caduta dell’impero d’immagine del brand Chiara Ferragni in seguito a multe per presunte truffe presentate al pubblico sottoforma di beneficenza. Il sostenere che chi ha creato la Ferragni ha già provato a sostituirla, è stato un’analisi puntuale, e non è fuori luogo credere che tutta la miniera d’oro scavata in questi anni dall’influencer più nota d’Italia verrà pian piano occupata da Geolier con la spinta del brand Napoli.

Un fenomeno prima popolar e poi nazionale, perché partito dei quartieri di periferia di Napoli e poi sbarcato sullo scenario nazionale ed internazionale grazie ai social network ed alla piattaforma musicale Spotify dove con 6 milioni di visualizzazioni al mese Geolier regna sovrano su tutti gli altri artisti contemporanei del panorama musicale italiano. A differenza di molti che hanno avuto bisogno di Sanremo per farsi conoscere o essere rilanciati dopo anni di fallimenti e disastri, Geolier è andato a Sanremo portando la sua nutrita base di cui molti veterani erano all’oscuro.

Ad aggiungere un ulteriore spinta al giovane ex operaio di fabbrica, c’è anche il mondo della moda con gli stilisti blasonati che stanno scommettendo sul “manichino” Geolier da vestire e lo stesso cantante ostenta molta ricchezza come copione del Rap vuole. Non mancano infatti foto del cantante con indosso abiti firmati che rappresentano la chimera da raggiungere per la maggior parte dei giovani di oggi figli delle famiglie italiane sempre più povere e con pochi mezzi per accedere al lusso. Spaccato sociale che spesso riemerge a macchia d’olio nello stivale per eventi di cronaca nera, frutto della mentalità dell’ottenere tutto e subito ad ogni costo.

La Federico II come Harvard

L’operazione pulizia dell’immagine borderline di Geolier è già iniziata in città. Dopo il premio del sindaco Gaetano Manfredi, ex rettore della Federico II, la stessa università ha invitato Geolier a parlare al pubblico utilizzando la stessa strategia di legittimazione che fu fatta a suo tempo con Chiara Ferragni presso il prestigioso ateneo statunitense di Harvard dove tenne una lezione sul suo modello di business innovativo perchè tra le prime influencer nel mondo dei social media. Difficile contestare questa analogia. La strategia in atto nei confronti di Geolier rappresenta un modello oramai già consolidato per rendere un personaggio con una storia di classe sociale debole, brutto dirlo seppur sia vero, e di un modello estremamente diverso dai canoni “aristocratici”, controverso nei contenuti, quanto più forte. Lo si fa scomodando pareri accademici per legittimare non solo di uno stile musicale, bensì di un modo di vivere che non riesce alla maggior parte dei ragazzi che si ritrovano in Geolier perchè come lui provengono da famiglie di origini difficili e contesti degradati. Non è un caso che per difendere Geolier ed il suo testo scritto in uno slang napoletano molto elementare, proprio da sedicenni moderni su WhatsApp, si è subito mobilitato un docente della stessa università che poi l’ha invitato a parlare.

Il carro di Geolier

Un altro aspetto da non sottovalutare è che in virtù dei suoi numeri così forti, il beniamino partenopeo è stato già vestito in occasione della passerella di Sanremo dalla Società Sportiva Calcio Napoli con cui ha chiuso un accordo di sponsorizzazione che dovrebbe portare le sue canzoni all’interno dello stadio Maradona nel corso delle partite di Serie A. Anche questo dettaglio fa comprendere che la macchina del carro di Geolier sia stata presa da assalto opportunamente da coloro che ne hanno bisogno in termini di immagine ed in termini di rappresentanza istituzionale.

Dinanzi ad una città ed ai suoi giovani, tra i più numerosi in Italia in termini di penetrazione demografica, il carro di Geolier è stato poco osteggiato dal popolo in virtù della sua partecipazione a Sanremo, facilitato dal fatto che più rappresentanti del mondo del giornalismo lo abbiano stroncato non tanto per le sue qualità musicali, bensì per il fatto che avesse attirato una fiumana di gente sul televoto della Kermesse canora più famosa d’Italia definita “di indubbia provenienza”. E’ stato questo il fattore scatenante di una rivincita anche da parte di coloro che non vedono Gioelier di buon occhio e la presenza di tre big della musica come Gigi D’Alessio, il milanese-svizzero Gué, Luchè della storica band Co’Sang, da cui trova origini il filone dell’hip-hop partenopeo, ha accompagnato il cantante nella serata cover dove ha stracciato al televoto anche la commuovente, seppur non eccelsa prestazione, Angelina Mango che si è immedesimata nella canzone del suo defunto padre.

Quando le cose vanno bene, nessuno ha il coraggio di contestare le scelte musicali di un artista dal punto di vista qualitativo, ma se ne sfruttano i numeri così come ha fatto lo stesso Bob Sinclar che vorrebbe realizzare un pezzo con Geolier. Nessuno si è messo contro dal punto di vista artistico del cantante anche perché è difficile commentare tecnicamente uno stile sconosciuto ai più come quello della musica rap, ma che negli ultimi anni sta racimolando consensi su tutta la Penisola. Lo dimostra il fatto che Gioelier sia il cantante più ascoltato fuori dal suo perimetro di Secondigliano in grandi città come Roma, Milano ed altre metropoli italiane, e questo rende ancora più ostico farselo nemico. Quindi meglio sia amico, sfruttando il volano di opinioni e pareri positivi che attualmente la sua immagine sta incassando. Perché se prima Geolier era famoso, ed è lui che ha portato a Sanremo un contributo maggiore di visibilità traghettando Amadeus definitivamente verso il successo di aver sdoganato il festival tra i giovani, oggi il cantante napoletano è il fenomeno da supportare per svariati motivi, compreso quello di riuscire a massimizzare accordi commerciali e musicali attraverso partnership a cui abbiamo assistito negli ultimi anni tra artisti blasonati e non napoletani nell’ecosistema della musica giovanile.

Le ombre di Geolier

Dietro quel faccione umile e quelle risposte da persona per bene che hanno respinto accuse spesso infamanti, c’è tutto un modo che andrebbe messo all’attenzione della società civile che dimostra incoerenza su questioni ben più serie del dialetto.

Per quanto riguarda l’aspetto etico delle operazioni intraprese in favore dell’immagine dell’artista, c’è da fare una riflessione seria che non può non scindere l’aspetto commerciale da quello meramente istituzionale. Perché se si fa un’analisi di un potenziale fatturato con cui chiunque ha interesse ad associare il suo nome a Geolier, risulta molto difficile digerire il fenomeno sotto l’aspetto sociale. Se i numeri danno un segno di forza che rende una conversione degli investimenti fatti sul personaggio in termini di immagine, dovrebbe essere difficile normalizzare un modello come quello di Geolier in un contesto sociale dove tra le critiche, comprese quelle del mondo accademico che lo sta premiando con un cappello, figura quella che rappresenta l’opposto di come i giovani dovrebbero essere al giorno d’oggi nella società definita dagli standard elitari.

Non si può trascurare il fatto che il suo testo scritto in napoletano sia in realtà uno slang giovanile che rappresenta una crisi culturale di una popolazione che viene additata di non saper leggere e nemmeno scrivere. Stupisce che questo venga normalizzato da un ateneo come evoluzione del dialetto napoletano. Questo modo di fare è quello già visto negli ultimi anni dove si utilizza il metodo accademico per sancire delle verità che in realtà restano controverse, o addirittura false e strumentali, ma c’è anche il fattore umano che vede Geolier essere ancora oggi rappresentante di un popolo in grave sofferenza e che spesso lamenta l’assenza delle istituzioni sul proprio territorio.

Sorprende per questo motivo la scelta di un sindaco di dare maggior valore ad una figura che in realtà è l’esempio del fallimento della politica stessa. Qualcuno direbbe che è un modo per avvicinare le istituzioni al popolo deluso, ma è chiaro che ci troviamo dinanzi all’ennesimo impoverimento della politica dinanzi ad interessi privati su cui si scommette il rilancio della città in controtendenza alle misure del Governo definite “dure” contro i contesti criminali ed il degrado da loro generato. Un’americanata già vista e ben sponsorizzata nei filoni politici progressisti con l’intervento di una corrente potente quanto solvibile dal punto di vista economico composta da multinazionali che hanno la capacità di cambiare, manipolare ed influenzare il pensiero soprattutto delle nuove generazioni … e non è una coincidenza che Geolier si rivolga proprio a loro.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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