Sicurezza Informatica
I Malware Linux crescono del 35% nel 2021
Il numero di infezioni da malware che prendono di mira i dispositivi Linux è aumentato del 35% nel 2021, solitamente a danno di dispositivi IoT con attacchi DDoS (Distributed Denial of Service).
Gli IoT, come dispositivi smart, eseguono in genere varie distribuzioni Linux e sono limitati a funzionalità specifiche. Tuttavia, quando le loro risorse vengono combinate in grandi gruppi, possono fornire massicci attacchi DDoS anche a infrastrutture ben protette.
Oltre a DDoS, i dispositivi IoT Linux vengono reclutati anche per altre attività come minare criptovaluta, facilitare campagne di posta spam, fungere da relè, agire come server di comando e controllo o persino fungere da punti di ingresso nelle reti aziendali. Insomma un piccolo esercito al servizio di chi ha le competenze e capacità di attivarli.
Un rapporto di Crowdstrike esamina i dati sugli attacchi del 2021, li possiamo riassumere così:
- Nel 2021, rispetto al 2020, si è registrato un aumento del 35% del malware rivolto ai sistemi Linux;
- XorDDoS, Mirai e Mozi sono state le tipologie di attacco più diffuse, rappresentando il 22% di tutti gli attacchi malware mirati a Linux;
- Mozi, in particolare, ha avuto una crescita esplosiva della sua attività, con dieci volte più attacchi nel 2021 rispetto al 2020;
- XorDDoS ha avuto un notevole aumento anno su anno del 123%.
Panoramica dei malware utilizzati
XorDDoS è un trojan Linux versatile che funziona in più architetture di sistema Linux, da ARM (IoT) a x64 (server). Utilizza la crittografia XOR per le comunicazioni C2, da cui il nome. Quando attacca i dispositivi IoT, XorDDoS forza i dispositivi vulnerabili tramite SSH. Sulle macchine Linux, utilizza la porta 2375 per ottenere l’accesso root all’host senza password.
Un caso degno di nota della distribuzione del malware è stato individuato nel 2021, l’autore in quel caso era Winnti ed ha distribuito oltre al malware anche altri botnet.
Vale la pena ricordare il nostro approfondimento specifico sui botnet:
Mozi è una botnet P2P che si basa sul sistema di ricerca DHT (Distributed Hash Table) per nascondere le comunicazioni C2 sospette alle soluzioni di monitoraggio del traffico di rete. Questo botnet è in circolazione da un po’, sfrutta continuamente nuove vulnerabilità ed espande sempre di più i suoi target.
Mirai è un famigerato botnet che ha generato numerosi casi critici grazie al suo codice sorgente pubblicamente disponibile e continua ad affliggere soprattutto il mondo IoT.
I vari derivati implementano diversi protocolli di comunicazione C2, ma in genere sfruttano le credenziali deboli per attacchi di forza bruta sui vari dispositivi. Nel 2021 sono state avvistate diverse varianti di Mirai come Dark Mirai, che si concentra sui router domestici e Moobot, che prende di mira le telecamere.
Mihai Maganu, ricercatore di Crowdstrike, nel report specifico afferma: “Alcune delle varianti più diffuse monitorate dai ricercatori di Crowdstrike coinvolgono Sora, IZIH9 e Rekai…Rispetto al 2020, il numero di campioni identificati per tutte e tre le varianti è aumentato rispettivamente del 33%, 39% e 83% nel 2021”.
La tendenza continuerà nel 2022
I risultati di Crowdstrike non sono sorprendenti in quanto confermano una tendenza già emersa negli anni scorsi. Ad esempio un rapporto Intezer, che analizza le statistiche del 2020, ha rilevato che le famiglie di malware Linux sono aumentate del 40% nel 2020 rispetto all’anno precedente.
Nei primi sei mesi del 2020 è stato registrato un forte aumento del 500% del malware Golang, a dimostrazione del fatto che gli autori di malware stavano cercando modi per far funzionare il loro codice su più piattaforme.
Purtroppo l’utilizzo di Golang è già stato confermato in alcuni casi di inizio 2022 ed è probabile che questa tendenza continui.
Continueremo il monitoraggio sui malware Linux anche durante il 2022 per capire le novità e tendenze per i mesi futuri.
Sicurezza Informatica
Marko Polo prende di mira criptovalute e gamer con infostealer
Tempo di lettura: 3 minuti. L’operazione globale Marko Polo prende di mira utenti di criptovalute e gamer con malware infostealer.
L’operazione di cybercriminalità conosciuta come Marko Polo, recentemente scoperta, ha portato alla compromissione di decine di migliaia di dispositivi a livello globale, puntando in particolare su utenti di criptovalute, gamer e sviluppatori di software. Secondo un’indagine condotta dal gruppo di ricerca Insikt Group, il gruppo Marko Polo utilizza una vasta gamma di malware infostealer, inclusi AMOS, Stealc e Rhadamanthys, per rubare dati sensibili. Le tecniche di attacco impiegate spaziano dal spearphishing all’uso di marchi falsi e campagne di malvertising per indurre le vittime a scaricare software dannoso. Questo approccio rappresenta una seria minaccia sia per i consumatori che per le aziende, con potenziali perdite finanziarie nell’ordine di milioni di euro.
Tecniche di attacco e malware utilizzati
Il gruppo Marko Polo utilizza una combinazione di strumenti sofisticati e tecniche di social engineering per raggiungere i propri obiettivi. Tra le tattiche più efficaci vi sono gli attacchi di spearphishing attraverso messaggi diretti sui social media, che prendono di mira principalmente personalità del mondo delle criptovalute e del gaming. Le vittime vengono spesso convinte a scaricare software dannoso, credendo che si tratti di offerte di lavoro legittime o opportunità di collaborazione.
L’operazione ha colpito in particolar modo utenti che utilizzano sia sistemi Windows che macOS, dimostrando l’abilità del gruppo di operare su più piattaforme. Su Windows, il malware più diffuso è Stealc, un infostealer che raccoglie dati da browser e applicazioni di criptovalute. Un altro malware utilizzato è Rhadamanthys, capace di rubare una vasta gamma di informazioni, inclusi dati delle criptovalute. Invece, per gli utenti macOS, Marko Polo utilizza AMOS, un malware capace di accedere ai dati critici del portachiavi Apple, rubare credenziali Wi-Fi, password e altre informazioni criptate.
Distribuzione del malware e impatto globale
L’indagine di Recorded Future ha identificato oltre 30 campagne distinte e 50 varianti di malware utilizzate nell’operazione Marko Polo. Questi malware vengono distribuiti attraverso una vasta gamma di canali, tra cui pubblicità dannose, file torrent e persino software di meeting online falsi. Alcuni dei marchi più comunemente utilizzati per queste truffe includono Fortnite, Zoom, e RuneScape. Le vittime, spesso inconsapevoli del rischio, scaricano questi programmi dannosi dai siti web compromessi, mettendo a rischio la loro privacy e i loro dati finanziari.
Il gruppo ha guadagnato milioni di euro attraverso queste operazioni, e il numero di dispositivi compromessi potrebbe continuare a crescere. Questo tipo di attacco non solo espone gli utenti privati al furto di identità e ai danni finanziari, ma rappresenta anche un rischio per le aziende, con potenziali violazioni dei dati e danni alla reputazione aziendale.
L’operazione Marko Polo dimostra l’evoluzione costante delle minacce cibernetiche, in cui i gruppi di cybercriminali sviluppano tecniche sempre più sofisticate e mirate per colpire specifici settori, come quello delle criptovalute e del gaming. Il successo di questa operazione, che ha portato alla compromissione di migliaia di dispositivi e a perdite finanziarie considerevoli, sottolinea la necessità di difese adattabili e consapevolezza della sicurezza informatica. Aziende e utenti privati devono essere costantemente vigili per proteggersi da queste minacce in continua evoluzione.
Sicurezza Informatica
Twelve prende di mira la Russia con attacchi devastanti
Il gruppo hacktivista Twelve utilizza un arsenale di strumenti disponibili pubblicamente per condurre attacchi distruttivi contro obiettivi allocati in Russia. A differenza dei classici gruppi ransomware che chiedono riscatti, Twelve preferisce criptare i dati delle vittime e successivamente distruggere l’infrastruttura con un wiper, impedendo qualsiasi tentativo di recupero.
Questo approccio riflette l’intento del gruppo di causare il massimo danno possibile senza derivarne un beneficio finanziario diretto. Fondato nell’aprile 2023, Twelve è emerso nel contesto della guerra russo-ucraina e ha condotto una serie di attacchi volti a paralizzare le reti delle vittime, interrompendo le operazioni aziendali.
Analisi della catena di attacco di Twelve e il suo impatto globale
Nel 2024, il gruppo cybercriminale noto come Twelve ha attirato l’attenzione pubblicando dati personali di individui sul suo canale Telegram. Sebbene il canale sia stato successivamente bloccato per violazione delle norme di Telegram, il gruppo è rimasto attivo, utilizzando tecniche avanzate per attacchi cyber, tra cui la cancellazione e crittografia di dati sensibili, rendendo il recupero delle informazioni quasi impossibile.
Il gruppo Twelve e la sua affiliazione con DARKSTAR
Fondato nell’aprile 2023 nel contesto del conflitto russo-ucraino, Twelve si è specializzato nell’attacco a organizzazioni governative della Russia. L’obiettivo principale del gruppo è causare danni massimi alle sue vittime. Utilizzano tecniche condivise con il gruppo di ransomware DARKSTAR, che si concentra su estorsioni tramite doppia crittografia. Questa collaborazione tra i due gruppi riflette la complessità delle moderne minacce cibernetiche, in cui obiettivi e tattiche variano all’interno di uno stesso sindacato.
Catena di attacco Unified Kill Chain
L’analisi delle azioni del gruppo Twelve viene condotta seguendo la metodologia Unified Kill Chain, che segmenta un attacco informatico in diverse fasi, dalla compromissione iniziale fino all’impatto finale. In particolare, il gruppo ha dimostrato una notevole capacità di infiltrazione nelle reti aziendali utilizzando strumenti ben noti come Cobalt Strike, Mimikatz, PowerView e altri per ottenere l’accesso e muoversi lateralmente all’interno delle infrastrutture IT delle vittime.
Fasi dell’attacco: Infiltrazione, sfruttamento e movimento laterale
Durante la fase iniziale, Twelve si affida spesso all’accesso tramite account legittimi di dominio, VPN o certificati SSH. Utilizzano strumenti di scansione e analisi come Advanced IP Scanner e BloodHound per ottenere informazioni sulle infrastrutture di rete delle vittime. Per l’escalation dei privilegi, vengono sfruttati comandi PowerShell e strumenti per alterare le policy di dominio.
Nella fase di esecuzione, Twelve distribuisce malware attraverso il sistema di pianificazione delle attività di Windows, eseguendo script in PowerShell per avviare ransomware e wiper (strumenti per cancellare dati). L’algoritmo di ransomware, basato su codice LockBit 3.0, è configurato per crittografare i dati delle vittime in modo rapido ed efficiente, lasciando pochi segni del proprio passaggio.
Impatto finale e crittografia dati
L’obiettivo principale del gruppo è la compromissione della confidenzialità, integrità e disponibilità delle informazioni delle vittime. Utilizzando strumenti come 7z per archiviare i dati rubati, Twelve li carica su piattaforme di condivisione file come DropMeFiles, garantendo una rapida esfiltrazione dei dati sensibili. I ransomware distribuiti hanno caratteristiche avanzate, tra cui la capacità di diffondersi in rete e cancellare i log di sistema per evitare il rilevamento.
Il gruppo Twelve, analizzato da Kaspersky, si basa su un arsenale di strumenti pubblicamente disponibili, rendendo potenzialmente più semplice la rilevazione e la prevenzione dei suoi attacchi e la sua capacità distruttiva, di concerto con l’affiliazione a gruppi come DARKSTAR, rappresenta una minaccia significativa per le entità della Russia.
Sicurezza Informatica
Lazarus continua con offerte di lavoro
Tempo di lettura: 2 minuti. Un gruppo di hacker nordcoreani prende di mira i settori energetico e aerospaziale con attacchi di phishing e un malware chiamato MISTPEN.
Lazarus, gruppo APT collegato alla Corea del Nord identificato come UNC2970 da Mandiant, ha lanciato una serie di attacchi mirati contro il settore energetico e aerospaziale. Questi attacchi si basano su campagne di phishing camuffate da offerte di lavoro, con l’obiettivo di compromettere le reti aziendali e accedere a informazioni sensibili tramite un malware chiamato MISTPEN.
Le offerte di lavoro di Lazarus
Lazarus si presenta come un gruppo di reclutatori, inviando e-mail e messaggi WhatsApp con offerte di lavoro per attirare l’attenzione di dirigenti e manager di alto livello nel settore dell’energia e dell’aerospazio. I messaggi contengono offerte di lavoro apparentemente legittime, corredate da file ZIP che includono una descrizione di lavoro in formato PDF. Tuttavia, il file PDF può essere aperto solo utilizzando una versione trojanizzata di Sumatra PDF, un visualizzatore PDF open-source.
Una volta che la vittima apre il file PDF con il software compromesso, viene eseguito un launcher chiamato BURNBOOK, che attiva il malware MISTPEN. Questo malware consente agli hacker di ottenere l’accesso remoto al sistema infetto, raccogliendo informazioni sensibili e trasferendo file eseguibili dal server di comando e controllo degli aggressori.
La minaccia rappresentata da MISTPEN
MISTPEN è una backdoor leggera, scritta in C, progettata per scaricare ed eseguire file da un server remoto. Questo malware utilizza una libreria DLL trojanizzata, wtsapi32.dll, per avviare la catena di infezione. Una volta installato, il malware comunica con il server degli aggressori attraverso URL di Microsoft Graph, garantendo un flusso continuo di dati tra la vittima e gli attaccanti.
Sfruttamento di software open-source
UNC2970 ha dimostrato un’abilità notevole nel modificare versioni open-source di software legittimi come Sumatra PDF. Questo approccio permette loro di evitare sospetti e compromettere i sistemi utilizzando programmi che, all’apparenza, sembrano sicuri. È importante notare che non si tratta di un attacco alla catena di fornitura, poiché non è stata rilevata alcuna vulnerabilità nel software originale, ma di una versione modificata dagli hacker.
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