Luglio: critiche, tweet e dissenso verso l’Unione Europea aumentano tra corruzione e dazi

di Livio Varriale
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Sommario

Luglio 2025 si chiude con un clima teso per le istituzioni europee, secondo quanto rilevato dall’ultima analisi di Matrice Digitale. I profili ufficiali di Ursula von der Leyen, Antonio Costa, Kaja Kallas, Roberta Metsola e del Parlamento e della Commissione Europea sono stati oggetto di monitoraggio costante dal 1° al 31 luglio. L’aspetto più inquietante è la persistenza del dissenso: i dati non segnalano una flessione, ma al contrario consolidano il trend negativo. L’attività su X (ex Twitter) ha raggiunto numeri eccezionali. Sono stati registrati 211.096 tweet rilevanti, che hanno generato 64.372.454 like, con una somma di 19.155.058 condivisioni e 1.224.345 citazioni. Il numero totale di commenti è stato 4.550.427, a conferma di un dibattito pubblico molto acceso.

Attività dei profili

Ursula von der Leyen è stata la figura più attiva. La presidente della Commissione Europea ha accumulato il maggior numero di like e commenti. Al secondo posto per volume di tweet si colloca Antonio Costa, che ha superato sia Kaja Kallas sia la stessa Commissione Europea, con 32 tweet pubblicati e una risposta relativamente modesta in termini di like. In confronto, il Parlamento Europeo e Roberta Metsola non hanno raggiunto i numeri di Costa, dimostrando una presenza più bassa ma costante.

Istituzione Tweet Like Condivisioni Citazioni Commenti
Ursula von der Leyen 57 152.684 29.709 10.217 81.132
António Costa 32 11.157 2.489 425 3.854
Kaja Kallas 24 76.564 14.724 2.638 23.515
European Commission 21 6.988 2.122 513 3.311
Roberta Metsola 19 8.466 1.879 276 3.619
European Parliament 12 4.018 1.025 278 1.625

Indici di gradimento, viralità e dibattito

Matrice Digitale ha calcolato tre indici consuetudinari: gradimento, viralità e dibattito. I risultati sorprendono: Kaja Kallas supera Ursula von der Leyen nell’indice di gradimento, mentre Roberta Metsola, pur twittando meno, ottiene una buona performance qualitativa. Antonio Costa e il Parlamento Europeo si collocano invece in fondo alla classifica.

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In termini di viralità, Kallas si conferma prima, superando nuovamente von der Leyen. La Commissione Europea riesce a sorpassare Metsola, mentre Antonio Costa scivola in ultima posizione, nonostante la maggiore attività. Per quanto riguarda l’indice di dibattito, non c’è confronto: von der Leyen domina con un numero molto elevato di commenti, anche se molti connotati negativamente. La seguono Kaja Kallas e Roberta Metsola, mentre i tweet di Costa – pur in aumento – non hanno generato un volume di discussione proporzionato.

Tweet più apprezzati per le istituzioni europee

Il tweet più apprezzato del mese, con 18.047 like il 27 luglio, è di Ursula von der Leyen: un post che celebra l’accordo commerciale con gli Stati Uniti definendolo “the biggest trade deal ever”, evidenziando un mercato da 800 milioni di persone e il 44% del PIL globale. Questo messaggio, focalizzato su resilienza economica e apertura commerciale, rappresenta una risposta strategica alle crescenti tensioni tariffarie e al protezionismo globale. Nonostante il consenso social, alcune voci sovraniste hanno criticato il deal per la presunta sottomissione agli interessi americani, dimostrando come anche i messaggi istituzionali possano diventare campo di battaglia ideologica.

Sostegno all’Ucraina e fermezza verso la Russia

La solidarietà all’Ucraina emerge come tema centrale della comunicazione. Von der Leyen raccoglie 11.988 like il 3 luglio per il suo impegno a favore di “una pace giusta e duratura” e del processo di adesione dell’Ucraina all’UE. Il giorno successivo, Kaja Kallas ottiene 12.185 like denunciando l’ennesimo attacco missilistico russo come “rifiuto di ogni pace” e sollecitando il rafforzamento delle difese aeree. La risposta più incisiva arriva però il 18 luglio, con 17.521 like per l’annuncio del pacchetto di sanzioni più forte mai adottato contro Mosca. Le misure, che colpiscono fondi finanziari, navi fantasma e tecnologia dual-use, mirano a limitare drasticamente le risorse del Cremlino, ma suscitano anche reazioni critiche da ambienti più scettici sul prolungamento delle tensioni economiche. In parallelo, von der Leyen rilancia con un fondo da 10 miliardi di euro per la ricostruzione dell’Ucraina e un tweet del 10 luglio sugli aiuti umanitari che ottiene 3.449 like, testimoniando l’equilibrio tra intervento umanitario e pressione diplomatica.

Gaza e Israele: diritti umani sotto i riflettori

Anche il conflitto a Gaza entra nella narrativa ufficiale. Il 22 luglio, von der Leyen pubblica un tweet che raccoglie 7.908 like, condannando immagini “insopportabili” di civili sotto attacco e chiedendo rispetto del diritto internazionale umanitario. Lo stesso giorno, Kallas definisce le azioni israeliane “indifendibili” e minaccia misure restrittive se gli aiuti non saranno garantiti, ottenendo 5.537 like. Queste prese di posizione, pur apprezzate per la loro componente empatica, mettono in evidenza fratture interne nella diplomazia europea, con accuse incrociate di ipocrisia da parte di attivisti e osservatori internazionali che ricordano le ambiguità dell’UE su altri scenari di crisi.

Espansione dell’eurozona e difesa commerciale

Tra i temi economici, l’ingresso della Bulgaria nell’eurozona l’8 luglio registra 10.905 like, segno che l’allargamento monetario continua a generare interesse e sostegno tra i cittadini europei. Il 12 luglio, von der Leyen ottiene 10.022 like minacciando misure di contromisura contro i dazi statunitensi, riaffermando la volontà europea di difendere la propria industria in un contesto di tensioni transatlantiche. Altri tweet significativi includono l’adesione all’Helsinki Act (8.357 like) e l’impegno per la lotta alla corruzione in Ucraina (5.370 like), temi che trovano risonanza nel pubblico come simboli di un multilateralismo etico, sempre più richiesto in una geopolitica frammentata.

Criticità strategiche e sentiment online

Nonostante le numerose azioni e dichiarazioni, alcuni segnali indicano una percezione mista dell’opinione pubblica. La visita in Cina del 24 luglio frutta a von der Leyen solo 3.510 like, un valore relativamente basso per una missione strategica, a indicare un interesse limitato o una fiducia ridotta in questi tipi di manovre diplomatiche.

Bruxelles: tra accordi USA-UE e accuse di corruzione

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Una rete trasversale di profili sovranisti, istituzionali e anti-establishment su X ha amplificato una narrativa fortemente critica verso l’Unione Europea, in un contesto segnato da tensioni commerciali transatlantiche e crescenti sfide geopolitiche. Figure come Eva Vlaardingerbroek, RadioGenoa, Viktor Orban e Francesca Albanese hanno trasformato la piattaforma in un’arena politica iper-polarizzata, attaccando le istituzioni comunitarie su temi chiave come immigrazione, spesa pubblica per l’Ucraina, censura digitale e rapporti con gli Stati Uniti. L’accordo commerciale annunciato da Donald Trump e Ursula von der Leyen, che impone all’UE l’acquisto obbligatorio di energia americana per 750 miliardi di dollari, ha acceso le critiche: un’intesa definita da molti come “umiliazione” per Bruxelles. La risposta istituzionale si è concentrata sul rafforzamento della sovranità energetica e sulla transizione verde, con narrazioni ottimiste su vigneti biologici in Francia e miniere strategiche di litio in Portogallo. Tuttavia, l’ondata di contenuti virali e negativi su X mostra una crescente polarizzazione digitale, con l’UE ritratta come una struttura burocratica corrotta, subalterna a Washington e incapace di difendere i propri cittadini.

L’arena digitale dei sovranisti europei

Su X, il mese di luglio ha visto una escalation retorica da parte dei profili sovranisti, in particolare olandesi, ungheresi e italiani. @EvaVlaar, con post che superano 30.000 like, ha chiesto apertamente lo scioglimento dell’UE, accusata di tradire i valori occidentali. @RadioGenoa ha rilanciato contenuti su no-go zones, islamizzazione e crisi migratoria, enfatizzando un sentiment anti-Bruxelles radicale e uniforme. Questi contenuti, spesso accompagnati da immagini suggestive e hashtag come #Dexit e #MakeEuropeGreatAgain, hanno generato milioni di visualizzazioni, alimentando una visione dell’UE come entità fallimentare. La relatrice ONU Francesca Albanese (@FranceskAlbs) ha denunciato presunte complicità europee nei crimini di guerra israeliani, sollevando accuse di doppi standard e invocando sanzioni UE su Tel Aviv. L’eco mediatica di questi post ha oltrepassato i confini europei, intercettando engagement di comunità globali critiche verso l’Occidente.

Il ruolo dei leader istituzionali: Orban, Albanese, Sonneborn

Nel panorama di luglio, anche figure ufficiali e politiche istituzionali hanno usato X per contestare direttamente la leadership europea. Il premier ungherese Viktor Orban (@PM_ViktorOrban) ha definito l’UE un “impero federale ostile alla sovranità”, rilanciando l’idea di mozioni di censura contro von der Leyen e accusando Bruxelles di “colonialismo economico” nei confronti dei Paesi dell’Est. Il caso “Pfizergate”, con nuove accuse di corruzione rivolte alla Presidente della Commissione, è stato ripreso da vari account per delegittimare le istituzioni europee, collegando vaccini, lobbying farmaceutico e crisi democratiche. Anche Martin Sonneborn, europarlamentare satirico tedesco, ha contribuito al discorso, seppure con toni ironici, sottolineando le contraddizioni dell’architettura istituzionale UE e le disparità tra Nord e Sud Europa. Il filo comune tra questi attori è una visione critica, se non apertamente ostile, verso l’integrazione comunitaria.

Critiche sovraniste e accuse a Ursula von der Leyen

La figura di Ursula von der Leyen è stata il fulcro di attacchi virali provenienti da ambienti euroscettici e nazionalisti. Il tweet con il maggior numero di interazioni del mese, firmato da Eva Vlaardingerbroek, ha ottenuto 61.728 like con un semplice “Mrs. @vonderleyen, I have a message for you”, pubblicato il 2 luglio. La stessa attivista olandese è tornata il 17 luglio con un secondo post da 24.330 like, criticando il presunto piano UE da 2 trilioni di euro per l’Ucraina e le misure di austerità sui sussidi agli agricoltori. La conclusione del messaggio è una sintesi del pensiero sovranista: “We need to abolish the EU or we’ll keep paying for our own destruction.” Anche il premier ungherese Viktor Orbán ha alimentato la polarizzazione. Il 9 luglio, un suo post ha raccolto 33.756 like elencando i presunti fallimenti della Commissione: declino economico, migrazione incontrollata, ideologia gender e la guerra in Ucraina vista come “meat grinder”. Questi messaggi definiscono l’Unione come un “impero burocratico” che mina la sovranità nazionale.

L’accordo commerciale USA-UE sotto accusa

Un secondo cluster tematico riguarda l’accordo commerciale USA-UE, firmato congiuntamente da Donald Trump e Ursula von der Leyen. Il tweet di Karl Mehta del 29 luglio, con 58.611 like, denuncia quello che definisce “il vero breakthrough”: tariffe al 15% che favorirebbero in modo sproporzionato gli Stati Uniti. Mehta sostiene che Bruxelles sarebbe costretta ad acquistare energia americana per riequilibrare il patto. A seguire, Naomi Seibt (27 luglio, 29.492 like) ironizza: “TRUMP EMBARRASSES URSULA VON DER LEYEN”, accennando a dinamiche diplomatiche imbarazzanti. George (23.661 like) presenta il deal come “world-class”, mentre la stessa von der Leyen tenta di difenderlo con un tweet da 18.047 like: “It’s the biggest trade deal ever”, riferendosi a un bacino potenziale da 800 milioni di consumatori. Tuttavia, il sentiment prevalente resta negativo.

Geopolitica e crisi di legittimità

Il terzo tema forte dei tweet virali è la dimensione geopolitica. Il 23 luglio, Francesca Albanese, relatrice ONU per i diritti umani in Palestina, ha pubblicato un post con 35.664 like accusando von der Leyen di fornire un “free pass” a Israele e di chiudere gli occhi di fronte a un’azione definita come “genocidal mission”. In un secondo tweet (25.741 like), chiede sanzioni e la sospensione degli accordi tra UE e Israele. Anche in ambito europeo, il comportamento dell’Italia è stato oggetto di attacchi. Legitimate Targets ha criticato la premier Giorgia Meloni per aver votato contro l’impeachment di von der Leyen, parlando di “tradimento dell’Europa” (35.496 like). Allo stesso modo, RadioGenoa (41.507 like) accusa Meloni di aver perso legittimità popolare per essersi “sottomessa a Ursula”.

I tweet complottisti e anti-élite

Una parte rilevante del traffico virale coinvolge narrative complottiste e anti-establishment. Jim Ferguson (21.416 like) menziona von der Leyen insieme a Bill Gates e Klaus Schwab, accusandoli di “conspiracy and bioterrorism” in un processo nei Paesi Bassi, evocando un inquietante “Nuremberg 2.0”. Anche RadioGenoa chiede in un tweet (17.999 like): “Ursula von der Leyen behind bars?” Ulteriori segnali dello scetticismo verso l’UE arrivano da Visegrád 24 (21.225 like) e Concerned Citizen (17.739 like), che deridono l’impegno europeo per l’ambiente e l’energia. Secondo loro, la Cina riderebbe delle politiche verdi europee, mentre l’UE viene descritta come un “club” dominato da leader come Merkel e von der Leyen, lontani dalle istanze popolari.

L’accordo USA-UE sotto attacco: energia, agricoltura, subalternità

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Il nuovo accordo commerciale tra USA e UE, fortemente promosso da Trump e von der Leyen, ha catalizzato una valanga di contenuti negativi su X. L’intesa prevede dazi fino al 15% su beni europei e l’obbligo per Bruxelles di acquistare gas e petrolio americani per 750 miliardi di dollari. I critici, soprattutto nei settori agricoli e industriali, denunciano perdite per oltre 800 milioni di euro nelle esportazioni francesi di vino e latticini. Parigi, tramite i suoi rappresentanti, ha chiesto un accordo “zero per zero” per tutelare i produttori locali. In rete, post virali hanno ritratto von der Leyen come subalterna a Washington, con l’UE descritta come “dipendenza energetica mascherata da transizione”. Hashtag come #Frexit, #EnergyColonialism e #StopUE hanno dominato la scena, suggerendo una percezione diffusa di sottomissione strategica dell’Europa agli interessi americani.

Sovranità economica e narrazioni sulle risorse critiche

Contro questa ondata critica, le istituzioni UE hanno tentato di rilanciare narrazioni positive su politiche di investimento interno e autonomia strategica. I prestiti agevolati per l’agricoltura biologica e i progetti minerari in Portogallo (inclusi nel Critical Raw Materials Act) sono stati promossi come segnali di svolta verde e di sovranità energetica europea. Tuttavia, anche queste iniziative sono state oggetto di critica: alcuni profili su X hanno descritto le miniere come “neo-colonialismo interno“, mentre l’estrazione di litio è stata accostata a forme di espropriazione ambientale. Parallelamente, circolano narrazioni sulla svendita di terre ucraine a investitori statunitensi, presentata come tradimento geopolitico da parte dell’UE, che avrebbe favorito un nuovo ciclo di dipendenza atlantica sotto forma di privatizzazione accelerata.

Censura, DSA e data center: la nuova frontiera digitale

Uno dei temi ricorrenti tra i profili sovranisti è la censura algoritmica. Il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore nei mesi precedenti, è stato etichettato come strumento repressivo utilizzato da Bruxelles per silenziare le voci critiche. Vari account denunciano ban selettivi, shadow banning e rimozione di contenuti che criticano l’UE, la NATO o la politica vaccinale. Il dibattito sulla censura si è intrecciato con preoccupazioni ambientali, come la crescita esponenziale dei data center in Europa: secondo alcuni post, il loro consumo energetico raddoppierà entro il 2030, creando un nuovo paradosso ecologico nella transizione digitale. L’Unione Europea viene accusata di voler “controllare l’informazione distruggendo l’ambiente”, in una narrativa che fonde libertà d’espressione e critica ecologista.

Tra incendi, caldo estremo e hashtag populisti

Infine, eventi climatici estremi come gli incendi in Spagna e le ondate di calore sono stati interpretati in chiave politica. Alcuni profili hanno accusato l’UE di inefficienza gestionale e di utilizzare l’emergenza climatica come leva propagandistica per imporre tasse ambientali e norme restrittive. In questo contesto, hashtag come #Dexit e #ExitEU guadagnano trazione, suggerendo una disaffezione crescente verso il progetto europeo. L’elemento trasversale di queste retoriche è una polarizzazione profonda del discorso pubblico, che salta i tradizionali canali mediatici e trova in X uno spazio radicalmente disintermediato, dove algoritmi, engagement e retorica populista ridisegnano l’agenda informativa e politica dell’Unione.

Sentiment: reputazione in crisi delle alte sfere

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Il profilo istituzionale di Ursula von der Leyen ha catalizzato una quantità disproporzionata di interazioni negative, riflettendo una percezione polarizzata del suo operato e dei messaggi pubblicati su X. Con oltre 124.000 tweet analizzati, il 71% si è espresso in termini negativi (87.933 post), mentre solo il 24% ha manifestato approvazione (30.164) e un residuale 5% ha mantenuto un tono neutro. I picchi di engagement derivano da due episodi chiave: l’annuncio del “biggest trade deal ever” con gli Stati Uniti – accolto con 18.047 like, ma anche con migliaia di commenti che lo accusano di svendere la sovranità europea – e il post sugli aiuti a Gaza, che ha generato 7.908 like, ma un sentiment fortemente negativo a causa dei ritardi percepiti nella risposta umanitaria. Anche temi positivi come l’adesione della Bulgaria all’eurozona (10.905 like) sono stati oscurati dalla narrativa dominante, che accusa Bruxelles di collusione con interessi geopolitici atlantici.

Kaja Kallas: consenso fragile e polarizzazione su Gaza e Russia

Con 30.392 tweet complessivi riferiti a Kaja Kallas, il 65% presenta un sentiment negativo (19.836 tweet), ma la quota di post positivi sale al 30%, superando quella della von der Leyen. Le sanzioni contro la Russia e gli appelli umanitari hanno ricevuto attenzione positiva (es. 17.521 like per un post chiave), ma la percezione di ipocrisia rispetto alla crisi di Gaza ha generato backlash. Un suo intervento sull’equilibrio tra sicurezza e diritti umani ha ricevuto 5.537 like, ma è stato accompagnato da critiche diffuse, specie in lingue come l’italiano e lo spagnolo, dove l’associazione tra europeismo e doppio standard viene reiterata da community sovraniste.

Il ruolo marginale di Metsola e del Consiglio: dissenso costante ma meno visibile

Il profilo di Roberta Metsola ha raccolto solo 1.711 tweet in totale, di cui 1.105 negativi (65%). I contenuti a bassa viralità, legati a celebrazioni istituzionali o dichiarazioni protocollari, hanno comunque generato un sentiment prevalentemente critico, ma con picchi positivi circoscritti (33%) in corrispondenza di post con forte carico simbolico, come le commemorazioni per Srebrenica (oltre 3.000 like, molti dei quali attribuiti anche a von der Leyen). Anche il Consiglio Europeo mostra una dinamica simile: su 3.827 tweet, il 70% è negativo, con un positivo al 28%, spesso collegato a temi di coesione europea o iniziative commemorative.

Parlamento e Commissione Europea: critiche sistemiche e fiducia erosa

La Commissione Europea e il Parlamento Europeo evidenziano un quadro di sfiducia strutturale, con un sentiment negativo che raggiunge rispettivamente il 73% e il 66%. Con 21.664 tweet per la Commissione e 7.294 per il Parlamento, la distribuzione dei contenuti mostra un dibattito polarizzato, dove il neutro (intorno al 3-4%) è quasi assente, segnalando un coinvolgimento altamente emotivo. La Commissione è percepita come entità tecnocratica distante, mentre il Parlamento è spesso associato a inefficacia normativa. Entrambe le istituzioni diventano bersaglio in occasione di temi come la regolazione del digitale, le sanzioni contro Israele o le politiche migratorie, senza riuscire a canalizzare un consenso stabile.

Analisi sentiment per lingua

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l’analisi di oltre 170.000 commenti ai post ufficiali delle istituzioni europee, in particolare di Ursula von der Leyen e Kaja Kallas, restituisce un’immagine chiara di una comunicazione istituzionale polarizzante. Il sentiment globale negativo si attesta in media tra il 68% e il 70%, con differenze marcate in base alla lingua utilizzata dagli utenti. La lingua, in questo contesto, non è solo veicolo ma anche marcatore geopolitico e culturale, capace di indicare tensioni storiche, divergenze ideologiche e affiliazioni nazionali.

Lingue “core” UE: inglese e tedesco dominano per volume e critica

L’inglese, con 85.303 commenti analizzati, presenta un sentiment negativo del 73,8%, il più alto in valore assoluto. La sua funzione di lingua franca digitale permette a voci euroscettiche internazionali di amplificarsi, specialmente su temi critici come Gaza e Ucraina. Anche il tedesco, seconda lingua per volume con 18.644 commenti, mostra un dissenso marcato (65,3% negativo), concentrato su accordi commerciali con gli USA giudicati “umilianti” e su sanzioni contro Mosca considerate “inefficaci”.

Lingue dell’Est: approvazione selettiva legata al fronte anti-russo

Il dato più sorprendente arriva dall’estone, con 4.056 commenti e un sentiment positivo del 52,9%, legato probabilmente alla nazionalità di Kaja Kallas e alla percezione locale di minaccia russa. Il post più apprezzato sull’argomento – l’annuncio del pacchetto di sanzioni UE con 17.521 like – evidenzia una fidelizzazione emotiva e politica. Anche il polacco (31,9% positivo) e il lettone (28,9% positivo) mostrano trend simili, premiando la fermezza militare e diplomatica dell’UE. Invece, l’ucraino, pur provenendo da un paese destinatario degli aiuti UE, mostra un sentiment estremamente negativo (76,4%). Il dato riflette frustrazione per aiuti percepiti come tardivi o insufficienti, e segnala una sottile rottura di fiducia tra Kyiv e Bruxelles, nonostante la retorica ufficiale di “vicinanza”.

Sud Europa e sentimenti populisti

Le lingue meridionali esprimono un dissenso strutturale: lo spagnolo (12.980 commenti) raggiunge un negativo del 78,4%, seguito dall’italiano (8.993, 72,5% negativo). La scarsa quota di commenti neutri (3-7%) in entrambe indica una polarizzazione netta, spesso alimentata da narrative sovraniste e account ad alta visibilità come RadioGenoa, che nei suoi post arriva a oltre 41.000 like con critiche dure a von der Leyen e Meloni.

Lingue periferiche e internazionali: il peso della geopolitica globale

Le lingue non-UE e periferiche mostrano un sentimento fortemente critico verso l’UE, spesso legato a tematiche geopolitiche extracontinentali. L’arabo (77,7% negativo) e il persiano (81% negativo) riflettono delusione per le posizioni giudicate ambigue su Gaza, nonostante tweet umanitari da parte delle istituzioni europee. Il russo, pur con soli 306 commenti, mostra un odio marcato (79,4% negativo) verso le sanzioni occidentali, confermando l’uso strategico di queste piattaforme come strumenti di propaganda inversa. Il turco (2.180 commenti, 60% negativo) mostra critiche sistemiche, mentre lingue nordiche come lo svedese (4.505, 70,4% negativo) e l’olandese (17.075, 57,6% negativo) presentano un quadro più sfumato, con una frazione positiva tra il 20% e il 39%, forse legata a contenuti economici e allargamento dell’eurozona.

Commenti residuali: diaspora, ironia e frammentazione

Il gruppo “Varie”, che comprende 565 commenti in 17 lingue minori o extra-UE (tra cui cinese, giapponese, urdu, ebraico, albanese), ha un sentiment negativo del 62,5% e uno positivo del 27,4%, suggerendo un’attività di diaspora frammentata, spesso legata a eventi geopolitici locali. Anche se minoritari in volume, questi commenti amplificano la percezione di una crisi di fiducia transcontinentale, dove l’UE è vista come potenza distante, troppo diplomatica e poco incisiva.

Analisi dell’autore

La viralità dei contenuti anti-UE nel mese di luglio segnala una tendenza mediatica consolidata. I post analizzati non solo dominano le interazioni, ma strutturano il dibattito pubblico con frame narrativi ripetitivi: von der Leyen come capro espiatorio, l’UE come progetto fallito, e la sovranità nazionale come unica via d’uscita. Il tutto avviene in un contesto di tensioni internazionali, dalla guerra in Ucraina alla pressione economica, che rende questi messaggi particolarmente risonanti. Se il clima digitale anticipa l’umore elettorale, l’Unione Europea dovrà ristrutturare la sua comunicazione, riacquisire legittimità e rispondere alle critiche non solo a livello di policy, ma anche sul piano narrativo. Il rapporto tra like e backlash suggerisce che anche i contenuti ad alta viralità – come i post su Ucraina (es. 11.988 like per von der Leyen) o sulle sanzioni (8.640 like) – non generano automaticamente consenso. Al contrario, l’algoritmo di X premia la polarizzazione, amplificando il contenuto attraverso commenti negativi e quote polemiche. I neutri marginali (2-5% medi) indicano che l’indifferenza è scomparsa: l’arena è dominata da attivismo digitale e propagazione di sentimenti estremi. In questo contesto, la voce sovranista – spesso coordinata e multilingue – riesce a trasformare ogni annuncio istituzionale in un’occasione per delegittimare l’intera architettura dell’UE, sfruttando codici emotivi e identitari.

La sfida della comunicazione multilingue e la crisi del consenso

L’intera mappa linguistica dei commenti social indica una frammentazione profonda del consenso, dove il livello di fiducia nelle istituzioni europee varia non solo in base ai temi, ma alla lingua stessa come riflesso dell’identità geopolitica. Le lingue più “pro-UE”, come l’estone e il finlandese (47,8% positivo), premiano la coerenza su Russia e diritti umani, mentre quelle più “euroscettiche” (inglese, spagnolo) evidenziano narrative di debolezza economica, compromesso morale e sudditanza geopolitica. I bassi livelli di commenti neutri (media 5-8%) dimostrano una debolezza strutturale nel dibattito sfumato, lasciando il campo libero a polarizzazione e propaganda. Per Bruxelles, questo rappresenta una sfida comunicativa epocale: ricostruire fiducia tramite engagement localizzato, risposte mirate e strategia linguistica attiva, in grado di affrontare i nodi culturali della disillusione sociale.

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