Cavo Amazon Fastnet da 320 Tb/s e data center spaziali Google

di Redazione
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Le infrastrutture AI entrano in una nuova era con Amazon e Google impegnate a ripensare connettività e potenza di calcolo globale. Da un lato, Amazon annuncia Fastnet, un cavo sottomarino transatlantico da 320 terabit al secondo che collegherà Maryland (USA) a County Cork (Irlanda) entro il 2028, garantendo una capacità senza precedenti e una resilienza fisica e cyber inedita. Dall’altro, Google esplora i confini dello spazio con Suncatcher, un progetto di data center orbitali alimentati da energia solare costante, concepiti per superare i limiti energetici terrestri e assicurare potenza AI illimitata. Entrambe le aziende rispondono a un’unica sfida: sostenere la crescente domanda energetica e computazionale dell’intelligenza artificiale, in un contesto in cui le reti terrestri e le griglie elettriche faticano a reggere il carico della trasformazione digitale.

Cavo Fastnet: capacità e tecnologia

Il progetto Fastnet rappresenta la scommessa più ambiziosa di Amazon nel campo della connettività oceanica. Con una banda di 320 terabit al secondo, il cavo è in grado di gestire 12,5 milioni di stream HD simultanei, riducendo la latenza tra le regioni AWS e i principali hub europei. Il tracciato, che attraversa l’Atlantico collegando direttamente gli Stati Uniti all’Irlanda, evita zone ad alto rischio sismico e geopolitico, garantendo continuità operativa anche in caso di incidenti o attacchi fisici.

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Cavo Amazon Fastnet da 320 Tb/s e data center spaziali Google 8

La sezione costiera del cavo è rinforzata con doppio strato d’acciaio, una scelta ingegneristica che mira a proteggere l’infrastruttura da sabotaggi e urti accidentali. Ogni tratto integra sensori di monitoraggio in tempo reale e crittografia end-to-end per la sicurezza dei dati. Fastnet, inoltre, si distingue per la ridondanza intelligente, che consente il bilanciamento automatico del carico di rete tra le regioni AWS e migliora l’efficienza di servizi come CloudFront, Global Accelerator e S3, garantendo un throughput superiore e tempi di risposta ottimizzati. Amazon ha pianificato la piena operatività nel 2028, in parallelo all’espansione di dieci nuove Availability Zone e tre regioni AWS. Fastnet diventa così l’asse portante della rete AI globale del gruppo, con benefici diretti per machine learning distribuito, gaming cloud a bassa latenza e telemedicina in alta risoluzione. L’azienda calcola un miglioramento fino al 40% dell’efficienza operativa nelle applicazioni che richiedono scambio massivo di dati tra Europa e Stati Uniti.

Progetto Suncatcher: AI oltre la Terra

Il progetto Suncatcher di Google segna una svolta radicale nella concezione di data center per l’intelligenza artificiale. L’idea è semplice quanto visionaria: collocare satelliti equipaggiati con TPU (Tensor Processing Unit) in orbita bassa sincrona al Sole, dove la luce solare è quasi continua. Grazie a questa posizione, i moduli Suncatcher possono generare fino a otto volte più energia rispetto ai pannelli terrestri, eliminando i cicli giorno-notte e riducendo la dipendenza da reti elettriche congestionate. I satelliti comunicano tra loro attraverso connessioni ottiche laser a bassa latenza, formando una costellazione di calcolo distribuita in grado di processare enormi quantità di dati in orbita e sincronizzarli con i data center terrestri. L’obiettivo è creare un’infrastruttura AI autonoma e sostenibile, in grado di alimentare modelli linguistici e sistemi di apprendimento profondo senza gravare sulle risorse energetiche globali. Google integra nei satelliti pannelli solari di nuova generazione e storage on-board per ridurre le perdite di energia, migliorando anche l’efficienza nei task di inferenza remota.

Suncatcher
Google Suncatcher

L’approccio di Google si propone come alternativa concreta ai reattori modulari e ai data center nucleari di nuova generazione, con un vantaggio chiave: scalabilità quasi infinita e deploy rapido. L’azienda stima che un cluster Suncatcher possa offrire capacità di calcolo ibrida per gestire simultaneamente addestramento, inferenza e simulazioni scientifiche. In prospettiva, il progetto potrebbe anche favorire l’integrazione di quantum computing orbitale e reti 6G interplanetarie, anticipando l’architettura informatica del prossimo decennio.

Sfide e rischi dei data center orbitali

Dietro la potenza visionaria di Suncatcher si nascondono sfide tecniche ed economiche imponenti. La radiazione solare rappresenta la minaccia principale per i componenti elettronici: Google impiega chip resistenti alle radiazioni e materiali con shielding magnetico avanzato, ma l’adozione di queste soluzioni aumenta i costi di produzione e riduce la vita operativa dei satelliti. Un ulteriore ostacolo è costituito dai detriti spaziali, che moltiplicano il rischio di collisioni e rendono complessa la manutenzione in orbita. Google sviluppa robotica autonoma per interventi di riparazione e aggiornamento OTA, mentre studia radiatori termici ad alta efficienza per risolvere il problema del raffreddamento nel vuoto, dove l’assenza di atmosfera rende la dissipazione del calore estremamente difficile. Le sfide regolamentari non sono da meno: la gestione degli slot orbitali, delle frequenze laser e della privacy dei dati in orbita richiede accordi multilaterali tra Stati Uniti, Europa e agenzie spaziali internazionali. Anche la sicurezza resta prioritaria: le comunicazioni ottiche, pur garantendo una velocità elevata, sono vulnerabili a interferenze e intercettazioni, motivo per cui Google sperimenta cifratura quantistica e protocolli di autenticazione resistenti a compromissioni.

L’energia come nuova frontiera dell’AI

L’intelligenza artificiale è ormai sinonimo di consumo energetico esponenziale. Negli Stati Uniti, l’aumento del prezzo dell’elettricità ha costretto grandi aziende come Microsoft a lasciare GPU inutilizzate, mentre Google punta sul solare orbitale per mitigare i costi. La Cina, dal canto suo, continua a sovvenzionare impianti solari e nucleari per sostenere la produzione di chip domestici, creando un divario energetico geopolitico sempre più marcato. Il progetto Suncatcher risponde direttamente a questa crisi: fornire energia continua e pulita per alimentare l’espansione dell’AI. Secondo le simulazioni interne, i sistemi orbitali potrebbero ridurre le emissioni di CO₂ fino al 90% rispetto ai data center terrestri, abbattendo la dipendenza da combustibili fossili. Allo stesso tempo, Amazon con Fastnet rafforza la resilienza delle infrastrutture dati, garantendo che i modelli AI possano scambiare informazioni tra continenti senza subire i colli di bottiglia delle reti tradizionali.

Implicazioni per la connettività globale e l’AI enterprise

L’unione di Fastnet e Suncatcher rappresenta l’inizio di una nuova architettura ibrida tra Terra e spazio. Amazon costruisce la dorsale fisica dell’intelligenza artificiale, mentre Google la proietta oltre l’atmosfera. Entrambe le aziende puntano a ridurre latenza, costi e consumo energetico, aprendo la strada a un’AI sempre attiva, sostenibile e interconnessa. Queste infrastrutture favoriranno nuove applicazioni globali: telemedicina in tempo reale, simulazioni climatiche avanzate, metaversi persistenti e servizi IoT planetari. Le imprese potranno distribuire workload AI su scala intercontinentale, mentre i governi dovranno affrontare questioni di sovranità dei dati e controllo delle infrastrutture strategiche. In prospettiva, la corsa tra Amazon e Google segna l’inizio dell’era AI infrastrutturale, dove rete, energia e spazio diventano i tre pilastri del potere tecnologico globale.