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Google sospende le monetizzazioni sulle notizie di guerra. Non sappiamo come e a chi.

Il mondo dell’informazione è sempre in continua evoluzione, ma c’è una realtà incontrovertibile che da anni caratterizza il contesto editoriale: i pesci grossi mangiano i piccoli e nonostante questo continuano a morire di fame.
Un paradosso che porta invece ad ingrassare gli unici vincitori dello schema editoriale: gli algoritmi dei Big Tech americani. Le notizie sono diventate come gli hotel di Booking dove la struttura fa entrare una multinazionale che gli spilla una buona percentuale e gli garantisce un introito fisso sulla base delle prenotazioni.
Peccato però che i media non hanno solo il compito di vendere, ma di informare ed in un modo diverso tra loro, altrimenti non ci sarebbe la libertà di espressione, ma un pensiero unico. I detentori di algoritmi come Google, per la ricerca su web, o i social network, come Facebook e Twitter, non hanno delle regole universali, anzi, più volte è emersa l’esistenza di una sorta di lista elitaria di aziende che possono fare di più rispetto ad altre di meno.

La comunicazione da parte di AdSense inviata alle aziende dove avvisa la sospensione dei contenuti che negano, sfruttano il conflitto ucraino, lascia perplessi molti.
- Un giornale che si occupa di difesa e parla del conflitto, verrà penalizzato?
- Questo non è dato saperlo, così come è sicuro il fatto che alle teste giornalistiche sarà consentito di avere questi contenuti ed essere remunerate?
- Nemmeno questo è certo per tutte le redazioni visto che i grandi sono essenzialmente tutelati mentre i piccoli no e rischiano di lavorare a vuoto. Siamo sicuri che questo può aiutare il web ad essere un posto migliore e più veritiero nel raccontare le atrocità della guerra?
Un provvedimento del genere tiene sicuramente a distanza i predatori delle notizie facili e sensazionalistiche, ma non aiuta chi invece si impegna e non gode nè di fondi pubblici nè di editori con le spalle grosse alle spalle.
L’informazione ha un costo, ma questo non è considerato da Google che rappresenta l’emblema del libero mercato per eccellenza, anzi, la concentrazione di poche testate, certificate nei contenuti dalla multinazionale, semplificherebbe di molto non solo il processo di pagamento delle quote pubblicitarie, ma chiuderebbe l’informazione in un imbuto facilmente gestibile e sensibile alle pressioni esterne di provvedimenti economici arbitrari di una società privata.
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Cina pubblica “Libro Bianco” di Internet e lo consiglia ai paesi per il controllo delle informazioni
Tempo di lettura: 2 minuti. E’ arrivato il modello cinese da esportare in altre democrazie?

Il regime comunista cinese ha recentemente pubblicato un Libro Bianco riguardante la “regola del diritto” per Internet, dichiarando apertamente le sue intenzioni di esportare la sua “esperienza” nel totalitarismo digitale ad altri paesi. Esperti sottolineano che il Libro Bianco del Partito Comunista Cinese (PCC) indica che le autorità cinesi sono in grado di controllare completamente Internet utilizzando la tecnologia moderna e che il suo modello di controllo si è effettivamente già diffuso nel resto del mondo.
Il 16 marzo, l’Ufficio di Informazione del Consiglio di Stato del regime ha emesso il Libro Bianco intitolato “La costruzione della regola del diritto di Internet della Cina nella nuova era”. Il documento, lungo quasi 18.000 parole e pubblicato in otto lingue, afferma che il regime intende “rafforzare gli scambi internazionali e la cooperazione sulla regola del diritto di Internet” e “condividere esperienze e pratiche” con altri paesi.
Il portavoce dell’Ufficio di Informazione del Consiglio di Stato ha dichiarato che la “regola del diritto di Internet” del regime include la “promozione integrata della legislazione online, dell’applicazione della legge online, della giurisdizione online, della divulgazione del diritto online e dell’educazione legale online”.
Lai Chung-chiang, convocatore del think tank Economic and Democratic United di Taiwan e avvocato in esercizio, ha affermato che l’impero digitale totalitario del PCC incorpora ogni mossa delle persone nell’ambito della supervisione del governo su Internet.
Le autorità cinesi monitorano ogni mossa dei cittadini attraverso vari sistemi di monitoraggio, riconoscimento facciale, codici di salute digitali e codici di sicurezza. Il Libro Bianco del PCC sottolinea che la gestione di Internet coinvolge la partecipazione di più parti, tra cui il governo, le imprese, le organizzazioni sociali e gli utenti di Internet.
Il documento afferma inoltre che il PCC è disposto a lavorare con la comunità internazionale per “promuovere congiuntamente il processo di regola del diritto nella governance globale di Internet”. Nel frattempo, l’agenzia di stampa statale Xinhua News ha diffuso un discorso del leader del PCC, Xi Jinping, intitolato “Esplorare la costruzione di un dialogo globale sulla civiltà e la cooperazione su Internet” durante l’incontro ad alto livello del PCC in dialogo con i partiti politici mondiali il 15 marzo.
Wang He, osservatore della Cina e collaboratore di Epoch Times, ha affermato che il PCC ha sempre esportato il totalitarismo su Internet ad altri paesi. La strategia prevede l’esportazione della dittatura cibernetica attraverso il progetto economico-politico dell’Iniziativa Belt and Road
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Bard, l’intelligenza artificiale di Google, disponibile in anteprima in alcuni paesi
Tempo di lettura: < 1 minuto. Google cerca feedback dagli utenti

Bard, l’assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale di Google, è ora disponibile per i primi test negli Stati Uniti e nel Regno Unito tramite bard.google.com. Google spera di raccogliere preziosi feedback dagli utenti per migliorare il suo chatbot in fase di sviluppo.
L’intelligenza artificiale di Google si basa su un “grande modello linguistico di ricerca (LLM)”, una versione ottimizzata e più leggera di LaMDA. A differenza di ChatGPT di OpenAI, che utilizza un database proprietario, Bard sfrutta le risorse estratte direttamente dal web.
Google prevede di sostituire la versione leggera di LaMDA con modelli più avanzati per ridurre gli errori attualmente presenti nelle risposte dell’IA. Nel frattempo, Google ha anche chiesto ai suoi dipendenti di correggere le risposte sbagliate fornite da Bard.
L’obiettivo di Google è proporre l’intelligenza artificiale in due modalità: integrando gli LLM in Search e come esperienza complementare a Search. Durante questa fase sperimentale, Bard offrirà agli utenti la possibilità di scegliere la risposta migliore da sottoporre all’IA per ulteriori domande.
Google afferma di aver integrato misure di protezione per garantire qualità e sicurezza nelle interazioni con l’IA, come limitare il numero di scambi in un dialogo per mantenere le conversazioni pertinenti e utili.
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Ferrari colpita da attacco hacker. Orlowski “avvisa” Barilla e Lamborghini

Ferrari S.p.A. è stata recentemente contattata da cybercriminali che chiedevano un riscatto per alcuni dati dei clienti. La casa automobilistica ha avviato un’indagine con una società di cybersicurezza e informato le autorità. Ferrari ha deciso di non pagare il riscatto, in quanto finanzierebbe attività criminali e perpetuerebbe gli attacchi. L’azienda ha preferito informare i clienti sull’incidente e sulla possibile esposizione dei loro dati. Ferrari sta lavorando con esperti esterni per rafforzare ulteriormente i propri sistemi e conferma che l’attacco non ha influenzato le operazioni aziendali.

Le previsioni di Orlowski su chi sarà il prossimo
Se oggi è capitato a Ferrari, nei prossimi mesi c’è il rischio dalle analisi svolte da Metatron, applicativo sviluppato da Orlowski, che Automobili Lamborghini S.p.A., Ducati Motor Holding, Parmalat Italia S.p.A., Barilla Group, Impresa Pizzarotti & C. S.p.A., Max Mara Fashion Group, Coccinelle, Lactalis Group possono essere coinvolte in diversi data breach da esporre clienti, fornitori e catena di montaggio.
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