OpenAI e il lancio di GPT-5: aspettative da AGI e realtà di marketing

di Redazione
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Il debutto di GPT-5, accolto come il possibile passo verso l’intelligenza artificiale generale, si è rivelato per molti una grande operazione di marketing più che un salto tecnologico concreto. Dietro la narrazione trionfale, si intravede una strategia orientata alla monetizzazione e alla necessità di recuperare enormi capitali – si parla di oltre 600 miliardi di dollari – per evitare che il settore IA venga percepito come una bolla speculativa.

OpenAI ha unificato sotto un’unica offerta quelle che fino a poco tempo fa erano linee di modelli distinte, progettate per compiti specifici, sacrificando così una parte di quella diversificazione funzionale che aveva caratterizzato le versioni precedenti. GPT-5 promette maggiore efficienza computazionale e nuove capacità di ragionamento, ma la percezione degli utenti attivi di ChatGPT è che, a conti fatti, le differenze reali rispetto a GPT-4 siano limitate.

La tecnologia non è migliorata in modo lineare: molti riscontrano errori simili a quelli delle versioni passate, mentre l’aggiunta del “ragionamento” nei processi decisionali non ha prodotto il cambio di paradigma atteso. Persino concorrenti come Grok di Elon Musk avevano già introdotto elementi analoghi, ridimensionando l’effetto novità. A questo si aggiunge la sensazione che GPT-5 sia meno “umile”, proponendosi di prendere decisioni al posto dell’utente piuttosto che eseguire fedelmente richieste precise, in un’ottica di sperimentazione continua sull’interazione umana voluta da Sam Altman.

Il problema, secondo molti, non è tanto la direzione intrapresa, quanto la mancanza di costanza tecnica: GPT-5 alterna risposte brillanti ad altre imprecise o ripetitive, senza garantire affidabilità costante in contesti critici. Questo alimenta dubbi sul reale stato dell’IA di OpenAI e sulla distanza che ancora separa il settore da una vera AGI.

Il 2025 sarà quindi un anno decisivo: OpenAI dovrà acquisire nuove competenze, ampliare le basi dati e rafforzare le capacità di reasoning per mantenere il vantaggio sui competitor. Al momento, però, l’impressione di molti è che GPT-5 sia poco più di un GPT-4 evoluto, privo di quel quid innovativo che gli utenti si aspettavano e che il marketing aveva lasciato intendere come imminente.

Anzi, c’è di più: l’unica cosa che renderebbe gli utenti felici, sarebbe una costanza di prestazioni che ad oggi manca. L’unico modo per Altman di risparmiare risorse sarebbe proprio quello di non far chiedere ripetutamente agli utenti di rispettare le istruzioni fornite alla macchina risparmiando tempo e denaro, ma questo ovviamente sarebbe troppo concreto e forse difficile da raggiungere come risultato e quindi meglio puntare a finte nuove soluzioni.

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