Sommario
Una vasta operazione coordinata dalla Polizia di Stato, attraverso le unità Digos e della Polizia postale dell’Emilia Romagna, ha portato alla perquisizione dei domicili e dei dispositivi informatici di sei cittadini, sospettati di appartenere a un’organizzazione di matrice neonazista attiva sul territorio nazionale.
Indagini mirate e monitoraggio digitale: nasce l’inchiesta
Le perquisizioni sono state eseguite in diverse province, grazie alla collaborazione tra le Digos di Parma, Milano, Bologna, Ferrara e La Spezia, con il coordinamento operativo della Direzione centrale della Polizia di prevenzione e del Servizio Polizia postale e per la sicurezza cibernetica.
Gli indagati risultano coinvolti in attività di propaganda e istigazione a delinquere per motivi legati a discriminazione razziale, etnica e religiosa, in violazione delle normative vigenti sul contrasto all’estremismo ideologico.
L’inchiesta prende avvio da una perquisizione svolta nel giugno scorso presso l’abitazione di un cittadino residente nella provincia di Parma. L’analisi del materiale trovato ha permesso di individuare una rete più ampia di soggetti coinvolti, collegati a forum e ambienti digitali frequentati da simpatizzanti dell’ideologia neonazista.
Il Mlns-Nsab: un gruppo strutturato e radicalizzato
Al centro delle indagini vi è il Movimento nazionalsocialista dei lavoratori – Mlns-Nsab, formazione di estrema destra con una chiara impronta neonazista, razzista e antisemita. I sei indagati risultano affiliati o simpatizzanti di questo movimento, e uno di essi, secondo gli investigatori, avrebbe ricoperto un ruolo di referente regionale per l’Emilia Romagna.
Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti:
- Tirapugni
- Armi bianche
- Materiale propagandistico
- Stampe e abbigliamento riconducibili al movimento
Tutto il materiale è ora sottoposto ad analisi forense, in particolare due computer e un telefono cellulare sequestrati, per verificare la natura e l’intensità dei contatti tra gli indagati e l’organizzazione.
Estremismo online: la minaccia ideologica digitale
Il caso evidenzia ancora una volta il ruolo sempre più centrale delle piattaforme digitali come spazi di radicalizzazione politica ed etnica, dove i messaggi di odio trovano terreno fertile tra soggetti spesso già orientati verso l’ideologia estremista.
Il monitoraggio del deep web e dei canali social alternativi ha consentito di identificare le dinamiche di proselitismo e le modalità di organizzazione interna del movimento, che si avvale di strumenti criptati e canali riservati per diffondere i propri messaggi e pianificare iniziative propagandistiche.
Una risposta istituzionale decisa
L’operazione si inserisce in un quadro più ampio di contrasto alla diffusione di ideologie estremiste e discriminatorie, con un’attenzione crescente verso i fenomeni neo-fascisti e neo-nazisti che si sviluppano in ambito nazionale e internazionale.
Le autorità italiane sottolineano che il diritto di espressione non può essere invocato per giustificare contenuti razzisti o incitanti alla violenza, soprattutto quando si traducono in azioni concrete o apologie di atti criminali.