Boom AI eleva prezzi energia e innova chip in Cina mentre l’Europa cresce negli investimenti

di Redazione
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Il boom dei data center AI sta rivoluzionando i mercati globali dell’energia e dei semiconduttori. Negli ultimi cinque anni i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono aumentati fino al 267%, con picchi oltre 2,5 volte rispetto ai livelli iniziali, colpendo duramente i residenti vicino alle nuove strutture. Parallelamente, la domanda di potenza per sostenere l’AI spinge innovazioni radicali nel settore dei chip, dalle nuove GPU Nvidia ai processori cinesi, fino alla revisione del Chips Act europeo.

Aumento prezzi elettricità da data center AI

La proliferazione dei data center AI ha effetti immediati sul costo dell’energia. In alcune aree i residenti faticano a pagare le bollette a causa dei rincari generati da strutture come il Colossus di xAI, che già opera con 200.000 GPU e richiede 300 MW, equivalenti al consumo di 300.000 abitazioni. L’espansione non si ferma: OpenAI immagina un futuro con 10 miliardi di GPU in funzione, abbastanza da dedicare un processore grafico a ogni persona. Le strategie adottate dalle aziende tecnologiche includono generazione on-site con turbine a gas e intere centrali elettriche trasportate da Elon Musk per stabilizzare le reti locali. Queste soluzioni riducono i rischi per le griglie pubbliche, ma sollevano preoccupazioni ambientali crescenti. Entro il 2035 i data center potrebbero consumare quasi il 10% dell’elettricità degli Stati Uniti, rispetto al 5% attuale.

Dichiarazioni Huang su Cina in chip

In questo contesto, il CEO di Nvidia Jensen Huang ha sottolineato come la Cina sia solo “nanosecondi dietro” gli Stati Uniti nello sviluppo di semiconduttori. Ha elogiato il talento ingegneristico cinese, descritto come veloce, innovativo e sostenuto da una cultura del lavoro estrema. Huang ha chiesto la riduzione delle restrizioni all’export USA, sostenendo che le vendite di Nvidia in Cina non solo servano interessi americani ma contribuiscano a diffondere tecnologia e influenza geopolitica. La Cina, intanto, accelera verso l’autosufficienza: Huawei ha introdotto i sistemi Atlas 900 A3 basati sui chip Ascend 910B, con una roadmap che entro il 2027 promette di eguagliare le performance degli attuali acceleratori. Anche Tencent, Baidu, Alibaba e ByteDance stanno sviluppando silicon proprietario per ridurre la dipendenza da Nvidia e CUDA.

Nuovo GPU Nvidia CPX per AI inference

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Per mantenere la leadership, Nvidia ha presentato la GPU Rubin CPX, pensata per l’AI inference. Questa scheda utilizza memoria GDDR7 invece delle più costose HBM3E o HBM4, abbattendo drasticamente i costi per GB e semplificando il raffreddamento. Con 128 GB di memoria, Rubin CPX è in grado di gestire modelli AI con contesti da milioni di token, abilitando reasoning passo-passo, dialoghi multi-turn e generazione video di lunga durata.

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La GPU raggiunge 30 NVFP4 PetaFLOPS, supporta encoding e decoding video e offre un’architettura ottimizzata per workload di inference. Pur essendo meno potente della R100 con 50 PetaFLOPS, riduce i costi di sistema e i consumi, garantendo un ritorno stimato fino a 50 volte sugli investimenti. Integrata nei sistemi NVL144 CPX, può fornire fino a 8 ExaFLOPS con 100 TB di memoria in un singolo rack.

CPU cinese 96-core rivaleggia EPYC

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Sul fronte dei processori, Zhaoxin ha presentato la serie Kaisheng KH-50000, descritta come un “regalo tecnologico” per l’anniversario della Repubblica Popolare Cinese. Il design chiplet impiega fino a 13 chiplet per processore e può scalare a 384 core su sistemi a 4 socket. La variante di punta offre 96 core a 3,0 GHz in boost, con supporto a 12 canali DDR5-5200 e fino a 3 TB di memoria.

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Il nuovo chip integra funzioni di crittografia nazionale (SM2, SM3, SM4) e supporta lo standard CXL, mostrando l’intenzione cinese di allinearsi alle architetture server occidentali pur utilizzando nodi di processo meno avanzati per aggirare le sanzioni.

Chips Act 2.0 UE quadruplica investimenti

In Europa, la Commissione ha lanciato il Chips Act 2.0, che punta a quadruplicare gli investimenti rispetto ai 43 miliardi di euro previsti dall’iniziativa originale. L’obiettivo è raggiungere il 20% della supply chain globale dei semiconduttori entro il 2030, ma la realtà evidenzia ritardi significativi. Una coalizione guidata dai Paesi Bassi spinge per rafforzare la produzione, affrontando le debolezze strutturali emerse nel primo piano e contrastando le iniziative statunitensi come il CHIPS and Science Act e l’Inflation Reduction Act.

TSMC nega colloqui partnership Intel

Mentre l’Europa rilancia, TSMC ha negato le indiscrezioni secondo cui Intel avrebbe proposto investimenti o joint venture per sostenere la propria foundry. Intel affronta difficoltà economiche, con il taglio del 20% della forza lavoro e problemi di yield sul nodo 18A. La società ha ricevuto 4,58 miliardi di euro da Nvidia, 1,83 miliardi da SoftBank e 5,22 miliardi dal governo USA per sostenere lo sviluppo, ma resta in affanno sul piano competitivo e geopolitico.