La frontiera dell’intelligenza artificiale si sposta nello spazio. Rendezvous Robotics e Starcloud annunciano una partnership strategica per costruire data center orbitali auto-assemblanti da 5 gigawatt, capaci di sfruttare energia solare costante e assemblarsi senza intervento umano. La notizia arriva mentre Elon Musk dichiara che SpaceX svilupperà soluzioni analoghe con i futuri satelliti Starlink V3, aprendo la competizione per il computing spaziale.
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Partnership tra Rendezvous Robotics e Starcloud

La collaborazione nasce da un obiettivo comune: trasferire l’elaborazione AI fuori dall’atmosfera terrestre per superare i limiti di energia e raffreddamento dei data center tradizionali. Rendezvous Robotics, spin-off del MIT uscito dalla stealth mode nel settembre 2025, porta in dote la tecnologia di assemblaggio autonomo tile-based, derivata dal progetto TESSERAE già sperimentato dalla NASA. Starcloud, specializzata in infrastrutture cloud orbitali, lancerà entro poche settimane un satellite AI equipaggiato con GPU Nvidia H100 per testare il primo modulo della rete. Le due aziende integreranno la tecnologia di Rendezvous nei propri prototipi, dimostrando la capacità dei moduli di auto-disporre, connettersi e stabilizzarsi magneticamente in orbita.
Tecnologia dei moduli auto-assemblanti

Le unità sviluppate da Rendezvous Robotics si basano su piastrelle modulari dotate di elettromagneti, processori e batterie integrate. Dopo il rilascio dal vettore, i moduli si orientano e si agganciano tra loro formando strutture complesse, dalle array solari multi-chilometriche ai pannelli di raffreddamento. Ogni tile è progettato per l’autonomia operativa e l’allineamento automatico tramite sensori e AI embedded. Il sistema elimina la necessità di bracci robotici o meccanismi origami, riducendo drasticamente costi e tempi di assemblaggio. I test condotti in microgravità hanno confermato un tasso di precisione superiore al 98% nelle fasi di aggancio. Rendezvous Robotics ha adattato il design alle esigenze di Starcloud, che punta a scalare la tecnologia per costruire piattaforme orbitali multi-modulo, alimentate da energia solare continua e capaci di ospitare server, GPU e moduli di memoria ad alte prestazioni.
Il satellite AI di Starcloud
Il primo satellite sperimentale di Starcloud, in lancio entro novembre 2025, fungerà da banco di prova per l’elaborazione AI in orbita. Il sistema ospiterà una GPU Nvidia H100 e processori dedicati al machine learning, testando la trasmissione dati a banda larga verso Terra e la gestione termica nel vuoto. I risultati di questa missione saranno utilizzati per ottimizzare la progettazione del data center orbitale da 5 gigawatt, che includerà pannelli solari e radiatori estesi su circa 4 chilometri di diametro – oltre 200 volte più grandi delle strutture energetiche della Stazione Spaziale Internazionale. Starcloud colloca il progetto presso il punto lagrangiano L1, dove l’esposizione solare è costante e il flusso energetico stabile. L’obiettivo è creare un’infrastruttura AI orbitale capace di operare senza manutenzione diretta per anni.
Sfide ingegneristiche e dissipazione termica
Uno dei principali ostacoli è il raffreddamento nel vuoto spaziale. A differenza dei data center terrestri, nello spazio la convezione non è possibile: l’unico metodo resta la radiazione termica, altamente inefficiente. Starcloud sta sperimentando materiali a elevata emissività e heat pipe miniaturizzate per trasferire calore verso radiatori esterni. Ulteriori sfide riguardano la protezione dalle radiazioni, la resistenza al vento solare e la manutenzione remota. Rendezvous Robotics lavora a micro-robot autonomi in grado di sostituire moduli guasti o riorganizzare le strutture senza intervento umano, sfruttando l’auto-diagnosi basata su AI.
Elon Musk e la visione SpaceX per il compute orbitale
L’annuncio della partnership ha spinto Elon Musk a intervenire su X, dichiarando che SpaceX svilupperà data center spaziali alimentati da Starlink V3. Le nuove piattaforme raggiungeranno 1 terabit al secondo di trasmissione dati, rendendo plausibile l’idea di reti di elaborazione distribuite nello spazio. Secondo Musk, la combinazione tra energia solare costante e costi di lancio ridotti renderà i data center orbitali più efficienti rispetto a quelli terrestri. SpaceX sperimenta già strutture modulari auto-montanti e sistemi di raffreddamento avanzato, che potrebbero essere integrati nei satelliti futuri.
Ragioni e vantaggi dei data center spaziali
La domanda di potenza di calcolo per l’AI cresce a un ritmo che la Terra non può più sostenere: i limiti energetici, idrici e ambientali dei data center convenzionali spingono l’industria a cercare alternative radicali. I data center orbitali offrono energia solare illimitata, assenza di emissioni dirette, nessun consumo idrico e nessun vincolo urbanistico o ambientale. Inoltre, la vicinanza ai satelliti di comunicazione permette di ridurre la latenza per applicazioni globali in tempo reale, come AI generativa distribuita, analisi satellitare e simulazioni climatiche.
Implicazioni future per AI e infrastrutture spaziali
Il progetto Rendezvous-Starcloud segna l’inizio di una nuova era per il computing distribuito nello spazio. Se le prime missioni avranno successo, le stesse tecnologie potranno essere applicate a telescopi auto-assemblanti, reti 6G orbitali e stazioni di calcolo per missioni lunari e marziane. Nel lungo termine, i data center spaziali potrebbero ridurre l’impronta energetica terrestre del settore AI e ridefinire la geopolitica del calcolo, spostando le infrastrutture critiche dall’atmosfera alla bassa orbita.