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Sicurezza Informatica

Google contro sviluppatori di app fraudolente: la lotta agli investimenti truffa

Tempo di lettura: 2 minuti. Google intraprende azioni legali contro sviluppatori per frode su app cripto, tutelando l’integrità del Play Store e la sicurezza utenti.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Google ha recentemente intrapreso azioni legali contro Yunfeng Sun, noto anche come Alphonse Sun, e Hongnam Cheung (alias Zhang Hongnim o Stanford Fischer), accusati di orchestrare un vasto schema di truffa online che ha coinvolto app di criptovalute fasulle. Queste app, scaricate da oltre 100.000 utenti, promettevano rendimenti elevati, trascinando le vittime in una spirale di perdite finanziarie significative. L’operazione fraudolenta, sviluppatasi dal 2019, ha visto la pubblicazione di circa 87 app sul Google Play Store, tutte finalizzate a ingannare gli utenti attraverso sofisticate tattiche di ingegneria sociale.

La strategia dietro la frode

L’inganno si basava sull’illusione di guadagni facili, con le app che mostravano rendimenti finti per attirare le vittime. Quando queste ultime cercavano di ritirare i loro fondi, i truffatori raddoppiavano l’inganno, chiedendo ulteriori pagamenti e commissioni pretestuose. Questa metodologia, nota come “pig butchering”, prevede di “ingrassare” le vittime con la promessa di profitti astronomici, per poi spogliarle di ogni risorsa.

La reazione di Google

Di fronte a questa minaccia all’integrità delle app ospitate sul Google Play Store e all’esperienza degli utenti, Google ha mosso guerra agli artefici della frode, accusandoli di violare una serie di normative, tra cui il Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO), commettere truffa informatica e infrangere i termini di servizio del Google Play Store, le politiche del Developer Program, le linee guida della comunità di YouTube, e le politiche d’uso accettabile di Google Voice.

Oltre l’ecosistema Android

Questo fenomeno di app fraudolente non è esclusivo dell’ecosistema Android; anche l’Apple App Store ha visto la presenza di applicazioni simili. Google, in un tentativo di preservare la fiducia degli utenti e l’integrità della sua piattaforma di distribuzione app, continua a vigilare e ad agire contro l’abuso dei suoi prodotti, come dimostra anche la recente causa legale contro individui in India e Vietnam per la distribuzione di versioni false del suo chatbot AI Bard (ora ribattezzato Gemini). Questo caso evidenzia l’importanza della vigilanza, sia da parte degli utenti che delle piattaforme, nel proteggere l’integrità e la sicurezza dell’ambiente digitale.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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