XZ Utils e Rescuezilla 2.6: compressione e disaster recovery open source garantiti

XZ Utils introduce nuove opzioni di build multipiattaforma, mentre Rescuezilla 2.6 migliora la compatibilità hardware e UEFI con Ubuntu 24.10.

di Redazione
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In un panorama sempre più orientato alla stabilità, efficienza e compatibilità cross-platform, due progetti open source si distinguono per la rilevanza degli aggiornamenti rilasciati nel mese di marzo 2025. Da un lato, XZ Utils, una delle librerie di compressione più utilizzate nei sistemi Linux e Unix-like, aggiorna le proprie linee guida per la compilazione, introduce miglioramenti significativi nella gestione dei sistemi di build e conferma l’adozione del moderno framework CMake. Dall’altro lato, Rescuezilla, noto strumento per il backup e il ripristino di sistema, raggiunge la versione 2.6 con una serie di modifiche profonde che ne migliorano l’uso su hardware recente e ne rafforzano la compatibilità con lo standard Secure Boot.

Libreria XZ: sviluppo attivo e nuove opzioni di compilazione cross-platform

XZ Utils, progetto essenziale per la compressione di file su sistemi Unix-like, continua a mantenere la sua posizione centrale all’interno dell’ecosistema software open source. Recentemente il team di sviluppo ha aggiornato le istruzioni per la compilazione del progetto direttamente dal repository Git, sottolineando la disponibilità di due sistemi di build multipiattaforma: il collaudato GNU Autotools e l’ormai maturo sistema basato su CMake.

Il ramo principale, “master”, contiene il codice più aggiornato in fase di sviluppo, mentre i rami stabili sono gestiti con un’attenzione particolare alla manutenzione. Il progetto specifica chiaramente che molti rami secondari su GitHub sono destinati a test e sviluppo temporanei, e non sono sincronizzati con il repository ufficiale su git.tukaani.org.

Il sistema Autotools è ancora quello più affidabile e testato, soprattutto per la compatibilità con sistemi meno comuni o obsoleti, come OpenVMS e DOS. Questo lo rende una scelta consigliata per utenti che necessitano di ampia portabilità. Richiede versioni minime di strumenti ormai consolidate, come Autoconf 2.69 e Automake 1.12. D’altro canto, la build CMake, diventata completa nel giugno 2024, rappresenta una soluzione moderna, efficiente e più leggera, anche se ancora meno testata su scala estesa.

Tra le dipendenze opzionali spicca po4a, utile per la generazione di documentazione tradotta in più lingue, e Doxygen, consigliato per produrre la documentazione HTML delle API liblzma. Il supporto a questi strumenti è disattivato di default, ma facilmente abilitabile durante la compilazione.

Sul piano delle prospettive future, gli sviluppatori hanno avviato i lavori per implementare il supporto al sistema di build Meson, uno dei più promettenti nel mondo del software libero. Tuttavia, il progetto sottolinea che l’abbandono di Autotools non è ancora previsto, poiché in diversi scenari garantisce maggiore semplicità e affidabilità, soprattutto su sistemi operativi datati o poco diffusi.

Rescuezilla 2.6: nuova versione con miglior supporto hardware e aggiornamenti critici di compatibilità

Parallelamente, il progetto Rescuezilla ha annunciato la disponibilità della versione 2.6, una delle più rilevanti sul fronte del backup e del ripristino del sistema per ambienti Linux e Windows. Questa release introduce modifiche fondamentali a partire dalla base di sistema: l’immagine ISO è ora basata su Ubuntu 24.10 “Oracular”, abbandonando le versioni precedenti Mantic e Lunar. Questo cambiamento mira a offrire una migliore compatibilità con l’hardware più recente, ma introduce anche alcune limitazioni temporanee, tra cui l’assenza di Mozilla Firefox nella build Oracular.

Una delle novità più tecniche è l’aggiornamento del pacchetto shim per UEFI Secure Boot alla versione 1.58. Questo intervento risolve errori critici come “SBAT self-check failed” e avvisi riguardanti bootloader revocati, che impedivano l’avvio su sistemi con Secure Boot attivo. La modifica si è resa necessaria dopo un aggiornamento di sicurezza di Windows 11, che ha alzato i requisiti minimi per i bootloader compatibili.

Nel dettaglio, l’aggiornamento prevede:

  • sostituzione dei vecchi ambienti con Ubuntu 24.10 per un supporto hardware più avanzato;
  • aggiornamento di partclone alla versione 0.3.33, migliorando la gestione delle partizioni durante il backup;
  • passaggio a memtest86+ v7.00, con benefici in termini di accuratezza nei test della RAM;
  • correzione di bug gravi nella versione 32-bit Bionic, legati all’utilizzo improprio del parametro --merge introdotto in util-linux 2.34;
  • numerose traduzioni aggiornate grazie al contributo della community via Weblate, comprese lingue come tamil, giapponese, norvegese e persiano.

Tuttavia, la nuova versione presenta alcune limitazioni funzionali temporanee. L’Image Explorer, una funzione in beta per l’esplorazione visiva dei backup, è attualmente fuori servizio su tutte le varianti. Inoltre, la versione Oracular non include Firefox, anche se l’intenzione è quella di reintegrarlo in futuro con fonti compatibili.

Compatibilità e interoperabilità con Clonezilla e altri strumenti di backup

Uno degli aspetti distintivi di Rescuezilla è la sua compatibilità estesa con gli standard del settore, primo tra tutti Clonezilla. Gli sviluppatori confermano che le immagini create con Rescuezilla sono pienamente compatibili con Clonezilla, ma anche con altri formati supportati da qemu-nbd, come VDI (VirtualBox), VMDK (VMware), QCOW2 (Qemu) e VHDx (Hyper-V). Ciò rende Rescuezilla una soluzione altamente flessibile, utile in contesti di virtualizzazione, gestione di dischi raw e progetti di migrazione.

Inoltre, Rescuezilla è in grado di interagire con strumenti come Redo Rescue, Foxclone, FOG Project (con alcune limitazioni) e FSArchiver (in modalità di ripristino). Questa interoperabilità lo rende particolarmente adatto per chi lavora in ambienti misti o con infrastrutture legacy.

Stabilità, bug fixing e prospettive

Il team di Rescuezilla mantiene una metodologia di sviluppo che include test automatizzati su ambienti Windows 10 e Linux, verificando la tenuta del sistema con diverse configurazioni di disco e layout. Accanto ai test automatici, il mantenitore effettua controlli manuali di qualità prima di ogni rilascio stabile. In caso di problemi, gli utenti possono segnalare bug direttamente tramite la piattaforma GitHub del progetto.

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La versione 2.6 rappresenta dunque un passo importante per la stabilità e l’affidabilità del progetto, che si afferma come una delle alternative grafiche più complete e user-friendly a Clonezilla. L’adozione di una nuova base Ubuntu e l’introduzione di patch critiche rafforzano la sicurezza e la compatibilità del sistema, in un contesto dove l’integrità dei dati resta la priorità assoluta.

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