Sommario
Il 5 maggio 2025, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, la Polizia Postale e per la sicurezza cibernetica ha diffuso un documento ufficiale che illustra con rigore analitico e chiarezza statistica l’evoluzione delle minacce digitali ai danni dei minori. Il report, aggiornato al 31 marzo 2025, evidenzia come lo sfruttamento sessuale online, l’adescamento, la sextortion e il revenge porn costituiscano oggi un fronte d’allarme permanente che coinvolge tutti i settori della società digitale.
In una fase storica caratterizzata dall’accelerazione dell’adozione di tecnologie di comunicazione, dall’esplosione delle intelligenze artificiali generative e dalla diffusione di reti sociali sempre più immersive, il cyberspazio si configura come un territorio fragile per bambini e adolescenti, dove la violenza, la manipolazione e l’abuso si manifestano con modalità nuove e difficili da intercettare.
Matrice digitale ha abolito la parola pedopornografia. Associare la pornografia alla pedofilia vuol dire normalizzare i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Matrice Digitale applica il termine CSAM o Contenuti Sessuali di Abuso su Minori
Il Centro nazionale per il contrasto al CSAM: struttura, cooperazione e tecnologia
Al centro del dispositivo di prevenzione e contrasto si colloca il Centro nazionale per il contrasto al CSAM (CNCPO), organo operativo della Polizia Postale istituito nel 2006 e rafforzato negli ultimi anni da nuove disposizioni normative, competenze investigative e strumenti tecnologici.
L’attività del centro, che si avvale della collaborazione dei 18 Centri operativi per la sicurezza cibernetica e delle 82 sezioni operative della Specialità, si fonda su una strategia multilivello che integra la sorveglianza operativa del web, l’analisi del deep e dark web, la partecipazione a tavoli interistituzionali e l’interazione costante con i partner europei e internazionali, tra cui Europol, Interpol, NCMEC e le ONG specializzate come Operation Underground Railroad e Terre des Hommes.
Una parte fondamentale del lavoro si svolge nell’ambito dell’identificazione delle vittime tramite l’analisi delle immagini e dei video illeciti, che confluiscono nella banca dati ICSE gestita da Interpol. A questo scopo, il CNCPO collabora anche con l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia per intercettare transazioni sospette legate alla compravendita di CSAM.
I numeri del 2024 e il trend del primo trimestre 2025

Nel 2024 il Centro ha trattato 2828 casi, in aumento rispetto ai 2702 dell’anno precedente. Il numero delle persone arrestate è salito da 108 a 147, mentre quello delle persone denunciate è sceso da 1131 a 1037. Le indagini hanno prodotto 986 perquisizioni, a fronte delle 927 registrate nel 2023, e l’analisi dei siti web ha visto un incremento notevole: da 28.355 nel 2023 a 42.231 nel 2024, con 2775 siti inseriti nella black list e resi irraggiungibili per contenuti di sfruttamento sessuale su minori.
Il primo trimestre del 2025 conferma un trend in ulteriore crescita, con 664 casi trattati (+10%), 118 arresti (+293%) e 427 persone indagate (+53%). Le perquisizioni effettuate sono state 372 (+28%) rispetto al trimestre omologo dell’anno precedente. I dati segnalano un innalzamento dell’efficacia investigativa e un’intensificazione dell’attività repressiva e preventiva da parte della Polizia Postale.
Adescamento online: manipolazione affettiva e nuovi ambienti digitali
L’adescamento online, fenomeno in continua evoluzione, è una delle minacce più gravi e insidiose rilevate dal CNCPO. Il report descrive un panorama in cui i predatori digitali utilizzano social network, app di messaggistica e piattaforme di gaming per instaurare relazioni manipolative con minorenni, con l’obiettivo di ottenere immagini intime o organizzare incontri reali.
Nel 2024 i casi trattati sono stati 374, in crescita rispetto ai 353 del 2023. L’analisi delle fasce d’età coinvolte mostra che i minori tra i 10 e i 13 anni continuano a essere la categoria più esposta, con 207 casi annuali confermati per entrambi gli anni. Tuttavia, il dato più preoccupante riguarda gli adolescenti tra i 14 e i 16 anni, che passano da 114 vittime nel 2023 a 141 nel 2024, con un incremento del 24%. La motivazione di questo aumento va ricercata nella crescente libertà digitale concessa a questa fascia d’età, spesso priva di filtri, vigilanza o educazione digitale adeguata.

Nel primo trimestre del 2025, i casi di adescamento online hanno toccato quota 114, con un aumento del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’incremento più marcato si registra nella fascia 14-16 anni, che da 30 vittime sale a 64, segnando un +113%.
La pervasività del fenomeno è agevolata dalla capacità dei soggetti adescatori di mascherarsi da coetanei, offrendo supporto emotivo e fingendo interessi comuni per acquisire la fiducia delle vittime.
La Polizia Postale, consapevole della complessità dell’interazione digitale, ha rafforzato le proprie campagne di sensibilizzazione, affiancando alle indagini vere e proprie anche azioni educative rivolte a genitori, docenti e studenti.
Sextortion, revenge porn e abuso di contenuti: lo sfruttamento sessuale si evolve nella rete
Tra le minacce in maggiore crescita, il report evidenzia in modo inequivocabile il fenomeno della sextortion, ossia l’estorsione sessuale online. Il reato si manifesta attraverso la richiesta di denaro in cambio della non diffusione di contenuti intimi, spesso estorti con l’inganno o mediante manipolazione.
Nel 2024, il CNCPO ha gestito 954 casi, in lieve calo rispetto ai 1072 del 2023. Tuttavia, il dato più significativo emerge dal primo trimestre del 2025, che segna 229 casi, con un incremento del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La percentuale di vittime minorenni, secondo quanto riportato nel documento, è in crescita, a dimostrazione del fatto che le fasce più giovani stanno diventando il principale obiettivo di attori malevoli, spesso collocati all’estero e difficilmente perseguibili in tempi brevi.
Il meccanismo tipico prevede una conversazione apparentemente consensuale tra la vittima e un soggetto sconosciuto, che dopo avere acquisito immagini esplicite passa alla minaccia diretta di divulgarle su piattaforme social, presso contatti familiari o istituzioni scolastiche.
Le modalità di azione stanno diventando sempre più sofisticate: alcuni aggressori impiegano deepfake generati con AI, utilizzando immagini pubbliche reperite online per costruire finti contenuti pornografici.
Il trauma prodotto nelle vittime è spesso immediato e paralizzante. In alcuni casi documentati, l’azione estorsiva ha prodotto stati depressivi acuti, isolamento e tentativi di autolesionismo. La Polizia Postale ha sottolineato la necessità di un intervento non solo repressivo ma anche psicologico e formativo, in collaborazione con centri antiviolenza e servizi territoriali.
Accanto alla sextortion si colloca il revenge porn, ovvero la pubblicazione non consensuale di immagini o video sessualmente espliciti per finalità vendicative.
Nel 2024, le segnalazioni ricevute sono state 353, con un’incidenza significativa nei confronti di soggetti di età compresa tra i 16 e i 18 anni.
La tendenza al ribasso rispetto all’anno precedente non deve essere letta come un segnale di miglioramento, ma come il possibile effetto della sottodenuncia e della normalizzazione del danno all’interno di contesti sociali dove la vergogna e la colpevolizzazione della vittima continuano a prevalere.
Il primo trimestre 2025 conta 94 casi rilevati, e si conferma la crescente presenza di contenuti distribuiti su canali chiusi, server Telegram, archivi condivisi e servizi cloud non tracciabili.
L’uso dell’intelligenza artificiale generativa nello sfruttamento sessuale dei minori
Un paragrafo specifico del report è dedicato alla manipolazione dei contenuti visivi mediante AI generativa, che nel 2024 ha fatto registrare un incremento esponenziale nella produzione di materiale illecito.
Il CNCPO ha rilevato una quantità crescente di immagini realizzate attraverso algoritmi di intelligenza artificiale capaci di creare scene pedopornografiche senza l’impiego diretto di minori, ma con effetti devastanti in termini di normalizzazione del crimine.
Queste immagini, benché generate digitalmente, sono spesso distribuite all’interno degli stessi circuiti in cui circolano contenuti reali, rendendo sempre più difficile la distinzione tra finzione e realtà e aumentando la richiesta di immagini sempre più estreme da parte dei consumatori.
Il report segnala che l’uso dell’AI permette a chi non possiede competenze grafiche o fotografiche di generare contenuti iper-realistici in pochi secondi, senza necessità di infrastrutture tecniche complesse.
La Polizia Postale collabora attivamente con il Garante per la protezione dei dati personali e con le unità dell’Interpol per sviluppare criteri di classificazione giuridica dei contenuti generati, in modo da includere le immagini false ma lesive nelle categorie di perseguibilità previste dal codice penale.
La prevenzione tra famiglia, scuola e piattaforme: un ecosistema ancora frammentato
Il documento si conclude con una riflessione strutturale: la repressione non è sufficiente a contenere il fenomeno se non è affiancata da un’azione preventiva capillare, costante e culturalmente profonda.
Il report evidenzia che la maggior parte dei minori coinvolti nei casi documentati non ha riferito le esperienze né ai genitori né agli insegnanti, a causa di un clima emotivo ostile o dell’assenza di fiducia.
Il ruolo della famiglia è ritenuto centrale ma spesso inadeguato per carenza di strumenti e formazione. Allo stesso modo, la scuola tende a delegare la questione agli esperti esterni, limitandosi ad attività sporadiche.
Un altro nodo critico riguarda la responsabilità delle piattaforme digitali, dove l’attività di segnalazione, moderazione e controllo resta frammentata e spesso tardiva.
La Polizia Postale richiede, anche per via normativa, che i gestori dei social media collaborino in modo più incisivo nella rimozione tempestiva dei contenuti, nell’identificazione degli account fake e nella geolocalizzazione dei server utilizzati per la distribuzione del materiale illecito.
Nel complesso, il report 2025 descrive una realtà in cui il predatore digitale ha potere non solo tecnico ma psicologico, ed è in grado di adattare i propri strumenti alla vulnerabilità della vittima.
Di fronte a questa minaccia, la risposta non può limitarsi a inasprire le pene o migliorare le tecnologie investigative: serve un cambiamento culturale, educativo e relazionale che investa tutta la società.