Sommario
Matrice Digitale propone l’analisi delle attività dei quotidiani in Italia su X, realizzata grazie alla sua piattaforma OSINT Antares. In questa ricerca, la redazione ha estrapolato il rendimento di settembre sul social media di Musk della carta stampata “più importante” della nazione relegata ad autopromuoversi sui social media a causa del calo di vendite che ha tutto l’aspetto di una vera e propria emorragia senza fine.
Metodo di analisi
I profili dei giornali analizzati dalla redazione sono stati: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Il Tempo, Il Giornale, La Verità, Avvenire, Il Manifesto e Libero Quotidiano. Sono stati scelti questi media perché sono tra quelli sempre presenti nei dibattiti televisivi e godono quindi di una rappresentanza dei propri giornalisti in quelli che possiamo definire i trampolini di lancio e certificatori di una presunta autorevolezza delle opinioni e delle linee editoriali delle testate stesse.
La ricerca condotta da Matrice Digitale, che analizza i profili social dei giornali sopracitati, nel mese di settembre ha estrapolato un totale di 177.299 tweet, 1.020.280 like, 210.302 condivisioni, 26.018 citazioni e una quota di commenti pari a 207.434.
Attività social dei profili delle testate

Per quanto riguarda la classifica dei giornali più attivi sui social, al primo posto abbiamo il Corriere della Sera con ben 2.053 tweet pubblicati, che hanno totalizzato 65.531 like, un numero di condivisioni pari a 10.888, 5.144 citazioni e 26.149 commenti. Come abbiamo visto in altri casi, la quantità non è garanzia di qualità, interazione o viralità. Infatti, il giornale La Repubblica ha totalizzato 1.505 tweet con 60.876 like e 32.735 commenti, cifre che si avvicinano a quelle del Corriere se consideriamo che il numero di condivisioni è stato di circa 2.000 in più.
Testata | Tweet | Like | Condivisioni | Citazioni | Commenti |
---|---|---|---|---|---|
Corriere della Sera | 2.053 | 65.531 | 10.888 | 5.144 | 26.149 |
Repubblica | 1.505 | 60.876 | 12.136 | 3.562 | 32.735 |
La Stampa | 1.406 | 41.296 | 8.332 | 3.457 | 17.953 |
Il Fatto Quotidiano | 1.102 | 82.089 | 35.267 | 2.933 | 21.625 |
IL TEMPO | 1.058 | 40.201 | 9.432 | 980 | 1.1625 |
ilGiornale | 705 | 7.112 | 1.500 | 255 | 3.370 |
La Verità | 603 | 73.030 | 23.061 | 1.351 | 12.109 |
Avvenire | 456 | 11.808 | 3.877 | 353 | 2.122 |
il manifesto | 247 | 19.301 | 7.680 | 485 | 1.766 |
Quotidiano Libero | 10 | 311 | 44 | 10 | 76 |
Segue La Stampa con 1.406 tweet e Il Fatto Quotidiano che ha pubblicato 1.102 tweet, insieme al Tempo di Tommaso Cerno, che rappresenta una rivelazione per quanto concerne il progetto editoriale che un tempo era sottotono ma è entrato nell’orbita dell’attenzione degli addetti ai lavori da quando c’è il governo Meloni ed il nuovo direttore è diventato opinionista fisso nelle tv. La Verità, Il Giornale, Avvenire e Il Manifesto seguono in classifica, con Libero Quotidiano che in realtà ha pubblicato solo 10 tweet.
Indici di gradimento, viralità e dibattito
Per quanto riguarda gli indici di gradimento, viralità e dibattito, la classifica si fa molto più interessante perché, al netto della quantità, fa comprendere quanto sia stata efficace l’attività sui social degli stessi quotidiani. Non è un caso che nell’indice di gradimento si confermi ancora una volta La Verità come leader, seguita dal Manifesto, che si muove su una linea editoriale opposta. Il Fatto Quotidiano è il giornale di rottura rispetto a una narrazione mediatica dei media con un bacino più ampio che su alcuni argomenti diventa uniforme, come ad esempio il conflitto israelo-palestinese e il conflitto ucraino.

La Repubblica precede Il Tempo, mentre il Corriere della Sera si trova nel mezzo. Libero Quotidiano, seppur con pochi tweet, ha comunque dei gradimenti da parte del pubblico. In fondo alla classifica ci sono Il Giornale, Avvenire e La Stampa di Torino, che sta vivendo vicissitudini interne di ripresa dopo l’esonero di Giannini.

Per quanto riguarda l’indice di viralità, i giornali più virali sono appunto La Verità, Il Fatto Quotidiano e Il Manifesto, che conquistano il podio a dismisura. Diverso invece il discorso delle testate che si propongono al pubblico nel corso delle pubblicazioni, con il Corriere della Sera, Libero Quotidiano e Il Giornale che seguono alla fine.
L’indice di dibattito cambia le carte in tavola. Questo indice è calcolato sulla base dei commenti divisi per il numero di like, e fa capire come i contenuti di Repubblica siano in un certo senso amati ma anche contestati, compresi anche quelli della Verità e del Fatto Quotidiano. La Stampa e Il Corriere della Sera hanno un numero simile di commenti. Il Tempo e Libero, insieme al Manifesto, Il Giornale e Avvenire, chiudono la classifica.

La sfida ovviamente è al vertice, tra sostenitori che seguono La Verità e criticano Repubblica, detrattori delle politiche no-vax, o meglio del pensiero contro i vaccini, e allo stesso tempo non vicini all’ala conservatrice del Paese come quelli de La Verità. I sostenitori del Fatto Quotidiano e i loro detrattori hanno visioni molto diverse non solo sul conflitto russo-ucraino ma anche sull’agenda Draghi e sul ruolo che può aver avuto in questi ultimi mesi.
La Stampa e Il Corriere sono nel mezzo e non attirano, salvo casi eccezionali, l’interesse del pubblico anche perchè seguono un approccio comunicativo più ponderato ed istituzionale. Il Tempo, invece, è un giornale che si sta facendo spazio e che vorrebbe anche erodere—e forse ci riesce—le provocazioni della destra dell’assente Libero e de Il Giornale. Avvenire è ultimo in classifica, così come Il Manifesto, che non attira molte attenzioni da parte del pubblico social.
Chi sono i protagonisti più graditi dei media?
Nel mese di settembre, il numero di “mi piace” collegati all’informazione sui social network, escludendo dalla rilevazione i profili social, conferma il successo de Il Tempo, legato al cambio di direzione con Tommaso Cerno, che è il giornalista che ha incassato più like, seguito da Filippo Biafora, Peter Gomez e Paolo Berizzi. Daniele Capezzone perde terreno nonostante rimanga tra i più seguiti.

Tra i nomi noti figurano anche Francesca Totolo, con le sue battaglie contro l’immigrazione irregolare, e Jacopo Iacoboni, da sempre vicino alle posizioni filo-ucraine e critico verso il governo del Cremlino. Questo è stato un mese in cui hanno attirato l’attenzione anche i profili di Francesco, Mauro Biani e Semantide, che hanno realizzato più contenuti ritenuti rilevanti dal pubblico.
Chi sono i profili più menzionati?

Per quanto riguarda le menzioni fatte ai profili su X, figurano in classifica Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera e La Stampa, con Il Tempo che supera La Verità in termini di menzioni social. Il primo giornalista a figurare è Peter Gomez de Il Fatto Quotidiano, seguito da Francesca Totolo e Jacopo Iacoboni. Seguono Tommaso Cerno e Paolo Berizzi, con Maurizio Del Pietro che recupera spazio all’interno della graduatoria dei like. Presenti anche Massimo Giannini, Fabio Dragoni e Francesco Borgonovo, che hanno totalizzato visite e menzioni social attraverso i loro profili, coinvolgendo sia sostenitori che detrattori.
Gli argomenti più utilizzati
Dal punto di vista degli argomenti, si nota una crescita de Il Tempo, ma a fare scalpore sono stati gli eventi legati a San Giuliano e Boccia, che occupano il secondo e terzo posto tra gli argomenti più discussi, superando persino Meloni e Salvini. Conte del Movimento 5 Stelle supera il Partito Democratico, con una Elly Schlein che è stata meno presente dall’estate. Spazio anche per Renzi.

La questione israeliana suscita leggermente più interesse rispetto a temi come lo Ius Soli e lo Ius Italiae, che hanno visto l’utilizzo di un hashtag provocatorio #bastanegri. Si parla anche di Draghi per il suo piano presentato all’Unione Europea, seguito da Schlein che comunque mantiene una presenza, mentre l’Ucraina mantiene sempre più un ruolo marginale, posizionandosi allo stesso livello di Toti.

Sorprendono invece le elezioni negli Stati Uniti d’America: nonostante la loro importanza con l’avvicinarsi delle votazioni il mese prossimo, Trump e gli USA totalizzano solo circa il 5% dell’attenzione totale, evidenziando un interesse limitato da parte dei media.