AGCOM fa luce sulle CDN: più sicurezza e chiarezza normativa

di Livio Varriale
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L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha approvato la Delibera n. 207/25/CONS, stabilendo che le Content Delivery Network (CDN) rientrano nel regime di autorizzazione generale previsto dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche. La decisione arriva dopo una lunga consultazione pubblica e mira a garantire maggiore sicurezza delle infrastrutture digitali, oltre a una regolamentazione uniforme sul territorio italiano e coerente con gli standard europei. Le CDN, costituite da reti di server distribuiti, vengono così riconosciute come reti pubbliche di comunicazione elettronica che offrono servizi di trasmissione dati a commutazione di pacchetto. In quanto tali, sono soggette agli obblighi previsti dall’articolo 11 del Codice. AGCOM sottolinea che queste infrastrutture non sono semplici cache, ma reti attive e intelligenti che interagiscono direttamente con operatori pubblici. La decisione avrà impatto su provider come DAZN e altri grandi distributori di contenuti, imponendo loro notifiche al Ministero e il rispetto di standard minimi di qualità.

Contesto normativo e precedenti regolatori

La base normativa della delibera AGCOM si fonda su un corpus legislativo consolidato. Viene citata la legge n. 481/1995 sui servizi pubblici e la legge istitutiva dell’Autorità (n. 249/1997). La Direttiva UE 2018/1972 sul Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche è il perno della disciplina, recepita in Italia dal decreto legislativo 259/2003 e aggiornato nel 2024 con il d.lgs. 48/2024. Questo ha inserito disposizioni specifiche sulle CDN nell’Allegato 12. In ambito interno, AGCOM fa riferimento a numerose delibere pregresse, tra cui la 206/21/CONS sul caso DAZN Edge, che aveva richiesto autorizzazione per una rete dedicata di trasmissione. Altri precedenti rilevanti includono la 383/17/CONS sull’accesso alle reti e la 107/19/CONS sulle consultazioni pubbliche. La Delibera 55/25/CONS ha infine dato avvio al procedimento istruttorio specifico sulle CDN, ora conclusosi con la decisione del 30 luglio 2025.

Funzionamento tecnico e natura attiva delle CDN

Le CDN operano come reti distribuite di server cache che memorizzano e distribuiscono contenuti più vicino agli utenti finali, riducendo la latenza e la congestione delle dorsali internet. Secondo la definizione adottata da AGCOM, queste reti trasmettono dati a commutazione di pacchetto e quindi rientrano a pieno titolo tra le reti pubbliche. Sono capaci di interconnettersi fisicamente e logicamente con le reti degli operatori tradizionali, replicando contenuti d’origine e servendoli dinamicamente in base alla geolocalizzazione o ad altri criteri. La capacità delle CDN di gestire attivamente il flusso dei dati, di supportare lo streaming live e di affrontare picchi di traffico dimostra, secondo l’Autorità, la loro natura infrastrutturale e non accessoria. AGCOM richiama il caso di DAZN Edge, che ha impiegato una CDN propria per il servizio di trasmissione in Italia e che ha già richiesto una specifica autorizzazione.

Esito della consultazione pubblica e feedback degli stakeholder

La consultazione pubblica avviata con la Delibera 55/25/CONS ha visto la partecipazione di operatori di telecomunicazioni, fornitori CDN e associazioni di settore. Le osservazioni hanno messo in luce il rischio di frammentazione normativa e la necessità di uniformare le regole italiane a quelle europee. In linea con le raccomandazioni del BEREC (Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche), AGCOM ha sottolineato che l’autorizzazione generale rappresenta una misura equilibrata che garantisce trasparenza e controllo senza ostacolare l’innovazione. I contributi hanno confermato la natura attiva delle CDN e il loro ruolo essenziale nell’ecosistema internet. È stato inoltre sottolineato che l’autorizzazione non dovrebbe penalizzare i provider, ma piuttosto favorire la concorrenza leale e la sicurezza delle reti.

Motivazioni e obblighi previsti dal regime autorizzatorio

L’Autorità ha motivato la sua decisione con la necessità di prevenire abusi e vulnerabilità digitali, garantire la sicurezza delle reti e assicurare il rispetto dei diritti degli utenti finali. Le CDN, gestendo dati potenzialmente sensibili, diventano un nodo critico dell’infrastruttura nazionale. Il regime di autorizzazione generale, previsto dall’articolo 11 del Codice, impone agli operatori CDN l’obbligo di notificare l’inizio delle attività al Ministero competente, di rispettare requisiti minimi di qualità, trasparenza e continuità del servizio, nonché eventuali richieste da parte delle autorità di sicurezza. AGCOM specifica che le CDN sono soggette a regolazione in quanto non forniscono contenuti editoriali, ma trasmettono segnali su reti elettroniche connessi al servizio al pubblico. Il nuovo regime non richiede licenze individuali, ma formalizza l’obbligo di comunicazione e compliance tecnica.

Decisioni attuative e tempistiche

La Delibera 207/25/CONS entra in vigore dalla sua pubblicazione e verrà notificata alla Gazzetta Ufficiale. Gli operatori CDN avranno un termine massimo di sei mesi per adeguarsi, effettuando le necessarie notifiche al Ministero e aggiornando i propri sistemi in linea con gli standard imposti. L’Autorità continuerà a monitorare l’implementazione, pubblicando linee guida esplicative e aggiornando il proprio osservatorio sul traffico in streaming. La delibera include allegati tecnici che descrivono le varie tipologie di CDN, i requisiti minimi di conformità e gli esempi di interconnessione. AGCOM ribadisce che il nuovo regime non è punitivo, ma abilitante per un ecosistema digitale più resiliente, trasparente e competitivo.

Classificazione delle CDN secondo BEREC

Secondo il report BEREC BoR (24) 139, le CDN si suddividono in tre principali categorie: proprietarie, ibride e dedicate. Le CDN proprietarie, come quelle di grandi content provider (es. Netflix o YouTube), gestiscono infrastrutture interne per ottimizzare le prestazioni. Le CDN ibride combinano server locali e peering con ISP per migliorare la latenza. Le CDN dedicate operano come entità indipendenti e possono usare IP multicast, anycast e edge computing per la distribuzione. Le CDN moderne integrano anche cache HTTP per contenuti statici e nodi edge per l’elaborazione di contenuti dinamici, riducendo la latenza sotto i 50 millisecondi. Questi aspetti tecnici confermano il loro ruolo attivo nella rete, motivo per cui rientrano pienamente nel campo di applicazione del regime AGCOM.

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