Categorie
Notizie

Facebook fascista. Utenti ostaggio dell’intelligenza artificiale.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Facebook, o meglio Meta, è arrivato al capolinea della sua rappresentatività di una piazza virtuale con finalità pubbliche. Il social network di Mark Zuckerberg sta programmando il linguaggio del futuro attraverso pesantissime sanzioni inflitte a persone che sfruttano la piattaforma per comunicare pubblicamente con gli amici.

Facebook non sembra essere attenta in questa fase alle penalità che vengono comminate ai suoi utenti, bannati per diversi giorni o mesi perché hanno sbagliato ad esprimersi o perchè hanno usato toni ironici. Quello che molti denunciano non è l’inesistenza di un codice etico della rete e nemmeno l’assenza di persone ignobili ed immeritevoli di stare nelle piazze virtuali condivise, ma è chiaro che quando si pensa di parlare con gli amici come lo si fa al bar, con molta scioltezza, Facebook puntualizza che le cose sono cambiate e anche molto.

L’utilità di questa strategia è duplice e riguarda in primo luogo il fatto di non volersi sporcare le mani per gestire frasi controverse a rischio denuncia, con relativo coinvolgimento, ed il miglior modo possibile resta quello di lavarsi le mani applicando la legge marziale. Una strategia molto vecchia questa, che è durata per molto tempo fino a quando non si sono sollevati problemi in tal senso e la piattaforma ha dovuto ritenere di aumentare lo sforzo economico di monitorare tali attività con persone in carne ed ossa, ma non vi è certezza che la revisione sia affidata realmente ad esseri umani. In più, con il mondo e gli Stati Uniti fuori dalle emergenze COVID, Facebook utilizza ancora la scusa della pandemia per eventuali rallentamenti della procedura di verifica.

A questa vecchia, ma valida teoria, si aggiunge il fatto che Facebook è oramai parte di Meta, che gestisce la nuova frontiera dell’universo digitale, anzi metaverso, ed è supponibile che si stia mettendo un punto di inizio ad una sorta di netiquette di quando gli utenti potranno fisicamente incontrarsi in uno spazio virtuale e non solo per socializzare, ma per condividere esperienze reali ed affari.

Altro aspetto che invece è più futuristico, ma nemmeno così tanto, l’imposizione di un linguaggio preciso ed asettico rispetto agli idiomi, culture e tradizioni linguistico dialettali, ai fini di una categorizzazione umana degli utenti in base a semplici schemi cognitivi. Questa esigenza nasce proprio dal fatto che l’intelligenza artificiale non comprende l’ironia, lo scherzo, il sarcasmo e questo non aiuta nella moderazione del social, ma soprattutto nella profilazione commerciale tanto cara alla piattaforma.

Dalle patenti sociali come in Cina, con i crediti comportamentali, alla disintegrazione del modo di parlare di molti popoli in favore di uno universale, Mark Zuckerberg e Meta rappresentano il fascismo silenzioso e strisciante che impone il nuovo modello relazionale della società futuristica globale.

Una società privata può ambire a questo, ma il problema è quando gode della fiducia incondizionata della politica mondiale.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version