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L’Europa vara il Ministero della Verità a matrice atlantica: vi sveliamo la cellula italiana

Tempo di lettura: 11 minuti. Insegnare a riconoscere la verità oppure ad educare ad una verità? Ecco la risposta alla propaganda russa dall’Unione Europea: con l’aiuto delle organizzazioni atlantiche

Tempo di lettura: 11 minuti.

Per chi ha fretta, l’Unione Europea ha:

  • Esteso il campo di azione del Codice di Condotta sulla disinformazione del 2018 con poteri di imporre la demonetizzazione dei contenuti e la loro rimozione
  • Ha individuato una struttura di pertinenza alla Commissione Europea denominata Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO)
  • L’EDMO ha degli hub territoriali dislocati sul suolo europeo, 8 precisamente, che fanno da supporto alle attività di analisi e ricerca sui territori
  • La struttura italiana è l'(IDMO – Italian Digital Media Observatory) ed è coordinata da Gianni Riotta
  • Tra i partner dell’Osservatorio figurano Luiss, Gedi, NewsGuard dove Riotta ha incarichi professionali
  • L’attività del contrasto alla disinformazione rischia non solo di assumere una lettura politica, ma è strettamente collegata ad un interesse non solo particolare dell’Unione Europea ma al contesto Atlantico avvalendosi di società d’oltreoceano, associazioni europee filo atlantiche ed associazioni di settore che contrastano qualsiasi regime considerato non democratico.

L’articolo presenta una fotografia dei partner del progetto lasciando al lettore l’analisi critica, con fonti annesse per approfondire, e lo invita a trovare una risposta alla domanda:

E’ possibile che una struttura tecnica gestita da politici e da professionisti di una precisa ideologia possa viziare l’offerta della qualità dell’informazione sul territorio Europeo con effetti censori?

Nel settembre 2021 viene presentato in pompa magna l’European Digital Media Observatory che ha lo scopo di monitorare le Fake News sui media ed avviare un percorso di contrasto alla disinformazione in rete ed in particolare sui i social media.

A benedire l’iniziativa in Italia del network di hub nazionali in otto paesi UE è Paolo Gentiloni, del Partito Democratico nella Commissione Europea con delega all’economia. Nella nota ANSA è possibile leggere i compiti dell’EMDBO, in Italia IDMO, e precisamente sono quelli di di studiare l’impatto delle fake news sulle società per diffondere pratiche positive nell’uso dei media digitali.

L’osservatorio europeo EMDBO

L’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) riunisce fact-checkers, esperti di media literacy e ricercatori accademici per comprendere e analizzare la disinformazione, in collaborazione con le organizzazioni dei media, le piattaforme online e gli operatori del settore.
EDMO metterà a disposizione una piattaforma per sostenere il lavoro di una comunità multidisciplinare con competenze nel campo della disinformazione online. EDMO contribuirà a una comprensione più approfondita di attori, vettori, strumenti, metodi, dinamiche di diffusione, obiettivi e impatto sulla società.

Profilo Twitter ufficiale di EDMO, cofinanziato dall’Unione Europea come si legge sull’immagine di copertina

Da profilo Twitter dell’osservatorio è indicata come sede la scuola transnazionale europea che si trova anche Firenze ed è parte dell’European Academic Institute (IUE): il principale istituto in Europa dedicato alle scienze sociali e umanistiche. Fondato nel 1972 dai sei membri originari delle Comunità europee di allora, l’IUE si è guadagnato la reputazione di centro transnazionale di ricerca e di apprendimento superiore la cui sede è a Firenze e si presenta come un centro di formazione della classe dirigente politica al di sopra degli stati, intesa dal punto di vista della concezione europeista della politica.

Home page della sezione della Scuola di Governance Transnazionale

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I partner dell’osservatorio italiano

Sempre dall’ANSA si legge che l’Hub italiano (IDMO – Italian Digital Media Observatory) è realizzato con il coordinamento dall’Università Luiss Guido Carli insieme a Rai, Tim, Gruppo Gedi La Repubblica, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, Pagella Politica e con la collaborazione di Alliance of Democracies Foundation, Corriere della Sera, Fondazione Enel, Reporters Sans Frontières, The European House Ambrosetti.

Chi è il direttore di questa struttura? Il giornalista de La Stampa, Gianni Riotta che dichiara in occasione della presentazione della struttura italiana alla LUISS che “Lavoreremo per insegnare a distinguere il vero dal falso“.

L’osservatorio italiano non è invece fondato dall’Unione Europea, ma sembrerebbe essere parte del progetto Connecting Europe Facility, CEF: fondo dell’Unione Europea istituito nel 2014 per gli investimenti infrastrutturali (in particolare le Reti transeuropee) in tutta l’Unione in progetti di trasporto, energia, digitale e telecomunicazioni, che mira a una maggiore connettività tra gli Stati membri dell’UE. Opera attraverso sovvenzioni, garanzie finanziarie e project bond. È gestito dall’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti e successivamente dall’Agenzia esecutiva per il clima, le infrastrutture e l’ambiente.

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La verità è quella degli americani?

Tra i tanti direttori-coordinatori che potevano essere individuati per un lavoro così prestigioso, quanto imparziale nell’ambito europeo, si è scelto un giornalista italiano naturalizzato americano e docente di una università statunitense, Princeton, come Riotta. A sorprendere è anche il fatto che lo stesso Riotta sia un giornalista del Gruppo Gedi e sia parte del board di NewsGuard.

Ma com’è composta questa sovrastruttura che spiega ai giornalisti ed agli editori come fare informazione?

Chi è NewsGuard?

NewsGuard è una società ambigua che si è presentata al pubblico come una ONG contro la disinformazione appena nata pur non essendolo perchè vende le sue rilevazioni a terzi ed è una attività commerciale a tutti gli effetti avendo una natura giuridica tale. L’attività svolta è in sintesi quella di assegnare un punteggio ai siti di informazione su scala mondiale fissando dei paletti ai media basati sul principio di trasparenza e di correttezza delle informazioni e ciclicamente propone degli studi e delle ricerche pubblicando liste di “buoni o cattivi” che entrano appunto nella classifica dei disinformatori. Così come i profili di coloro che collaborano a progetti di questo tipo siano ideologicamente riconducibili ad un’area politica, anche i nemici provengono spesso dalle aree che si contrappongono nella realpolitik.

Gianni Riotta è l’unico italiano nel Comitato Consultivo insieme allo “sconosciuto” Gramaglia, dove i cui “membri forniscono consulenza strategica a NewsGuard. Non svolgono alcun ruolo nelle valutazioni e nella stesura delle schede informative dei siti analizzati da NewsGuard, se non diversamente indicato“. Quindi il presidente dell’osservatorio italiano sui media non ha il potere di segnalare le testate.

Nel footer del sito si legge che è una Inc. seppur venga proposta come una struttura che si avvale della consulenza di docenti universitari e giornalisti indipendenti come se fosse una ONG

Secondo Wikipedia NewsGuard è uno strumento giornalistico e tecnologico che valuta la credibilità dei siti web di notizie e informazioni e tiene traccia della disinformazione online. Gestisce un’estensione del browser e applicazioni mobili per i consumatori, oltre a servizi per le aziende, tra cui uno strumento di sicurezza del marchio per gli inserzionisti e servizi per i motori di ricerca, le applicazioni per i social media, le aziende di sicurezza informatica e le agenzie governative, ma la sua società non è recensita.

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Il Gruppo GEDI

Conosciuto come titolare del noto quotidiano La Repubblica, il gruppo GeDi è anche proprietario di diverse testate giornalistiche locali, che lo rendono di fatto il gruppo editoriale più ramificato sul territorio italiano, ed è anche allo stesso tempo titolare del quotidiano La Stampa e questo fa intendere gli interessi diretti sul gruppo della famiglia Agnelli che ne è azionista di maggioranza. Il direttore editoriale dell’intero gruppo è Maurizio Molinari, noto giornalista internazionale ed ex direttore di Riotta a La Stampa, da sempre identificato, anche Riotta del resto, come personaggio di spicco del giornalismo italiano nel contesto atlantico.

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Alliance of Democracies Foundation (AoD)

La Alliance of Democracies Foundation (AoD) è un’organizzazione no-profit dedicata al progresso della democrazia e dei liberi mercati in tutto il mondo. Seppur sia Danese, perchè fondata nel dicembre 2017 dall’ex segretario generale della NATO ed ex primo ministro Anders Fogh Rasmussen insieme all’uomo d’affari Fritz Schur e all’avvocato Klaus Søgaard, l’obiettivo è quello di combattere i veri nemici della democrazia come Vladimir Putin, Kim Jong-un e Bashar al-Assad. Sempre secondo la visione dell’associazione la democrazia è messa sotto pressione da protezionismo, populismo, nazionalismo, terrorismo e autocrazia e propone in tal senso un programma, Expeditionary Economics, che ha le sue radici negli sforzi compiuti dagli Stati Uniti durante la Guerra Fredda per rafforzare l’Europa del dopoguerra e creare un modello economico migliore di quello comunista offerto dall’Unione Sovietica. “Il programma sostiene progetti imprenditoriali negli Stati in via di sviluppo, nelle democrazie emergenti e nelle aree post-conflitto allo scopo di rafforzare la democrazia negli Stati fragili sviluppando una base economica locale. La Campagna per la democrazia cerca di collegare i sostenitori della democrazia in tutto il mondo e di costruire un movimento intellettuale per la democrazia attraverso una rete di associazioni locali, la presenza online, l’impegno nei media e il sostegno ai dissidenti“. A margine del Vertice sulla democrazia di Copenaghen è stata costituita la Commissione transatlantica sull’integrità elettorale e ne fanno parte: Joe Biden, Nick Clegg, Toomas Ilves e Felipe Calderón. La commissione ha il compito di rafforzare le difese delle democrazie occidentali contro le interferenze esterne.

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Reporter Senza Frontiere

Reporter Senza Frontiere (RSF) è un’organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa. L’organizzazione ha sede principale a Parigi ed ha lo status di consulente delle Nazioni Unite. Le sue missioni sono:

  • il monitoraggio costante degli attacchi alla libertà di informazione a livello mondiale;
  • la denuncia di ogni forma di attacco ai media;
  • la collaborazione con i governi per combattere la censura e le leggi volte a restringere la libertà di informazione;
  • l’assistenza morale e finanziaria ai giornalisti perseguitati e alle loro famiglie;
  • l’offerta di aiuto materiale ai corrispondenti di guerra allo scopo di aumentarne la sicurezza.

Stila la classifica annuale sulla libertà di informazione ed allo stesso tempo quella dei predatori della libertà di stampa dedicata ai capi di stato, alle strutture statali o teocratiche che applicano una forte censura nel mondo.

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The European House Ambrosetti

Noto come l’organizzatore dello storico Forum di Cernobbio, The European House Ambrosetti è uno dei maggiori think tank europei che gode di ottimi rapporti con il mondo anglosassone. Il Forum presenta previsioni sulle prospettive economiche e geopolitiche del mondo, dell’Europa e dell’Italia ed analizza inoltre i principali sviluppi scientifici e tecnologici e il loro impatto sul futuro del business e della società. Ciò avviene attraverso incontri, dibattiti e presentazioni di studi speciali ad hoc. The European House – Ambrosetti si presenta sul suo sito internet come un gruppo professionale di circa 250 professionisti, di cui il 54% sono donne, attivo sin dal 1965 e cresciuto negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.

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Pagella Politica

Il progetto di Pagella Politica è quello più interessante se consideriamo che dal 2012 monitora le dichiarazioni dei politici e ne trova riscontri sulla loro attività. Un progetto di The Fact-Checking Factory (TFCF) Srl attivo dal 2012 e che oggi grazie a facta.news è uscito dalla sfera politica abbracciando più ambiti della disinformazione. Nel team dell’Osservatorio Europeo, figurano ben tre professionalità di Pagella Politica: Silvia Cavasola, Laura Loguercio e Tommaso Canetta

Pagella Politica ha ben tre esponenti nel team dell’Osservatorio Europeo

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La Commissione Europea ha dato maggiore potere ai gruppi filoatlantici

Lanciato nel 2021, l’Osservatorio Italiano, Europeo e di altri stati, 8 che vi hanno aderito, oggi ha avuto un grande assist dall’Unione Europea che ha sancito l’esistenza di una agenzia di stampa europea che racchiude testate, fact checkers e piattaforme big tech statunitensi già dal 2018, che coincide anno di fondazione dell’americana News Guard, con il Codice di condotta rafforzato sulla disinformazione aggiornato al 2022 dopo le questioni che hanno interessato la pandemia ed il conflitto Ucraino.

Sul sito della Commissione Europea (FONTE) l’iniziativa è presentata così “Nel 2018 è stato istituito per la prima volta un codice di buone pratiche per le piattaforme online, le associazioni di categoria e i principali operatori del settore pubblicitario. che si sono impegnati a contrastare la disinformazione e a migliorare le loro politiche online. Questo si è dimostrato uno strumento innovativo per garantire una maggiore trasparenza e responsabilizzazione delle piattaforme online, nonché un quadro strutturato per monitorare e migliorare le politiche delle piattaforme in materia di disinformazione“.

Ed è proprio nel 2022 che arriva un rafforzamento delle azioni da intraprendere contro i trasgressori e l’istituzione di diverse sovrastrutture:

  • Applicare misure più incisive per demonetizzare la disinformazione 
  • Aumentare la trasparenza della pubblicità politica e della pubblicità tematica
  • Garantire una copertura completa dei comportamenti manipolativi attuali ed emergenti
  • Ampliare rafforzare gli strumenti che consentono agli utenti di individuare e segnalare contenuti falsi o fuorvianti
  • Aumentare la copertura delle azioni di verifica dei fatti in tutti i paesi dell’UE e nelle loro lingue
  • Fornire ai ricercatori un maggiore accesso ai dati
  • Istituire un solido quadro di monitoraggio e comunicazione, con informazioni qualitative e quantitative a livello dell’UE e degli Stati membri 
  • Istituire un centro per la trasparenza
  • Creare una task force permanente per l’evoluzione e l’adeguamento del codice

Mentre l’EDMO figura insieme al Gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (ERGA) e all’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) all’interno di questo schema nel quale la Commissione Europea valuterà regolarmente i progressi compiuti nell’attuazione del Codice, sulla base delle relazioni granulari qualitative e quantitative previste dai firmatari (Fonte), della cellula italiana non vi è traccia, se non un autoriconoscimento da parte della struttura madre di hub territoriale che esiste sia in Francia sia in Belgio e Lussemburgo e sia in Polonia di cui se ne parla finanziamento che spetta solitamente a questioni tecniche e non umanistiche di cui per fortuna se ne parla in un articolo de La Repubblica che indica i costi in 1,4 milioni per l’Italia e, in totale, 11 milioni per gli otto hub europei. Un progetto che dovrà avere una durata di 30 mesi a partire dal settembre circa ed i costi sembrerebbero anche pochi se consideriamo i partner in campo e soprattutto le attività da mettere in piedi.

Il Gancio censore nella Commissione Europea

Per rendere possibile questa struttura, in seno all’organismo esecutivo dell’Unione Europea, la Commissione, il burocrate di Bruxelles che incensa il codice di condotta sull’informazione è il sig. Giuseppe Abbamonte promotore italiano dell’iniziativa e nel convegno del 27 ottobre dal come riportato dal profilo della cellula italiana ha dichiarato che:

Il dubbio che ricorre in molti è:

cosa è una fake news? Una notizia palesemente falsa oppure una notizia non gradita?

A giudicare i partner del progetto, il proponente dell’Unione Europea ed il padrino politico dell’iniziativa, non si prospetta nulla di buono per il settore dell’informazione abituato a correre sulle sue gambe da sempre grazie all’intuito dei giornalisti ed al loro modo di essere cane da presa del potere. Abbiamo già visto come si intende il concetto di disinformazione sui social network come Facebook dove non conta quello che dici, se vero o falso, ma quello di cui scrivi di un argomento sensibile come guerra, covid e l’indirizzo è oramai molto chiaro: russofobia e filoatlantismo, prima che europeismo. L’Unione Europea, sotto la guida Von der Leyen ha attuato diversi atti antidemocratici come l’esclusione di alcune fonti giornalistiche extra europee, l’istituzione di una agenzia di informazione europea e lo ha fatto perché l’intero territorio è pervaso dalla propaganda russa e da teorie antiscientifiche che ledono la salute dei suoi cittadini. Un modo fin troppo morboso di prendersi cura delle informazioni che girano sul territorio e che non ha dato fino ad oggi i suoi frutti se consideriamo i dati delle vendite dei giornali in Italia, le acredini che ci sono nel gruppo Gedi su una strategia meno giornalistica e più dedita al seo efficace per ottenere soldi dalle pubblicità con contenuti dettati dalle tendenze commerciali e non dall’informazione al servizio del cittadino, del fatto che i giornalisti non sono più liberi di esprimere dubbi su un determinato tema perchè c’è una pezza d’appoggio sempre fornita da una scienza che per definizione non può dare risposte certe, soprattutto su tematiche improvvise, o su equilibri geopolitici dove non esiste un giusto o uno sbagliato, bensì le pretese dall’una e dall’altra parte e le complessità che la diplomazia tenta di sciogliere senza sparare un colpo di cannone. Nonostante il crollo di credibilità che i media in Italia hanno avuto durante la pandemia e durante il conflitto ucraino, dove si è creato il fronte “o noi, o loro” che ha provocato tensioni sociali mettendo gli uni contro gli altri, l’accentramento dell’informazione in sovrastrutture di sorveglianza e controllo sempre più visibili e stringenti è reso necessario dal fatto che le strategie messe in campo fino ad oggi non sono servite alla strategia di contenimento ed è per questo che si passa a colpire i soldi ed i guadagni degli editori, per questo motivo conta più il seo che la voglia di informare i lettori e chi segue il codice di condotta ha dei sussidi come dimostra il piano pronto da 120 milioni per l’editoria italiana e le edicole dove solo il 10% è stanziato per dare da mangiare ai giovani giornalisti, merce rara al giorno d’oggi:

Giusto finanziare un settore, ma ingiusto e poco democratico imporgli un codice di condotta che segua delle regole che non sono proprie del giornalismo e del modo di fare informazione, altrimenti è un do ut des, dove lo Stato, o l’Europa, impongono un modo di fare giornalismo, fallace e poco credibile, per poi aiutare chi si presta al piano di quello che sembra in realtà un Ministero della Verità.

 

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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