Multilingua
L’Europa usa software spia sui propri cittadini
Tempo di lettura: 4 minuti. I servizi segreti greci hanno violato i telefoni di giornalisti, politici dell’opposizione e attivisti della società civile: è l’ultimo esempio di una serie di rivelazioni secondo cui i governi europei spiano i loro cittadini
Sebbene l’Unione Europea abbia approvato leggi radicali per proteggere i diritti umani e la privacy personale, non ha poteri sulla sicurezza nazionale. Le agenzie di spionaggio europee sfruttano questa lacuna per condurre intercettazioni massicce con poca supervisione legale. Un singolo procuratore greco ha approvato 15.475 intercettazioni telefoniche nel 2021, circa 16 al giorno, secondo l’Autorità per la sicurezza delle comunicazioni e la privacy del Paese. Le pratiche di sorveglianza gestite dallo Stato e l’accesso ai dati da parte delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence rappresentano una spina molto discussa nelle relazioni transatlantiche. La Corte di giustizia europea ha stabilito per due volte che gli accordi che consentono l’attraversamento dell’Oceano Atlantico da parte dei dati sono illegali a causa del timore che gli Stati Uniti possano accedere illegalmente ai dati dei cittadini dell’UE, farne un uso improprio e spiarli. Tuttavia, i giudici tendono a evitare la questione della raccolta di intelligence europea, dichiarando di non avere giurisdizione. Per i politici statunitensi, questo doppio standard sa di ipocrisia, dal momento che l’intelligence americana sembra essere sottoposta a un controllo più significativo da parte del Congresso e dei tribunali rispetto a quello di diversi Stati membri dell’UE. Recenti scandali hanno dato risalto alla questione. Il software spyware, che consente il monitoraggio e il trasferimento occulto di dati da smartphone e computer infetti, ha generato un’esplosione nella raccolta intrusiva di informazioni. Il Parlamento europeo ha avviato una commissione d’inchiesta per indagare sull’uso di Pegasus di fabbricazione israeliana da parte dei governi di Polonia, Ungheria, Spagna e Grecia. L’8 novembre, la commissione parlamentare intende pubblicare un rapporto in cui si chiede che l’UE riceva maggiori poteri per combattere lo spyware. L’europarlamentare olandese Sophie Van in ‘t Veld afferma che il problema è molto più esteso di quanto inizialmente sospettato. “Non si tratta di una manciata di governi che spiano i loro cittadini, ma di tutta l’Europa”, ha dichiarato al Financial Times. “Tutti i governi usano queste cose, alcuni ne abusano”.
Finora l’UE ha intrapreso azioni forti contro i software spia solo al di fuori dell’Europa. Il blocco vieta la vendita di tecnologie di sorveglianza informatica se è probabile che vengano utilizzate per gravi violazioni dei diritti umani. Ma un’azienda europea a cui è vietato vendere spyware all’estero può venderlo al proprio governo. In breve, i cittadini cinesi possono beneficiare di questa politica dell’UE più dei cittadini europei. Analogamente, il Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia cerca di mitigare i “rischi per i difensori dei diritti umani e i giornalisti”. Sebbene sia un passo nella giusta direzione, il piano si concentra sull’azione esterna dell’UE, evitando di affrontare le violazioni dei diritti umani all’interno dell’Europa. Il blocco sta cercando di adottare norme di sicurezza informatica e altre regole che pongano limiti allo snooping. Purtroppo, tutte le soluzioni contengono pericolose scappatoie. Si comincia con la sicurezza informatica. Il quadro rivisto per la sicurezza delle reti e delle informazioni (NIS2) prevede obblighi rigorosi di gestione del rischio. Esso integra il Cyber Resilience Act, proposto di recente, che prevede l’obbligo di sicurezza per i produttori, gli importatori e i distributori di dispositivi e servizi connessi. Tuttavia, queste norme non impediranno ai governi di accumulare vulnerabilità zero-day, ossia falle della sicurezza informatica per le quali non è disponibile alcuna mitigazione o patch, né impediranno loro di sfruttarle per la sorveglianza. Un’altra possibile via di riforma è il rafforzamento della protezione dei diritti e delle libertà fondamentali dei gruppi presi di mira dalle agenzie di intelligence. L’appena proposto Media Freedom Act dell’UE, volto a rafforzare la libertà di stampa, vieterebbe l’uso di spyware sui giornalisti e sulle loro famiglie. L’articolo 4 vieta di inserire “programmi spia in qualsiasi dispositivo o macchina” utilizzata dai giornalisti o dai loro familiari. L’UE potrebbe considerare di dare questa protezione non solo ai giornalisti, ma a tutti i potenziali obiettivi illegittimi. Tuttavia, come la maggior parte delle leggi europee, il Media Freedom Act prevede un’eccezione “per motivi di sicurezza nazionale”. Questa eccezione può essere distorta per includere quasi tutto ciò che non piace alle autorità. In Polonia, il partito al governo ha utilizzato Pegasus per spiare gli oppositori politici. Secondo Wojciech Klicki, avvocato e attivista polacco, “i giudici non hanno strumenti per verificare realisticamente se i servizi abusano dei loro poteri”. Il 15 settembre, il governo polacco ha rifiutato di partecipare all’inchiesta del Parlamento europeo sui software spia. Le discussioni transatlantiche potrebbero svolgere un ruolo cruciale. Un gruppo di lavoro del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA si concentra sulla lotta alla “sorveglianza arbitraria o illegale”. Ma i progressi concreti non si sono concretizzati. Un’altra strada è quella di sfruttare i quadri di cooperazione per l’applicazione della legge, come il recente accordo con Israele, patria del software spia Pegasus. Per ora, la conclusione infelice è che i politici dell’UE avranno difficoltà a prendere misure concrete per affrontare la sorveglianza governativa. L’europarlamentare Saskia Bricmont, membro della commissione d’inchiesta del Parlamento, afferma che il ruolo del Parlamento era quello di “esercitare una pressione politica” e “sensibilizzare l’opinione pubblica”. La commissione proporrà di ampliare i poteri di applicazione dell’UE, ma riconosce che l’opposizione dei governi nazionali impedisce una riforma radicale. Ma finché l’Europa non adotterà azioni concrete per porre un freno alla sorveglianza, la credibilità del continente nel proteggere la democrazia e i diritti umani rimarrà in pericolo. Romain Bosc è coordinatore di programma presso il German Marshall Fund. Charles Martinet è tirocinante presso il German Marshall Fund a Bruxelles e stagista presso il CEPA.
Multilingua
Google Pixel 8a: prezzo e custodie svelate
Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri i dettagli su prezzo e personalizzazioni del Google Pixel 8a, con opzioni di colore e custodie innovative.
Recenti informazioni trapelate rivelano dettagli significativi sul prezzo e le opzioni di personalizzazione per il Google Pixel 8a negli Stati Uniti e in India, insieme a nuove varianti di colore per le custodie.
Dettagli sui prezzi del Pixel 8a
Il Google Pixel 8a è previsto al prezzo di $499 per la variante base da 128GB negli Stati Uniti, con un modello da 256GB che raggiunge i $559. Questi prezzi sono allineati con quelli del predecessore, il Pixel 7a, al momento del lancio. Per il mercato indiano, il prezzo del Pixel 8a potrebbe essere leggermente superiore di Rs 1,000-2,000 rispetto al Pixel 7a, posizionandosi intorno a Rs 44,999 o Rs 45,999. Nonostante il costo leggermente più elevato, Google potrebbe offrire delle promozioni introduttive per rendere l’acquisto più allettante.
Variazioni di Colore e Custodie
Le immagini promozionali mostrano il Pixel 8a disponibile in verde, blu e nero (grigio scuro), con una nuova aggiunta potenzialmente in corallo, anche se non è chiaro se questa variante sarà disponibile al lancio. Inoltre, sono state mostrate diverse custodie che corrispondono a queste colorazioni, suggerendo che Google potrebbe puntare su una personalizzazione estetica per attirare un pubblico più ampio.
Con un design accattivante e opzioni di personalizzazione attraverso colori e custodie diverse, il Google Pixel 8a si prepara a essere un forte concorrente nel mercato degli smartphone di fascia media. Gli appassionati di tecnologia e i fedeli della marca Google attendono con impazienza ulteriori dettagli e la conferma ufficiale di queste caratteristiche al lancio.
Multilingua
TikTok aggira le commissioni dell’App Store di Apple?
Tempo di lettura: 2 minuti. TikTok testa un nuovo metodo per evitare le commissioni dell’App Store di Apple, vendendo direttamente dal suo sito web per ridurre i costi.
Una recente indagine di TechCrunch ha sollevato dubbi sulle pratiche di TikTok relative alle transazioni in-app, suggerendo che l’app potrebbe stare aggirando le commissioni dell’App Store di Apple. Questo comportamento potrebbe avere implicazioni significative per gli sviluppatori e i consumatori.
Strategia di TikTok per ridurre le commissioni
TikTok sta apparentemente testando un nuovo metodo per consentire agli utenti di acquistare “monete” — utilizzate per dare mance ai creatori — direttamente dal proprio sito web anziché tramite il sistema di acquisto in-app di Apple. Questo approccio suggerisce un risparmio del 25% sulle commissioni di servizio, offrendo agli utenti un incentivo finanziario per scegliere questa via alternativa. L’opzione di acquisto via web non sembra essere disponibile a tutti gli utenti ma limitata a coloro che hanno precedentemente speso cifre significative nell’app.
Implicazioni delle Nuove Linee Guida dell’App Store
Nonostante le modifiche alle linee guida dell’App Store di Apple a gennaio, che permettono agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso metodi di pagamento alternativi, TikTok sarebbe comunque tenuto a pagare una commissione ridotta del 27% per le transazioni effettuate. La discrepanza tra il risparmio offerto agli utenti e la commissione che TikTok dovrebbe ancora pagare solleva interrogativi sulla sostenibilità di tale strategia.
Problemi di conformità e risposta di Apple
L’approccio di TikTok, che non include un messaggio popup per informare gli utenti che stanno per lasciare l’app, potrebbe non essere conforme alle aspettative di Apple riguardo l’uso delle autorizzazioni necessarie. L’assenza di tale messaggio di avviso solleva ulteriori questioni sulla trasparenza e sulla correttezza delle pratiche adottate da TikTok.
Multilingua
Ex NSA condannato a 21 anni per spionaggio in favore della Russia
Tempo di lettura: 2 minuti. Un ex impiegato NSA è stato condannato a oltre 21 anni di prigione per aver tentato di vendere segreti nazionali alla Russia
Un ex impiegato della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti, Jareh Sebastian Dalke, è stato condannato a 262 mesi (oltre 21 anni) di prigione per aver tentato di agire come spia per la Russia. Il caso evidenzia non solo le severe conseguenze del tradimento della fiducia nazionale ma anche le potenziali lacune nella sicurezza delle informazioni sensibili.
Dettagli del caso
Dalke, che ha lavorato come progettista di sicurezza dei sistemi informativi presso la NSA per meno di un mese tra giugno e luglio 2022, è stato accusato di aver tentato di trasmettere informazioni top secret a un agente straniero. Dopo aver lasciato la NSA, ha cercato di stabilire un contatto con quello che credeva fosse un agente russo, inviandogli frammenti di documenti classificati per dimostrare la sua accessibilità e disponibilità a condividere tali informazioni.
L’incontro e l’arresto
Dalke aveva organizzato un incontro per consegnare fisicamente i documenti, portando con sé un laptop alla Union Station di Denver. Qui, ha trasmesso i documenti via internet a chi credeva fosse l’agente russo, ma in realtà era un agente sotto copertura dell’FBI. L’operazione di controspionaggio si è conclusa con l’arresto di Dalke subito dopo la trasmissione delle informazioni.
Reazioni
Il Procuratore Generale Merrick Garland ha commentato il caso, sottolineando che Dalke, nonostante avesse giurato di difendere il suo paese, ha tentato di tradirlo, e che la sentenza dimostra che chi cerca di tradire gli Stati Uniti sarà punito. La legge prevede che Dalke non potrà scontare le pene per i vari capi di accusa contemporaneamente, quindi sarà in carcere fino al gennaio 2046, quando avrà 53 o 54 anni.
Considerazioni sulla sicurezza
Questo incidente solleva preoccupazioni riguardo a come le informazioni sensibili siano gestite e chi ottenga l’accesso a tali dati. Risulta fondamentale che le agenzie di sicurezza nazionali rivedano e rafforzino i criteri di accesso ai materiali classificati, per prevenire ulteriori tentativi di divulgazione non autorizzata.
- Editoriali2 settimane fa
Università, Israele e licenziamenti BigTech
- Robotica2 settimane fa
Atlas di Boston Dynamics non è morto
- Editoriali2 settimane fa
MITRE vittima di zero day Ivanti: anche i migliori le prendono
- Inchieste1 settimana fa
Mercato ITC in Italia nel 2024: numeri e crescita vertiginosa rispetto al paese
- Inchieste1 settimana fa
Managed Service Providers in Italia: numeri di un mercato in crescita
- Inchieste1 settimana fa
Cloud Italiano qual è il Trend del 2024? Aziende e servizi disponibili
- Inchieste1 settimana fa
Cloud Provider Italiani: quali sono le caratteristiche preferite dagli specialisti IT?
- Economia2 settimane fa
Apple rimuove WhatsApp e Threads dall’App Store in Cina