OpenAI: blueprint europeo tra regolamentazione, innovazione e sovranità tecnologica

OpenAI propone un blueprint per guidare l’intelligenza artificiale in Europa: investimenti, semplificazione, adozione e valori democratici

da Lorenzo De Santis matricedigitale.it
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OpenAI BluePrint

OpenAI propone un modello economico per l’Unione Europea, costruito attorno a quattro pilastri strategici: infrastrutture, semplificazione normativa, adozione diffusa e valori democratici. Il documento “EU Economic Blueprint” pubblicato ad aprile 2025 sintetizza la visione dell’azienda per garantire che l’Europa non solo partecipi alla corsa globale per l’intelligenza artificiale, ma possa guidarla secondo i propri valori e priorità. L’impianto proposto unisce prospettiva industriale e riflessione politica, con l’obiettivo di stimolare l’adozione di AI in ogni settore, armonizzare la regolamentazione e rafforzare le fondamenta tecnologiche strategiche: dati, chip, energia e talento.

Le basi per la crescita: supercomputer, energia verde, accesso ai dati e formazione diffusa

Nel primo principio illustrato nel documento, OpenAI definisce i quattro asset critici su cui l’Unione Europea deve investire per rendere l’AI sostenibile e strategicamente autonoma: potenza di calcolo, disponibilità di dati, energia sostenibile e capitale umano.

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La potenza di calcolo, legata alla disponibilità di chip e infrastrutture AI-native, è considerata la leva principale. Il blueprint sostiene la necessità di un “AI Compute Scaling Plan” europeo, con l’obiettivo di aumentare la capacità computazionale di almeno il 300% entro il 2030. In parallelo, viene proposto un Green AI Grid, una rete energetica a basso impatto ambientale dedicata al settore, basata su investimenti mirati in solare, eolico, nucleare e, in prospettiva, fusione.

OpenAI insiste anche sull’apertura dei dati pubblici e la creazione di spazi dati settoriali, organizzati per comparti strategici come salute, industria e ambiente. La disponibilità di dataset diversificati e rappresentativi viene ritenuta centrale per garantire modelli capaci di riflettere la realtà europea in tutte le sue lingue e culture.

Infine, il talento: il documento chiede un’azione strutturale in ambito educativo con il lancio di un programma di borse AI sul modello Erasmus, investimenti nella formazione STEM, nella riqualificazione professionale e nell’attrazione di talenti esterni con un rafforzamento della EU Blue Card.

Armonizzazione normativa: meno regole, più coerenza per favorire l’adozione dell’intelligenza artificiale

Il secondo principio presentato nel documento punta a semplificare la frammentazione regolatoria che penalizza l’innovazione in Europa. OpenAI fa riferimento al report Draghi, che evidenzia come l’attuale impianto UE conti oltre 100 normative tecnologiche e più di 270 enti regolatori digitali tra gli Stati membri.

Il testo invita l’Unione a rivalutare e semplificare l’intero corpus normativo, evitando sovrapposizioni e conflitti che possano ostacolare la crescita dell’AI. In particolare, si propone un reset regolatorio per rimuovere leggi obsolete o troppo restrittive e allineare le nuove normative con l’AI Act, in fase di attuazione.

OpenAI dichiara il proprio supporto all’obiettivo centrale dell’AI Act – garantire la sicurezza dei sistemi – ma sottolinea l’importanza di non sovraccaricare gli sviluppatori con oneri sproporzionati. Il documento incoraggia un approccio bilanciato: protezione del cittadino, ma anche spazio per l’innovazione e chiarezza per le imprese.

Nel piano normativo proposto figurano un AI Accelerator Fund da un miliardo di euro, la creazione di un Indice europeo della prontezza AI, un responsabile nazionale AI per ciascun Paese membro entro il 2027 e l’introduzione di una entità giuridica unificata per startup con norme fiscali e legali armonizzate entro il 2026.

Adozione diffusa: portare l’intelligenza artificiale in ogni settore economico e istituzione pubblica

Il terzo pilastro evidenzia la necessità di un’adozione pervasiva dell’AI in tutti i settori economici, aree geografiche e contesti sociali. OpenAI sottolinea come l’Europa disponga già di una base industriale e accademica eccellente, ma sia ancora indietro nei tassi di adozione effettiva: solo il 13,5% delle imprese utilizza AI, ben lontano dall’obiettivo del 75% fissato nella “Digital Decade”.

Il documento analizza il ruolo centrale del settore privato, citando Sanofi nel pharma, Mercedes-Benz nell’automotive, Spotify nei media, BBVA nella finanza e Orange nelle telecomunicazioni come esempi virtuosi di partnership con OpenAI. Queste collaborazioni dimostrano come l’AI possa migliorare l’efficienza, creare nuovi prodotti e ottimizzare servizi su larga scala.

Al centro del ragionamento si collocano anche le PMI, che in Europa costituiscono oltre il 90% del tessuto economico. OpenAI richiama l’attenzione sulle barriere strutturali che impediscono l’adozione dell’AI da parte delle imprese minori, chiedendo interventi pubblici mirati che possano colmare il gap rispetto alle grandi aziende.

Nel settore pubblico, l’appello è altrettanto forte. OpenAI denuncia i limiti dei processi di procurement e la diffidenza verso l’uso dell’AI in ambiti come sanità, giustizia o amministrazione. Si suggerisce un ripensamento delle regole di appalto, che favorisca l’integrazione di soluzioni intelligenti e premi i fornitori più innovativi.

Infine, l’educazione: OpenAI ricorda che oltre il 75% degli utenti di ChatGPT ha meno di 35 anni e lo utilizza principalmente per motivi scolastici o formativi. Perciò, l’introduzione dell’AI nei curricula scolastici, la formazione dei docenti e un accesso equo alle tecnologie AI nelle scuole diventa essenziale per preparare le future generazioni.

Responsabilità e valori: costruire un’intelligenza artificiale che rifletta l’identità europea

Il quarto principio affronta il tema della responsabilità etica e sociale dell’AI, ribadendo che l’Europa non deve cedere il controllo dello sviluppo tecnologico a regimi non democratici. OpenAI invita le istituzioni a farsi garanti di un’intelligenza artificiale che sia costruita, testata e regolata secondo valori europei: inclusione, trasparenza, rispetto dei diritti umani.

A questo scopo, l’azienda ricorda il proprio Preparedness Framework, che serve a identificare e gestire i rischi dei modelli AI più avanzati, e il Model Spec, documento pubblico con le linee guida per l’allineamento dei modelli a comportamenti sicuri e utili. Entrambi sono strumenti fondamentali per garantire la sicurezza e la coerenza comportamentale dei sistemi AI.

OpenAI sottolinea anche il proprio impegno per la privacy, con misure di minimizzazione dei dati, trasparenza e controllo utente implementate in tutte le fasi del ciclo di vita dell’AI. La pubblicazione dei modelli e delle specifiche tecniche sotto licenza Creative Commons è presentata come un contributo alla trasparenza e alla collaborazione scientifica.

Secondo l’azienda, l’Europa può trasformare i suoi valori fondanti in vantaggi competitivi reali. Puntando su AI democratiche, sicure e al servizio delle persone, l’Unione può rafforzare la propria sovranità tecnologica e guadagnare leadership nella regolamentazione globale.

Una visione coerente per fare dell’Europa un attore globale nell’AI

L’EU Economic Blueprint presentato da OpenAI è al tempo stesso un documento politico, economico e tecnico, pensato per promuovere una visione integrata dello sviluppo dell’AI nel contesto europeo. La proposta si fonda su quattro pilastri: potenziamento infrastrutturale, semplificazione normativa, adozione generalizzata e allineamento valoriale.

L’ambizione dichiarata è fare dell’Europa una regione leader nella costruzione di AI avanzate, etiche e competitive, capaci di generare crescita, innovazione e inclusione. Per farlo, OpenAI chiede una risposta corale delle istituzioni comunitarie e nazionali, una revisione della burocrazia digitale, un rafforzamento dell’ecosistema industriale e un patto educativo per le nuove generazioni.

Il messaggio che emerge è chiaro: se l’Europa agirà con decisione, potrà non solo trarre vantaggio dall’AI, ma guidarne l’evoluzione futura in linea con i propri ideali democratici, culturali ed economici.

Si può anche come

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