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L'Altra Bolla

Il “Foglio” e la gogna mediatica per il libero cittadino Piersilvio Berlusconi

Tempo di lettura: 3 minuti. La differenza tra informazione e propaganda, dovrebbero spiegarla i giornalisti, nel caso dell’AD di Mediaset è il pubblico ad evidenziarla.

Tempo di lettura: 3 minuti.

Piersilvio Berlusconi intervistato dal Corriere esprime dubbi da cittadino sulla presenza di Zelensky a Sanremo ed è subito polemica.

A sorprendere è il tweet de Il Foglio che prende le distanze dal numero uno di Mediaset stupendosi “dello stupore su Zelensky a Sanremo, ma non di Lavrov nella sua emittente”. Qui è doveroso fare una considerazione di natura giornalistica.

Lavrov, Ministro degli Esteri russo, ha rilasciato un’intervista con il contraddittorio di un giornalista. Seppur non sia stato secondo molti un episodio di grande giornalismo, perchè troppo assecondato alle tempistiche del volto di Putin all’estero, la trasmissione che lo ha ospitato è Zona Bianca: un approfondimento giornalistico e quindi di informazione.

Inoltre, Lavrov era in collegamento dalla Russia ed il ritardo tecnico, che molti ignorano perchè abituati ad accendere la tv senza conoscere il lavoro che c’è dietro, ne ha impedito il botta e risposta. Sorprende che si colpevolizzi Berlusconi di aver fatto fuori Biagi dalla Rai, quando lo stesso ha intervistato mafiosi senza che nessuno lo giudicasse sul personale.

La presenza di Zelensky a Sanremo è invece uno spazio riservato al capo di un governo in guerra, ad oggi pare tramite un video registrato e senza contraddittorio, che chiede armi all’Italia che di fatto è in guerra con la Russia non solo dal punto di vista bellico, ma anche commerciale con i danni per i suoi cittadini quantificati in almeno 45 miliardi di euro tra spese, forniture, costo delle materie energetiche ed inflazione.

Sanremo non è una trasmissione di informazione, ma l’evento canoro più importante del nostro paese che è quello più distante nell’opinione pubblica dalle posizioni in favore della guerra “per ottenere la pace”.

Se si ospita un leader, aggredito, è chiaro che si sta prendendo le sue posizioni e quindi non si sta optando per un dialogo di pace, a maggior ragione che allo stesso tempo lo si rifornisca di armi. In effetti Sanremo e la musica dovrebbero lanciare messaggi diversi dal reclutamento dell’opinione pubblica sullo scontro bellico ed ideologico.

In sintesi :

se A ha intervistato con contraddittorio B in una trasmissione giornalistica è informazione

se A ospita un premontato senza contraddittorio in una trasmissione canora, spiace dirlo, è propaganda.

La strategia giustizialista del garantista Il Foglio

La cosa che sorprende è il linguaggio utilizzato dal quotidiano, noto per essere garantista ed attento alle problematiche della giustizia, nel segnalare al pubblico l’editoriale, legittimo sia chiaro, di critica al vice presidente di Mediaset.

In primo luogo descrive Piersilvio Berlusconi dirigente Mediaset, ma facendo una ricerca veloce su Google il suo ruolo è: Dall’aprile 2000 è vicepresidente del Gruppo Mediaset e presidente e amministratore delegato di R.T.I. Dal maggio 2015, oltre a conservare l’incarico di vicepresidente, è amministratore delegato e membro del Comitato Esecutivo del Gruppo Mediaset.

Forse è un pò di più di un dirigente, quindi perchè svilire quello che in altri articoli l’americanista Foglio dedica ad altre persone l’appellativo di CEO o Amministratore Delegato?

Cosa ancora più allarmante è il fatto che venga descritto al pubblico come “figlio di” Silvio Berlusconi. E’ un fatto innegabile anche questo, ma non è rilevante ai fini di una sua considerazione personale che non esprime il pensiero del padre. Anzi, sorprende invece come si stuzzichi il pubblico dei detrattori del padre per transitare critiche personali anche al figlio. Nemmeno ai figli dei mafiosi, il Foglio ha riservato questo trattamento.

Guai a mettere le opinioni sulla guerra

Il messaggio è chiaro, per chiunque sia dubbioso sul conflitto ucraino e la strategia occidentale per risolverlo, è nemico del popolo, più di un mafioso e la macchina del fango è pronta a partire non dal basso, ma dall’alto delle redazioni. La notizia si è divisa in condivisioni di offese personali a Piersilvio Berlusconi “figlio di”, ma nei contenuti sono intervenuti in molti a difendere quello che dovrebbe essere difeso in primis dai giornalisti: il concetto di informazione ed il diritto all’informazione.

Quando invece si attacca chi rivendica una posizione netta in favore del ruolo dell’informazione e lo si mette alla gogna umiliandolo pubblicamente come ha fatto il Foglio, c’è da preoccuparsi. Perchè fa intendere che si respira aria di guerra e vige una legge marziale, Zelensky in primis lo ha insegnato, dove non c’è spazio per l’informazione, bensì per la propaganda.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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