Sicurezza Informatica
Sicurezza full-optional: garanzia di un Cloud di qualità
Tempo di lettura: 5 minuti. Gli ambienti IT, soprattutto se basati su Cloud, hanno un’estrema necessità di essere controllati, resi efficienti e garantiti per sicurezza
Gli ambienti IT, soprattutto se basati su Cloud, hanno un’estrema necessità di essere controllati, resi efficienti e garantiti per la sicurezza, dal momento che gestiscono flussi di dati e processi vitali per il business delle aziende che li implementano
Affidarsi al Cloud Computing offre notevoli vantaggi, sia in termini di efficienza (riduzione dei costi, gestione delle infrastrutture semplificata e controllabile tra gli altri) che di efficacia (possibilità di implementare server applicativi specializzati in tempi ridotti, rapidità di soluzione di eventuali problemi, ecc.). Tuttavia, occorre ricordarsi che il Cloud può sì essere un cloud interno (private cloud), con i server posizionati all’interno delle sedi aziendali e sotto il controllo dell’IT locale, ma può anche essere un Public Cloud, a cui si aggiunge la soluzione ibrida Private+Public Cloud. In questi ultimi due casi, il controllo dei server dedicati è demandato a un fornitore esterno, di cui è necessario fidarsi molto. Oltre ad affidarsi ai KPI (Key Performance Indicator, gli indicatori di prestazioni chiave), inseriti nei contratti che si sottoscrivono con i Service Provider esterni, occorre poter disporre di infrastrutture aggiornate ed efficienti, in grado di competere sul mercato e rendere competitivi i clienti che vi si affidano. In altri termini, se si vuole poter contare su sistemi rapidi, efficienti ed efficaci ci si deve basare su un’infrastruttura allo stato dell’arte e su Provider che la possano garantire.
Non solo efficienza…
Offrire un’infrastruttura efficiente e aggiornata, tuttavia, non è sufficiente. Infatti, come si legge ormai praticamente ogni giorno, i sistemi informativi in rete sono soggetti a molti problemi e minacce, magari provenienti dall’esterno. Una delle prime fonti di pericolo per le infrastrutture IT è costituita dagli eventi climatici, come alluvioni, terremoti e così via, contro cui le uniche protezioni consistono in buone polizze assicurative e nel garantire un sufficiente livello di ridondanza delle infrastrutture stesse. Di cosa stiamo parlando? Semplice, del fatto che, se le trasmissioni dati possono percorrere almeno due strade alternative per andare, per esempio, dall’utente aziendale al server di storage ed essere archiviate su memorie di massa (su dischi o su nastri), quando una delle due strade diventa impraticabile per qualsiasi problema, si ricorre immediatamente alla seconda (quella “di backup”). Questa strategia viene utilizzata spesso per grandi sistemi informativi, quali quelli delle grandi banche e viene chiamata solitamente Disaster Recovery (DR), perché consente il recupero di dati e transazioni nel caso in cui si verifichi, appunto, un disastro di qualsiasi tipo, che danneggia e interrompe uno dei due (o più) percorsi di connessione. Solitamente il DR si utilizza soprattutto per garantire lo storage, sia a breve termine (transazioni), sia a lungo termine (dati da archiviare per motivi operativi o fiscali/legali, per esempio).
Parlando invece di sicurezza informatica (cybersecurity) la questione è più ampia, perché oggi la tipologia delle minacce (threat) alla sicurezza di aziende e organizzazioni è varia e complessa. Il problema dei “semplici” virus di un tempo è stato ridimensionato dalla vasta disponibilità e diffusione di strumenti (come gli antivirus) in grado di neutralizzare e rimuovere i virus stessi. Oggi però a farla da padrone nelle reti aziendali sono soprattutto i malware (categoria molto più ampia dei soli virus), cui appartengono strumenti come i ransomware, cioè i malware che attaccano sistemi e reti, criptano i dati con algoritmi segreti e chiedono un riscatto, molto oneroso, per renderli nuovamente accessibili.
Esistono numerose sorgenti di malware: gruppi di Hacker che a volte agiscono in modo indipendente e isolato, ma, più spesso, fanno parte di organizzazioni più o meno complesse e strutturate. Addirittura, in molti casi, gli hacker sono alle dirette dipendenze di agenzie governative, che li utilizzano per violare le difese informatiche di altri Paesi e carpirne informazioni strategiche per scopi spionistici o militari. Per contrastare e sconfiggere questo tipo di minacce, sono state organizzate, anche in Italia, strutture specializzate nella cybersicurezza e composte da specialisti dotati di strumenti avanzati per controllare e contrastare le attività illecite di spionaggio e gli attacchi informatici portati dai “malintenzionati digitali”. In Italia, per esempio, il Decreto Legge n.82 del 14 giugno 2021 ha istituito ACN, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. ACN ha il compito di “tutelare la sicurezza e la resilienza nello spazio cibernetico” e garantire “l’attuazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza, adottata dal Presidente del Consiglio”.
L’area della cybersecurity è uno dei punti di maggiore attenzione in questi ultimi anni, soprattutto a seguito dei numerosi episodi di attacchi portati in diversi Paesi Europei, con l’Italia che continua a classificarsi ai primi posti dei Paesi più colpiti da episodi di violazioni di siti governativi e privati (si veda il recente Rapporto Clusit 2024 della Associazione Italiana per la sicurezza informatica).
Per questo, scegliere e implementare le migliori soluzioni e politiche di security rappresenta un atto indispensabile per qualsiasi azienda e organizzazione che operi nel nostro Paese. Soprattutto se si può contare su partner esperti che sanno consigliare e coadiuvare nella scelta degli strumenti migliori e nel loro utilizzo, come CoreTech, che può vantare una profonda e pluriennale esperienza nel settore della cybersecurity e delle soluzioni per essere sempre al passo con l’evoluzione tecnologica.
Le mille sfaccettature della sicurezza
Occorre sottolineare che occuparsi di sicurezza non implica, come si è accennato sopra, la semplice implementazione di antivirus e firewall per bloccare malware e tentativi di insinuarsi nelle reti aziendali. Occorre implementare e gestire sistemi IDS (Intrusion Detection System, cioè sistemi di allerta anti-intrusioni) e IPS (Intrusion Prevention, prevenzione delle intrusioni), che si affiancano ai firewall per garantire una protezione completa dai tentativi di attacco e di accesso alle reti interne.
Alla sicurezza cosiddetta “logica”, rappresentata da strumenti software come quelli sopra descritti, si affianca la sicurezza hardware, che offre un ulteriore margine di protezione. Le opzioni sono diverse: si parte dai dongle, dispositivi solitamente rappresentati da chiavette USB contenenti le chiavi di crittografia se, per esempio, si sceglie di adottare le chiavi pubblica/privata di una protezione come RSA (sigla che deriva dai cognomi degli ideatori, Rivest, Shamir e Adleman), oppure veri e propri processori. In altre parole, strumenti in grado di elaborare informazioni che offrano libero accesso a certe applicazioni personali o aziendali solo a chi possiede i requisiti richiesti (per esempio, controllo dell’identità e/o del livello di accesso consentito dall’incarico ricoperto nell’organizzazione). Un esempio sono i dispositivi di accesso a conti bancari che contengono un generatore di numeri casuali per l’utilizzo nelle cosiddette OTP, One-Time Password, cioè password che possono essere impiegate una sola volta.
Si può arrivare a dispositivi più sofisticati che garantiscono identità e credenziali di chi intende accedere a certe aree aziendali, come per esempio sistemi di lettura biometrica (impronte digitali o lettura dell’iride).
Come scegliere?
La scelta del sistema di security migliore dipende principalmente da due variabili: la complessità e l’estensione delle aree informative che si intende proteggere e il costo che occorre sostenere per dotarsene e aggiornare i sistemi. Di base, bisogna obbligatoriamente dotarsi di strumenti che proteggano la privacy e la sicurezza delle transazioni, quindi un buon firewall e una VPN (Virtual Private Network, ossia una rete privata virtuale) per nascondere a occhi indiscreti le proprie transazioni private (come per esempio quelle bancarie). Se si opera all’interno di un contesto multinazionale in un’azienda di dimensioni medie è consigliabile inoltre implementare una DMZ (De-Militarized Zone, zona demilitarizzata), cioè una piccola rete con alcuni servizi visibili all’esterno dell’organizzazione che consente di separare e proteggere, medante opportuni firewall, la rete interna su cui operano i servizi essenziali all’operatività quotidiana.
Anche in questo caso, la consulenza attiva di esperti con comprovata esperienza, come CoreTech, consente di dormire sonni tranquilli, essendo certi del fatto che la sicurezza aziendale è in buone mani.
Sicurezza Informatica
Vulnerabilità RCE zero-day nei router D-Link EXO AX4800
Un gruppo di ricercatori di SSD Secure Disclosure ha scoperto una vulnerabilità critica nei router D-Link EXO AX4800 (DIR-X4860), che consente l’esecuzione di comandi remoti non autenticati (RCE). Questa falla può portare a compromissioni complete dei dispositivi da parte di aggressori con accesso alla porta HNAP (Home Network Administration Protocol).
Dettagli sulla vulnerabilità
Il router D-Link DIR-X4860 è un dispositivo Wi-Fi 6 ad alte prestazioni, capace di raggiungere velocità fino a 4800 Mbps e dotato di funzionalità avanzate come OFDMA, MU-MIMO e BSS Coloring. Nonostante sia molto popolare in Canada e venduto a livello globale, il dispositivo presenta una vulnerabilità che può essere sfruttata per ottenere privilegi elevati e eseguire comandi come root.
La vulnerabilità è presente nella versione firmware DIRX4860A1_FWV1.04B03. Gli aggressori possono combinare un bypass di autenticazione con l’esecuzione di comandi per compromettere completamente il dispositivo.
Processo di sfruttamento
Il team di SSD ha pubblicato un proof-of-concept (PoC) dettagliato che illustra il processo di sfruttamento della vulnerabilità:
- Accesso alla porta HNAP: Solitamente accessibile tramite HTTP (porta 80) o HTTPS (porta 443) attraverso l’interfaccia di gestione remota del router.
- Richiesta di login HNAP: Un attacco inizia con una richiesta di login HNAP appositamente creata, che include un parametro chiamato ‘PrivateLogin’ impostato su “Username” e un nome utente “Admin”.
- Risposta del router: Il router risponde con una sfida, un cookie e una chiave pubblica, utilizzati per generare una password di login valida per l’account “Admin”.
- Bypass dell’autenticazione: Una successiva richiesta di login con l’header HNAP_AUTH e la password generata consente di bypassare l’autenticazione.
- Iniezione di comandi: Una vulnerabilità nella funzione ‘SetVirtualServerSettings’ permette l’iniezione di comandi tramite il parametro ‘LocalIPAddress’, eseguendo il comando nel contesto del sistema operativo del router.
Fonte: SSD Secure Disclosure
Nel frattempo, è consigliato agli utenti del DIR-X4860 di disabilitare l’interfaccia di gestione remota del dispositivo per prevenire possibili sfruttamenti.
Sicurezza Informatica
SEC: “notificare la violazione dei dati entro 30 giorni”
Tempo di lettura: 2 minuti. La SEC richiede alle istituzioni finanziarie di notificare le violazioni dei dati agli individui interessati entro 30 giorni
La Securities and Exchange Commission (SEC) ha adottato emendamenti al Regolamento S-P, obbligando le istituzioni finanziarie a divulgare gli incidenti di violazione dei dati agli individui interessati entro 30 giorni dalla scoperta. Questi emendamenti mirano a modernizzare e migliorare la protezione delle informazioni finanziarie individuali dalle violazioni dei dati e dall’esposizione a parti non affiliate.
Dettagli delle modifiche al Regolamento S-P
Il Regolamento S-P, introdotto nel 2000, stabilisce come alcune entità finanziarie devono trattare le informazioni personali non pubbliche dei consumatori, includendo lo sviluppo e l’implementazione di politiche di protezione dei dati, garanzie di riservatezza e sicurezza, e protezione contro minacce anticipate. Gli emendamenti adottati questa settimana coinvolgono vari tipi di aziende finanziarie, tra cui broker-dealer, società di investimento, consulenti per gli investimenti registrati e agenti di trasferimento.
Principali cambiamenti introdotti
- Notifica agli individui interessati entro 30 giorni: Le organizzazioni devono notificare agli individui se le loro informazioni sensibili sono state o potrebbero essere state accessibili o utilizzate senza autorizzazione, fornendo dettagli sull’incidente, sui dati violati e sulle misure protettive adottate. L’esenzione si applica se le informazioni non sono previste causare danni sostanziali o inconvenienti agli individui esposti.
- Sviluppo di politiche e procedure scritte per la risposta agli incidenti: Le organizzazioni devono sviluppare, implementare e mantenere politiche e procedure scritte per un programma di risposta agli incidenti, includendo procedure per rilevare, rispondere e recuperare da accessi non autorizzati o dall’uso delle informazioni dei clienti.
- Estensione delle regole di salvaguardia e smaltimento: Queste regole si applicano a tutte le informazioni personali non pubbliche, comprese quelle ricevute da altre istituzioni finanziarie.
- Documentazione della conformità: Le organizzazioni devono documentare la conformità con le regole di salvaguardia e smaltimento, escludendo i portali di finanziamento.
- Allineamento della consegna annuale dell’avviso sulla privacy con il FAST Act: Questo prevede esenzioni in determinate condizioni.
- Estensione delle regole agli agenti di trasferimento registrati presso la SEC o altre agenzie regolatrici.
Implementazione e tempistiche
Gli emendamenti entreranno in vigore 60 giorni dopo la pubblicazione nel Federal Register, la rivista ufficiale del governo federale degli Stati Uniti. Le organizzazioni più grandi avranno 18 mesi per conformarsi dopo la pubblicazione, mentre le entità più piccole avranno due anni.
Implicazioni e obiettivi
Questi aggiornamenti rappresentano una risposta alla trasformazione significativa della natura, scala e impatto delle violazioni dei dati negli ultimi 24 anni. Gary Gensler, presidente della SEC, ha dichiarato che questi emendamenti forniscono aggiornamenti cruciali a una regola adottata per la prima volta nel 2000, contribuendo a proteggere la privacy dei dati finanziari dei clienti.
Inoltre, la SEC ha introdotto nuove regole a dicembre, richiedendo a tutte le società pubbliche di divulgare eventuali violazioni che abbiano influito materialmente o che siano ragionevolmente probabili influire materialmente sulla strategia aziendale, sui risultati operativi o sulla condizione finanziaria.
Sicurezza Informatica
Microsoft Azure: autenticazione multi-fattore (MFA) obbligatoria da luglio 2024
Tempo di lettura: 2 minuti. Microsoft inizierà a imporre l’autenticazione multi-fattore (MFA) per gli utenti di Azure a partire da luglio 2024
A partire da luglio 2024, Microsoft inizierà gradualmente a imporre l’autenticazione multi-fattore (MFA) per tutti gli utenti che accedono ad Azure per amministrare le risorse. Questa misura di sicurezza sarà implementata inizialmente per il portale Azure, seguita da CLI, PowerShell e Terraform.
Dettagli della politica di imposizione MFA
Il product manager di Azure, Naj Shahid, ha spiegato che gli account di servizio, le identità gestite, le identità di carico di lavoro e altri account basati su token utilizzati per l’automazione saranno esclusi dall’imposizione MFA. Inoltre, gli studenti, gli utenti ospiti e altri utenti finali saranno interessati solo se accedono al portale Azure, CLI, PowerShell o Terraform per amministrare le risorse di Azure. Questa politica di imposizione non si estenderà ad app, siti web o servizi ospitati su Azure.
Preparazione e monitoraggio
Microsoft ha incoraggiato gli amministratori a abilitare l’MFA nei loro tenant prima dell’implementazione utilizzando il wizard MFA per Microsoft Entra. Gli amministratori possono anche monitorare quali utenti hanno registrato l’MFA utilizzando il report di registrazione dei metodi di autenticazione e uno script PowerShell per ottenere un report sullo stato MFA per tutti gli utenti.
Benefici dell’MFA
Uno studio di Microsoft ha evidenziato che l’MFA offre una protezione significativa contro gli attacchi informatici, con oltre il 99,99% degli account con MFA abilitata che resistono ai tentativi di hacking. Inoltre, l’MFA riduce il rischio di compromissione del 98,56%, anche quando gli aggressori tentano di violare gli account utilizzando credenziali rubate.
Iniziative correlate
Questa decisione segue l’annuncio di novembre 2023, in cui Microsoft ha introdotto politiche di accesso condizionale che richiedono l’MFA per tutti gli amministratori quando accedono ai portali di amministrazione di Microsoft (come Entra, Microsoft 365, Exchange e Azure), per gli utenti di tutte le app cloud e per i login ad alto rischio (quest’ultima opzione è disponibile solo per i clienti del piano Premium Plan 2 di Microsoft Entra ID).
Obiettivo di Microsoft
Mark Weinert di Microsoft ha dichiarato che l’obiettivo è raggiungere il 100% di autenticazione multi-fattore, poiché studi formali dimostrano che l’MFA riduce il rischio di appropriazione degli account di oltre il 99%. Weinert ha affermato che ogni utente dovrebbe autenticarsi utilizzando metodi di autenticazione moderni e sicuri.
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