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Inchieste

La guerra delle spunte blu: opportunità per dire addio alla socialcrazia

Tempo di lettura: 3 minuti. Pagare per farsi censurare? O pagare un servizio di assistenza imposto dall’Unione Europea?

Tempo di lettura: 3 minuti.

Per chi ha fretta:

  • Piattaforme social alla canna del gas offrono visibilità e promettono successo
  • Finita l’era del “dammi i tuoi dati ed il servizio è gratuito”
  • I Governi smetteranno di considerare i social media “funzione sociale” oppure consentiranno la schedatura dei propri cittadini?
  • Facebook continuerà a censurare senza linee chiare i propri utenti oppure il servizio di assistenza sarà al servizio di chi paga e non della politica?

Telegram, app di messagistica che ha da poco raggiunto il suo miliardo di utenti, ha lanciato la sua versione premium dove offre strumenti di gestione maggiori rispetto a quella gratuita, ma è un errore paragonare questa operazione commerciale a quella lanciata da Elon Musk. Il nuovo proprietario di Twitter si è presentato come grande innovatore chiarendo da subito una cosa: “devo fare soldi per rientrare dei 44 miliardi spesi”.

Dopo mesi di licenziamenti, cambio di paradigma tecnologico della piattaforma, Musk ha abbattuto il muro dell’apartheid social, ampiamente raccontato nei famosi “Twitter Files”, che consentiva da un lato profili “famosi” e dall’altro semplici utenti mischiati a bot di ogni paese e organizzazione commerciale.

Con la formula dei 7 dollari al mese con piano annuale, Twitter offre ai suoi utenti la possibilità di caricare video in risoluzione HD con altri servizi che già descrivono i prossimi mesi di un social orientato nel fornire un ampio ventaglio di informazioni ai suoi utenti.

Come ogni singola cosa fatta da Musk, sono tante, troppe, le critiche piovute da chi ha avuto il profilo verificato in questi anni perchè “era qualcuno” ed adesso si è risvegliato nell’essere considerato simile agli altri comuni mortali solo se paga, altrimenti sarà addirittura declassificato a semplice ospite della piattaforma. Come accaduto in questi mesi, le polemiche sono state tutte orientate su Elon Musk e sono servite a nascondere le malefatte della piattaforma più gradita alla politica globalista perché totalmente assoggettata alle sue regole: Facebook.

Meta ha prima criticato Telegram per la crittografia utilizzata, ma poi ne ha copiato molti accessori che presenterà in questi giorni sia su Instagram che Whats App come “innovazioni”. Stesso discorso per la questione dei licenziamenti dei mesi precedenti. Tutti lamentavano la riduzione di personale di Musk, ma poi è arrivata prontamente quella di Facebook che ha mandato in strada molte più persone.

Molti sono stati critici per lo spirito di libertà predicato da Musk, ma poi sono state in silenzio sulle censure messe in piedi in questi anni da Facebook che è arrivata ad avere una struttura di controllo dei contenuti che ha una connotazione propagandistica e ampiamente riconducibile ad un Ministero della Verità di stampo fascista, gestito tra l’altro da ex “comunisti”.

Meta con un servizio da 15 dollari al mese offre :

  • Un badge verificato, che conferma che siete veramente voi e che il vostro account è stato autenticato con un ID governativo.
  • Una maggiore protezione contro le imitazioni, grazie al monitoraggio proattivo dell’account per individuare gli imitatori che potrebbero prendere di mira persone con un pubblico online in crescita.
  • Aiuto quando ne avete bisogno con l’accesso a una persona reale per i problemi più comuni relativi all’account.
  • Maggiore visibilità e portata grazie alla visibilità in alcune aree della piattaforma, come la ricerca, i commenti e le raccomandazioni.
  • Funzionalità esclusive per esprimersi in modi unici.

Il momento giusto per colpire i social

In questo momento preciso i social network hanno bisogno di soldi ed è per questo che stanno vendendo un servizio che prima era compensato con i nostri dati ed ora non è più sufficiente visto il calo del mercato dovuto alla mancanza del boost pandemico ed alla crescita di nuove piattaforme che non appartengono all’alleanza Atlantica.

Vendono servizi di assistenza perché quella svolta in passato non era in regola secondo gli standard europei dove più volte sono stati richiamati. Quindi il rispetto di queste piattaforme dei propri profili dovrà comunque essere acquistato dagli utenti, con la promessa di diventare famosi, ma cosa accadrà dal punto di vista della censura?

I giornalisti continueranno ad essere censurati se nominano argomenti di attualità come pandemia, diritti gender, conflitto ucraino o addirittura se narreranno storie di crimine informatico?

Figuriamoci se oseranno promuovere contenuti che invitano a boicottare le stesse piattaforme. La scusa del Governo è sempre stata quella che queste piattaforme svolgono una funziona pubblica, ma ora non è più così, quindi le aziende dovranno essere costrette non solo a pagare tasse senza eluderle, ma ad applicare fermamente le leggi italiane e mostrare a tutti il proprio regolamento ed il funzionamento del prodotto ed eventuali censure che vengono applicate da chi e specificatamente in cosa.

Sarebbe l’occasione perfetta per cambiare la socialcrazia, ma è già persa in partenza vista l’assenza di statisti del nuovo millennio e di funzionari e rappresentanti di Governo che non vivono di sudditanza psicologica verso gli USA con la speranza di porte girevoli con contratti di lavori e consulenze negli ambienti che contano.

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