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VMWARE vittima preferita degli hacker: i suoi malware su Linux valgono oro
Linux ha problemi di sicurezza come qualsiasi altro sistema operativo, ma tendono ad essere risolti rapidamente e completamente. Sfortunatamente, se non si installa Linux correttamente sui propri server o cloud, anche se non si è vulnerabili come se si stesse usando Windows XP, si è comunque in pericolo. VMware Threat Analysis Unit (TAU) ha esplorato queste minacce in dettaglio nel suo nuovo rapporto, Exposing Malware in Linux-based Multi-Cloud Environments.
Linux è il principale sistema operativo cloud ed alimenta il 78% dei siti web più popolari. Gli hacker non sono stupidi. Sanno che possono fare più soldi prendendo di mira i clouds all’ingrosso, piuttosto che andando dietro ai PC Windows dei singoli utenti, ed è per questo che stanno sempre più prendendo di mira i sistemi vulnerabili basati su Linux.
I truffatori possono fare soldi veri se riescono a crackare un cloud. In genere questo viene fatto non da alcuni strumenti di cracking alla Mission Impossible, ma sfruttando l’autenticazione debole, le vulnerabilità e le cattive configurazioni nelle infrastrutture basate su container per infiltrarsi nell’ambiente con strumenti di accesso remoto (RAT).
Una volta che trovano un punto d’appoggio nel cloud di destinazione, di solito cercano di eseguire ransomware o distribuire componenti di cryptomining con il fine di fare soldi.
VMware ha scoperto che, poiché non ci si è concentrati sul rilevamento di queste minacce, i nostri attuali strumenti di rilevamento e prevenzione dei malware per Linux non sono all’altezza del compito, anzi, il ransomware che prende di mira i sistemi basati su Linux sta diventando più sofisticato.
Per esempio, il ransomware che prende di mira Linux si è recentemente evoluto per colpire le immagini degli host e richiede un’analisi dinamica e il monitoraggio dell’host.
Non aiuta nemmeno il fatto che ci sono non meno di nove grandi famiglie di ransomware che prendono di mira i sistemi Linux. Queste includono una versione per Linux di REvil; DarkSide; BlackMatter; e Defray777. Molti di loro sono disponibili come Ransomware as a Service per persone senza molte conoscenze tecniche, ma che vogliono fare un po’ di soldi veloci.
La criptovaluta scelta dai cryptojackers è la criptovaluta Monero (XMR). L’ottantanove per cento dei criptojacking di Linux ha usato librerie legate a XMRig. I cybercriminali usano principalmente due approcci:
- Malware con funzionalità di furto di portafogli, a volte in posa come app basate su criptovalute.
- O la sempre popolare monetizzazione dei cicli di CPU rubati per estrarre con successo le criptovalute.
Ci sono attualmente sette famiglie di ransomware significative che implementano sistemi malevoli contro Linux. Queste includono XMRig, Sysrv e Mexalz.
Per mettere in atto il malware i RAT stanno diventando sempre più popolari. Il team di ricerca di VMware ha scoperto più di 14.000 server attivi del Cobalt Strike team su internet dalla fine di febbraio 2020. Red Team è stato pensato per aiutare a proteggere i sistemi, ma con il 56% dei server Cobalt Strike che sembrano essere istanze Cobalt Strike craccate o trapelate utilizzate da truffatori in cerca di istanze Linux vulnerabili.
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DarkGate e l’iniezione di Template Remoti: nuove tattiche di attacco
Tempo di lettura: 2 minuti. Nuove tattiche di DarkGate: iniezione di template remoti per aggirare le difese e infettare con malware tramite documenti Excel.
Recentemente, Cisco Talos ha rilevato un aumento significativo di campagne email malevole contenenti allegati sospetti di Microsoft Excel che, una volta aperti, infettano il sistema della vittima con il malware DarkGate. Queste campagne, attive dalla seconda settimana di marzo, utilizzano tecniche, tattiche e procedure (TTP) mai osservate prima negli attacchi DarkGate.
Tecnica dell’Iniezione di Template Remoti
Le recenti campagne di DarkGate sfruttano una tecnica chiamata “Remote Template Injection” per bypassare i controlli di sicurezza delle email e ingannare l’utente a scaricare ed eseguire codice malevolo quando viene aperto il documento Excel. Questa tecnica consente di importare template da fonti esterne per espandere le funzionalità di un documento, eludendo i protocolli di sicurezza che potrebbero non essere stringenti per i template rispetto ai file eseguibili.
Dettagli Tecnici dell’Attacco
Le email malevole individuate da Cisco Talos contenevano allegati di Excel con nomi distintivi, principalmente riguardanti questioni finanziarie o ufficiali, per convincere il destinatario ad aprire il documento. L’infezione inizia quando il documento Excel viene aperto, scaricando ed eseguendo un file VBS da un server controllato dall’attaccante. Il file VBS contiene un comando che esegue uno script PowerShell dal server di comando e controllo (C2) di DarkGate.
Cambiamenti nei Payload e nei Linguaggi di Scripting
Dal 12 marzo 2024, le campagne di DarkGate hanno iniziato a utilizzare script AutoHotKey invece di AutoIT. AutoHotKey offre funzionalità avanzate di manipolazione del testo, supporto per hotkey e una vasta libreria di script user-contributed. Gli script AutoHotKey scaricano e decodificano dati binari direttamente in memoria, eseguendo il payload di DarkGate senza mai salvarlo su disco.
Meccanismi di Persistenza
I componenti utilizzati durante l’ultima fase dell’infezione vengono memorizzati nella directory C:\\ProgramData\\cccddcb\\
. La persistenza attraverso i riavvii viene stabilita creando un file di collegamento nella directory di avvio del sistema infetto. Cisco Talos ha sviluppato meccanismi di rilevamento e blocco per queste campagne su prodotti Cisco Secure.
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LightSpy: la nuova minaccia per macOS
Tempo di lettura: 3 minuti. Il malware LightSpy che prende di mira i dispositivi macOS, i metodi di infezione e le funzionalità dei plugin per l’esfiltrazione di dati.
Recentemente, è stata scoperta una variante del malware LightSpy che prende di mira i dispositivi macOS. Questo malware, originariamente noto per attaccare dispositivi iOS e Android, ha ora dimostrato di poter compromettere anche i sistemi macOS. Le indagini condotte da ThreatFabric e Huntress hanno rivelato dettagli tecnici significativi sulle capacità di questo malware e sui metodi utilizzati per infettare i dispositivi.
Contesto e Scoperta
Il framework di spyware LightSpy è noto per la sua versatilità e capacità di compromettere vari sistemi operativi. Originariamente, il malware ha preso di mira dispositivi iOS e Android, ma ora ha esteso il suo raggio d’azione a macOS. La variante per macOS è stata identificata tramite campioni caricati su VirusTotal e analizzati da Huntress e ThreatFabric.
Metodi di Infezione
Il gruppo di attori malevoli dietro LightSpy utilizza exploit pubblicamente disponibili per distribuire gli impianti su macOS. Due exploit noti, CVE-2018-4233 e CVE-2018-4404, sono stati utilizzati per colpire versioni di macOS 10.13.3 e iOS precedenti alla 11.4.
Il malware inizia con l’esecuzione arbitraria di codice tramite una vulnerabilità di WebKit all’interno di Safari, seguita da un’escalation di privilegi specifica del sistema operativo.
Analisi Tecnica
Fase Iniziale
Il punto di partenza dell’attacco è un exploit di WebKit che consente l’esecuzione di codice arbitrario non privilegiato. Una volta attivato, l’exploit distribuisce un payload denominato “20004312341.png”, che è in realtà un file eseguibile MachO x86_64 contenente una funzione di iniezione.
Downloader Intermedio
Il file “20004312341.png” decifra un blocco di 0x400 byte incorporato nel file eseguibile e lancia il risultato utilizzando launchd. Questo script scarica tre ulteriori file utilizzando l’utilità curl, inclusi “ssudo” (un exploit di escalation dei privilegi), “ddss” (un file di cifratura/decifratura) e un archivio ZIP contenente “update” e “update.plist”.
Loader e Persistenza
Il file “update” è progettato per configurare e avviare il Core di LightSpy, fornendo le informazioni necessarie per la comunicazione con il server di comando e controllo (C2). Una volta eseguito, “update” assicura la persistenza nel sistema utilizzando launchctl, avviandosi ad ogni riavvio del sistema.
Funzionalità del Core e Plugin
Il Core di LightSpy è responsabile della raccolta delle informazioni sul dispositivo e della gestione dei comandi dal server C2. Utilizza un database SQLite per memorizzare dati di configurazione, comandi e piani di controllo. Durante l’indagine, è stata scoperta una versione del Core denominata “C40F0D27”, che funge da orchestratore del framework di sorveglianza.
Plugin Specifici
LightSpy per macOS supporta 10 plugin principali per l’esfiltrazione di informazioni private:
- SoundRecord: Registra l’audio dal microfono del dispositivo.
- Browser: Esfiltra la cronologia dei browser Safari e Chrome.
- CameraModule: Scatta foto utilizzando la fotocamera del dispositivo.
- FileManage: Esfiltra e manipola file e directory, compresi dati da messaggistica come WeChat, Telegram e QQ.
- Keychain: Esfiltra password, certificati e chiavi dalla Keychain di Apple.
- LanDevices: Scansiona la rete locale per trovare dispositivi connessi.
- Softlist: Esfiltra l’elenco delle applicazioni installate e dei processi in esecuzione.
- ScreenRecorder: Registra video dello schermo del dispositivo.
- ShellCommand: Fornisce una shell remota per l’operatore.
- WiFi: Esfiltra dati sulle reti Wi-Fi vicine e la cronologia delle connessioni Wi-Fi.
Implicazioni e Conclusioni
La scoperta della variante macOS di LightSpy dimostra che il malware è in continua evoluzione e in grado di prendere di mira una gamma più ampia di dispositivi. Gli utenti di macOS devono essere consapevoli delle potenziali minacce e adottare misure per proteggere i loro sistemi, inclusi aggiornamenti regolari e l’uso di strumenti di sicurezza avanzati. La collaborazione tra ricercatori di sicurezza e aziende come Huntress e ThreatFabric è cruciale per identificare e mitigare queste minacce.
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Commando Cat: Cryptojacking innovativo che sfrutta i Server API Remoti di Docker
Tempo di lettura: 2 minuti. Commando Cat, un attacco di cryptojacking che sfrutta i server API remoti di Docker esposti, mette in luce la necessità di pratiche di sicurezza robuste per i contenitori.
Un nuovo attacco di cryptojacking, denominato Commando Cat, sta prendendo di mira i server API remoti di Docker esposti per distribuire miner di criptovalute. Gli attaccanti utilizzano immagini Docker del progetto open-source Commando per eseguire questa campagna.
Dettagli dell’Attacco Commando Cat
Il team di ricercatori ha analizzato una campagna di attacco che sfrutta i server API remoti di Docker esposti per distribuire miner di criptovalute. Gli attaccanti impiegano l’immagine Docker cmd.cat/chattr per ottenere l’accesso iniziale, utilizzando tecniche come chroot e il binding dei volumi per uscire dal contenitore ed accedere al sistema host.
Accesso Iniziale
Per ottenere l’accesso iniziale, l’attaccante distribuisce un’immagine Docker denominata cmd.cat/chattr. Una volta distribuita, l’attaccante crea un contenitore Docker basato su questa immagine e utilizza chroot per uscire dal contenitore e ottenere l’accesso al sistema operativo host. Successivamente, utilizza curl o wget per scaricare il binario malevolo sul sistema host.
Sequenza dell’Attacco
- Probing del Server API Remoto di Docker: L’attacco inizia con una richiesta di ping al server API remoto di Docker per verificare lo stato del server.
- Creazione del Contenitore con l’Immagine cmd.cat/chattr: Una volta confermato che il server è operativo, l’attaccante procede a creare un contenitore utilizzando l’immagine cmd.cat/chattr.
- Escape dal Contenitore: L’attaccante utilizza chroot e il binding dei volumi per sfuggire al contenitore. Il binding /:/hs monta la directory root dell’host nella directory /hs del contenitore, garantendo all’attaccante l’accesso illimitato al file system dell’host.
- Creazione dell’Immagine Docker in Caso di Assenza: Se la richiesta di creazione del contenitore restituisce un errore di “immagine non trovata”, l’attaccante scarica l’immagine chattr dal repository cmd.cat.
- Distribuzione del Contenitore: Con l’immagine pronta, l’attaccante crea un contenitore Docker ed esegue un payload codificato in base64, che tradotto risulta essere uno script shell malevolo che scarica ed esegue un binario malevolo dal server di comando e controllo.
Raccomandazioni per la Sicurezza
Per proteggere gli ambienti di sviluppo dagli attacchi che prendono di mira i contenitori e gli host, Trend Micro raccomanda di adottare le seguenti best practices:
- Configurare correttamente i contenitori e le API per minimizzare il rischio di attacchi.
- Utilizzare solo immagini Docker ufficiali o certificate.
- Eseguire i contenitori senza privilegi di root.
- Configurare i contenitori in modo che l’accesso sia garantito solo a fonti attendibili, come la rete interna.
- Eseguire audit di sicurezza a intervalli regolari per rilevare eventuali contenitori e immagini sospetti.
La campagna di attacco Commando Cat mette in luce la minaccia rappresentata dall’abuso dei server API remoti di Docker esposti. Sfruttando le configurazioni Docker e utilizzando strumenti open-source come cmd.cat, gli attaccanti possono ottenere l’accesso iniziale e distribuire binari malevoli, eludendo le misure di sicurezza convenzionali. Questo evidenzia l’importanza di implementare robuste pratiche di sicurezza per i contenitori.
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