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SuperBear: un nuovo trojan emerge in Corea del Sud
Tempo di lettura: 2 minuti. Un nuovo trojan di accesso remoto, SuperBear, è stato scoperto in seguito a un attacco di phishing in Corea del Sud, con possibili legami con attori statali nordcoreani

Un recente attacco di phishing, probabilmente indirizzato a gruppi della società civile in Corea del Sud, ha portato alla scoperta di un nuovo trojan di accesso remoto chiamato SuperBear.
Dettagli sull’attacco
L’intrusione ha preso di mira un attivista non identificato, contattato alla fine di agosto 2023. L’attivista ha ricevuto un file LNK dannoso da un indirizzo che impersonava un membro dell’organizzazione, come riportato da Interlabs in un nuovo rapporto. All’esecuzione del file LNK, viene avviato un comando PowerShell che esegue uno script Visual Basic. Quest’ultimo, a sua volta, recupera i payload della fase successiva da un sito web WordPress legittimo ma compromesso.
Funzionamento del trojan SuperBear
Il payload include il binario Autoit3.exe (“solmir.pdb”) e uno script AutoIt (“solmir_1.pdb”) che viene avviato utilizzando il binario precedente. Lo script AutoIt esegue l’iniezione di processo utilizzando una tecnica di “process hollowing”, in cui il codice dannoso viene inserito in un processo in uno stato sospeso. In questo scenario, viene generata un’istanza di Explorer.exe per iniettare un RAT mai visto prima, denominato SuperBear. Questo RAT stabilisce comunicazioni con un server remoto per esfiltrare dati, scaricare ed eseguire ulteriori comandi shell e librerie a collegamento dinamico (DDL).
Il ricercatore di Interlab, Ovi Liber, ha notato che l’azione predefinita per il server C2 sembra istruire i clienti a esfiltrare ed elaborare i dati di sistema. Il malware prende il nome “SuperBear” perché “la DLL dannosa tenterà di creare un nome di file casuale per essa, e se non può, verrà chiamata ‘SuperBear'”.
Possibili responsabili dell’attacco
L’attacco è stato vagamente attribuito a un attore statale nordcoreano chiamato Kimsuky (noto anche come APT43 o Emerald Sleet, Nickel Kimball e Velvet Chollima), citando somiglianze con il vettore di attacco iniziale e i comandi PowerShell utilizzati. In precedenza, a febbraio, Interlab aveva rivelato che attori statali nordcoreani avevano preso di mira un giornalista in Corea del Sud con un malware Android chiamato RambleOn, come parte di una campagna di ingegneria sociale.
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CISA pubblica quattro avvisi sui Sistemi di Controllo Industriale

Introduzione: La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) degli Stati Uniti ha pubblicato quattro nuovi avvisi riguardanti i Sistemi di Controllo Industriale (ICS) il 28 novembre 2023. Questi avvisi forniscono informazioni aggiornate su problemi di sicurezza, vulnerabilità e exploit che riguardano i sistemi ICS, una componente critica per la sicurezza delle infrastrutture industriali.
Dettagli e implicazioni degli Avvisi
Gli avvisi rilasciati dalla CISA mirano a sensibilizzare gli utenti e gli amministratori sui rischi associati ai sistemi ICS. Questi sistemi, che controllano processi industriali essenziali, sono spesso bersagli di attacchi informatici.
- ICSA-23-331-01 Master dispositivo InfraSuite Delta Electronics
- ICSA-23-331-02 Sistemi di rifornimento Franklin Electric Colibri
- ICSA-23-331-03 Mitsubishi Electric GX Works2
- ICSMA-23-331-01 BD FACSCoro
Le vulnerabilità in questi sistemi possono avere conseguenze gravi, come interruzioni della produzione o danni alle infrastrutture.
Raccomandazioni e misure di mitigazione
La CISA incoraggia gli utenti e gli amministratori a esaminare attentamente gli avvisi ICS per comprendere i dettagli tecnici e le misure di mitigazione suggerite. Questo passaggio è fondamentale per garantire che le organizzazioni possano proteggere efficacemente i loro sistemi ICS da potenziali minacce.
Importanza della Sicurezza ICS
La sicurezza dei Sistemi di Controllo Industriale è di vitale importanza per la sicurezza nazionale e l’economia. Gli avvisi della CISA sottolineano l’importanza di una vigilanza costante e di un aggiornamento continuo delle misure di sicurezza per prevenire attacchi informatici e garantire la resilienza delle infrastrutture critiche.
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Google Chrome risolto il sesto Zero-Day del 2023
Google ha rilasciato un aggiornamento di sicurezza d’emergenza per Chrome, correggendo la sesta vulnerabilità zero-day sfruttata quest’anno. L’aggiornamento è stato rilasciato per contrastare gli attacchi in corso che sfruttano questa falla di sicurezza.
Dettagli sulla Vulnerabilità e l’Aggiornamento
La vulnerabilità, identificata come CVE-2023-6345, è stata riconosciuta in un nuovo avviso di sicurezza pubblicato da Google. “Google è a conoscenza dell’esistenza di un exploit per CVE-2023-6345 nel mondo reale,” ha dichiarato l’azienda. La falla è stata corretta nel canale Desktop Stabile, con versioni aggiornate distribuite a livello globale agli utenti Windows (119.0.6045.199/.200) e agli utenti Mac e Linux (119.0.6045.199).
Impatto e rischi della Vulnerabilità
Questa vulnerabilità di alta gravità deriva da un’interruzione di intero nella libreria grafica 2D open-source Skia, con rischi che vanno dal crash all’esecuzione di codice arbitrario. Skia è utilizzata anche come motore grafico da altri prodotti come ChromeOS, Android e Flutter. La falla è stata segnalata il 24 novembre da Benoît Sevens e Clément Lecigne, ricercatori di sicurezza del Google Threat Analysis Group (TAG).
Precauzioni e aggiornamenti
Sebbene l’avviso indichi che l’aggiornamento di sicurezza potrebbe richiedere giorni o settimane per raggiungere l’intera base di utenti, era disponibile immediatamente quando Matrice Digitale ha verificato gli aggiornamenti. Gli utenti che non vogliono aggiornare manualmente possono affidarsi al browser web per controllare automaticamente i nuovi aggiornamenti e installarli dopo il prossimo avvio.
Conclusioni
Google continua a essere proattiva nel rilevare e correggere vulnerabilità zero-day, spesso sfruttate da gruppi di hacking sponsorizzati da stati in campagne di spyware contro individui di alto profilo come giornalisti e politici dell’opposizione attraverso Chrome. Questo aggiornamento sottolinea l’importanza di mantenere i software aggiornati per proteggersi da minacce emergenti.
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Europol arresta criminali specializzati in ransomware

Europol, in collaborazione con le forze dell’ordine internazionali, ha arrestato cinque individui accusati di essere coinvolti in una serie di attacchi ransomware che hanno colpito oltre 1.800 vittime in tutto il mondo. Questi arresti rappresentano un importante passo avanti nella lotta contro il cybercrime.
Operazione internazionale e arresti
Gli arresti sono avvenuti a seguito di una serie di perquisizioni in 30 proprietà in Ucraina, con il capobanda di 32 anni e quattro dei suoi complici più attivi catturati. Più di 20 investigatori da Norvegia, Francia, Germania e Stati Uniti hanno assistito la Polizia Nazionale Ucraina nelle indagini a Kiev, mentre Europol ha allestito un centro di comando virtuale nei Paesi Bassi per elaborare i dati sequestrati durante le perquisizioni.
Sequestri e implicazioni
Durante le operazioni, le autorità hanno sequestrato attrezzature informatiche, automobili, carte bancarie e SIM, oltre a decine di supporti elettronici. Sono stati inoltre confiscati beni in criptovaluta, per un valore di quasi quattro milioni di hryvnias (circa 110.000 dollari), e altre presunte prove di attività illegali.
Ruoli e metodi dei criminali
Gli arrestati sono accusati di aver criptato oltre 250 server di grandi aziende, estorcendo “diversi centinaia di milioni di euro” alle loro vittime. I criminali avevano ruoli diversi all’interno della rete: alcuni utilizzavano attacchi brute-force e credenziali rubate per infiltrarsi nelle reti delle vittime, altri impiegavano malware come Trickbot per rimanere non rilevati e ottenere ulteriori accessi, mentre altri erano sospettati di gestire il riciclaggio dei pagamenti in criptovaluta effettuati dalle vittime per recuperare i loro file rubati.
Impatto e risultati dell’indagine
Europol ha accusato i criminali di aver “seminato il caos” nelle aziende colpite. Tra le varianti di ransomware utilizzati dal gruppo c’erano LockerGoga, MegaCortex, Hive e Dharma. L’indagine di Europol ha anche permesso alle autorità svizzere, in collaborazione con Bitdefender e il progetto No More Ransom dell’Unione Europea, di sviluppare strumenti di decrittazione per i ransomware LockerGoga e MegaCortex, consentendo alle vittime di recuperare i loro file senza dover pagare un riscatto.
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