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NoName057(16) a Matrice Digitale: stiamo analizzando il perimetro cibernetico italiano

Tempo di lettura: 3 minuti. Esclusiva mondiale al gruppo di hacktivisti che hanno colpito diversi paesi europei tra cui l’Italia

Tempo di lettura: 3 minuti.

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Nel mese scorso, l’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity ha diramato un’allerta su potenziali attacchi informatici da parte di un gruppo russo denominato NoName057(16). Si sono registrati pochi danni, anzi, impercettibili e l’Italia ha risposto bene a differenza di molti altri paesi europei come ad esempio la Danimarca in queste ore sotto attacco in molte delle sue infrastrutture bancarie. Matrice Digitale è riuscita ad intervistarli grazie anche alla diponibilità mostrata dal gruppo di hacktivisti russi.

Premessa

L'intervista è stata realizzata via mail con domande non concordate e risposte giunte senza possibilità di dibattito, si precisa che il contenuto delle risposte fornite dagli hacktivisti russi NON rispecchia la linea editoriale della testata che le pubblica. 

Siete passati per l’Italia, avete trovato qualcosa e siete stati soddisfatti dei danni fatti o avete trovato un sistema migliore della vostra capacità offensiva?

L’Italia è uno dei casi più interessanti nella nostra pratica. La soddisfazione per il nostro lavoro dipende direttamente dal coinvolgimento dell’Italia nel conflitto con l’Ucraina. Quanto meno insensato sarà il sostegno militare dell’Italia, tanto meno la vedremo come parte del conflitto. Stiamo lavorando attivamente alla raccolta, all’analisi e a ulteriori elementi di sfruttamento delle minacce, anche nel segmento delle reti italiane.

Qual è il vostro rapporto con KillNet? Siete collegati a loro?

Abbiamo un atteggiamento positivo nei confronti di tutti gli hacktivisti il cui compito è quello di combattere il neofascismo, la russofobia e la cieca adesione all’egemonismo americano. Andiamo per conto nostro e non siamo legati a nessuno.

Vi sentite più hacktivisti o una APT (gruppo militare) al servizio del governo russo?

Nell’anima di ognuno di noi vive un hacktivista. Anche coloro che partecipano al progetto DDoSia e non hanno particolari competenze in materia di DDoS sono hacktivisti. Serviamo gli interessi della giustizia e della libertà digitale. Lungo il percorso, aiutiamo un numero enorme di persone in tutto il mondo a capire che il neonazismo che si solleva dalle sue ginocchia può e deve essere sconfitto. Non ci sono mezzi termini in questa lotta.

Qual è il vostro obiettivo? Cosa volete dimostrare con le vostre azioni?

Il nostro obiettivo è opporci attivamente al neonazismo e lottare contro coloro che lo aiutano a rialzare la testa. Siamo per la giustizia e contro la rabbiosa russofobia.

Sapete che i DDOS sono più vicini agli script per bambini che agli attacchi informatici di hacker considerati a livello internazionale?

Il DDoS è una delle nostre direzioni. Abbiamo ragazzi che si occupano di pentesting, dorking, analytics, traduzioni, flooding, osint. Non diamo risalto a queste direzioni (almeno cerchiamo di non darne) per il motivo che i risultati di questo lavoro devono essere creati e vivere in silenzio. Parte del nostro lavoro viene utilizzato da altri gruppi di hacker. Il volume di pubblicazioni su di noi è abbastanza grande, ma non lo consideriamo un merito.

Cosa vi aspettate dalla guerra? Siete a favore della pace, contro l’Occidente? O non provate pietà per gli ucraini che muoiono sotto le bombe?

Non siamo in guerra, ma in un’operazione militare speciale. Nessuno ha dichiarato guerra a nessuno. Siamo a favore della pace e della coesistenza armoniosa dei popoli, compresi quelli con i Paesi occidentali. Siamo stanchi del fatto che i Paesi occidentali siano costantemente in conflitto con la Russia. Il blocco militare della NATO sposta costantemente le sue basi ai nostri confini. Se non è diretto contro di noi, allora perché viene fatto? Gli ucraini… Ci dispiace per gli ucraini morti nella Casa dei Sindacati di Odessa, per i bambini uccisi di Luhansk e del Donbass. Ci dispiace incredibilmente che l’attuale regime ucraino abbia preso in ostaggio il suo stesso popolo. E questo popolo non è in grado di resistere. Il nostro principio con i terroristi è semplice: nessun accordo. Quello che sta accadendo agli ucraini è una tragedia e un dolore immenso. Il nazismo, coltivato con successo in Ucraina, ha messo radici troppo profonde nella società, che ha perso la capacità di resistere e di opporsi. Risolveremo questo problema.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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