La decisione del Garante per la protezione dei dati personali di sanzionare la Rai per una puntata di Report che ha trasmesso un audio privato del ministro Gennaro Sangiuliano apre uno dei casi più controversi dell’anno tra privacy, libertà di stampa e indipendenza istituzionale. La multa da 150.000 euro, annunciata dopo l’episodio dell’8 dicembre 2024, ha innescato una catena di reazioni politiche, sindacali e mediatiche. Il conduttore Sigfrido Ranucci denuncia pressioni e annuncia una nuova inchiesta che collega la sanzione a presunte influenze politiche interne al Garante, mentre l’Esecutivo Usigrai chiede chiarezza e pubblicazione integrale delle motivazioni.
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La sanzione del Garante e il caso Sangiuliano
Secondo la delibera, Report avrebbe diffuso senza consenso una conversazione privata tra il ministro della Cultura e la moglie Federica Corsini, riguardante una nomina non andata a buon fine di Maria Rosaria Boccia. Il Garante ha ritenuto la trasmissione dell’audio una violazione delle regole deontologiche del giornalismo e del GDPR, affermando che il diritto all’informazione non giustificava la pubblicazione integrale di un contenuto familiare. La Rai è stata ritenuta responsabile del trattamento illecito dei dati personali, con la motivazione che la diffusione integrale dell’audio non rispettava i limiti previsti per la tutela della dignità individuale. La sanzione, deliberata a maggioranza dal Collegio del Garante, segna un precedente nel bilanciamento tra diritto alla privacy e libertà di cronaca, e arriva in un momento di crescente tensione tra l’Autorità e il giornalismo investigativo. Ranucci denuncia la natura politica del provvedimento, evidenziando che la decisione è giunta nello stesso giorno di una conferenza europea sulla libertà d’informazione, circostanza che, a suo dire, “non appare casuale”. In un video diffuso sui canali ufficiali del programma, il conduttore accusa il Garante di aver ceduto a logiche esterne e preannuncia nuove prove sul condizionamento politico della sanzione.
La posizione di Usigrai e la richiesta di trasparenza
L’Esecutivo Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, ha diffuso un comunicato in cui definisce la decisione del Garante «preoccupante e poco trasparente». L’organizzazione contesta l’assenza di una motivazione pubblica dettagliata, sottolineando che il comunicato stampa ufficiale dell’Autorità «non risponde ai requisiti di trasparenza previsti per un atto di tale rilievo». Usigrai sostiene che la puntata di Report abbia servito l’interesse pubblico, portando alla luce informazioni di rilievo sulla gestione delle nomine ministeriali. Secondo il sindacato, l’audio trasmesso ha chiarito «fatti di interesse collettivo» e contribuito alla ricostruzione della verità giornalistica, mentre la sanzione «rischia di trasformarsi in un monito contro il giornalismo d’inchiesta». Il sindacato chiede che il Garante pubblichi integralmente la delibera, indicando i criteri giuridici e deontologici utilizzati per sanzionare la Rai, e ribadisce che la privacy non può diventare uno strumento per limitare la libertà di stampa. La presa di posizione dell’Usigrai trova sostegno in diverse testate e associazioni giornalistiche, che parlano di un “precedente pericoloso” per la libertà d’informazione.
L’anticipazione della puntata e le immagini di Ghiglia

Alla vigilia della nuova puntata di Report, Sigfrido Ranucci annuncia contenuti “esplosivi”: il programma mostrerà un filmato che riprende Agostino Ghiglia, componente del Collegio del Garante, mentre entra nella sede nazionale di Fratelli d’Italia in via della Scrofa 39 la sera prima del voto sulla sanzione alla Rai. Secondo Ranucci, Ghiglia avrebbe inizialmente sostenuto un ammonimento, ma avrebbe cambiato posizione dopo l’incontro con esponenti del partito, tra cui Arianna Meloni, sorella della premier. Le immagini, realizzate casualmente da un inviato che si trovava sul posto per un altro servizio, mostrerebbero Ghiglia in arrivo in auto scura, con cappotto grigio e borsone nero, pochi minuti prima di varcare l’ingresso della sede di FdI. Report presenterà anche documenti che collegano l’episodio al cosiddetto “dossier fantasma”, un documento anonimo circolato nell’estate 2025 che denuncia presunte opacità nelle nomine interne al Garante e presunti legami tra alcuni componenti dell’Autorità e ambienti politici.
Il contesto politico e le accuse di interferenza
La vicenda assume una dimensione politica complessa. Agostino Ghiglia, ex parlamentare vicino a Fratelli d’Italia, è oggi uno dei membri più discussi dell’Autorità. Dopo l’incontro in via della Scrofa, avrebbe modificato il proprio voto, contribuendo all’approvazione della sanzione contro la Rai. Il presidente Pasquale Stanzione, nominato nel 2020 su indicazione dell’area progressista, e la vice Ginevra Cerrina Feroni, considerata vicina a FdI, rappresentano due poli interni che secondo alcuni osservatori riflettono equilibri politici e istituzionali più ampi. Le accuse di conflitto di interessi toccano anche Salvatore Sica, fratello dell’avvocato personale di Sangiuliano, legato all’ambiente accademico salernitano da cui provengono diversi membri dell’Autorità. Il Garante respinge fermamente le insinuazioni, definendo le accuse «illazioni gravi che ledono l’immagine dell’istituzione» e ribadendo che ogni deliberazione avviene a maggioranza dopo un’istruttoria tecnica accurata. Tuttavia, le coincidenze temporali — la visita di Ghiglia, il voto del Collegio e la successiva candidatura di Sangiuliano in Campania — continuano a sollevare dubbi sulla reale indipendenza dell’Autorità.
Le reazioni e le implicazioni per la libertà di stampa
Le reazioni alla sanzione sono immediate e polarizzate. I giornalisti della Rai e numerosi colleghi del servizio pubblico si schierano con Ranucci, denunciando un clima di pressione verso il giornalismo d’inchiesta. Secondo Usigrai, la sanzione potrebbe essere interpretata come «un tentativo di intimidazione nei confronti di chi indaga sul potere politico». Il dibattito pubblico si accende sui confini tra diritto alla privacy e interesse collettivo, un tema che si ripresenta ciclicamente nel giornalismo italiano. Per molti osservatori, la decisione del Garante rischia di creare un precedente che condiziona l’attività dei media, mentre altri sottolineano la necessità di mantenere equilibrio tra tutela dei dati personali e diritto all’informazione. Nel frattempo, Report prepara nuovi approfondimenti sul dossier anonimo, come anticipato in esclusiva da Matrice Digitale, e promette di rivelare ulteriori dettagli sui rapporti tra il Garante e la politica. La trasmissione, pur sotto pressione, ribadisce la propria indipendenza editoriale e l’impegno a proseguire l’inchiesta.