NSA, cambio al vertice tra silenzi e ombre: che fine ha fatto il generale Haugh?

Cambio di vertice per l'NSA che non promette bene secondo i nostalgici, ma che ha un senso nella visione di Trump. Giusta o sbagliata? saranno i tempi a dirlo

di Alex Orlowski
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NSA, cambio al vertice tra silenzi e ombre che fine ha fatto il generale Haugh

Giovedì scorso, mentre gli Stati Uniti erano distratti da notizie più spettacolari, nei corridoi silenziosi di Fort Meade è avvenuto un cambio di potere che non può e non deve passare inosservato: il generale Timothy Haugh, fino ad allora direttore della NSA, è stato rimosso dal suo incarico senza preavviso né spiegazioni. Con lui ha lasciato il suo posto anche la vice direttrice civile, Wendy Noble, riassegnata a un altro ruolo all’interno del Pentagono, presso l’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence.

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Ufficialmente, nessuno ha parlato. Né il Dipartimento della Difesa, né la Casa Bianca. Un silenzio che pesa più di mille dichiarazioni. Perché Haugh non era un uomo qualsiasi: dal 2023 guidava sia la National Security Agency, baluardo americano nel campo delle intercettazioni e della sicurezza informatica, sia il Cyber Command, il comando militare cibernetico più potente del mondo.

Un doppio incarico delicatissimo, in un momento storico dove la linea di confine tra guerra convenzionale, disinformazione digitale e geopolitica si è fatta sottile come un filo d’ombra.

Al suo posto, almeno per ora, è stato nominato direttore ad interim il tenente generale William J. Hartmann, già numero due del Cyber Command. A supportarlo nella gestione, nel ruolo di vice direttrice ad interim (acting deputy), è stata designata Sheila Thomas, in precedenza executive director della NSA e figura di alto profilo nel mondo delle operazioni digitali.

Una visita scomoda

Solo un mese fa, il generale Haugh aveva ricevuto a Fort Meade un ospite molto particolare: Elon Musk. È stata la prima visita ufficiale documentata dell’imprenditore più chiacchierato del pianeta in una struttura dell’intelligence americana. Musk, che negli ultimi mesi ha consolidato il suo ruolo di consigliere informale di Donald Trump, è oggi il principale referente del cosiddetto Servizio DOGE, un’entità ibrida – pubblica e privata – che si occupa di informazioni e operazioni cognitive sul web.

Ufficialmente, Musk era lì per discutere della sicurezza delle infrastrutture digitali e dell’integrazione di Starlink nei protocolli di comunicazione militare. Ma secondo alcune fonti OSINT e un paio di leak circolati in ambienti ristretti, si sarebbe parlato anche di intelligence predittiva e guerra informativa in vista delle elezioni americane del 2026.

Non è chiaro se quell’incontro sia stato il detonatore del licenziamento di Haugh o se, al contrario, sia avvenuto quando la sua uscita era già decisa. Ma una cosa è certa: i tempi coincidono troppo bene per non fare domande.

Chi è Sheila Thomas: la mente nellombra

La nuova vice direttrice ad interim della NSA, Sheila Thomas, è un nome che circolava da anni in ambiti riservati, ma che solo di recente ha iniziato a emergere nel radar pubblico. Tecnocrate pura, ha un solido background in SIGINT (signal intelligence) e cyber operations, con oltre vent’anni di esperienza tra agenzie governative, operazioni congiunte e collaborazioni nei circuiti Five Eyes.

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Secondo fonti OSINT, Thomas è stata una figura chiave nel Progetto Aurora: un’iniziativa interna lanciata nel 2021 per migliorare l’automazione dell’analisi OSINT tramite intelligenza artificiale e data fusion. Una sorta di cervello digitale per leggere, filtrare e interpretare il caos informativo globale.

Ha lavorato in stretto contatto con enti come DARPA e contractor del calibro di Palantir, contribuendo alla definizione di protocolli crittografici post-quantistici. Nessuna presenza sui social, nessuna intervista, nessuna traccia diretta. Solo il suo nome che ogni tanto compare in documenti accademici o newsletter specializzate.

È la figura perfetta per unNSA che vuole operare in modalità invisibile, adattiva, fluida. Il suo stile è silenzioso, ma il suo ruolo nella ristrutturazione dell’intelligence americana sarà tutt’altro che marginale.

Hartmann: il comandante dellintelligenza muscolare

A fianco di Thomas, e alla guida dellNSA ad interim, troviamo William J. Hartmann, generale a tre stelle dell’Air Force. Il suo nome è noto negli ambienti della difesa: autore della dottrina Persistent Engagement, Hartmann è uno dei principali teorici di una postura cibernetica offensiva, fondata sul principio del colpire prima e colpire ovunque”.

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Ha diretto la Task Force Vulcan, una struttura operativa che ha lavorato con società private come Raytheon e Booz Allen Hamilton su vulnerabilità zero-day e scenari di guerra elettronica civile. Ha un curriculum d’élite, una rete di contatti potentissima e una visione molto chiara: l’intelligence del futuro sarà militare, automatizzata e strettamente connessa con il comparto tecnologico-industriale.

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, Hartmann è luomo giusto al posto giusto.

Una nuova NSA: più segreta, più aggressiva, più ibrida

Quello che sta accadendo alla NSA non è un semplice cambio di nomi. È una transizione strategica. Si passa da una gestione classica, ancora legata a un equilibrio tra apparato militare e controllo civile, a una nuova forma di comando: tecnocratico, asimmetrico, potenzialmente opaco.

La combinazione Thomas-Hartmann rappresenta un modello ibrido dove la potenza dell’AI, la velocità dell’industria privata e la logica militare convergono in un unico centro di comando. Un modello perfetto per l’era delle guerre informazionali, ma anche pericolosamente privo di trasparenza democratica.

Le notizie sono come le ciliegie, una tira laltra, e spesso quella più importante è quella che non ti hanno detto.”

Ecco: in questa storia, la vera notizia è proprio quella che manca allappello.
Perché non sappiamo chi ha deciso, non sappiamo perché, e soprattutto non sappiamo che direzione prenderà ora lagenzia più potente del mondo.

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In mezzo, c’è Elon Musk — imprenditore visionario per alcuni, sciamano tecnologico con tratti da sociopatico funzionale per altri.
Un uomo che predica l’austerità pubblica, ma intanto riceve miliardi di dollari in fondi federali, come se fosse la più importante azienda pubblica non dichiarata dAmerica.
Ha bruciato miliardi in Borsa negli ultimi mesi, ma continua a muoversi come un giocatore che crede di non poter mai perdere.

Forse Musk non sta solo cercando di vincere la partita. Sta tentando di riscrivere le regole del gioco, muovendosi tra NSA, SpaceX, DOGE Service e il futuro digitale come un funambolo con in tasca una miccia accesa.

Ma i giochi, si sa, a volte finiscono male. Molto male.

Come nel film Il cacciatore di Michael Cimino, dove la guerra non è solo quella del Vietnam, ma quella dentro gli uomini, nel momento in cui confondono il rischio con la salvezza.
Come in quella roulette russa, che Musk sembra giocare con la politica, la sicurezza globale — e forse anche con sé stesso — dove prima o poi il tamburo si ferma sul colpo vero.
E a quel punto, non c’è algoritmo, razzo o tweet che tenga.

Una cosa, però, è certa:
da oggi, la sicurezza digitale globale non sarà più quella di prima.

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