Sommario
La piattaforma antipirateria Piracy Shield, gestita da Agcom, ha bloccato l’accesso a Google Drive e, in parte, a YouTube. Questo blocco ha generato un’ondata di segnalazioni su Downdetector, mettendo in difficoltà sia utenti privati che aziende e istituzioni che si affidano a Google Workspace per attività quotidiane. Nonostante la piattaforma Piracy Shield sia stata istituita per combattere la pirateria online, ha oscurato erroneamente alcuni domini di Google, suscitando critiche al sistema e confermando preoccupazioni su una roulette russa che a campione potrebbe rimuovere dalla rete siti Internet strategici per gli utenti del Paese.
Cos’è Piracy Shield?
Il sistema Piracy Shield richiede inoltre ai fornitori di servizi VPN e DNS di bloccare gli indirizzi IP sospetti entro 30 minuti dalla segnalazione, una richiesta che pone ulteriori sfide, soprattutto per i provider non italiani. In caso di errore, spetta agli stessi provider dimostrare la loro innocenza, un onere che ha sollevato altre critiche da parte delle aziende coinvolte.
Il blocco di Google Drive e l’errore di Piracy Shield

Il problema si è verificato quando Piracy Shield ha identificato erroneamente Google Drive come un sito sospettato di attività pirata. Questo sistema automatico, implementato nel luglio 2023, agisce bloccando siti ritenuti legati alla pirateria in appena 30 minuti dalla segnalazione dei detentori dei diritti.

Tuttavia, il blocco di Google Drive e YouTube ha sollevato dubbi sulla presenza di importanti risorse nella cosiddetta whitelist, una lista di siti che non dovrebbero essere mai oscurati.

La situazione è stata in parte risolta da alcuni provider di servizi internet, come Tim e Wind3, che hanno rimosso Google Drive dalla lista delle risorse da bloccare. Tuttavia, molti altri utenti stanno ancora riscontrando problemi nell’accedere al servizio, con avvisi che indicano che il sito è stato reso inaccessibile da Agcom.
Google aveva criticato Piracy Shield
Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google Italia, ha spiegato a suo tempo che la richiesta del governo prevede che Google segnali oltre 9,7 miliardi di URL legati a violazioni di copyright, rendendo praticamente impossibile gestire un numero così elevato di notifiche. Ciulli ha sottolineato che, oltre a essere un carico eccessivo, il sistema attuale rischia di ingolfare l’autorità giudiziaria e deviare risorse dalla reale lotta alla pirateria.
La normativa impone non solo la segnalazione delle violazioni attuali, ma anche di quelle future. Questo richiede una supervisione continua e una capacità di analisi in tempo reale che, secondo Google, va oltre le possibilità tecniche attuali. Nonostante le preoccupazioni espresse dall’azienda, il decreto Omnibus, approvato dal Senato e poi dalla Camera, non ha subito modifiche e Piracy Shield ha bloccato Google Drive come previsto.
Riassunto delle puntate precedenti su Matrice Digitale
Secondo l’inchiesta di Matrice Digitale, Piracy Shield all’inizio ha contribuito a ridurre il fenomeno del “pezzotto”, un metodo illegale per accedere a contenuti a pagamento senza abbonamento. La tecnologia si basa sull’identificazione e blocco degli IP utilizzati per diffondere tali contenuti, ma la sua efficacia è stata spesso messa in discussione per i rischi di blocchi ingiustificati. Numerosi sono stati i casi in cui utenti legittimi hanno subito limitazioni a causa di errori nel processo di identificazione.
La questione centrale riguarda l’efficacia della soluzione nel proteggere il copyright senza penalizzare gli utenti innocenti. Nonostante i miglioramenti apportati nei primi mesi di vita del sistema, i blocchi involontari di IP non coinvolti nella pirateria sono ancora un problema ricorrente. Le critiche si concentrano soprattutto sull’ampiezza dei blocchi, che spesso colpiscono interi segmenti di rete.
Reazioni politiche e coinvolgimento di AGCom
La risposta istituzionale a Piracy Shield non si è fatta attendere. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom), guidata da Massimiliano Capitanio, ha dichiarato che l’obiettivo è quello di bilanciare gli interessi di protezione del copyright con la tutela dei diritti dei cittadini. Tuttavia, l’inchiesta di Matrice Digitale ha evidenziato alcune ambiguità nell’operato dell’AGCom, suggerendo che l’autorità potrebbe trovarsi in una posizione delicata nel bilanciare gli interessi delle imprese e quelli degli utenti.

Capitanio, interpellato direttamente si è sempre sottratto alle domande di Matrice Digitale, ha difeso il sistema rispondendo indirettamente alle nostre inchieste, sostenendo che i casi di blocchi ingiusti sono stati drasticamente ridotti e che Piracy Shield rappresenta comunque uno strumento essenziale nella lotta alla pirateria. Le sue dichiarazioni hanno sollevato nuovi dubbi riguardo alla reale efficienza del sistema.
Implicazioni future e prospettive
Le recenti discussioni riguardo Piracy Shield, soprattutto alla luce dell’inchiesta di Matrice Digitale, dimostrano che, nonostante i miglioramenti tecnici e legali, rimangono aperte numerose questioni. La sfida sarà garantire un equilibrio tra la protezione dei diritti digitali e la salvaguardia della libertà d’uso di Internet.
La crescente pressione da parte dei governi e delle imprese per rafforzare le misure anti-pirateria renderà Piracy Shield un tema centrale nei prossimi anni, ma resta da vedere se le tecnologie in evoluzione riusciranno a garantire una protezione senza sacrificare i diritti degli utenti innocenti.