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Hate Speech: Google, Meta e TikTok vincono Legge Austriaca

Tempo di lettura: < 1 minuto. Sentenza CJEU esenta Google, Meta e TikTok da multe austriache per discorsi d’odio, rafforzando il principio di paese d’origine nell’UE

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Una recente sentenza di un’alta Corte Europea ha stabilito che l’Austria non può obbligare Google, Meta e TikTok a pagare milioni di euro in multe per la mancata rimozione di hate speech dalle loro piattaforme di social media. La legge austriaca del 2021, che mirava a responsabilizzare le piattaforme per i contenuti d’odio e altri contenuti illegali, richiedeva ai giganti tecnologici di pubblicare rapporti semestrali sui contenuti rimossi, simile al Digital Services Act adottato di recente dall’Unione Europea.

Contrasto tra Legislazioni e Principio di Stabilimento

Le aziende tecnologiche, con operazioni nell’UE basate in Irlanda, hanno contestato la legge austriaca, sostenendo che entrava in conflitto con la normativa UE che prevede che le piattaforme siano soggette solo alle leggi degli stati membri in cui sono stabilite. La corte austriaca, di fronte all’incertezza legale su come gli stati membri possano regolare i servizi provenienti da altri stati, ha chiesto un parere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJEU).

La Decisione della CJEU e le Sue Implicazioni

La CJEU ha dato ragione alle aziende tecnologiche, decidendo che il linguaggio della legge austriaca era troppo generale e astratto, potenzialmente applicabile a troppe piattaforme senza distinzione. La sentenza ha sottolineato che permettere all’Austria di applicare la legge avrebbe rischiato di limitare “la libera circolazione dei servizi della società dell’informazione” tra gli stati membri dell’UE e di minare la “fiducia reciproca”.

Risultati e Prospettive Future

La sentenza rappresenta una vittoria significativa per le piattaforme che cercano di conformarsi alle protezioni degli utenti sempre più stringenti recentemente applicabili nell’UE. La decisione della CJEU non è appellabile e il tribunale austriaco concluderà il suo procedimento legale, probabilmente confermando la vittoria per le piattaforme e stabilendo un importante precedente che potrebbe proteggerle da altri potenziali attacchi legali mentre i regolatori dell’UE continuano a reprimere le grandi tecnologie.

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