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Da Clubhouse a Trip Advisor: recensioni negative ai nemici “social”. Ecco cosa fare

Tempo di lettura: 2 minuti.

L’inchiesta su Clubhouse ha raccontato uno spaccato del social che ha trovato immediatamente un riscontro. Un ristoratore, utente del social, ha subito un commento negativo alla sua attività commerciale su TripAdvisor da parte di un utente, che non ha avuto l’accortezza di nascondere il suo nominativo.

Può uno scontro su un social di confronto può sfociare in aggressioni in altri ambiti della sfera privata?

La domanda meriterebbe una risposta in base alla coscienza di ogni singolo individuo e anche alla sua educazione, ma scrivere un commento pubblico, letto da tantissime persone perché scoperto dopo due settimane, che espone alla pubblica piazza il titolare dell’attività perchè fascista, genera una fuga di potenziali clienti dal ristorante che ideologicamente sono distanti dal fascismo: in un paese come l’Italia dove l’antifascismo è uno dei valori fondanti.

Oltre al danno di reputazione, c’è quello dell’incolumità del ristoratore, dei suoi dipendenti e della struttura di ristorazione perché un fanatico o un estremista può agire con un atto violento per “boicottare” il titolare “fascista” e la sua struttura.

Come fare per risolvere il problema di una recensione così infamante?

  • Nel caso specifico, l’utente è stato individuato, avvisato dalla sua cerchia di amici ed ha rimosso il commento, chiedendo scusa al ristoratore che l’ha perdonato.
  • In altri casi è possibile fare denuncia alla Polizia Postale e poi citare per danni il responsabile una volta individuato.
  • Altra soluzione, suggerita da un utente che ha svolto una attività costante di recensioni sulla piattaforma di scoring del settore turistico, è quella di chiedere una segnalazione da parte di critici per avvalorare una segnalazione di abuso a un commento infamante.

Ci sarebbe anche una quarta ipotesi: quella di scrivere una risposta ben scritta ad un commento falso, diffamatorio, pretestuoso e passibile di denuncia. Una bella risposta sarebbe una potenziale occasione pubblicitaria, ma se si accusa di fascismo la persona, nemmeno un testo scritto dal più grande genio del marketing vivente non sarà mai come una risposta ad una esperienza reale avuta da una minoranza discriminata, come è già accaduto.

Nella seconda inchiesta sui mali di Clubhouse si è affrontato il problema della comunicazione ostile e della mancanza di educazione, ma in questo caso si è andato oltre e non è detto che la vita sociale non continui con altre tensioni.

Leggi l’inchiesta su Clubhouse

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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