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Sorveglianza proibita di 3.4 milioni di americani dall’intelligence:”cerchiamo hacker”

Quasi 3,4 americani sono stati sottoposti a sorveglianza segreta l’anno scorso dal Federal Bureau of Investigation (FBI), l’agenzia di intelligence interna del paese, l’ufficio del capo delle spie USA ha rivelato in un rapporto ufficiale.
Le “interrogazioni” sono state fatte tra dicembre 2020 e novembre 2021 dagli agenti dell’FBI mentre cercavano segni di minacce e terroristi all’interno dei dati elettronici legalmente raccolti sotto il Foreign Intelligence Surveillance Act, così ha sostenuto un rapporto annuale sulla trasparenza rilasciato dall’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale (ODNI).
Secondo il rapporto, l’FBI ha cercato e-mail, testi e altre comunicazioni elettroniche in “meno di 3.394.053” residenti negli Stati Uniti senza un mandato, giustificando la mossa perchè stava cercando hacker stranieri.
Questo mentre l’FBI aveva fatto meno di 1,3 milioni di tali interrogazioni durante lo stesso periodo dell’anno precedente, il rapporto ODNI ha osservato, segnando un’impennata di quasi tre volte.
I gruppi per i diritti con sede negli Stati Uniti, tuttavia, hanno criticato la grande impennata nella sorveglianza dell’FBI sugli americani come una “enorme” invasione della privacy.
L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha reagito al rapporto ODNI censurando lo sforzo di spionaggio come un’invasione della privacy “su scala enorme“.
“Il rapporto di oggi fa luce sulla portata di queste incostituzionali ‘ricerche backdoor’ e sottolinea l’urgenza del problema“, ha detto Ashley Gorski, avvocato senior dell’ACLU, in una dichiarazione. “E’ ora che il Congresso intervenga per proteggere i diritti del quarto emendamento degli americani“.
Il documento ODNI ha ulteriormente insistito che i dati elettronici sono stati raccolti legalmente sotto la sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), dicendo che l’impennata dei casi di spionaggio era dovuta a “un certo numero di query di grandi dimensioni relative ai tentativi di compromettere le infrastrutture critiche degli Stati Uniti da parte di attori informatici stranieri“, nella prima metà del 2021, che “comprendeva circa 1,9 milioni di termini di query relative a potenziali vittime – tra cui persone statunitensi“.
Questo rappresenta la “stragrande maggioranza dell’aumento delle interrogazioni di persone statunitensi condotte dall’FBI rispetto all’anno precedente“, ha proseguito il rapporto.
Secondo il rapporto Bloomberg, tuttavia, il numero esatto di residenti statunitensi che potenzialmente hanno avuto le loro informazioni esaminate non è noto perché non c’è un modo preciso per misurare i dati.
Lo sviluppo è arrivato mesi dopo che due senatori statunitensi hanno sollevato preoccupazioni sullo spionaggio di americani ignari da parte della Central Intelligence Agency (CIA).
I senatori democratici Ron Wyden e Martin Heinrich hanno affermato a febbraio che la CIA ha condotto “segretamente” una sorveglianza senza mandato attraverso un programma appena rivelato.
La raccolta di dati da parte del governo è stata oggetto di molte controversie negli Stati Uniti.
Come se la NSA, l’FBI e il DHS che spiano i cittadini americani non fossero sufficientemente scandalosi, la CIA, che si suppone operi al di fuori del paese, si è ora unita al gruppo e sta spiando anche i cittadini americani.
Ufficialmente, le principali agenzie di spionaggio degli Stati Uniti – la CIA e la National Security Agency (NSA) – hanno una missione di sorveglianza estera e lo spionaggio interno è vietato dallo statuto della CIA del 1947.
Nel 2013, tuttavia, un programma di raccolta di dati utilizzando una vasta sorveglianza su internet e telefono da parte dell’intelligence americana è stato rivelato al pubblico da Edward Snowden, un appaltatore della NSA diventato whistle-blower.
Un’analisi del Washington Post sulla fuga di notizie di Snowden ha scoperto che quasi il 90% delle persone monitorate dalle agenzie di spionaggio statunitensi erano normali americani “catturati in una rete che la National Security Agency aveva gettato per qualcun altro“.
Gli alti funzionari avevano fino ad allora negato e persino mentito sotto giuramento al Congresso che stavano consapevolmente raccogliendo tali dati.
Il programma, noto come Prism, è stato poi dichiarato illegale da un tribunale statunitense.
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Attacco ransomware ad Acea: tornano online i sistemi
Tempo di lettura: < 1 minuto. Panico durato 24 ore circa, ma sembrerebbe che il peggio è passato

Il gruppo Acea è stato colpito da un attacco ransomware della gang Black Basta che non ha risparmiato la società dal pretendere un riscatto. Il gruppo è stato colpito nei suoi sistemi ed il sito Internet risulta essere offline.
Sembrerebbero esserci buone notizie secondo quanto riferito da una fonte interna alla società interpellata da Matrice Digitale:
da ieri sera (3 febbraio ndr) funzionano di nuovo i sistemi. è stato un problema serio lavorare senza sistemi per gestire l’operatività tuttavia, non sono riusciti ad acquisire i dati degli utenti.
Il sito Internet è ancora offline, ma l’attacco ha portato un disservizio tecnico a dipendenti e clienti senza intaccare i dati con una violazione.
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PlugX, il malware si diffonde via USB. A rischio anche PC air gapped
Tempo di lettura: 3 minuti. Una volta caricato e decrittografato in memoria, il malware infetta l’host e tutti i dispositivi USB rimovibili collegati

L’Unit 42 incident response team di Palo Alto Networks avrebbe scoperto di recente una nuova variante del malware PlugX distribuita tramite dispositivi USB rimovibili e prendendo di mira i PC Windows.
La scoperta sarebbe avvenuta durante l’analisi di un attacco ransomware Black Basta rilevando diversi campioni e strumenti malware sui dispositivi delle vittime: il Tool ted-teaming Brute Ratel C4, il malware GootLoader e un vecchio campione PlugX.
Il malware PlugX
Come precisato dai ricercatori, il malware PlugX esiste da più di un decennio ed è stato utilizzato da molti gruppi di criminalità informatica nation-state. In particolare PlugX è stato osservato in molti attacchi informatici di alto profilo, come quello del 2015 responsabile della violazione dell’Office of Personnel Management (OPM) del governo degli Stati Uniti.
La specialità di PlugX è il DLL side loading ovvero lo sfruttamento di file legittimi per ottenere l’esecuzione di codice arbitrario.
In questo caso, gli attori delle minacce hanno deciso di dirottare un popolare e gratuito strumento di debug open source per Windows chiamato x64dbg utilizzato per analisi e reverse engineering.
In questo caso, gli attori hanno utilizzato il debugger a 32 bit di x64dbg. All’esecuzione di x32dbg.exe, Microsoft Windows cercherà tutti i file necessari per eseguire l’applicazione. In questo attacco DLL side loading è una copia non firmata della DLL X32bridge.dll legittima ad essere caricata per cercare localmente il file payload crittografato x32bridge.dat ovvero il malware PlugX.

https://unit42.paloaltonetworks.com/plugx-variants-in-usbs/
Una volta caricato e decrittografato in memoria, il malware infetta l’host e tutti i dispositivi USB rimovibili collegati.
La tecnica utilizzata per nascondere file nelle USB
Una volta che un dispositivo USB viene infettato, tutti i nuovi file scritti nella cartella principale del dispositivo USB dopo l’infezione vengono spostati in una cartella nascosta all’interno del dispositivo stesso.
La tecnica utilizzata dal malware PlugX per nascondere tali file prevede l’utilizzo di un determinato carattere Unicode. Ciò impedisce a Windows Explorer e ai comandi shell di visualizzare la struttura della directory USB e qualsiasi file, nascondendoli alla vittima.
Il carattere Unicode utilizzato per le directory sarebbe “00A0″(un carattere chiamato no-break space). Tale carattere impedisce al sistema operativo Windows di eseguire il rendering del nome della directory, nascondendolo.
“Per ottenere l’esecuzione del codice del malware dalla directory nascosta, viene creato un file di collegamento di Windows .lnk nella cartella principale del dispositivo USB“, si legge nel rapporto.
In pratica il malware crea un file “desktop.ini” nella directory nascosta per specificare l’icona del file .lnk nella cartella principale, facendolo apparire come un’unità USB per ingannare la vittima. Nel frattempo, una sottodirectory chiamata “RECYCLER.BIN” ospita copie del malware sul dispositivo USB.

Conclusioni
“Grazie a questa capacità di eludere il rilevamento, il malware PlugX può continuare a diffondersi e potenzialmente passare a reti con air gapped.“, commentano i ricercatori Unità 42 Mike Harbison e Jen Miller-Osborn e concludono, “La scoperta di questi campioni indica che lo sviluppo di PlugX è ancora vivo e vegeto tra almeno alcuni aggressori tecnicamente esperti e rimane una minaccia attiva.”
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Cybertech Global, il Vice Direttore di ACN è speaker a Tel Aviv

Il Vice Direttore Generale, dott.ssa Nunzia Ciardi, partecipa come speaker al Cybertech Global di Tel Aviv, evento di portata mondiale che raggruppa le industrie del settore e al contempo i decision-maker pubblici e privati. L’intervento della dott.ssa Ciardi ha avuto come tema “Leadership e coordinamento: due ingredienti per una buona cooperazione internazionale in materia di cybersicurezza”.
“Gli attacchi informatici si stanno evolvendo, diventando sempre più pervasivi e insidiosi in tutti i settori della società. In termini di cooperazione internazionale dobbiamo agire sulla base della consapevolezza condivisa che queste minacce informatiche necessitano di una risposta coordinata perché mettono in pericolo istituzioni, organizzazioni e individui in ogni paese – ha detto nel corso del suo intervento – In questa prospettiva, cerchiamo di affrontare le minacce e gli attacchi informatici adottando un approccio globale alla sicurezza informatica che preveda il coinvolgimento, e il contributo attivo, di tutte le parti interessate. Ciò implica una maggiore cooperazione a livello internazionale perché il Cyber è una dimensione senza confini e altamente interconnessa che richiede di superare una visione miope, concentrata sulle sole realtà nazionali”.
Il Cybertech Global è un momento di confronto sulle ultime novità tecnologiche, le sfide e le soluzioni per combattere le minacce cyber.
Il Piano di Implementazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza contiene delle misure (dalla 75 all’81) dedicate alla cooperazione internazionale. L’Agenzia mira a creare un solido ecosistema cyber con i partner mondiali e a rafforzare il partenariato pubblico-privato nell’ottica della prevenzione e gestione degli incidenti cyber.
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