Sommario
Carmelo Miano, un giovane informatico di 24 anni originario di Sciacca e residente a Gela, è stato arrestato per aver violato i sistemi informatici del Ministero della Giustizia, della Guardia di Finanza, di Telespazio e Tim. L’operazione, soprannominata “Operazione Dominio“, è stata condotta dalla Polizia Postale con la collaborazione della Direzione Nazionale Antimafia e della Procura di Napoli. Il giovane è accusato di accesso abusivo a strutture informatiche, diffusione di malware e manipolazione di dati riservati.
Attacchi informatici a Ministero della Giustizia, Guardia di Finanza, Telespazio e Tim
Carmelo Miano è stato identificato come responsabile di numerose violazioni a danno di istituzioni e aziende strategiche italiane. Tra i sistemi violati spiccano quelli del Ministero della Giustizia, dove Miano è riuscito a ottenere l’accesso a documenti giudiziari coperti da segreto investigativo e a fascicoli riguardanti la criminalità organizzata. Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e già scottato dall’inchiesta di Perugia per il dossieraggio, ha sottolineato la gravità dell’attacco, evidenziando come l’hacker fosse in grado di controllare ogni contenuto dei sistemi della Giustizia, rappresentando una seria minaccia alla sicurezza.

Oltre al Ministero della Giustizia, sono stati colpiti anche i sistemi informatici della Guardia di Finanza, di Tim e di Telespazio. Tim, operatore di telecomunicazioni, è un asset strategico per la sicurezza nazionale e la digitalizzazione del Paese. Telespazio, joint venture tra Leonardo e Thales, è tra i leader mondiali nel campo dei servizi satellitari per la sicurezza nazionale. La violazione dei sistemi di Telespazio rappresenta un rischio per le comunicazioni satellitari e per i sistemi di posizionamento e navigazione che rivestono un ruolo fondamentale nella sicurezza del Paese.
Tecniche di attacco: identità false, phishing e violazioni di smart working
Miano, che lavorava come informatico, ha sfruttato la propria esperienza tecnica per condurre gli attacchi. Usando almeno cinque identità fittizie, ha violato i sistemi attraverso una combinazione di tecniche, tra cui l’uso di reti di smart working, campagne di phishing mirato e l’accesso a credenziali di amministratori di sistema. Dopo essersi infiltrato, alterava le difese dei sistemi colpiti per evitare di essere rilevato, cancellando le tracce del proprio passaggio e sottraendo informazioni sensibili.

Parte dell’attività criminale dell’hacker comprendeva la gestione di store illegali sul dark web, attraverso cui ha accumulato un patrimonio di circa 3 milioni di euro in Bitcoin, ora sequestrati presso exchange in tutto il mondo. Miano celava le proprie attività illecite dietro quattro livelli di anonimizzazione e cifratura, usando server esteri, VPN anonime e macchine virtuali per mantenere la propria identità nascosta.
Le origini di Miano: dalla passione per l’informatica al bullismo
Carmelo Miano proviene da una famiglia benestante: figlio di un funzionario sanitario, con una sorella minore che studia Medicina. Durante il periodo scolastico, frequenta il liceo scientifico, mostrando una particolare passione per la matematica e l’informatica. Tuttavia, diventa vittima di bullismo, un’esperienza che lo allontana dalla scuola e lo spinge a trascorrere molte notti davanti al computer, affinando le sue abilità di hacking.
Dopo essersi trasferito a Roma, si iscrive all’università privata Unicusano e si laurea in Ingegneria Informatica, pur incontrando difficoltà e bocciature in alcuni esami. Nel frattempo, conduce una vita apparentemente normale: va in palestra, si dedica al paracadutismo presso un aeroclub romano e lavora presso NttData, una società specializzata in cybersecurity. Viveva in un appartamento alla Garbatella, affittato da un ex magistrato del Csm.
Arresto e ripercussioni sulla sicurezza informatica italiana
L’inchiesta contro Carmelo Miano, durata diversi anni e condotta in collaborazione con diverse procure, ha permesso di identificare il giovane come responsabile di almeno 12.000 accessi abusivi in due anni e mezzo. Gli investigatori hanno scoperto che le prime violazioni sono avvenute proprio a Napoli e, quando si è compreso il livello di pericolosità dell’hacker, le autorità hanno scelto di abbandonare le comunicazioni via email e messaggi online, tornando a incontri in presenza e scambio di documenti cartacei per evitare ulteriori intercettazioni.
L’arresto di Carmelo Miano ha portato al sequestro di diversi terabyte di dati, molti dei quali coperti da segreto investigativo. Le informazioni sottratte riguardavano prevalentemente la criminalità organizzata, senza coinvolgere fascicoli relativi all’antiterrorismo. Oltre a Miano, sono state indagate altre tre persone per concorso nei reati di accesso abusivo a strutture informatiche e diffusione di malware. Attualmente sono in corso accertamenti per verificare se Miano abbia agito da solo o con la complicità di altri individui e se le informazioni sottratte siano state utilizzate per attività di dossieraggio.
La difesa di Miano
Con il suo avvocato, Gioacchino Genchi, Miano ha intenzione di chiedere i domiciliari, mentre si cerca di far trasferire l’indagine a Perugia, in quanto il giovane hacker ha violato anche i profili di alcuni pm coinvolti nell’inchiesta. Genchi ha elogiato le capacità informatiche del suo assistito, definendolo “il più bravo mai visto in Italia”, ma ha contestato l’accusa di danneggiamento dei sistemi, sostenendo che erano già vulnerabili e privi di protezione.

Oltre a violare sistemi istituzionali, Miano si è addentrato nel dark web, dove si scambiano armi, droga e informazioni sensibili, entrando in contatto con pericolosi personaggi e partecipando al “black market”. “Sì, sono stato io“, ha ammesso senza esitazione davanti al giudice per le indagini preliminari, descrivendo la sua carriera da hacker e ammettendo gli accessi ai siti russi, tra cui il famigerato “Russian Market“.
Chi è il legale di Miano? Gioacchino Genchi l’uomo dei tabulati TIM
L’avvocato che difende Carmelo Miano è Gioacchino Genchi. Genchi è una figura nota nelle cronache giudiziarie italiane, avendo lavorato come consulente della Procura di Palermo nelle indagini sulle stragi di mafia del 1993. Conosciuto come “il re dei tabulati”, Genchi era stato accusato di intercettazioni illecite, ma è stato successivamente assolto. Ora, difende Miano in una causa che mette in luce gravi falle nella sicurezza dei sistemi informatici statali italiani.
Genchi su Miano: un sistema informatico “colabrodo”
Gioacchino Genchi non si limita a difendere Miano, ma usa la situazione per evidenziare le problematiche dei sistemi informatici italiani, definendoli un “colabrodo” ed ha anche affermato che il suo assistito dovrebbe essere ringraziato per aver esposto le debolezze del sistema, pur riconoscendo che esistono evidenze delle sue azioni illegali. Sottolinea inoltre che l’arresto di Miano mette in discussione la capacità delle autorità di proteggere i dati e le informazioni sensibili, invitando il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio a riflettere sulle vulnerabilità della sicurezza nazionale.