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Giappone entra nel Centro di eccellenza per la difesa cibernetica della NATO (CCDCOE)

Tempo di lettura: 2 minuti. Mentre per decenni si sono fortunatamente verificati pochi casi di guerra convenzionale sui territori occidentali, in gran parte grazie alla NATO, il pianeta è rimasto bloccato in una guerra mondiale cibernetica.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Ad aprile, i membri dell’alleanza di intelligence Five Eyes hanno emesso un avviso congiunto sulla sicurezza informatica, mettendo in guardia da un aumento degli attacchi alle infrastrutture critiche da parte della Russia. Questi attacchi potrebbero colpire i Paesi che hanno sostenuto l’Ucraina, in particolare quelli che hanno fornito legalmente armi convenzionali per aiutare il Paese a difendersi da una forza d’invasione. Il CCDCOE è aperto ai Paesi che non fanno parte della più ampia alleanza militare della NATO. Dopo l’aggiunta di Corea del Sud, Canada e Lussemburgo a maggio, la CCDCOE è ora composta da 32 membri: 27 sono membri a pieno titolo della NATO, mentre cinque sono contributori che attualmente non fanno parte della più ampia alleanza difensiva. Il Giappone non è un membro a pieno titolo della NATO, ma lavora a stretto contatto con l’alleanza. Il Paese ha già preso parte al gioco annuale di guerra cibernetica Locked Shields della CCDCOE, che contrappone una “squadra rossa” a una “squadra blu” a scopo di addestramento.

Secondo il Ministero della Difesa giapponese, il Paese sta per diventare membro a pieno titolo della CCDCOE:

  • La guerra informatica non è priva di rischi. Con la connessione a Internet di sistemi sempre più critici, tra cui dispositivi medici e sistemi di gestione del traffico, può avere costi che vanno oltre la perdita economica o di dati. La più ampia alleanza della NATO ha avvertito che un attacco informatico potrebbe innescare una risposta militare collettiva.
  • Il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, il Paese ha lanciato un attacco informatico all’operatore satellitare Viasat per interrompere le comunicazioni ucraine. Le ricadute dell’attacco hanno colpito le turbine eoliche in Germania. La ricaduta non è stata ritenuta abbastanza critica da far scattare l’articolo 5, ma dimostra quanto sia difficile contenere i cyberattacchi e come un errore possa far ripiombare il pianeta in una guerra mondiale su larga scala.

La necessità della NATO

Un coro crescente di persone ha iniziato a mettere in dubbio la necessità della NATO dopo decenni di relativa pace. Tuttavia, le crescenti tensioni – tra cui l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le rivendicazioni territoriali della Cina su Taiwan, i lanci missilistici della Corea del Nord e l’Iran che cerca di rafforzare il suo programma nucleare – hanno messo fine al dibattito sull’alleanza difensiva. Fino allo scoppio della più grande guerra terrestre in Europa dal 1945, molti membri della NATO non hanno rispettato l’impegno di spendere almeno il 2% del PIL per la difesa. Infatti, solo cinque dei 30 membri dell’alleanza – Stati Uniti (~3,61%), Grecia (~2,38%), Regno Unito (~2,21%), Estonia (~2,16%) e Polonia (~2%) – hanno rispettato l’impegno di spesa concordato nel 2016. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha spinto la maggior parte dei membri della NATO non solo a rispettare gli impegni di spesa per la difesa del 2%, ma molti puntano a superarli. Inoltre, Svezia e Finlandia – due nazioni che hanno una storia di neutralità in tempo di guerra e di non partecipazione ad alleanze militari – hanno riconosciuto le minacce e stanno entrambe aderendo alla NATO. L’esistenza della NATO rimane un potente deterrente per le nazioni che cercano di esercitare il proprio dominio e di conquistare Paesi che, di per sé, sono molto più piccoli. Una partecipazione ancora maggiore a iniziative della NATO come la CCDCOE contribuisce a limitare l’impatto della guerra informatica e a impedire che si trasformi in qualcosa di più letale per l’intero pianeta.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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