Il mondo crypto si muove come un’orchestra senza direttore. Mentre la Fondazione Ethereum archivia la testnet Holešky dopo l’upgrade Fusaka, il resto dell’ecosistema ribolle tra speculazioni, hack, acquisizioni e avvertimenti bancari. È il solito mix tossico di innovazione, avidità e caos che tiene in piedi il mercato digitale più schizofrenico del pianeta.
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Ethereum: Fusaka chiude una testnet, non un’era
Con lo spegnimento di Holešky, Ethereum mette fine a un esperimento iniziato nel 2023 per stressare i validatori su larga scala. L’upgrade Fusaka ha introdotto PeerDAS, la tecnologia che riduce il consumo di banda e migliora la scalabilità per i layer-2. Una novità tecnica che segna l’ennesimo passo verso un futuro più efficiente, ma anche più centralizzato. La Fondazione Ethereum spegne i nodi e spinge gli operatori verso Hoodi e Sepolia, due nuove testnet “a ciclo breve”, pensate per evitare l’invecchiamento delle reti di prova. È la conferma di un modello operativo che sacrifica la longevità sull’altare della velocità. In un ecosistema dove ogni update è una rivoluzione, anche i test diventano usa e getta.
Solana: soldi freschi e un DEX perpetuo firmato Yakovenko
Dall’altra parte della barricata, Solana Company gioca in borsa come un veterano di Wall Street. La sua shelf registration apre la strada a future emissioni di titoli e a una tesoreria blindata da miliardi in SOL. Il messaggio è chiaro: Solana non è più un progetto tech, ma una corporation digitale pronta a monetizzare il proprio codice. Nel frattempo, Anatoly Yakovenko — il cofondatore col mito del full-stack — sviluppa un DEX perpetuo chiamato Percolator, un omaggio all’adrenalina del trading infinito. Mentre i colossi come Hyperliquid dominano i volumi, Yakovenko punta a una DeFi che non dorme mai, dove i contratti sostituiscono le borse e la leva è l’unica religione rimasta.
Bitcoin: la balena che gioca col fuoco
Una whale Bitcoin ha piazzato uno short da 110 milioni di euro con leva 10x. Una scommessa suicida o una mossa chirurgica, a seconda di chi la guarda. I segnali arrivano da Hyperliquid, piattaforma che ormai detta il ritmo del trading istituzionale travestito da DeFi. Nel frattempo, la corporate Strategy si comporta come la reincarnazione di MicroStrategy: compra 168 BTC per 17,2 milioni di euro, portando il rendimento annuale al 26%. È l’ennesima dimostrazione che, per certe aziende, Bitcoin non è un investimento, ma una droga a rilascio lento. BitMine, fondata da Tom Lee, controlla il 2,7% della supply di Ethereum e 12,3 miliardi tra crypto e contanti. È la prima volta che un singolo attore aziendale si avvicina così tanto a un livello di concentrazione degno di una banca centrale digitale privata.
Regolatori in trincea: Fed, Giappone e Pechino
Il governatore Michael Barr della Federal Reserve ha lanciato l’allarme: le stablecoin ancorate a Bitcoin rischiano di far saltare i nervi ai mercati. Il problema? L’illusione che Bitcoin possa essere una riserva di valore stabile. In Giappone, la Financial Services Agency prepara il ribaltamento normativo: via libera alle banche per detenere Bitcoin come asset da investimento, con garanzie di segregazione e compliance. Un terremoto per un Paese che fino a ieri vietava qualsiasi esposizione diretta. E mentre Tokyo apre, Pechino chiude. Il governo cinese ha fermato i progetti stablecoin di Ant Group e JD.com: un colpo diretto all’autonomia finanziaria del settore tech. Lo Stato cinese non teme la blockchain: teme chi la controlla.
Tron e Avail: la fame di liquidità cross-chain
Tron si aggancia a Avail per aprire i rubinetti della liquidità cross-chain. Un ecosistema da 21 miliardi di euro in stablecoin USDT, 8,6 milioni di transazioni al giorno e 339 milioni di account. L’integrazione trasforma Tron in una macchina da guerra DeFi, capace di connettersi con dieci blockchain senza ponti né conversioni. Per Justin Sun, è un’altra vittoria mediatica travestita da partnership tecnica. Il messaggio è chiaro: Tron non innova, assorbe.
ETF, listing e SPAC: la nuova bolla istituzionale
Il 2025 sta diventando l’anno in cui la finanza tradizionale si è finalmente innamorata del rischio crypto. 21Shares lancia un ETF su Injective, mentre Blockchain.com prepara una fusione SPAC per sbarcare in Borsa. Non si tratta di adozione, ma di cartolarizzazione del rischio digitale: un modo elegante per impacchettare la volatilità e venderla ai fondi pensione. Evernorth, spinta da Ripple, raccoglie quasi un miliardo di euro e vuole portare XRP sul Nasdaq. È la normalizzazione dell’anomalia: una blockchain semi-centralizzata che si traveste da infrastruttura finanziaria.
Il lato oscuro del retail
Tra gli incidenti di giornata, spicca l’hack da 2,75 milioni di euro in XRP ai danni di un pensionato. Un caso da manuale che smaschera la retorica della “self-custody sicura”: un seed phrase mal gestito e una vita in risparmi cancellata in pochi click. Contemporaneamente, Binance chiude 600 account per abusi sul programma Alpha. Il colosso di Changpeng Zhao — che oggi parla più da regolatore che da innovatore — continua la sua metamorfosi da exchange libertario a burocrazia cripto corporativa.
Meme e mainstream: il potere del cane
Un tweet di Elon Musk basta ancora per far esplodere il prezzo di FLOKI, +20% in poche ore. Il cane-CEO è tornato, e con lui la dimostrazione che il mercato crypto resta una fiera dell’irrazionale. In parallelo, Apple tocca i 242,50 euro ad azione, spinta dalle vendite record di iPhone 17 e da un nuovo spot sui “grandi sogni”. Nel caos delle blockchain e dei DEX, l’unica azienda che continua a salire è quella che non ha bisogno di parlare di crypto per dominare il digitale.
La blockchain non dorme, ma non cresce
Ethereum chiude una testnet, Solana apre un DEX, Bitcoin balla con le balene, e il resto del mondo osserva. La narrativa dell’innovazione continua, ma sotto la superficie resta un dato inquietante: l’ecosistema crypto non evolve, muta. Ogni novità è una mutazione darwiniana spinta dal capitale e dalla paura di restare indietro. Il 2025 segna un nuovo ciclo: meno decentralizzazione, più controllo. Meno ideologia, più speculazione. E nel mezzo, Ethereum che spegne Holešky — come un simbolo perfetto di un mondo digitale che non crea più reti, ma le dismette appena smettono di servire il business.