Mariano Amici a Matrice Digitale: paracetamolo e vigile attesa terapia incongrua e potenzialmente mortale

da Livio Varriale
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L’articolo sulla polemica social tra “Tachipirina e Vigile attesa” dopo lo studio pubblicato dal Corriere che ha confermato l’efficacia degli antinfiammatori nel trattamento Covid per ridurre le ospedalizzazioni, Mariano Amici, medico di famiglia interpellato dalla redazione di Matrice Digitale ha definito il protocollo consigliato dal Ministero della Salute come “un atteggiamento terapeutico che va contro le difese dell’organismo in quanto la febbre non è una malattia, ma è semplicemente un meccanismo di difesa dell’organismo che reagisce fisiologicamente alzando la temperatura poiché i microrganismi, particolarmente i virus, a temperatura alta non si replicano e la malattia si ferma”.

Sempre secondo il medico “Abbassare la febbre è un atto che toglie all’organismo quella sua naturale difesa per cui con gli antipiretici la febbre si abbassa e l’individuo pensa di stare meglio. In realtà l’individuo per qualche giorno si sente meglio per via della remissione del sintomo febbre, ma la malattia continua ad andare avanti. Se trattasi di una normale forma influenzale, la malattia si allunga poichè si complica, ma le complicazioni in questo caso non sono mai mortali se ovviamente non trattasi di un paziente anziano con più patologie. Diversamente, di fronte al Covid, tale malattia può dare complicazioni gravi ed anche mortali, come nel caso della coagulazione intravasale disseminata per eccesso di coagulazione o della polmonite bilaterale interstiziale per eccesso di infiammazione. Quindi, non solo non possiamo abbassare la febbre con il paracetamolo, ma non possiamo neanche rimanere in vigile attesa poichè dobbiamo valutare se quel paziente sta andando verso l’eccesso di coagulazione o verso l’eccesso di infiammazione, nei quali casi dobbiamo somministrare per tempo i farmaci necessari a prevenire certe gravissime complicazioni.

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Amici, continua a raccontare la sua esperienza alla redazione “Avendo curato migliaia di persone con i consigli e le terapie necessarie ed essendo riuscito con tale atteggiamento terapeutico a guarire tutti al proprio domicilio senza mai ricorrere ad alcun ricovero ospedaliero, e soprattutto non avendo mai riportato alcun decesso, posso affermare senza ombra di dubbio che di Covid non si muore, ma si muore esclusivamente a causa di terapie incongrue”.

Senza risparmiare eventuali errori di alcuni suoi colleghi, secondo il medico di famiglia “chi somministra terapie incongrue causando la morte del paziente è responsabile penalmente e deve essere perseguito per i reati compiuti“.

Si può anche come

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