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Google lancia l’app Magnifier per i dispositivi Pixel
Tempo di lettura: 2 minuti. Google introduce l’app Magnifier per i dispositivi Pixel, offrendo funzionalità di ingrandimento avanzate e integrazione con Google Lens.
Dopo aver fatto il suo debutto sui Pixel 8 e 8 Pro, la nuova app Magnifier di Google è ora disponibile per il download nel Play Store. Questa applicazione permette di “ingrandire piccoli testi, vedere dettagli di oggetti o zoomare su testi lontani come cartelli stradali o menù di ristoranti dietro un bancone”.
Caratteristiche principali dell’app
L’icona dell’app è semplice: una lente d’ingrandimento bianca su uno sfondo blu. Un pulsante di scatto/congelamento è affiancato dai pulsanti di zoom in/out, e c’è la possibilità di passare tra le fotocamere anteriore e posteriore. Nota degna, il pulsante del flash permette di regolare l’intensità tramite un cursore.
Il pulsante “Reset zoom” è posizionato al centro in basso, con un pulsante delle impostazioni sulla sinistra, simile alla rinnovata Google Camera. Questo permette di accedere ai filtri di colore con una carrellata che offre un’anteprima dal vivo. Le “Ulteriori impostazioni” nell’angolo offrono la possibilità di attivare o disattivare ciò che appare: da Invertito a Scala di grigi, e molte altre combinazioni di colori.
L’app offre anche regolazioni di Contrasto e Luminosità tramite un cursore, oltre ai pulsanti più/meno, con un rapido reset possibile. Dopo aver catturato un’immagine, è possibile continuare ad applicare regolazioni di Filtro, Contrasto e Luminosità. Nell’angolo in alto a destra, si può inviare a Google Lens per analisi, copia del testo e conversione testo-parola. È anche possibile salvare in una nuova cartella del dispositivo e condividere tramite il sistema.
Compatibilità e accesso rapido
Magnifier richiede un modello “Pixel 5 o successivo”. Attualmente, Pixel Fold e Tablet non sono supportati. Google suggerisce comodamente di aprire Magnifier tramite la funzione Quick tap del Pixel. Per farlo, basta accedere alle impostazioni del telefono, andare su Sistema > Gesti > Quick tap, attivare “Usa Quick tap” e selezionare Magnifier. Per aprire Magnifier, basta toccare due volte il retro del telefono.
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Google Pixel 8a: prezzo e custodie svelate
Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri i dettagli su prezzo e personalizzazioni del Google Pixel 8a, con opzioni di colore e custodie innovative.
Recenti informazioni trapelate rivelano dettagli significativi sul prezzo e le opzioni di personalizzazione per il Google Pixel 8a negli Stati Uniti e in India, insieme a nuove varianti di colore per le custodie.
Dettagli sui prezzi del Pixel 8a
Il Google Pixel 8a è previsto al prezzo di $499 per la variante base da 128GB negli Stati Uniti, con un modello da 256GB che raggiunge i $559. Questi prezzi sono allineati con quelli del predecessore, il Pixel 7a, al momento del lancio. Per il mercato indiano, il prezzo del Pixel 8a potrebbe essere leggermente superiore di Rs 1,000-2,000 rispetto al Pixel 7a, posizionandosi intorno a Rs 44,999 o Rs 45,999. Nonostante il costo leggermente più elevato, Google potrebbe offrire delle promozioni introduttive per rendere l’acquisto più allettante.
Variazioni di Colore e Custodie
Le immagini promozionali mostrano il Pixel 8a disponibile in verde, blu e nero (grigio scuro), con una nuova aggiunta potenzialmente in corallo, anche se non è chiaro se questa variante sarà disponibile al lancio. Inoltre, sono state mostrate diverse custodie che corrispondono a queste colorazioni, suggerendo che Google potrebbe puntare su una personalizzazione estetica per attirare un pubblico più ampio.
Con un design accattivante e opzioni di personalizzazione attraverso colori e custodie diverse, il Google Pixel 8a si prepara a essere un forte concorrente nel mercato degli smartphone di fascia media. Gli appassionati di tecnologia e i fedeli della marca Google attendono con impazienza ulteriori dettagli e la conferma ufficiale di queste caratteristiche al lancio.
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TikTok aggira le commissioni dell’App Store di Apple?
Tempo di lettura: 2 minuti. TikTok testa un nuovo metodo per evitare le commissioni dell’App Store di Apple, vendendo direttamente dal suo sito web per ridurre i costi.
Una recente indagine di TechCrunch ha sollevato dubbi sulle pratiche di TikTok relative alle transazioni in-app, suggerendo che l’app potrebbe stare aggirando le commissioni dell’App Store di Apple. Questo comportamento potrebbe avere implicazioni significative per gli sviluppatori e i consumatori.
Strategia di TikTok per ridurre le commissioni
TikTok sta apparentemente testando un nuovo metodo per consentire agli utenti di acquistare “monete” — utilizzate per dare mance ai creatori — direttamente dal proprio sito web anziché tramite il sistema di acquisto in-app di Apple. Questo approccio suggerisce un risparmio del 25% sulle commissioni di servizio, offrendo agli utenti un incentivo finanziario per scegliere questa via alternativa. L’opzione di acquisto via web non sembra essere disponibile a tutti gli utenti ma limitata a coloro che hanno precedentemente speso cifre significative nell’app.
Implicazioni delle Nuove Linee Guida dell’App Store
Nonostante le modifiche alle linee guida dell’App Store di Apple a gennaio, che permettono agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso metodi di pagamento alternativi, TikTok sarebbe comunque tenuto a pagare una commissione ridotta del 27% per le transazioni effettuate. La discrepanza tra il risparmio offerto agli utenti e la commissione che TikTok dovrebbe ancora pagare solleva interrogativi sulla sostenibilità di tale strategia.
Problemi di conformità e risposta di Apple
L’approccio di TikTok, che non include un messaggio popup per informare gli utenti che stanno per lasciare l’app, potrebbe non essere conforme alle aspettative di Apple riguardo l’uso delle autorizzazioni necessarie. L’assenza di tale messaggio di avviso solleva ulteriori questioni sulla trasparenza e sulla correttezza delle pratiche adottate da TikTok.
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Ex NSA condannato a 21 anni per spionaggio in favore della Russia
Tempo di lettura: 2 minuti. Un ex impiegato NSA è stato condannato a oltre 21 anni di prigione per aver tentato di vendere segreti nazionali alla Russia
Un ex impiegato della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti, Jareh Sebastian Dalke, è stato condannato a 262 mesi (oltre 21 anni) di prigione per aver tentato di agire come spia per la Russia. Il caso evidenzia non solo le severe conseguenze del tradimento della fiducia nazionale ma anche le potenziali lacune nella sicurezza delle informazioni sensibili.
Dettagli del caso
Dalke, che ha lavorato come progettista di sicurezza dei sistemi informativi presso la NSA per meno di un mese tra giugno e luglio 2022, è stato accusato di aver tentato di trasmettere informazioni top secret a un agente straniero. Dopo aver lasciato la NSA, ha cercato di stabilire un contatto con quello che credeva fosse un agente russo, inviandogli frammenti di documenti classificati per dimostrare la sua accessibilità e disponibilità a condividere tali informazioni.
L’incontro e l’arresto
Dalke aveva organizzato un incontro per consegnare fisicamente i documenti, portando con sé un laptop alla Union Station di Denver. Qui, ha trasmesso i documenti via internet a chi credeva fosse l’agente russo, ma in realtà era un agente sotto copertura dell’FBI. L’operazione di controspionaggio si è conclusa con l’arresto di Dalke subito dopo la trasmissione delle informazioni.
Reazioni
Il Procuratore Generale Merrick Garland ha commentato il caso, sottolineando che Dalke, nonostante avesse giurato di difendere il suo paese, ha tentato di tradirlo, e che la sentenza dimostra che chi cerca di tradire gli Stati Uniti sarà punito. La legge prevede che Dalke non potrà scontare le pene per i vari capi di accusa contemporaneamente, quindi sarà in carcere fino al gennaio 2046, quando avrà 53 o 54 anni.
Considerazioni sulla sicurezza
Questo incidente solleva preoccupazioni riguardo a come le informazioni sensibili siano gestite e chi ottenga l’accesso a tali dati. Risulta fondamentale che le agenzie di sicurezza nazionali rivedano e rafforzino i criteri di accesso ai materiali classificati, per prevenire ulteriori tentativi di divulgazione non autorizzata.
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