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Piracy Shield: calano i blocchi degli IP “innocenti” nell’attesa dell’Ecatombe

Tempo di lettura: 4 minuti. Piracy Shield alla seconda di campionato ha creato meno problemi e l’AGCom respinge molti ricorsi di persone ingiustamente bloccate.

Tempo di lettura: 4 minuti.

Piracy Shield non fa più scalpore dopo la seconda partita di campionato nonostante l’ecatombe annunciata da alcuni professionisti IT e vari ricorsi persi contro AGCom da parte di associazioni di rappresentanza e persone ingiustamente oscurate ed estranee al commercio ed alla diffusione di contenuti illegali.

Eventi e problematiche già affrontate nell’inchiesta di Matrice Digitale sul tema

Il codice del software diffuso su GitHub

Ha destato molto scalpore nell’ambiente informatico la presunta diffusione del codice dello strumento antipirateria messo appunto dalla società SP TEC all’interno della piattaforma Microsoft Github da parte di un utente anonimo. La verità su questo evento potrebbe stare nel mezzo o potrebbe essere diversa da come è stata raccontata. O quanto pubblicato dal profilo anonimo era il codice reale oppure, secondo quanto sostiene la Lega Calcio, è una porzione di codice oramai in disuso. Statisticamente parlando, la dichiarazione della Lega è simile a quella di molti attacchi informatici subiti da alcune piattaforme che hanno spesso bollato i dati trafugati come database oramai in disuso.

Ha sorpreso in molti il trovarsi dinanzi a dichiarazioni in rete entusiaste per un attacco informatico subito da un’azienda, aprendo una seria riflessione su come i dipendenti possano recare danni di immagine, di reputazione e soprattutto diffondere i segreti industriali verso l’esterno. Nemmeno passa inosservato che chi quotidianamente si spende nel sensibilizzare le aziende dalle fughe di dati e dagli attacchi ransomware, applichi una partigianeria borderline, sintomo che potrebbe far sospettare un’interesse particolare nell’erigere crociate di iniziativa politica.

Lotta alla pirateria o ai servizi VPN?

Entrando nel merito del Piracy Shield, la posizione del Governo sembra quella di eseguire un repulisti contro le società intermediarie della navigazione come le VPN ed i servizi simili o uguali a CloudFlare: questo potrebbe essere un indizio che dovrebbe far preoccupare gli operatori a livello europeo tanto da non farli stare tranquilli.

E’ vero che ci sono stati disagi, ma è anche vero che sono sorti all’alba della prima partita fomentati da un sensazionalismo basato su reclami, pochi rispetto alle azioni intraprese dal software antipirateria, che recriminavano a buone ragioni di essere stati bloccati.

I lettori non hanno però contezza del fatto che sono vi stati pochi indirizzi IP bloccati per errore sui 60.000 dichiarati dalla Lega Calcio, che sembrerebbe essere il deus ex machina che agita l’AGCom intenzionata a risolvere nello stesso momento altre tematiche complesse come quella della verifica dell’età sui siti per adulti.

AGCom muro di gomma

Anche chi ha effettuato una richiesta di accesso agli atti all’Agcom ha rimbalzato su un muro di gomma simile a quello che una multinazionale come Google ha quotidianamente nei confronti delle vittime innocenti delle sue Policy.

Questo respingere tutto al mittente ha un sapore poco delicato di una strategia dove si posiziona il cliente contro il fornitore, colpevole quest’ultimo di accomunarlo a servizi illegali nell’utilizzo dello stesso indirizzo IP.

La risposta alle carte bollata è stata picche in alcuni casi noti, se non tutti, in virtù anche del fatto che la normativa sia stata sviluppata nell’interesse non solo degli utenti, ma soprattutto del Mercato e non si può che riscontrare, come nel caso del ricorso di Assoprovider, un interessamento diretto che poi viene rigettato e per legge multato, nonostante sia discutibile la sanzione comminata.

Tutelando i grandi gruppi di streaming allo stesso tempo si salvano migliaia di posti di lavoro secondo quanto sostenuto da Massimiliano Capitanio di AGCom, ma è pur vero che Matrice Digitale ha fatto una proposta in tal senso dando per buono e scontato tutto l’impianto analitico su cui si è costituito e costruito il dispositivo di legge. Permane il dubbio sul fatto che le piattaforme possano abbassare i prezzi gradualmente e congiuntamente ad un drastico calo della pirateria.

Dal punto di vista storico è difficile che ciò avvenga e quindi i servizi di Streaming opteranno sempre più per una clientela che potrà permettersi di spendere cumulativamente 50 euro al mese di abbonamenti. Con il pretesto della pirateria, che è un fenomeno reale quanto tangibile in negativo sul mercato, alcune piattaforme hanno già sospeso la condivisione degli abbonamenti moltiprofilo che consentono a più utenti, dislocati in parti diverse, di usufruire dei servizi dello stesso abbonamento.

Per quanto riguarda invece la tutela dell’ecosistema che compone Internet, la riflessione ed il fine ambito dal Piracy Shield, c’è un forte sospetto che prima o poi sarà oggetto di una discussione a livello europeo e la domanda da soddisfare è:

Possono piattaforme VPN o Cloudflare e simili ospitare contenuti illegali che favoriscono potenzialmente anche la criminalità organizzata?

La risposta di primo livello è quella che fa intendere il perseguimento dei principi di legalità, ma dietro i servizi Internet di anonimato si nasconde il diritto universale alla libertà di espressione e questo fa intendere che la partita è aperta ed è anche il motivo per il quale il Piracy Shield sia descritto come uno strumento censorio.

Politici e tecnici Immuni alla causa

Nonostante il legittimo motivo di contrarietà di una parte della comunità informatica ai danni di un provvedimento del Governo che tende a favorire il Mercato ed allo stesso tempo mette in crisi eventuali capisaldi dell’attivismo digitale, purtroppo sempre meno credibile, c’è la sensazione che debba accadere qualcosa di grosso e grave per far ritornare il Governo di destra sui suoi passi. Non è bastato tirare per la giacca la deputata Giulia Pastorella di Azione che ha fatto intendere di essere contraria all’applicazione del dispositivo AGCom intimandone la sospensione al Garante delle Comunicazioni italiano.

L’onorevole, incaricatasi di rappresentare l’attuale comunità, si è già ritirata dalla polemica politica alla seconda di campionato dopo che si sono sgonfiate le critiche anche sui social e non sembrerebbe a causa delle vacanze pasquali trascorse.

Avrà ricordato i tempi di Immuni dove tecnici politicizzati ed attivisti liberisti e liberali, sostenevano tutto ed il contrario di tutto pur di guadagnare visibilità e farsi infilare nelle commissioni tecniche di valutazione nominate dalla politica per poi smentire le proprie parole sulla scia dell’entusiasmo di un pubblico che sociologicamente dimostra di gradire nel farsi portare a spasso.

Non ci resta che attendere l’ecatombe prevista dall’uso di Piracy Shield, che potrebbe arrivare magari con un blocco ad IT-Alert o ai siti Istituzionali di Governo e forze di Polizia, ma…

Siamo sicuri che il perimetro cibernetico del paese usi VPN commerciali e servizi come Cloudflare in condivisione con attività illegali?

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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