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Gli influencer pagano le nostre bollette: l’iniziativa di Matrice Digitale contro Facebook e l’ignorazia

Tempo di lettura: 3 minuti. L’iniziativa della redazione per abbattere il modello dei social network: meno attualità e più contenuti da ignoranti.
Abbiamo le prove che è un metodo e non un errore dell’algoritmo

Tempo di lettura: 3 minuti.

In questi ultimi anni abbiamo assistito alla trasformazione dei social network come Facebook riguardo i contenuti proposti agli utenti. Nell’ultimo periodo la situazione è sfuggita di mano alle testate giornalistiche che, pur di raccogliere visite sui social, propinano contenuti stile Harmony agli utenti che quotidianamente si trovano a leggere notizie di scarso interesse.

Una casualità? Non proprio, secondo alcune previsioni, i social network daranno sempre meno notizie di politica, economia e scontri sociali con il fine di evitare dibattiti con toni accesi. Un modo per lavarsi le mani da quelli che possono essere comportamenti scorretti e puntare sulla maggiore visibilità commerciale per i prodotti sponsorizzati in modo anche indiretto attraverso articoli che propongono mode e tendenze.

Chi entra in gioco quindi sono gli influencer che in molti casi hanno tutto tranne che formazione politica e cultura generale. Un forzatura, quella dei social, che è consentita anche dalle testate giornalistiche sempre più alla fame ed in cerca di click facili che gli garantiscono guadagni miseri da Google e soci. Per questo motivo propongono nelle loro pagine fan, soprattutto su Facebook, spaccati di vita e di dichiarazioni di personaggi più o meno famosi, ma collegati al mondo dello spettacolo.

Nomi come Elisabetta Gregoraci, Ilary Blasi, i Ferragnez ( dalla prima all’ultima), Aurora Ramazzotti oramai impazzano nelle bacheche di tutti gli utenti. Per non parlare dei racconti stile Harmony forniti da La Repubblica sul sesso a tre, sull’autoerotismo, sulla fluidità di genere a cui segue a ruota Il Fatto Quotidiano.

Quotidiani di lunga tradizione che un tempo facevano del giornalismo politico e di inchiesta una loro grande prerogativa, oggi sono impegnati ad acchiappare click come il peggior bufalaro della rete.

Gli influencer ci pagano le bollette

A questo punto, se consideriamo che in questi mesi l’Italia è sprofondata nella più grande crisi da 30 anni a questa parte, i social media hanno veicolato notizie irrilevanti e soprattutto poco informative sullo stato di salute del paese. Oramai, oltre a qualche mi piace, l’emoticon della risatina e del pianto supera quello del gradimento che ha reso famoso la piattaforma.

Nei post clickbait sono tanti i pareri “che importa a noi“, “ma chi è questa gente“, “una volta eravate quotidiani seri” e questo descrive la voglia anche di contenuti più seri e più professionali sull’attualità.

Il popolo non solo vuole essere informato dell’attualità politico-economica, ma non tollera che a subentrare in questi ambiti siano gli influencer.

Non sono loro che ci pagano le bollette, oppure, sì?

Siamo costretti a subire solo questi contenuti e Facebook mente quando ci fornisce l’opportunità di eclissare contenuti simili. Ecco che dovremmo in massa seguire questo vademecum per far comprendere alle piattaforme che non c’è bisogno degli influencer perchè altrimenti li seguiremmo nelle loro pagine.

Gli utenti che si ritrovano in questo scenario dovrebbero:

Astenersi nell’interagire con il post sgradevole

Nascondere il post come da tutorial

Se fate questo processo per diversi giorni scoprirete che Facebook continuerà a proporvi sempre questi contenuti e questo certifica che il “nascondi post come questi” non è altro che una presa in giro.

Questo vi fa capire che non si tratta di un errore dell’algoritmo o di una casualità, ma è una strategia voluta

Da giornalisti, la redazione non vi potrà mai consigliare invece di segnalare i contenuti perché sarebbe ingiusto nei confronti dei colleghi, per questo bisognerebbe educare il social mandandogli un segnale costante nel tempo che i post che vogliamo non sono questi, ma altri.

Facebook usa il metodo Berlusconi

Se a Mediaset è stata incriminata per anni la responsabilità di rendere senza cervello le menti degli italiani tra i seni di colpo grosso ed i programmi della De Filippi, Facebook non è da meno e quello che fa più paura in questo momento non è solo la profonda crisi degli italiani, ma che più aumenta il dislivello nello stato economico e sociale della popolazione, più aumenteranno le tensioni sociali.

A differenza di Facebook, però, il palinsesto della Mediaset ha sempre offerto anche programmi informativi, sempre più assenti invece dal social.

Ed i primi a farne le spese saranno proprio gli influencer che invece descrivono una vita di sfarzo e parlano di problemi inattuali rispetto alle esigenze di milioni di famiglie oramai già sul sentiero della povertà.

A chi fa bene tutto questo sistema?

Facile, a chi deve vendere prodotti come i Ferragnez e a chi ci fa trovare il carobollette tornati dalle vacanze mentre noi eravamo alle prese con la gravidanza di Aurora Ramazzotti.

Forse come bomboniera ci pagherà le bollette triplicate.

Intanto, più tempo passiamo sui social, più dalla democrazia passiamo all’ignorazia.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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