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Telegram e Durov alzano bandiera bianca: a rischio i canali di propaganda della Russia e dell’Ucraina

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Telegram è la piattaforma preferita dal governo ucraino per comunicare e reclutare attivisti in campo informatico. Inoltre, in questo momento ci sono gruppi organizzati che sono dediti alla criminalità informatica e che stanno prestando il fianco ai loro Governi di riferimento ed utilizzano la piattaforma inventata dal russo Pavel Durov.

Attenzione, il fatto che sia concittadino di Putin non vuol dire che Durov sia a favore del regime, anzi, chi conosce la storia di Telegram sa bene che l’app di messagistica è bandita dalla Russia per due anni circa e risiede legalmente negli Emirati Arabi Uniti.

A differenza di Facebook che dichiara di essere sempre sul pezzo e di avere una legge ben ponderata e attenta alle tradizioni dei suoi utenti, Telegram ha dichiarato attraverso il suo ideatore di non essere in grado di gestire questa massa di dati che si accavalla in queste ore e non toglierà da mezzo tutti quei gruppi che fomentano la propaganda russa e quella ucraina, ma invita a prendere con le dovute cautele tutte le informazioni che circolano sulla sua piattaforma.

Una scelta coerente, ma impossibile da mantenere se consideriamo che sarà difficile per Telegram scovare tutti i gruppi, aperti e chiusi, dediti a questo tipo di attività.

Almeno, Durov ha ammesso i suoi limiti e sa bene che non è tutto oro che luccica all’interno della sua App.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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