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Facebook, Instagram e Whatsapp down: cosa succede?

Capita anche ai migliori, e sta capitando in queste ore. I server di Facebook, Instagram e Whatsapp non funzionano. Nessuna delle App del mondo creato da Mark Zuckerberg permette l’accesso agli utenti.
Un malfunzionamento di questo genere ha una portata enorme, in tutta Europa sono stati segnalati gli stessi problemi.
La situazione è in evoluzione, vi terremo aggiornati tramite questa pagina.
Ultimi aggiornamenti:
4/10/2021
ore 17.00 : importante picco di segnalazioni da parte di numerosi utenti
ore 18.00 : tutte le piattaforme della famiglia Facebook sono fuori servizio
ore 19.00 : Twitter, l’unico “social” di massa funzionante al momento registra, a 2 ore dall’incidente, una impennata di hashtag volati in cima alle tendenze:
HASHTAG | Messaggi condivisi in circa 2 ore |
#instagramdown | 244.000 Tweet |
#facebookdown | 235.000 Tweet |
#whatsappdown | 187.000 Tweet |
ore 20.00 : Diversi produttori di videogiochi (come Match Master e Pokemon GO), che contano centinaia di migliaia di utenti in tutti il mondo, hanno avvisato i propri utenti che le difficoltà a collegarsi alle loro app sono causate dal malfunzionamento di Facebook.
Numerose app infatti utilizzano la funzione “Facebook Login” per poter riconoscere i propri utenti.
Per queste ragioni anche i servizi legati ad Oculus, di recente acquisizione da parte di Facebook.
ore 23.46 : Alcuni messaggi Whatsapp sono transitati verso alcune App, ma i server risultano subito congestionati. I DNS tornano a funzionare, ma i server non riescono evidentemente a gestire le milioni di richieste contemporanee.

ore 23.59 : dopo 7 ore di assenza dal traffico Internet, la piattaforma Facebook torna a funzionare, si prevedono rallentamenti ed interruzioni durante le prime ore di funzionamento a causa del sicuro picco di connessioni da parte degli utenti in astinenza da social.

Le ripercursioni sui mercati

Un network come Facebook ed Instagram fermo per diverse ore rappresenta un danno economico di proporzioni epiche. Non solo le aziende che hanno comprato ADS non ottengono il servizio, e quindi non lo pagano, ma anche gli investitori sono molto preoccupati da questo inaspettato e prolungato blackout.
La analisi tecnica di Matrice Digitale
Da tecnici ci siamo posti subito numerosi interrogativi. Si è trattato di un attacco hacker? Come è possibile che una azienda che ormai è padrona della Rete, subisca un malfunzionamento così imponente per un periodo di tempo così prolungato?
Il primo tentativo che abbiamo fatto è stato quello di tracciare il percorso che unisce la rete Facebook (che ospita anche Instagram e Whatsapp) al resto del mondo, attraverso il semplice comando UNIX “traceroute”. (disponibile anche sui sistemi Windows come “tracert”)
La sorpresa: i DNS non funzionano
Tentando questa semplice analisi ci siamo resi conto che il vero malfunzionamento non è imputabile ai server o alla connettività, ma alla mancata “risoluzione” dei domini Internet su cui si basano i servizi della azienda leader nel settore dei social network.
I domini non sono scaduti, questo accade agli sprovveduti a volte, invece Mark li ha pagati fino al 2030.
Le dichiarazioni di Facebook
“We’re aware that some people are having trouble accessing our apps and products. We’re working to get things back to normal as quickly as possible, and we apologize for any inconvenience.”
In un messaggio su Twitter (l’unica piattaforma funzionante) Facebook comunica : “Siamo a conoscenza che alcune persone stiano avendo difficoltà ad accedere alle nostre app e prodotti. Siamo lavorando per ripristinare la normalità il prima possibile, e ci scusiamo per eventuali inconvenienti” (fonte: https://twitter.com/Facebook/status/1445061804636479493?s=20)
Le prime congetture
La scomparsa di Facebook dai dispositivi di oltre mezzo miliardo di persone segue di un giorno le dichiarazioni di un informatore interno all’azienda che ha denunciato la stessa di dare priorità al profitto. Ella ha infatti dichiarato che i suoi avvocati hanno depositato almeno otto denunce al “U.S. Securities and Exchange Commission“, prese in considerazione da due membri del Parlamento Europeo che hanno richiesto di indagare a fondo sulle accuse.
La gestione di tematiche come la disinformazione o l‘hate speech hanno avuto minore priorità rispetto all’aumento della redditività della piattaforma, in violazione di diverse normative internazionali e raccomandazioni ricevute anche dal Congresso Americano. Per anni Facebook ha affrontato fiumi di critiche da Associazioni per i Diritti Umani. Anche ricercatori universitari hanno reputato pericoloso il modo in cui la piattaforma social più persuasiva del pianeta, distorca il modo in cui vediamo il mondo e promuova comportamenti lesivi che vanno dai disturbi alimentari, fino al genocidio.
Non sono remote le ipotesi, avvalorate dal tipo di malfunzionamento, che si possa trattare di un attacco di “hacktivist“. Hacker attivisti che attaccano i DNS del social network accusato di essere dannoso per i giovani e di alimentare le discussioni on line, perché il commentare degli utenti, detto engagement, rappresenta il vero valore economico dell’azienda.
Attaccare i server DNS non è purtroppo ancora diventata una impresa difficile, ed ha il preciso scopo di oscurare il sito ed i servizi, senza intaccare minimamente il funzionamento o la sicurezza dei server centrali e dei dati degli utenti.
Quanto è sicura l’infrastruttura informatica di Facebook?
Non troppo, se consideriamo che solo pochi mesi fa, ad Aprile 2021, le informazioni di 533 milioni di utenti sono state pubblicate su un forum pubblico gestito da hacker.
Facebook, a sua difesa, ha dichiarato che la sottrazione di questi dati era stata denunciata già in passato, precisamente nel dicembre del 2019. I dati resi pubblici, quindi, conterrebbero informazioni vecchie, e la falla di sicurezza che ha permesso di penetrare i server è stata rimossa dal sistema pochi mesi dopo.
“Pochi mesi dopo”
(Facebook security manager)
Il mio capo mi avrebbe bruciato vivo per una dichiarazione del genere.
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Attacchi DDoS: Provider Ip sono le nuove vittime preferite.

Gli attori delle minacce innovano e ripensano continuamente i loro schemi di attacco, così come i destinatari degli attacchi. Questo è chiaramente visibile nel loro obiettivo dei fornitori di servizi VoIP (Voice over Internet Protocol), come evidenziato nel rapporto sulle minacce di NETSCOUT per il 2° semestre 2021.
Perché prendere di mira i provider VoIP?
La risposta breve è il guadagno economico. Gli aggressori sanno che la distruzione dei provider VoIP che forniscono servizi a un gran numero di clienti è molto dolorosa e quindi è adatta per l’estorsione.
Gli aggressori informatici hanno lanciato tre campagne di attacco DDoS (Distributed Denial-of-Service) a livello mondiale nel 2021 un nuovo sorprendente risultato portato a termine da un emulatore di REvil, Lazarus Bear Armada (LBA) e Fancy Lazarus. Ma gli attori delle minacce non si sono limitati a incrementare tali attacchi globali.
Hanno anche concentrato l’attenzione su obiettivi apparentemente ignorati in passato, come dimostrano gli attacchi contro i provider VoIP. In un caso, un attacco DDoS di estorsione condotto dall’emulatore REvil ha provocato una perdita di fatturato stimata in diversi milioni di dollari per il provider VoIP.
Inizialmente, i fornitori VoIP al dettaglio e all’ingrosso con sede nel Regno Unito sono stati gli obiettivi della campagna. Sono seguiti attacchi contro operatori VoIP dell’Europa occidentale e del Nord America. L’impatto massiccio dell’attacco è stato rivelato quando un singolo grossista VoIP ha presentato un modulo alla Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense, stimando il costo totale dell’attacco DDoS tra i 9 e i 12 milioni di dollari.
Ma gli aggressori non si sono fermati qui. Diversi provider VoIP di tutto il mondo sono stati messi offline a seguito di campagne di estorsione DDoS. Per comprendere meglio questi attacchi, è utile sapere che i provider VoIP e le loro infrastrutture rientrano in due verticali principali, definiti dai codici del Sistema di classificazione industriale nordamericano: tutte le altre telecomunicazioni e l’hosting di elaborazione dati e servizi correlati (cloud computing).
I provider VoIP che rientrano nel codice “tutte le altre telecomunicazioni” hanno registrato un aumento del 93% degli attacchi rispetto alla prima metà del 2021. Nel frattempo, si è registrato un netto aumento degli attacchi contro i provider VoIP che rientrano nel codice “hosting di elaborazione dati e servizi correlati“, soprattutto quelli situati nell’area EMEA. In effetti, i provider VoIP della categoria “hosting di elaborazione dati e servizi correlati” sono stati il principale obiettivo in EMEA nella seconda metà del 2021.
In diversi casi, tra cui quelli elencati di seguito, i provider VoIP hanno riconosciuto pubblicamente gli attacchi.
L’amministratore delegato di bandwidth.com ha rilasciato una dichiarazione nel settembre 2021 in cui riconosceva che l’azienda era stata presa di mira con attacchi DDoS continui. “Anche se abbiamo attenuato gran parte dei danni previsti, sappiamo che alcuni di voi sono stati colpiti in modo significativo da questo evento“.
Nel settembre 2021 Bleeping Computer ha riferito che il provider VoIP VoIP.ms è stato colpito da un attacco DDoS che ha preso di mira i suoi server di nomi DNS. L’attacco ha interrotto i servizi di telefonia, tra cui perdita di servizio, caduta delle chiamate, scarse prestazioni e impossibilità di inoltrare le linee. Un attore di minacce che sostiene di essere REvil ne ha rivendicato la responsabilità e avrebbe detto che l’attacco poteva essere fermato per un bitcoin, o l’equivalente di 45.000 dollari.
ZDNet ha riportato che anche Voip Unlimited, con sede nel Regno Unito, è stata colpita da un attacco DDoS a settembre da un gruppo che sostiene di essere REvil. L’amministratore delegato di Voip Unlimited ha dichiarato che l’azienda è stata colpita da un attacco DDoS allarmante e sofisticato, collegato a una “colossale richiesta di riscatto“, che ha causato la perdita intermittente o totale dei servizi.
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Australia: sgominata rete di spaccio nel dark web

Un’associazione criminale è stata smantellata e due uomini di Sydney sono stati incriminati per la presunta fornitura di droghe illegali attraverso il dark web. Un mercato che forniva droghe e sostanze riservate in cambio di criptovaluta è stato identificato dalla polizia prima di effettuare irruzioni nelle case di Chatswood e Rose Bay.
Gli agenti hanno trovato più di 100 grammi di cocaina e MDMA, tre chilogrammi di polveri ritenute droghe, migliaia di compresse sconosciute e 17 chilogrammi di lecca-lecca sospettati di essere addizionati di THC. Polveri ritenute droghe illegali sequestrate durante i raid a Sydney su un’organizzazione del dark web. Capsule e polveri ritenute droghe illegali sono state trovate durante un raid della polizia.
Sono stati inoltre sequestrati quasi 60.000 dollari in contanti, oltre a dispositivi elettronici, criptovalute e un anello di fidanzamento del valore di 100.000 dollari che si ritiene essere il provento del crimine. È stata perquisita anche un’attività commerciale a Rose Bay.
Un uomo di 33 anni è stato arrestato nella casa di Chatswood e un uomo di 39 anni è stato arrestato nella casa di Rose Bay.
Un anello di fidanzamento e altri oggetti legati alla droga sono stati sequestrati durante un raid a Sydney contro un’organizzazione del dark web.
Un anello di fidanzamento e altri oggetti legati alla droga sono stati sequestrati durante le perquisizioni a Chatswood e Rose Bay. Entrambi gli uomini sono stati portati alla stazione di polizia di Surry Hills.
“La polizia sosterrà in tribunale che gli uomini sono stati coinvolti in più di 30.000 transazioni di droga individuali dal 2015, con almeno 1,16 milioni di dollari in criptovaluta ricevuti in un periodo di 12 mesi“, hano dichiarato gli agenti del NSW in un comunicato.
Alla coppia è stata rifiutata la libertà su cauzione e comparirà in tribunale oggi.
Il sovrintendente Matthew Craft ha dichiarato che i due uomini erano presumibilmente a capo di una “rete di approvvigionamento di droga ben attrezzata” condotta attraverso il dark web.
“In termini di scala, questa operazione è una delle più sofisticate che abbiamo mai visto, sia per quanto riguarda la quantità di droghe illecite commercializzate, sia per quanto riguarda la distribuzione e il confezionamento“, ha dichiarato.
“Accuseremo i profitti che questi due uomini stavano raccogliendo come risultato di questi traffici illeciti erano così vasti che sono stati fatti dei tentativi per riciclare i fondi in criptovaluta e in contanti usando terze parti“.
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Schermo Blu su Windows 11: Sophos risolve il problema

Sophos ha risolto il problema dello schermo blu rilasciando un aggiornamento disponibile al seguente link come evidenziato dal ricercatore @sonoclaudio su Twitter
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