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L'Altra Bolla

Otto e Mezzo, rischio antisemita. Elena Basile asfalta le armi spuntate

Tempo di lettura: 2 minuti. Gruber rischia il posto dopo la trasmissione che ha ospitato pareri associati alle teorie del complotto bollate come antisemite.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Lilli Gruber l’ha fatta grossa nella puntata di Otto e Mezzo di lunedì 9 ottobre 2023. Ha ospitato in studio l’immancabile Lucio Caracciolo, sempre presente quando c’è una crisi geopolitica, Giovanni Floris ed Elena Basile. In collegamento esterno il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e l’editorialista anglosassone del Corriere Beppe Severgnini. L’oggetto della puntata è l’aggressione di Hamas allo stato di Israele e la risposta di Tel Aviv. La trasmissione segue la sua solita logica quando l’introduzione di Lucio Caracciolo fa un’analisi che traccia un quadro ben preciso della situazione in corso in Medio Oriente, a cui seguono Floris, Travaglio ed arriva il turno dell’ambasciatrice Elena Basile, che come direbbe il professor Puglisi “è l’unica ad avere titoli e competenze” per poter parlare.

Il discorso della diplomatica napoletana è di una pericolosità mediatica assoluta se consideriamo che condanna Hamas, ma dichiara che le responsabilità di Israele sono sullo stesso piano. Continua rincarando la dose facendo presente che la proliferazione del terrorismo nella striscia di Gaza è colpa anche della stessa classe israeliana che si è adagiata sulla sua posizione di forza e sulle risoluzioni ONU non rispettate e che è anche responsabile del massacro dei trentenni attuali. Il colpo finale però è un qualcosa che si sente poco nelle tv, figuriamoci in quella di Parenzo e Mentana che se fossero stati presenti l’avrebbero definita una complottista antisemita: “il presidente degli USA non viene eletto senza l’appoggio della comunità ebraica”.

Giovanni Floris prova a discutere sul concetto di democrazia e sul fatto che egli la preferisce ad altri strumenti, ma è chiaro che i suoi pensieri elementari si scontrano con i tecnicismi diplomatici di una funzionaria di Governo e questa dinamica è più volte avvenuta, anche sotto il COVID. Da bravo conduttore qual è, comprende che meno parla, meglio è e la palla passa Severgnini che prova con la solita strategia usata per l’Ucraina a descrivere l’orrore di quanto successo per sviare dal problema storico e dal fatto che, come ha detto la stessa ambasciatrice, “per arrivare alla pace bisogna accettare le motivazioni dall’una e dall’altra parte”. La domanda che adesso corre spedita è se la Gruber finirà nelle eventuali future liste di proscrizione degli amici di Hamas, già applicate dal Corriere ed approvate da Severgnini contro gli amici di Putin, oppure La7 proverà ad essere imparziale e non censurerà chi, simpatico o antipatico che sia, espone concetti di verità di certo non assoluta, ma fatti che trovano riscontro nella storia e nella scienza, e non nei racconti strappalacrime per arrivare alla pancia dei telespettatori come i migliori propagandisti provano a fare se non fosse che, l’abbiamo detto più volte, quelli usati da questo sistema sono armi spuntate.

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