Inchieste
INCHIESTA ANONIMATO ONLINE: The Pirate spiega cosa sono i BOT e ci svela il codice segreto di Twitter

Marattin, che ancora stiamo aspettando risponda alla nostra richiesta di intervista, ha proposto di associare ad ogni profilo social, un documento di identità. Abbiamo visto come il prof. Stefano Zanero abbia smontato l’intera proposta e nonostante questo siamo andati ad ascoltare un’altra campana. Da un accademico, passiamo ad un tecnico, esperto di sicurezza informatica che risponde al nome di Andrea “The Pirate”. Andrea è un esperto di BOT e di OSINT, analisi flussi social per intenderci, ed è un riferimento per molti che bazzicano nel mondo degli automi informatici.
Con lui oggi cercheremo di rispondere a dei quesiti elementari per molti, ma sconosciuti alla massa che ultimamente viene bombardata dai media con il termine BOT senza sapere realmente di cosa si tratta.
Cosa è un bot e qual è il suo utilizzo?
Un bot altro non è che un processo automatico, robotizzato, da qui il termine.
Perché non si ha una considerazione positiva dei bot?
Perché in molti casi fingono di essere umani, perché c’è un idea distorta data da tv etc… in realtà i chatbot ad esempio sono molto utili in molti settori.
Può esistere una etica dei bot?
Mai sentita, presumo che sia legata all’etica di chi li programma.
Non credi che questa storia delle analisi Twitter e dei BOT assoldati dall’una e dall’altra parte politica stia sfuggendo di mano? Anche perché ho scoperto un troll che offendeva la sinistra e condivideva dei tweet contro Salvini.
Ho visto tante analisi, ma di serie molto poche, anche perché per fare analisi di questo tipo occorre avere fatto tante botnet. Ad esempio ho visto analisi da dati catturati con lo streaming, che è la soluzione migliore, ma quando gli chiedi come hanno fatto, finisce che hanno catturato i dati da un’unica api, senza un sistema di code, usando database non relazionali etc etc. I Social hanno algoritmi per proporti i contenuti, per discorsi pubblicitari e di altro genere, su facebook è evidentissimo ad esempio, però è così un po su tutti, quindi usare un unica api è vincolante e limitativo, ti verrà proposto più o meno ciò che cerchi. Già qui devi fare uno studio dell’algoritmo, prepararti account diversi per cercare di catturare più flussi possibili.
Insomma non è semplice come può sembrare, è una cosa molto affascinante, ogni social ha in prevalenza la sua fascia d’età, tipo i giovani che hanno i genitori su facebook li trovi su instagram e mille mila dinamiche di questo tipo. Non dico questo per scoraggiare l’analisi, anzi, credo sia una cosa interessantissima, social diversi, approcci diversi, comparazione dei dati, lettura ocr sulle immagini, c’è un mondo divertentissimo. Ho sentito attribuire provenienza alle botnet, con frasi tipo “i bot russi”, se avessero creato una botnet saprebbero che twitter (ad esempio) permette di creare dai 6 agli 8 account con un ip, non certo una botnet e che quindi è prassi l’utilizzo di servizi vpn ad esempio… di conseguenza non puoi dire veramente da dove arrivano. Puoi però sapere tante cose anche solo dall’id, da qualche anno twitter lo assegna con un algoritmo chiamato “snowflake” che ti restituisce la data di creazione (già quella vera, non quella del json), datacenter, worker, sequence. Con questi dati è facile notare che spesso le date del json e quella reale di creazione non coincidono, perché chi crea questi bot li vende per più campagne e quindi è costretto a cancellare i contenuti dell’account per promuovere altra roba… ma questo è un altro discorso.

Il professor Zanero sostiene che per pulire i social dai BOT è necessari rendere onerosa la loro esistenza nell’ecosistema sei d’accordo?
nel 99% dei casi , in linea di massima, mi trovo d’accordo con il Prof, in questo caso ni, nel senso che che credo non tocchi a noi pulire a casa degli altri.
Ricordiamoci che siamo su un social, sarà compito di chi gestisce il social arginare il problema Twitter (visto che parliamo di quello) ultimamente lo sta facendo, anni fa potevi creare account con una get passando dal sottodominio mobile, non vi era controllo ip durante il tweet o il fav ad esempio, oggi una botnet la devi gestire cambiando ip come fai in fase di registrazione, questo ti costringe ad usare più macchine se vuoi tentare di farti vedere dall’algoritmo dei TT ad esempio, hanno inserito il cellulare e sono comparse farm con muri di telefoni, oggi bastano alloggiamenti multischeda ma la lotta è continua.
Marattin sostiene che c’è bisogno di associare l’identità digitale a quella reale, soprattutto sui social, qual è la tua opinione?
E’ una misura facilmente aggirabile, e tecnicamente ormai è palese a tutti che sia una boiata. Per prima cosa dovremmo definire “social”, un forum è un social ? Reddit ? etc etc
Non credo sia giusto dare i documenti di un paese in mano a tutti, sarebbe solo utile ad aumentare i vettori d’attacco. Se è vero che sono scettico sulla privacy, credo che ce la siamo venduta in cambio di qualche punto fragola, è anche vero che i dati sono il nuovo petrolio… regalare i nostri pozzi a multinazionali straniere non mi pare affatto geniale. Il mio parere è anche umano, l’anonimato è un diritto e non va calpestato. Pensiamo che ci sono paesi che hanno regimi dittatoriali dove la gente per parlare usa strumenti di anonimato come tor. Se il prezzo da pagare per la libertà di parola anche di un solo individuo è qualche traffico illecito e qualche insulto, a me sembra un affare onestamente.
E quali invece le tue proposte?
La mia proposta è l’educazione digitale. Vedi Livio, Internet è la cosa che ha condizionato il mondo più di tutte le altre scoperte avvenute prima, forse più anche della ruota, è impensabile che a scuola non vi sia una materia dedicata, e non parlo di informatica, ma di educazione alla rete, come porsi nei confronti degli altri, come filtrare la miriade di contenuti che abbiamo a disposizione e valutare quali siano veri o falsi ad esempio.
L’informazione in italia tende a delegittimare Salvini asserendo che utilizza una mandria di bot per amplificare il suo messaggio politico, ma è solo la destra?
Non è sicuramente solo la destra, diciamo che loro lo hanno fatto in maniera più goffa… ricordo ancora che avevano account che twittavano la stessa cosa in sequenza, uno dietro l’altro, senza nemmeno un metodo random.
In Italia comunque penso che i processi automatici non siano influenti in termini di votazioni, sono balle che vi raccontano in TV, trasmissioni che parlano di fake news e di influenza politica, quando in realtà è quello che stanno facendo loro nel raccontarvelo. Vi spiego perchè, i bot che ho visto sono fatti malissimo, sgamabili a vista d’occhio, non hanno seguaci, non rispondono, il loro compito al massimo può essere quello di aumentare i follower oppure il numero di RT o fav, tutti effetti arginabili con un minimo di istruzione alla rete, bisogna guardare il contenuto e non i numeri.
Chi storicamente invece è stato il primo ad utilizzarli in ambito politico?
Non lo so, ma ripeto le percentuali all’estero della presenza di bot sono molto più alte e i bot sono fatti veramente meglio… ho visto bot con bio perfette, interagire con altri tramite ai, seguire e farsi seguire, utilizzare tecniche di tipo evilurl nella creazione delle api in modo che quando leggi il source con un encode leggi twitter for iphone i invece è scritto con caratteri diversi e twitter lo fa passare.
Se vi è capitato di aprire un account twitter, probabilmente vi sarete accorti che, ancora prima di completare la bio o aver fatto un tweet, vi trovate qualche follower. Bene, quelli sono bot che seguono i nuovi utenti, perchè sanno che se sei nuovo e uno ti segue, con molta probabilità ricambierai il follow. Questo per dire che c’è dietro anche dell’ingenieria sociale, hanno capito che un bot per poter arrivare deve essere visto, questi bot sono tutti stranieri.
Inchieste
Genitore attenzione: Sonic.exe è la nuova tendenza insana di YouTube

Un gioco del 2013 che imperversa in rete, nato da un racconto horror che distorce la trama dell’antico personaggio della Sega, Sonic, a distanza di anni sta ancora terrorizzando i bambini della rete con la compiacenza degli youtubers.
Sonic.exe non è altro che un remake della versione di uno dei primi giochi del personaggio, tra l’altro in questi giorni al cinema con il secondo film della saga, dove si sono modificati gli scenari di gioco in versione splatter e si vedono personaggi inseguiti da Sonic in modalità “cattivo” che li rincorre e, nel caso vengono catturati, il giocatore perde. Piste colme di sangue, personaggi non solo del gioco, ma anche pagliacci sanguinari, sono la tendenza proposta dagli youtubers nel corso degli ultimi anni e nessuno ancora ha provveduto a gettare nell’oblio contenuti simili dati tutt’oggi in pasto ai bambini.

Nel tempo, il gioco continua ad essere modificato in nuove versioni e sempre più paurose e, nonostante video obsoleti, i bambini si ritrovano questi contenuti su YouTube a causa degli algoritmi che hanno premiato nel tempo i video con più visualizzazioni e più interazioni.
Anche in questo caso è possibile acquistare i pupazzi del gioco e l’audio è stato ampiamente modificato proprio per trasformare il videogame più ambito dai ragazzini degli anni 90 in un terrificante percorso ludico digitale.
Altro gioco a tema è Sonic.EXE Sadness dove il personaggio di Sonic.EXE viaggia in un percorso composto da molti livelli ed ha lo scopo di raccogliere anelli e le anime delle sue vittime, diffondendo tristezza ovunque vada e facendosi strada attraverso quadri pieni di insidie e come sempre sanguinosi.
Nonostante il tempo trascorso, video come questi non solo se rimossi porterebbero un danno a YouTube per le visualizzazioni organiche che si potrebbero perdere nei prossimi anni, ma è anche una opportunità degli stessi creator di guadagnare.
Nell’ambito dei gamer o dei narratori di storie, spesso manca l’originalità ed è in voga lo “scopiazzamento” delle fonti statunitensi che danno vita poi ad eventi virali di questo genere.
A differenza di Huggy Wuggy e Phasmofobia, già trattati in questa inchiesta a puntate, ci sono pochi riferimenti tra dark web e Sonic.exe e questo fa intendere che si tratta di un evento non ancora superato del tutto ed anche in questo caso bisognerebbe tagliarlo dalle piattaforme che contano.
Inchieste
Clubhouse, cresce la tensione: “No a liste di proscrizione e pressioni psicologiche”

Dopo la nostra inchiesta sul mondo italiano di Clubhouse sono giunte in redazione le segnalazioni degli utenti sulle attività messe in piedi dalle “squadre” formatesi in questi mesi.
Nell’universo del social audio più famoso al mondo, ma che vanta meno del 3% di penetrazione nel mercato mondiale e dello 0,00001 italiano, coesistono realtà di confronto amichevole parallelamente a stanze di confronto su dibattiti politici attuali o su vicende storiche importanti che hanno cambiato il corso dei tempi passati.
Secondo le ultime indiscrezioni, ci sono persone che hanno ricevuto pressioni nel non organizzare room con altri utenti, altre, invece, sono accusate di millantare minacce ricevute mai esistite o individuate come artefici di strumentalizzazioni delle clip audio estratte dai dibattiti concitati, agitati molte volte grazie a sodali agenti provocatori, con il fine di delegittimare un ignaro utente con l’infamia del compimento di reati.
Un tritacarne imbastito da un manipolo di gruppi con una strategia certosina che già ha mietuto molte vittime sul social. Gli obiettivi preferiti sembrerebbero essere le donne portatrici di un pensiero conservatore che subiscono attività di gruppo che ricordano il cyberbullismo o addirittura lo squadrismo.
Secondo alcune fonti interpellate dalla redazione, ma anche sbandierate pubblicamente in piattaforma, dalla bolla del social si è finiti ai luoghi di lavoro dove alcuni utenti hanno ricevuto telefonate nelle quali sono stati apostrofati alle orecchie dei propri colleghi, o addirittura superiori, come “fascisti“, “filoputiniani“, “antisemiti” e addirittura “pro life“.
Quanto accaduto non fa altro che confermare il motivo per il quale viene discriminata più una linea di pensiero a differenza di altre e non sorprende che siano le donne a soffrirne per prime. Alcune hanno denunciato di aver avuto stati di ansia e attacchi di panico per giorni, causati dalle vessazioni subite.
Anche per questo motivo è accaduto che, negli ultimi giorni, sono state aperte diverse stanze con il fine di facilitare un confronto utile nel superare questi scontri. Purtroppo però, non si è arrivati a un’intesa perché le intenzioni di alcuni sembrerebbero essere quelle di svolgere attività predatorie finalizzate a spuntarla in un conflitto, “inesistente” secondo molti habituè indignati, invece che preferire una convivenza pacifica basata sul confronto o sull’ignorarsi senza adire ai famigerati blocchi colpevoli di affondare l’audience delle rooms.
Una delle ragioni centrali è il narcisismo insito in ogni utente del social, ma ecco che, secondo un esperto psicologo interpellato da Matrice Digitale, lo stesso narcisismo ha manifestazioni più o meno estreme.
C’è chi “pompa” il suo ego parlando, anche in modo prolisso, e chi mette in auge strategie di manipolazione delle masse come abbiamo affrontato in precedenza.
Non solo le proprie idee prima di se o degli altri, ma una necessità di prevaricare sulle opinioni altrui che nasce secondo lo psicologo “da una mancanza di amor proprio in primis che rende necessaria l’approvazione di terzi“.
Situazioni presentate come “estreme” agli occhi dell’audience, ma che non ravvisano la necessità, sbandierata quotidianamente nell’ultimo periodo, di far intromettere la Pubblica Autorità nelle beghe social a detta di molti utenti, evidenziano un’altra forma di manipolazione messa in piedi dai narcisisti: il vittimismo.
“Individuarsi agli occhi degli altri come vittima è un modo per catalizzare l’attenzione su di sè” conferma l’esperto “e attecchisce sulle persone che non hanno voglia o modo di andare oltre quello che gli viene raccontato, oppure non sanno gestire l’eventualità di schierarsi al di fuori del gruppo e vivere la solitudine in un confronto. Atri utenti portano la tesi che oltre ai narcisisti c’è un livello superiore composto da persone che amano gestirli dietro le quinte per raggiungere uno scopo diverso: simile a come avviene nel gioco dei bussolotti“.
Chi ha letto quanto scritto più in alto, potrebbe decodificare Clubhouse come un Grande Fratello in chiave vocale ed in effetti è così se pensiamo all’esiguo numero di utenti attivi che da un anno e mezzo ha fatto gruppo, nel bene e nel male, e che vive le stesse beghe quotidiane di un condominio composto da una babele di razze, religioni, opinioni politiche e generi sessuali presenti nel paese italico. A differenza del noto reality, su Clubhouse non è il pubblico a decidere chi viene eliminato e chi resta, ma dinamiche da branco che superano i confini del confronto virtuale con modi e toni non sempre civili e pacifici.
Chiedendo allo psicologo se l’imporre la frequentazione di stanze ad altri utenti fosse una forma di narcisismo, la risposta ha lasciato di stucco i presenti:
“più che narcisismo, povertà d’animo”
Un povertà d’animo che ha fatto “scoppiare” profili dal social con segnalazioni di massa, che ha messo gli utenti sul chi va là quando si tratta di esprimere una opinione personale, insinuando un senso di paura per l’essere etichettati in base alle idee. A differenza degli albori della piattaforma, quando si dibatteva senza la minaccia costante di carte bollate come deterrente in danno alla libertà di espressione individuale, l’aria che si respira nella piattaforma non è serena.
La domanda che sorge spontanea a questo punto è duplice: questi atteggiamenti fanno bene a qualcuno che ha scopi commerciali precisi oppure sono frutto di menti malate, sadiche semplicemente povere d’animo?
Da come si è svuotato il social, la risposta sembrerebbe scontata: meglio lasciar perdere per non finire nelle turbe mentali di utenti vittime di loro stessi e delle loro sadiche perversioni.
Inchieste
KillNet ed il suo battaglione Legion ostile alla NATO. Intervista esclusiva agli hacker russi che hanno colpito l’Italia

L’Italia è precipitata nella guerra cibernetica attesa da tempo con gli attacchi hacker che hanno sconquassato i siti governativi del Ministero della Difesa, che ha smentito, ACI, Iss e molti altri. Ad accendere il dibattito pubblico è stata la paternità dell’attacco. Secondo molti c’è differenza tra KillNet e Legion, ma la redazione li ha contattati per comprendere meglio chi sono coloro che hanno destabilizzato le certezze sulla tenuta informatica di un paese avanzato come l’Italia.
L’intervista è stata realizzata in russo e ci scusiamo per eventuali sbavature nella traduzione e vi anticipiamo che non è stato possibile controbattere alle loro dichiarazioni per motivi tecnici dovuti alla piattaforma Telegram.
Aldilà degli ideali espressi,
su cui la redazione prende fermamente le distanze perchè condanna ogni guerra
scopriamo chi sono, come sono strutturati, se sono legati all’intelligence russa e se continueranno a fare danni in Italia o altrove.

Intanto, l’indiscrezione data da Matrice Digitale sugli attacchi ai media è stata confermata dalla stessa Legion con un commento ironico sul profilo Twitter “It’s Biden“.
Esclusiva: Media Italiani sotto attacco dei “ragazzi” di Legion e KillNet
Qual è la differenza tra Killnet e Legion? Dite che siete diversi, ma su Telegram siete connessi.
Sono il fondatore di Killnet, sono il fondatore di Legion. L’ho creato io, ma non voglio controllarlo. Stiamo formando migliaia di persone pronte a combattere la NATO in futuro. Quando Legion sarà formata e avrà un proprio sistema di gestione, li lascerò senza la mia supervisione.
Quando è nato Killnet e qual è il suo scopo?
KILLNET è nato nel 2021. Fin dall’inizio, abbiamo fornito servizi DDOS per le aziende concorrenti. Quando è scoppiata la guerra, abbiamo chiuso il servizio e ci siamo convertiti ad azioni collegato all’estensione dell’Internet nazionale russo.
Quando è nata Legion e a cosa serve?
Lo scopo di Legion è la distruzione della NATO.
Legion è un collettivo indiano noto per essere anti-russo, avete legami con loro o siete un gruppo diverso?
Legion non è un collettivo, ma un’unità speciale. Possiamo definirlo un battaglione che comprende 5 unità di forze speciali. 4 di loro hanno una specifica di attacco DDoS. 1 Squadra è la Squadra di hacking. Come ho già detto, la Legione è un ramo della KILLNET.
Gli Stati Uniti non vi riconoscono come un’entità associata all’intelligence russa. Siete un gruppo finanziariamente motivato, singoli attivisti o ragazzi che amano creare danni “grossi” da queste parti?
Sono una persona comune della Russia. In tutto il tempo in cui abbiamo lavorato, nessuna persona dalla Russia ci ha offerto un aiuto finanziario. Per quanto riguarda le agenzie governative, è sciocco pensare di avere a che fare con loro. Non siamo bambini. Abbiamo un alto profilo di età, ma non siamo alla ricerca di avventure per divertimento. Stiamo creando danni a quei Paesi che stanno motivando questa guerra. Combatteremo la guerra come sappiamo fare con coloro che aiutano i nazisti in Ucraina. Se gli Stati Uniti pensano che siamo dei bambini, vi dico che ho mandato gli Stati Uniti a quel paese. Stiamo preparando una grande sorpresa per loro.
Secondo alcune ricerche effettuate, sembra che stiate utilizzando un servizio DDoS simile alla botnet Mirai, secondo alcuni rapporti si tratta di Mirai. Cosa c’è di vero in queste due riflessioni?
Prima di tutto, coloro che fanno ricerche sui nostri attacchi sono idioti e pagliacci. La botnet Mirai e la Mirai Squad sono la stessa cosa. Ma si tratta di una Squadra di 5, Killnet non fa parte di queste squadre. Che tipo di alimentazione utilizza KILLNET? A questa domanda risponderanno 500.000 computer negli Stati Uniti.
DdoS è l’unica cosa che sapete fare?
Al momento stiamo sviluppando l’infrastruttura informatica del nostro movimento. Le nostre competenze non si limitano agli attacchi ddos. È il più semplice. La mia azione preferita contro i nemici sono i cryptolocker, le iniezioni e altro ancora. Al momento abbiamo oltre 30 tipi di specifiche.
Quanto è stato difficile entrare in Italia? Quali erano gli obiettivi del Paese per cui vi siete candidati e quali no?
Non ci sono difficoltà ad entrare in nessun Paese. C’è una difficoltà solo nel comprendere l’atteggiamento dello Stato nei confronti del nazismo. È per questo che facciamo ricerca. Se si intende “L’Italia ha una buona protezione per i suoi server?” no, non ce l’ha. La vostra infrastruttura di rete presenta enormi lacune. Se volessimo attaccare i vostri ISP, Internet cesserebbe semplicemente di esistere. Ma non siamo vandali e non siamo contro la gente comune. Siamo contro il governo nazista!
Sostenete la propaganda russa? Se sì, perché?
Amo il mio paese! Il mio Paese non ha propaganda, il mio Paese ha solo un obiettivo: distruggere i nazisti in Ucraina. I vostri Paesi sono pieni di propaganda statunitense. Sono loro i vostri veri nemici, ma non la Russia. Lo capirete presto!
Come considerate la scelta di Anonymous nello scendere in campo in favore dell’Ucraina?
Non lo considero un nemico. Coloro che dicono di essere anonimi e parlano contro il popolo russo non sono veri hacker. Sono chiaramente propagandisti provenienti dall’Ucraina. Anonymous non sosterrà mai in vita sua il governo degli Stati Uniti. Anonymous non minaccerà mai le persone.
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